Uccelli del paradiso
05 Giu 2023
Editoriale

E’ meglio essere un giovane bruco di giugno che un vecchio uccello del paradiso.

Editoriale di giugno e aforisma di giugno:

E’ meglio essere un giovane bruco di giugno che un vecchio uccello del paradiso. (Mark Twain)

E’ meglio essere un giovane bruco…l’editoriale del mese parla di questo, di loro, dei giovani.

Sono mesi che si sente parlare delle nuove generazioni e di lavoro.

Come spesso accade il dibattito sul tema viene trattato estrema superficialità e alimenta tanti luoghi comuni che bene non fanno.

Spesso gli articoli di giornale, i post sui vari social che siamo costretti a seguire ed alimentare, si fermano alle ovvietà, senza nemmeno tentare di andare a fondo e di capire la reale entità e le varie dimensioni del problema.

Già il fatto di chiamarlo problema porta sulla via tortuosa e scorretta dell’antagonismo distruttivo.

Parlare dei giovani come di coloro che non hanno voglia, che non concepiscono la fatica e i sacrifici, che non si inseriscono con umiltà nel mondo del lavoro è segno di quanto poco si è disponibili a capire il mondo di questi ragazzi.

Tra giovani e adulti sono gli adulti a dover fare da guida: le esperienze vissute, gli ostacoli e le difficoltà superati, le consapevolezze acquisite con il passare del tempo, i segreti del mestiere sono un importante bagaglio che va trasmesso.

Tra giovani e adulti sono i giovani ad avere, teoricamente, energia pura, sogni nuovi, capacità di vivere nel presente e, probabilmente, di interpretarne le continue novità e i velocissimi cambiamenti meglio di chiunque altro.

 

Sono le due dimensioni insieme che possono funzionare, rafforzare e potenziare il successo di qualunque realtà aziendale in grado di conciliare i due mondi, le varie generazioni.

E’ certo che se i “grandi” basano il proprio approccio su una sorta di nepotismo che si arena su assiomi del tipo “ai miei tempi si faceva così”, “ io ho dovuto sudare 7 camice”, “ la gavetta è importante” ecc.ecc. una vera evoluzione umana non ci sarà mai.

La gavetta è importante, l’esperienza è importante e va fatta. Forse non va fatta in condizioni di semischiavismo, di sfruttamento, di mortificazione.

Insegnare un mestiere richiede un rapporto di confronto e scambio. insegnare significa letteralmente “imprimere segni nella mente”, lasciare il segno. Se vogliamo che i giovani possano, nel loro futuro, lasciare un segno è necessario accompagnarli nella crescita.

Significa occuparsene, tenere alla loro crescita e formazione. Per fare si che siano in grado di eseguire le mansioni che vengono richieste bisogna essere rispettosi di loro in quanto persone.

Il rispetto passa per il giusto modo di trattarli, di inserirli nella professione.

Per rispettarli bisogna ricordarsi come si era alla loro età, come ci si è sentiti alla prime esperienze di lavoro e di confronto con il mondo adulto.

Essere adulti significa non ripetere ciò che di sgradevole abbiamo subito.

Significa essere umili esattamente come si chiede a loro.

Se scappano è perché hanno paura; e come fanno a non averne in un mondo che non ha certezze, che non ha valori, che fa della prepotenza e della maleducazione, dell’individualismo e dello sfruttamento (di questo spesso si tratta) i propri principi?

Perché dovrebbero essere virtuosi, sacrificarsi, perdere il sonno, accettare frustrazioni invece che trovare scappatoie?

Se ci si sente considerati si considera, se ci si sente valorizzati si può dare l’anima. Quando un lavoro fa crescere, dà soddisfazione, fa sentire importanti, si accettano anche condizioni non ottimali.

Ma perché mai un giovane dovrebbe subire passivamente di sentirsi o di essere trattato come animale da soma?

L’esempio viene sempre dall’alto.

Necessario scegliere bene quale esempio si vuole dare e scegliere bene a chi tramandare il proprio sapere, l’alternativa è perderlo e dover faticare il doppio per recuperarlo.

L’uomo impara al meglio e mette in pratica al meglio se mosso da passione e interesse o da necessità. La passione va alimentata, la necessità va rispettata.

Nella mia realtà aziendale stiamo collaborando con giovani, singoli professionisti e associazioni, e lo scambio ci sta energizzando…

Provateci, ad attaccarvi alla spina di chi guarda il mondo con occhi diversi, di chi lo analizza con sguardo fresco: può succedere che vi ricarichiate. Può darsi che rinasciate a nuova vita proprio come l’araba fenice.

 

araba fenice

PS: se la vostra realtà lascia spazio ai giovani o li valorizza candidate la vostra cantina a Wine in Venice 2024…potreste diventare la cantina esemplare della vostra regione.