26 Apr 2023
Diario di un sommelier

Roberto Sarotto: il Piemonte da non perdere

Roberto Sarotto: il Piemonte da non perdere

Cari amici lettori, ormai sono anni che seguo il mondo del vino e molto spesso capita che qualcuno mi chieda in privato cantine che consiglio per qualità, intensità dei vini e piacevolezza… e una che indico sempre è la cantina piemontese Roberto Sarotto!

La storia di questa azienda ha inizio nel 1820, quando Giuseppe Sarotto, capostipite della famiglia, da Barbaresco giunge a Neviglie, provincia di Cuneo, dove l’azienda ha sede. Oggi essa conta oltre 90 ettari vitati tra le Langhe del Barolo e del Barbaresco (Neive), il Monferrato e Gavi, con una produzione di molte referenze e circa 1 milione di bottiglie, con ampia distribuzione all’estero.

Giuseppe Sarotto è il capostipite di una lunga storia di famiglia, egli è infatti il primo ad intraprendere l’attività vitivinicola, seguito poi dal figlio Giovanni e nipote Luigi Giovanni. La produzione in origine è limitata al solo Dolcetto, che viene negoziato sia sul mercato locale che esportato all’ingrosso in Inghilterra.

Nei primi anni ’40, con l’avvento della Seconda Guerra Mondiale e della Fillossera, il settore entra in crisi e l’attività subisce un drastico arresto. Prende poi in mano l’azienda la generazione successiva, con Angelo, determinato a proseguire l’attività di famiglia, lavorando a vigneti la terra ricevuta dai genitori. Grazie al fondamentale supporto della moglie Maria, le coltivazioni si ampliano verso nuove varietà di uva, come il Moscato, Freisa e Barbera.

Nel 1984 Roberto, il figlio di Angelo, si diploma alla prestigiosa scuola enologica di Alba, prospettando un nuovo inizio per l’attività di produzione vinicola che si era fermata anni prima. Sette anni più tardi, l’acquisto di una proprietà di 20 ettari in Barolo costituisce un punto di svolta per lo sviluppo dell’azienda, che entra a far parte della cerchia dei produttori più rinomati del Piemonte e che prosegue l’espansione. In pochi anni vengono annessi vigneti nei più importanti cru del comune di Neive, aggiungendo così il Barbaresco alla propria gamma. Intorno ai primi anni ’90, Roberto e sua moglie Aurora, spingono le loro ambizioni ancora più lontano, precisamente nella zona di Gavi, dove verrà in seguito istituita la cantina secondaria.

Oggi l’azienda, oltre ad espandersi territorialmente, vede la nuova generazione partecipare attivamente alle attività aziendali, con i figli di Roberto e Aurora, Enrico ed Elena, ed ha visto un grande progresso tecnologico con l’entrata in funzione, nella stagione vendemmiale 2021, del nuovo reparto pigiatura della Roberto Sarotto, composto da due tramogge con circuiti di trasporto dell’uva distinti e gestibili dal quadro sinottico. Sono state inoltre installate tre presse pneumatiche, di cui una in grado di operare in atmosfera di azoto, un sistema che riducendo al minimo l’ossidazione dei mosti riduce l’utilizzo di solfiti e che rappresenta una delle più innovative in Italia.

È evidente a tutti come la conduzione familiare sia uno dei plus di questa azienda, che si fregia tra le altre cose di due aspetti molto interessanti e curiosi.

Il primo che vi racconto è il conseguimento da parte loro della certificazione del GUINNESS WORLD RECORDS per la Botte di rovere più grande del mondo inaugurata lo scorso luglio nella cantina di Naviglie.

Realizzata in rovere di Slavonia dalla ditta G. & P. Garbellotto S.p.A. di Conegliano Veneto, la Botte è alta all’incirca 5,3 metri per un diametro di 4,70 metri e una profondità di 3,70 metri., ed è dedicata “Ai fondatori” della cantina: i genitori Angelo e Maria, pionieri del successo di quello che, nell’arco di 70 anni, è diventato un brand apprezzato a livello nazionale e internazionale.

