19 Nov 2021
Diario di un sommelier

San Leonardo è #vinosostenibile

In questo articolo ho l’estremo piacere di raccontarvi la storia di una delle cantine che più mi affascinano e del loro modo di interpretare il #vinosostenibile.

San Leonardo si trova nel Trentino del sud, in particolare ad Avio ad una manciata di passi dal confine veneto, un giardino di vigne e rose ai piedi delle imponenti montagne trentine, ovvero il Monte Baldo e i Monti Lessini, che proteggono e smorzano i freddi venti nordici ed accolgono le temperate brezze del lago di Garda.

Da alcuni anni ormai conosco il San Leonardo, vino più celebre e rappresentativo della prestigiosa omonima Tenuta, dotato di rara eleganza e fascino, ha sempre saputo emozionarmi e, come in pochi altri casi nel mondo del vino, farmi pensare con estrema sicurezza alla parola eccellenza.

Per chi non lo conoscesse, è un taglio bordolese di grande longevità composto da 60% Cabernet Sauvignon, 30% Carmenère e 10% Merlot, che segue una fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 15/18 giorni, con svariati rimontaggi giornalieri e délestage, cui segue un affinamento per 24 mesi in barriques di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio. L’annata 2016, da poco in commercio, è stata più attesa delle altre avendo passato in bottiglia un periodo più a lungo per dotarsi di un carattere ancor più armonioso.

Facendo un piccolo passo indietro sulla storia di San Leonardo scopriamo che, più di mille anni fa l’edificio che oggi ospita l’azienda era in realtà un monastero all’interno di un piccolo borgo dove oggi le case, dal tipico aspetto trentino, ospitano gli uffici, la cantina, l’antico granaio adibito a museo e vari capanni di servizio dell’attività agricola.

Da oltre tre secoli la Tenuta è la residenza dei Marchesi Guerrieri Gonzaga che ne sono appassionati custodi.

Carlo Guerrieri Gonzaga, il primo vero enologo della famiglia, dalla fine degli anni ’60 ebbe il compito di gestire in prima persona il patrimonio agricolo familiare. Guidato dalla curiosità per i grandi vini, Bordeaux in primis, decise di studiare enologia a Losanna e approfondire le conoscenze con viaggi di studio in Francia ed in Toscana. Proprio qui, nella proprietà di San Guido, iniziò la lunga e proficua collaborazione con Mario Incisa della Rocchetta, che lo introdusse a tutti i segreti del blend bordolese divenendo a tutti gli effetti il suo “padrino enologico”.

Da diversi anni anche Anselmo, figlio di Carlo Guerrieri Gonzaga, innamorato di questa terra trentina, ricalcando le orme del padre è impegnato a tempo pieno in azienda come amministratore.

È proprio con Anselmo che ho avuto il piacere di affrontare i temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, ed è intervistandolo che ho colto l’estrema attenzione ai temi green e la serenità con cui si è consapevoli di fare la cosa giusta per preservare le risorse naturali ed il territorio che accoglie la Tenuta.

La superficie aziendale ricopre in tutto 300 ettari. A partire da un’altitudine attorno ai 150 metri s.l.m. si trovano i 30 ettari di vigneto a bacca rossa (i vini bianchi dell’azienda infatti non vengono prodotti nello stesso luogo). Su terreni ricchi di ciottoli, che furono il letto di una diramazione dell’Adige, sono state piantate le vigne del Merlot mentre è prevalentemente un suolo sabbioso quello che accoglie il Cabernet Sauvignon e le antiche vigne di Carmenère.

La frase che appare aprendo il sito web dell’azienda è “la terra è l’anima del nostro mestiere” e parlando con Anselmo ne ho compreso appieno il motivo. Questo motto va a sintetizzare l’intento dell’azienda di mettere al centro la natura, il paesaggio, il territorio, la condizione climatica, tutti fattori che portano unicità e esclusività alla produzione insieme, ovviamente, alla mano sapiente dell’uomo che chiude il cerchio con il proprio lavoro.

Nel 2015 San Leonardo ha iniziato il percorso di conversione all’agricoltura biologica che si è concluso con successo alla fine del 2018 ottenendo la certificazione.

Nello stesso anno la Tenuta è stata certificata amica della biodiversità dall’associazione BWA Friends of Biodiversity, a testimonianza del grande impegno di San Leonardo nel preservare il suo territorio e nell’essere attenti alla conservazione delle risorse naturali. In vigna vengono effettuati solo diserbi meccanici, senza quindi utilizzo di erbicidi che andrebbero a creare squilibri e impoverire il terreno, ed in cantina le fermentazioni sono condotte solo da lieviti indigeni.

Ma i comportamenti virtuosi non sono certo solo quelli in vigna: l’essere biologici e rispettosi della biodiversità sono tasselli, importanti, che fanno parte dell’essere sostenibili, ma che ne rappresentano solo un di cui.

Sostenibilità significa infatti, oltre alla tutela del vigneto e della terra, anche il rispetto della dimensione sociale, economica e, per quanto applicabile al caso, di quella industriale (processi, energia, stoccaggio, imballaggi, trasporti, ecc.).

Parlando con Anselmo emerge come a San Leonardo vivono famiglie che da generazioni si tramandano il sapere e l’arte di lavorare la terra e molte delle persone che partecipano alla creazione dei vini della tenuta sono addirittura nate e cresciute in quei luoghi, contribuendo a determinarne il carattere e l’identità, con senso di armonia, appartenenza e benessere socio economico.

I consumi energetici aziendali sono estremamente bassi, non essendoci particolari sofisticazioni dei processi che, rientrando in quelli tradizionali della vinificazione in rosso, vengono effettuati ad esempio senza refrigeratori, grazie anche in questo caso alla temperatura naturale che rende possibile il raffrescamento della cantina. La Tenuta, inoltre, si è dotata da diversi anni di un impianto fotovoltaico di circa 20 kW che produce energia dal sole.

La barricaia, magico luogo in cui maturano i vini, è sita in un locale sotterraneo in cui viene sfruttato anche in questo caso l’aiuto della natura. Grazie alla temperatura del suolo adatta e pressoché costante, non ha bisogno di essere condizionata lasciando come unica operazione necessaria il solo ricambio d’aria utile a prevenire gli eventuali eccessi di umidità.

All’interno dell’azienda ed in tutte le fasi della produzione, continua Anselmo, è importante minimizzare la produzione di rifiuti plastici, utilizzando ad esempio solo nastri adesivi di carta e solo imballaggi con cartoni certificati FSC.

Con lo sguardo al futuro, Anselmo mi conferma che è intenzione dell’azienda dotarsi anche di una certificazione che riguardi nello specifico la sostenibilità, ma questo sarà un passo solo per mettere “nero su bianco” un comportamento che già è intrinseco alla loro filosofia.

Per la certificazione si sfrutterà uno dei meccanismi attualmente presenti nel panorama dei sistemi attuali oppure il futuro sistema unico di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola che è in corso di definizione a livello nazionale (vi è infatti la volontà, contenuta nel Decreto Rilancio pubblicato a metà 2021, di racchiudere tutti i principi su cui si basano le attuali certificazioni, già presenti per il settore, in un protocollo unico ed univoco ancora in fase di concretizzazione e definizione).

È bello sapere che l’eccellenza di San Leonardo ha nel suo DNA l’amore per la terra e per il proprio lavoro insieme alla volontà di lasciare alle generazioni future il pianeta meglio di come lo abbiamo trovato.

A cura di Giuseppe Petronio