29 Lug 2022
Diario di un sommelier

Sfumature di Pinot Nero

Sfumature di Pinot Nero

Il Pinot Nero è di certo uno dei principi dei vitigni internazionali e trova la sua maggiore diffusione in Francia, in particolare nella Côte D’Or, in Borgogna, e nella Champagne, dove viene principalmente spumantizzato. Questo vitigno, tra i più nobili esistenti insieme al nostro Nebbiolo, rappresenta una grande sfida per gli enologi mondiali sia per la sua difficile coltivazione e vinificazione, sia perché è un vitigno che risulta estremamente dipendente dalle caratteristiche del terroir, interpretandolo al meglio…. nel bene e nel male.

In Italia è ormai presente in diverse regioni, ma trova alcune delle sue migliori espressioni alla stessa latitudine della Borgogna, una linea che passa per le nostre regioni del nord, in particolare in Trentino-Alto Adige e in Lombardia, nell’Oltrepò Pavese.

L’Alto Adige è stato il primo territorio nazionale a importarlo, ed è proprio da qui che inizio a raccontarvi della prima azienda: Cantina Andriano, fondata nel 1893, è la cantina sociale più antica della regione.

Alla data di fondazione furono 31 i viticoltori che decisero di compiere la scelta lungimirante, riunendo le proprie forze, di dare vita alla prima cooperativa regionale. Cantina Andriano fu tra le prime cooperative a puntare senza indugio sulla qualità: si diffuse rapidamente tra i soci una gestione mirata della produzione, con una riduzione delle rese consapevole e condivisa da tutti i viticoltori partecipanti. Ad oggi i soci conferitori sono 60 e gli ettari vitati complessivi sono 80, tutti coltivati con tecniche agronomiche che tendono alla ricerca assoluta di qualità produttiva.

Importante è il territorio: Andriano è un villaggio storico in prossimità di Bolzano che si estende sul versante occidentale del fiume Adige. Situato a 285 metri slm, è caratterizzato da colline ricoperte di vigneti, frutteti e boschi, con un paesaggio disegnato da torrenti scroscianti e stagni naturali, in un connubio affascinante tra vegetazione alpina e mediterranea.

I vini che derivano da questo luogo esprimono pienamente le caratteristiche di ciascun piccolo appezzamento dei tanti soci conferitori e vengono suddivisi, a seconda della provenienza, della varietà di uva e dei metodi di lavorazione. Qui a giocare un ruolo fondamentale sulla impronta aromatica e qualitativa è sicuramente il suolo calcareo che regala ai vini un’impronta minerale e sapida, con i vigneti posizionati a quote tra i 260 e i 450 metri slm.

Anche il fattore climatico è fondamentale: è il massiccio del Macaion a proteggere dal freddo del nord le viti di Andriano, mentre verso Sud-Est l’ampia apertura della valle garantisce a tutti gli appezzamenti un’esposizione solare dall’alba alle prime ore del pomeriggio. Nel pomeriggio il sole cala dietro alla montagna e, nelle giornate più torride, regala un benefico refrigerio a tutti i vigneti. Da questi fattori scaturisce un microclima particolare, caratterizzato anche dai venti freschi che scendono dal massiccio, e che, nel periodo finale della maturazione delle uve, fanno più marcata l’escursione termica fra il giorno e la notte.

Ad Andriano proprio il buon equilibrio fra caldo e fresco fa sì che i vigneti beneficino di una fase vegetativa più lunga, e i grappoli di una maturazione più lenta e omogenea. Le note aromatiche sono più intense, i vini più rotondi al palato e, anche per questo, la Cantina si ispira come stile di produzione ai vini della Borgogna.