La messa in opera della Botte ha impegnato una decina di operai per due settimane e le sue capacità sono di 478 ettolitri di vino, inaugurando la sua attività con il Barolo della vendemmia 2016, una delle migliori degli ultimi anni.

La Botte più grande del mondo è parte integrante di un progetto di solidarietà, la Riserva dei Fondatori che ne deriverà contribuirà infatti ad alimentare la ricerca scientifica contro i tumori, tema che vede in prima fila Ivana Sarotto, sorella di Roberto, da molti anni ricercatrice all’Istituto di Candiolo.

Secondo aspetto che mi fa piacere segnalavi è l’apertura a partire da febbraio di quest’anno del nuovo Museo interattivo Roberto Sarotto ad Alba, con un percorso che prevede un tour auto-guidato, che il visitatore potrà seguire scaricando la guida digitale, disponibile in diverse lingue, direttamente sul proprio cellulare.

Il Museo Roberto Sarotto costituisce il punto d’incontro di ciò che è la storia della famiglia, con la realtà odierna della cantina e coloro che ne rappresentano il futuro, completando l’esperienza del visitatore che vuole approfondire la conoscenza dell’azienda oltre i suoi prodotti.

Lo spazio, situato nella suggestiva sala sotterranea del Punto Vendita, si compone di una parte espositiva delle annate storiche e dei grandi formati dei vini più pregiati dell’azienda, immagini d’epoca, mostra dei territori da cui nascono i vini dell’azienda con una video-presentazione della zona e, infine, una cabina sensoriale in cui il visitatore viene trasportato nel mondo della cantina Roberto Sarotto attraverso le voci e le interviste dei suoi componenti e collaboratori.

Passando ai vini, sono tantissime le referenze di questa azienda che conta poco meno di 40 etichette, oltre ad invitarvi a vederle sul loro sito, ve ne elenco alcune tra spumanti, celebri denominazioni e classici vitigni piemontesi, Alta Langa, Arneis, Gavi, vitigni internazionali come lo Chardonnay, Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Barolo, Moscato, Brachetto, e distillati… ma ve ne consiglio tre per questa primavera/estate:

  • visto che il periodo freddo è alle spalle ma non bisogna mai tralasciare la presenza di un grande vino rosso, non dovete perdervi il “Currà”, Barbaresco DOCG Riserva, da uve Nebbiolo coltivate nella limitata e omonima area di produzione, è un vino complesso, di carattere e di grande armonia, con uve che seguono una macerazione a freddo con successiva fermentazione per 10 giorni, ed un affinamento per 2 mesi in inox, per poi passare 14 – 15 mesi in botti di rovere, quindi ancora 6 mesi in inox, 6 mesi in bottiglia;
  • con l’arrivo delle belle giornate vi suggerisco “Impuro”, Piemonte DOC Chardonnay, un blend speciale con lo Chardonnay (85%) a cui si aggiunge il Sauvignon Blanc, un assemblaggio che avviene nel momento in cui entrambi i vini hanno completato la fermentazione. Bouquet intenso, complesso, di grande eleganza, vinificato in bianco con macerazione pellicolare e lunga permanenza sui lieviti, che affina per 6-8 mesi in acciaio;
  • non possono, infine, mancare le bollicine, “Ivy” è un Vino Spumante Bianco Brut, dedicato a Ivana, sorella di Roberto, ed è il primo Spumante prodotto da Roberto Sarotto. Una selezione di uve Chardonnay 40%, Pinot Nero 40% e Cortese 20% spumantizzate con metodo Martinotti, con lunga permanenza del vino sulle fecce della stessa rifermentazione per 12 mesi, conferendo struttura e corpo uniti alla freschezza caratteristica del metodo.

Con questo articolo vi ho lasciato davvero una vera e propria dritta su una cantina che dev’essere assolutamente tra i vostri prossimi acquisti, consigliatissima!!!

A cura di Giuseppe Petronio 

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