06 Ago 2021
In legge veritas

Il Vino, il Web e le sue leggi non scritte

Come accennato nel precedente intervento, il settore enologico e quello del commercio del vino sono sicuramente i comparti che, per tipologia di prodotto, facilità di adeguamento ai vari modelli di handling, capacità di essere scelto e valutato anche da remoto, hanno saputo ben sfruttare le potenzialità del web, trovandosi in una posizione di indiscusso vantaggio all’indomani del sorgere della pandemia COVID19 rispetto ad altri articoli di altrettante categorie merceologiche.

La situazione che il virus ha generato su scala mondiale non sembra ancora oggi di facile e soprattutto di pronta soluzione, tanto che le misure atte a contenerlo (sarebbe auspicabile anche a debellarlo) sono ancora in continua evoluzione e pertanto direi che viene imposto all’imprenditore una pronta reazione a questo stato di incertezza, consiglio valido anche per le aziende vitivinicole, che occupano un posto di rilievo nel panorama economico non solo nazionale.

Passerà del tempo prima di tornare alla cd. “normalità”, intesa come modalità di fare affari muovendosi da un Paese ad un altro, incontrando nuovi e vecchi clienti e fornitori, confrontandosi con il mercato e la concorrenza, partecipando a fiere, vendite promozionali … insomma tutti quei comportamenti, che hanno da sempre caratterizzato il rapporto e il confronto, come oggi si dice, “in presenza”.

Nell’ambito di questo lockdown, il mercato ha immediatamente reagito mettendo in campo soluzioni e risorse affinché i legami commerciali e i flussi di merci e fatturati non subissero troppi contraccolpi e si arginassero anche quegli effetti pregiudizievoli che, in ogni caso, la pandemia ha generato, quanto meno nel primo periodo dal suo insorgere e diffondersi.

Il viaggio non c’è più e allora ….compro digitale!

Questo è in sintesi il rimedio adottato o maggiormente utilizzato a cui anche la distribuzione del vino non si è sottratto, a condizione che le aziende del settore si siano in tal senso organizzate.

Tra le reazioni e le soluzioni al quadro appena illustrato, quello dell’e-commerce, cioè la possibilità di poter vendere e collocare beni e servizi a distanza attraverso l’utilizzo di Internet a cui il compratore e il distributore si affidano per conoscere, acquisire e pagare quel prodotto presentato su apposite piattaforme o, nelle soluzioni meno strutturate, nelle vetrine virtuali di siti aziendali, appare indiscutibilmente la soluzione più efficace e riuscita, seppur strumento non scevro da insidie e controindicazioni, che pure vedremo.

Se la soluzione dunque di operazioni di e-commerce si colloca tra le più adeguate ed immediate per supplire agli ostacoli frapposti dalla pandemia e mantenere quindi i canali di vendita e di profitto vivi e vivaci, proporla poi per qualche specifico mercato costituisce senza dubbio l’occasione per conseguire una maggiore soddisfazione, oltre che, direi, quasi scelta obbligata per quelle imprese, anche medio-piccole, che intendono spingersi verso traguardi commerciali diversamente non facili da raggiungere, non solo per ragioni geografiche, piuttosto che politiche e strategiche.

In altre parole la pandemia ha spinto gli imprenditori a rinnovarsi e rivedere le strategie di business e di marchio con maggiore sveltezza e determinazione.

Anche il mercato del vino non è sfuggito a questa reazione  e meglio di altri prodotti, si è adeguato alle regole del marketing emozionale, a quello del marketplace e del social commerce, forme e pratiche messe in campo grazie alle vendite online, le quali, in assenza di una promozione sul web mediante canali comunicativi digitali e che andremo, con curiosità e stupore, a raccontare, non sarebbe ipotizzabile alcun successo di penetrazione commerciale o di vendita emozionale. Ma tante e originali sono le formule che la fantasia dei web designer e le potenzialità della rete, riescono ad immaginare e realizzare.

Gli incrementi di fatturati di vendite di vino conseguiti grazie anche all’impiego di nuovi strumenti di comunicazione e promozione presuppongono anche un adeguato prodotto oggetto della vendita.

 Non a caso si parla della cosiddetta “doc economy”, quella che qualifica il prodotto stabilizzato nei sapori e colori, dalla provenienza certificata e dalle fasi di sua lavorazione esplicitate e facili da verificare, elementi per i quali il consumatore ormai accorto e consapevole, lo ricerca e lo acquista, in favore di altre tipologie di vini non competitivi per qualità, territorialità, storia e garanzia dell’intera filiera.

In chiusura di questo intervento, mi sento di dire che il settore vinicolo, laddove il prodotto presenta quegli elementi sopra tratteggiati, ha dimostrato, come oggi si afferma, una sorprendente resilienza all’emergenza Covid, registrando con quelle tecniche di marketing a cui abbiamo accennato, una soddisfacente crescita di consumo e fatturati.

Scenderemo in alcuni dei dettagli più interessanti di queste operazioni, prendendo a riferimento il mercato cinese, che più di ogni altro rappresenta l’esperienza migliore per comprendere lo “stato dell’arte” del mercato del vino.

Avv. Paolo Spacchetti