La vendemmia, che in media inizia dieci giorni più tardi rispetto al lato opposto della valle, si svolge esclusivamente a mano, e la qualità delle uve raccolte – favorita da una resa molto bassa, pari a circa 49 hl/ha nella media di tutti i vitigni – consente all’enologo Rudi Kofler e alla sua squadra di realizzare in pieno la filosofia vinicola della Cantina. La ricerca ad interpretare al meglio la combinazione fra la collocazione geografica, il terreno e il clima, ha permesso di promuovere, al tempo stesso, l’identità del posto e la consapevolezza della qualità di tutti gli addetti del settore, con l’obiettivo comune di produrre dei vini in grado di eccellere in complessità, precisione e struttura, con uno stile elegante, con note fruttate marcate e con la capacità di narrare nel calice la propria origine ed essere riconoscibili.

Il Pinot Nero Riserva Anrar di Andriano è un punto di riferimento per il Pinot Nero. Cresce in uno degli appezzamenti di Pinot Nero più ambiti dell’Alto Adige, a circa 470 metri di quota a Pinzon, nel comune di Egna, su terreni rossastri e argillosi di roccia calcarea, con stratificazioni di pietra dolomitica bianca.

Le uve utilizzate provengono da un unico vigneto con esposizione verso Sud-Sudovest, in quella che in tutto l’Alto Adige si considera la culla nobile del Pinot Nero. Il vigneto è gestito da un socio conferitore storico, sicché il Pinot è vinificato con denominazione di vigna e in quantità limitata (da 4.000 a 5.000 bottiglie). Grazie all’elevata densità d’impianto (8.000 ceppi per ettaro), la resa per ceppo è molto bassa per natura. La vendemmia si esegue esattamente nel momento della maturazione organolettica ottimale, ma senza mai oltrepassare questa soglia, in modo da conservare le caratteristiche più tipiche del Pinot. Un terzo delle uve viene poi lavorato a grappolo intero, diraspando invece gli altri due terzi.

L’affinamento si svolge in botti di legno nuovo, che conferiscono al vino dei sentori leggermente fumosi. Nel calice, Anrar è un vino quanto mai vivace e manifesta chiari sentori di frutti di bosco, foglie di tè e spezie. Le sue note fruttate sono complesse e sostenute da una stimolante acidità. È un vino rosso strutturato, ma al tempo stesso elegante e persistente, da gustare pienamente anche dopo un certo invecchiamento. Si può definire un grande Pinot Nero compatto, equilibrato con morbidi tannini a grana fine, di alta quota e molto longevo. Nel 2022 Anrar 2019 è stato giudicato da una giuria internazionale, al 24° concorso nazionale del Pinot Nero, Miglior Pinot Nero d’Italia 2022.

Proseguendo su altre sfumature e sempre alla stessa latitudine troviamo Cembra Cantina di Montagna. Situata nel comune di Cembra a circa 700 metri slm, nell’omonima Valle a nord-est di Trento, dove la bellezza della montagna e la viticoltura si fondono in un paesaggio di grande fascino ed equilibrio. Un’armonia tra uomo e natura che è il risultato del coraggio, della determinazione e dell’amore per il territorio dei vignaioli cembrani, che si tramandano da generazioni il sapere enologico. Sono loro che hanno costruito pietra su pietra oltre 700 km di muretti a secco per sostenere le vigne lungo la valle, bilanciando grazia artigiana e pendenze estreme. D’altro canto, quest’arte ha meritato nel 2018 il riconoscimento come bene immateriale del patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Dal 1952 Cembra Cantina di Montagna rappresenta la cantina cooperativa più alta del Trentino. Questa terra, che vanta altimetrie, clima e sottosuoli unici, ha come protagonista il porfido, da sempre chiamato dai valligiani “oro rosso” in quanto spina dorsale della valle e preziosa materia prima. La cantina conta su circa 300 ettari vitati suddivisi in piccoli appezzamenti (con una superficie media inferiore al mezzo ettaro l’uno – considerato che sono 320 i soci conferitori) per lo più adagiati sulla sponda destra dell’Avisio, il fiume che nei millenni ha inciso e plasmato la valle, per poi tuffarsi nell’Adige.

