Taverna, un sogno che si realizza
Partecipare ad alcuni eventi e degustazioni di settore permette sempre di fare delle bellissime scoperte, così è stato per me nel partecipare alla scorsa edizione di Nebbiolo nel Cuore e conoscere, con gran positiva sorpresa, Roberto Taverna e i suoi vini prodotti a Neive, uno dei 4 comuni della zona del Barbaresco DOCG.
L’azienda di famiglia è stata fondata negli anni ’30. In quegli anni fu Ludovina Versio ad avviare l’attività nel mondo del vino, inizialmente aiutando il marito nella conduzione dei vigneti, ma negli anni ’50 lui la lasciò inaspettatamente vedova all’età di 30 anni, con la figlia Luciana. Non si risposò mai e con grande dedizione continuò a gestire i vigneti e a produrre vini per 30 anni fino a quando il marito di Luciana, Piero Taverna, ne prese le redini e gestì la tenuta per altri 30 anni.
L’azienda è stata tra le prime a imbottigliare vini cru di Barbaresco, come quello “Cascina Slizza”, oggi parte di Gaia-Principe MGA, da un singolo vigneto ancora di proprietà della famiglia, nel 1974 sotto il nome appunto di Vina Versio, vedova del fondatore. Sono ancora presenti alcune bottiglie di quella gloriosa annata.
Allora la maggior parte dei viticoltori vendeva l’uva o il vino sfuso, ma Vina riuscì a creare e gestire anche bacino di clienti privati, risultando tra le prime a iniziare a imbottigliare il proprio vino in bottiglie da 0,75 l e a produrre anche vini cru.
Per la famiglia la coltivazione dell’uva, la produzione e la vendita del vino sono sempre state un’attività secondaria. Luciana era maestra, Piero lavorava per la Regione. Il loro figlio Roberto, diventato ufficialmente proprietario dell’azienda nel 1998 (menzionato nel logo di Taverna), è un elettricista.
Ma questo non ha impedito la realizzazione del grande sogno di produrre vini di altissima qualità.
Quando è arrivato il turno di Roberto di gestire la vinificazione, ha deciso di portare l’azienda ad un nuovo livello. Nel 2016 infatti richiede la licenza ufficiale di imbottigliatore e produce il suo primo Barbaresco. Nel 2019, diventata evidente la necessità di ampliare la produzione, si concretizza la partnership con Bisso, critico enologico ed enologo “locale” di fama internazionale. Piero aiuta ancora nei vigneti (quasi a tempo pieno) e si prende cura dei clienti privati.
Nonna Vina è stata testimone delle prime 5 vendemmie della nuova era prima che arrivasse il suo momento, nell’agosto 2021, a quasi 98 anni. Diceva:
“A volte preferirei vedere o capire meno, ci sono molte cose che mi rendono nervosa nel mondo moderno”,
ma ogni tanto chiedeva campioni di vasca e dava consigli. A pranzo o a cena Nonna Vina beveva solo Nebbiolo invecchiato, che lei o Piero avevano prodotto:
“A questa età non voglio bere un vino meno importante, me lo sono meritato”.
Diverse sono le referenze ma vorrei soffermarmi su due vini che mi hanno colpito particolarmente:
Langhe DOC Chardonnay Vigna Gaia-Principe: Gaia-Principe è un cru importante del comune di Neive. La vigna, situata nella sottozona Slizza è una proprietà storica della famiglia Versio / Taverna, estesa per 0,2 ettari, una piccola parte accanto alla più vecchia vigna di Nebbiolo. Il sesto d’impianto non è della tradizione locale: due viti sono piantate accanto una all’altra e potate a Guyot lungo. La distanza fra le “copie” è di 2 metri. Un vino davvero importante, con la combinazione di metodi di produzione francesi e californiani, moltiplicata per la qualità dell’uva di questo cru, pensata per dare un vino di una grande profondità con potenziale d’invecchiamento. Dopo la raccolta l’uva viene pigiata, diraspata e poi pressata. Per pulire il mosto dai residui e particelle varie viene usato un flottatore, un metodo veloce e green. La fermentazione si svolge in tonneau usato di rovere francese senza controllo della temperatura mentre l’affinamento avviene per 14 mesi in tonneau nuovi da 5 hl di rovere francese, su feccia fine. Vino di grandissima eleganza, struttura ma anche piacevolezza.
Barbaresco DOC Cottà Senteùndes: Cottà è un cru del comune di Neive. La vigna di dove proviene questo vino è la più piccola e la più giovane fra tutti i nostri Nebbioli. La sua peculiarità è che è piantata esclusivamente con Nebbiolo Rosé, che prima era considerato un clone del Nebbiolo (CN111) ma poi le analisi genetiche recenti hanno rivelato che si tratta di un “figlio” del Nebbiolo e quindi di una varietà diversa la cui origine genetica è sconosciuta. I vini che produce hanno caratteristiche molto simili al classico Nebbiolo, tuttavia ha anche le sue particolarità come il colore meno carico, come di fatti suggerisce il suo nome, assieme alle intense note floreali al naso. Sent-e-ùndes in piemontese vuol dire «centoundici» ovvero il numero del clone del Nebbiolo da catalogo. Un vino dal corpo leggiadro ma che sa esprimersi con grande carattere ed eleganza.
Una grandissima e interessante scoperta i vini di Taverna, capaci di competere con i blasonati della zona, vini che rappresentano una storia di famiglia e un sogno realizzativo che si concretizza nel modo migliore, con qualità e carattere, da non perdere assolutamente!!
Taverna, storia di una vita e di un sogno che si realizza
A cura di Giuseppe Petronio
Mi trovi su Instagram @peppetronio