02 Mar 2023
Diario di un sommelier

Tenuta Mazzolino e il Pinot Nero, tra passione, eleganza e amore per la terra

Tenuta Mazzolino e il Pinot Nero, tra passione, eleganza e amore per la terra

Non tutti conoscono l’eleganza del Pinot Nero, uno dei principi dei vitigni internazionali che trova la sua maggiore diffusione in Francia, in particolare nella Côte D’Or, in Borgogna, e nella Champagne, dove viene principalmente spumantizzato. Questo vitigno, tra i più nobili esistenti insieme al nostro Nebbiolo, e di certo tra i miei preferiti in assoluto, rappresenta una grande sfida per gli enologi mondiali sia per la sua difficile coltivazione e vinificazione, sia perché è un vitigno che risulta estremamente dipendente dalle caratteristiche del terroir.

In Italia è ormai presente in diverse regioni, ma trova alcune delle sue migliori espressioni alla stessa latitudine della Borgogna, una linea che passa per le nostre regioni del nord, una in particolare la troviamo in Lombardia, nell’Oltrepò Pavese.

Proprio qui affonda le sue radici la Tenuta Mazzolino, venti ettari vitati, dolcemente adagiati sulla riva destra del Po, nella zona collinare a ridosso degli Appennini nella provincia di Pavia, una terra fatta di sapori e tradizioni tutte da scoprire.

L’azienda si trova nello specifico nei pressi di Corvino San Quirico e fin dagli esordi – nel 1980 – la proprietà decide di intraprende percorsi inediti, reinterpretando il territorio con un occhio rivolto alla Borgogna – grazie anche a collaborazioni illustri con enologi di fama internazionale come Giacomo Bologna, Jean François Coquard e Kyriakos Kynigopoulos quest’ultimo ancora oggi figura di riferimento per la parte enologica.

Ma sono l’amore per la terra e una filosofia da sempre rispettosa delle tradizioni e dei tempi a dettare la cifra del lavoro in vigna: la bassa produzione per ettaro, la potatura corta e l’inerbimento naturale dei vigneti senza l’uso di concimi chimici sono il passaporto per ottenere vini di grande qualità.

Ma non c’è solo il Pinot Nero: oggi la cantina vanta 8 etichette – cinque bianchi e due rossi – che raccontano una storia, fatta di tradizione e innovazione, di identità e di passione: il Noir – punta di diamante nella produzione dell’Azienda, un Pinot Nero in purezza, frutto dell’oasi di Borgogna ricreata dall’azienda in Oltrepò, il Blanc 100% Chardonnay, dal profilo elegante, morbido e anch’esso ispirato alla scuola enologica della Borgogna; lo Spumante Rosé Cruasé DOCG Pinot Nero vino raro e originale,  dal carattere deciso. Il metodo classico Blanc de Blancs è intenso, ricco e molto fresco, profuma di frutta gialla, fiori, agrumi e pan brioche. Seguono i due vini d’ingresso, il Terrazze, un Pinot Nero in purezza, dal colore rosso rubino, fresco e autentico, il Camarà, ottenuto con uve Chardonnay dei vigneti nell’omonima frazione da cui il vino prende nome, un bianco fresco, elegante e armonico, morbido e sapido. E infine immancabile per questo territorio la Bonarda – da uva Croatina, da secoli vitigno autoctono dell’Oltrepò Pavese –  e il Moscato, vino dolce cremoso e avvolgente. Ultima etichetta arrivata in ordine di tempo è Terrazza Alte, un Pinot Noir – nome omen – ottenuto vinificando separatamente le uve provenienti dalla parte alta delle vigne del Terrazze. Si tratta di un Pinot di razza, profondo e dinamico. Un vino di colore rubino delicato, ma brillante con leggeri riflessi rosso mattone; al naso risulta intenso, con quegli aromi tipici da pinot nero con sentori di frutta rossa, arancia sanguinella e qualche nota speziata. Il finale è persistente con un ritorno di buccia di arancia sanguinella, e sentori di frutti rossi a polpa acida che anticipano la progressione di un sorso profondo.  Al palato è agile e regala un tannino equilibrato e vellutato. Le severe vene calcareo-gessose gli donano profondità e dinamicità di sorso. Elegante e raffinato come solo il Pinot Noir sa essere, ma anche fresco e intenso, figlio di una vigna “difficile” e come tutte le cose che richiedono più tempo e fatica, il Terrazze Alte rivela un carattere unico e deciso.

In questo periodo, purtroppo, si sente parlare sempre più della siccità che attanaglia il nostro paese, e Tenuta Mazzolino ha scelto di portare avanti la lotta a questa problematica attraverso la consapevolezza e le buone abitudini, adottando una serie di pratiche intelligenti per contrastare i danni delle alte temperature: per ovviare a questa allarmante situazione climatica, da anni viene messo in atto la pratica del sovescio che, anziché venire interrato, viene fatto rullare al suolo nel tentativo di ridurre l’irraggiamento e conservare la freschezza e l’umidità, inoltre la cantina, parallelamente alle altre soluzioni adottate, si impegna per evitare tagli troppo rasi del manto erboso ed a praticare l’abbandono totale della defogliatura e della cimatura.

Quest’ultima tecnica consiste nell’avvolgere sulla sommità del filare gli apici dei germogli, anziché tagliarli, vengono avvolti, in modo da creare un “cappello” per ombreggiare i grappoli, che giovano dell’ombreggiatura che risulta nettamente maggiore.

Per Tenuta Mazzolino le scelte che iniziano in vigna, “finiscono” in bottiglia e costituiscono la filosofia stessa dell’azienda. La ricerca dell’eccellenza enoica in bottiglia continua anche con la terza generazione alla guida della tenuta: Francesca Saralvo, milanese, nel 2015 abbandona i codici dell’avvocatura per dedicarsi a tempo pieno alle vigne tra cui è cresciuta fin da bambina. Ne sposa la filosofia e mette testa e cuore in questo progetto che mira a proporre vini legati al territorio ma con un respiro internazionale.

Azienda che voi amici winelovers non dovete assolutamente perdervi!

A cura di Giuseppe Petronio 

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