Le vigne godono di una straordinaria esposizione solare grazie alla loro dislocazione prevalente a sud e sono lambite dall’Ora del Garda, corrente che soffia dolcemente tra i filari favorendo un clima asciutto, molto importante per preservare la salute delle vigne. Un’escursione termica ottimale completa il microclima e contribuisce al bouquet aromatico e alla giusta acidità dei vini. I terreni qui sono generalmente franco-sabbiosi, ricchi di sabbia e carbonati, sciolti e ben drenati, ma soprattutto, come detto, di origine porfirica.

Dal 2016 infatti CEMBRA aderisce al Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata (S.Q.N.P.I.) che si basa sul rispetto dell’ambiente, la tutela della salute degli agricoltori e la sostenibilità economica e dal 2022 “rinasce” e presenta una nuova linea di etichette monovitigno, al fine di valorizzare in maniera ancora più netta le uve più rappresentative del territorio, inteso come un’unica, grande area eccezionalmente vocata.

I vigneti del loro Pinot Nero, che oggi è sul mercato con l’annata 2019, crescono tra i 500 e i 600 metri slm e sono raccolti in media a fine settembre-inizio ottobre. La vinificazione molto rispettosa prevede una macerazione a freddo per qualche giorno e una fermentazione in anfore Tava, piccole botti di legno aperte e serbatoi d’acciaio inox con frequenti follature per estrarre aromi e colore per circa 15 giorni. Il Pinot Nero matura poi in piccole botti di rovere francese per 12 mesi. Di colore rosso rubino intenso, al naso si esprime in tutta la sua complessità ed eleganza rivelando note di frutta nera e rossa con sfumature di liquirizia e pepe nero. Al palato è pieno e strutturato, con una vena di freschezza e morbidi tannini.

Queste prime due espressioni di Pinot Nero si differenziamo quindi estremamente, per territorio, clima, esposizioni, terreni e tecniche di vinificazione.

Continuando a percorrere la stessa latitudine geografica ci spostiamo in Lombardia, in una realtà che ha fatto del Pinot Nero il suo vitigno portabandiera, stiamo parlando di Conte Vistarino.

Siamo nello specifico nell’Oltrepò Pavese, nel sud-ovest della regione, punto di incontro di Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, territorio con una forma a grappolo d’uva: un lato è costituito dal corso del Po, il vertice opposto, verso sud, dalla massima elevazione della provincia di Pavia che è il monte Lesima (1724 m). Il territorio è costituito per un terzo da zone pianeggianti, cui segue un’ampia zona collinare che termina a sud sull’Appennino Ligure.

Dire Oltrepò Pavese significa dire Pinot Nero, ma non è sempre stato così. È stato il Conte Augusto Giorgi di Vistarino a importare dalla Francia questo nobile vitigno nella sua tenuta nel 1850 e oggi, a oltre un secolo di distanza, è la sua trisnipote Ottavia a farne l’orgoglioso stendardo per i vini dell’azienda di famiglia.

Proprio nel 1865, per esempio, venne prodotto dal Conte Vistarino – insieme all’amico Carlo Gancia – il primo Spumante Secco, e per ricordarlo quella data è diventata oggi il nome dello spumante di punta dell’azienda.  Da allora la famiglia porta avanti un lavoro costante volto ad esaltare il vitigno nel rispetto del territorio e della sua vocazione.

Conte Vistarino ha una superficie complessiva di 620 ettari suddivisi tra boschi, prati, seminatavi, piante arboree da legno pregiato mentre 102 ettari sono destinati a vigneto.

Il vitigno maggiormente rappresentato è il Pinot Nero: Conte Vistarino coltiva una decina di cloni di questa varietà su oltre 65 ettari e la vinifica per il 50% in bianco.

Oltre la metà di questo vigneto è stato reimpiantato negli ultimi 25 anni da Conte Vistarino secondo criteri di qualità dettati da un mercato che proprio alla fine degli anni ‘80 si stava trasformando; un patrimonio fondamentale che consente oggi di ottenere uva adatta a produrre grandi vini.

Per i nuovi impianti di Pinot Nero, Ottavia Vistarino ha privilegiato la scelta di portainnesti e cloni (tutti importati direttamente dalla Francia) con caratteristiche produttive precise: bassa produzione, grappolo e acino piccolo e grande potenziale aromatico. I terreni sono caratterizzati da marne argillose e si presentano prevalentemente calcarei (circa il 50% della composizione dei suoli) con percentuali variabili di argilla, sabbia e limo.  Conte Vistarino conduce tutti i vigneti secondo un’agricoltura integrata a basso impatto ambientale che punta ad ottimizzare le caratteristiche naturali di ogni parcella.

La geografia della Tenuta è caratterizzata da un mosaico di piccole unità sparpagliate su una superficie molto estesa e il lavoro di zonazione effettuato in azienda negli anni per ottimizzare l’interazione tra vitigno e terroir è stato davvero molto lungo e dettagliato, e continuerà nei prossimi anni fino a coprire l’intero patrimonio vitato.

La cantina, puntando sempre più sul concetto di Cru, produce tre espressioni di Pinot Nero fermo, a tiratura molto limitata (sotto le 5000 bottiglie/anno) e sono Pernice, Bertone e Tavernetto.

Pernice è una delle massime espressioni enologiche dell’azienda. Il vigneto dove prende forma questo Oltrepò Pavese DOC si estende per 3,5 ettari in prossimità dell’omonima cascina a 350-400 metri di altezza. Esposto a mezzogiorno, gode di una vista magnifica sulle colline circostanti. Il terreno è tendenzialmente calcareo (52%) con la presenza di argilla, sabbia e pietrisco.

Luigi Veronelli nel 1961 scrisse in Vini d’Italia del “Pinot eccellente della località Pernice, in Comune di Rocca de’ Giorgi, dal bel colore rubino chiaro e dall’intenso bouquet” e ancora oggi nel bicchiere il risultato è un vino complesso ed elegante con grandi potenzialità di invecchiamento e molto apprezzato dalla critica italiana e straniera.

Bertone, Pinot Nero DOC Oltrepò Pavese, prende il nome dal vigneto dove nasce. Si tratta di una parcella di Pinot Nero situata – in linea d’aria – proprio sopra a Villa Fornace. Si trova a circa 400 metri slm ed è rivolta a sud-ovest. Il terreno conta su una buona presenza franco-argillosa e una significativa percentuale di sabbia. Questo appezzamento, circondato da un fitto bosco, gode di un microclima particolare e, per le caratteristiche del clone, del terreno e dell’esposizione, è caratterizzato da un minor vigore vegetativo e da un leggero anticipo di maturazione che lo porta ad essere il primo dei cru ad esser vendemmiato. Dalla sua prima annata di produzione, vendemmia 2013, ad oggi, ha raccolto il plauso della critica per la sua armonia e profondità.

Tavernetto Pinot Nero DOC Oltrepò Pavese nasce nell’omonimo vigneto di 1,7 ettari esposto a sud-sud/est. L’appezzamento si trova a 350 metri slm di altitudine e gode di un andamento vegeto-produttivo molto equilibrato e storicamente è l’ultimo tra i cru ad esser vendemmiato. Nei suoli prevale la matrice argillo-limosa con un’elevata dotazione in calcare. Tutti e tre effettuano un affinamento in barriques di rovere francese dove viene svolta la fermentazione malo-lattica la primavera successiva alla vendemmia.

Un vero e proprio viaggio tra le varie espressioni del Pinot Nero alle latitudini della Borgogna.

Questo nobile, elegante ed enigmatico vitigno riesce a fare innamorare gli appassionati e ad esprimere il nostro paese con diverse sfumature, con colori che virano e che riflettono le diverse tonalità dei terroir di provenienza…. impossibile non apprezzarlo!

A cura di Giuseppe Petronio