06 Feb 2024
In legge veritas

Il vino in trasparenza delle nuove etichette

Era il lontano novembre 2022 quando su questa testata veniva pubblicato un mio intervento dal titolo “Sostenibilità a prova di greenwashing” in cui affrontavo questo fenomeno illecito consistente nel far credere al consumatore che quel prodotto, contrariamente al vero, abbia qualità e virtù ambientalistiche di elevata sostenibilità.

Ancora una volta l’attenzione era rivolta all’etichetta e alle sue molteplici e variegate forme e funzioni, la più importante delle quali è certamente quella di veicolare informazioni di quel vino racchiuso nella bottiglia al fine di consentire al consumatore di compiere una scelta consapevole di quanto si intende bere.

L’etichetta è senza dubbio il mezzo principale con il quale presentare un prodotto (edotti comunque che dalla stessa non ricaveremo la certezza di bere un buon vino) potendo, con i sempre più sofisticati ritrovati comunicativi, trasferire al consumatore le caratteristiche organolettiche, la tipologia del vitigno, la territorialità di origine, i consigli per una migliore assunzione, ma anche, grazie ad esempio alla QR, o alle speaking labels, riuscire a fare immergere il consumatore nella “storia” di quella cantina, nei processi di trasformazione dalla vigna alla tavola, non trascurando le proposte enogastronomiche e gli accostamenti a cibi suggeriti per una piena ed emozionante esaltazione del prodotto, sino addirittura alle proposte turistiche della zona di produzione.
Maggiori sono i ritrovati delle tecnologie in materia di comunicazione legati alla etichettatura, maggiori sono gli impieghi degli stessi per fornire un sempre crescente numero di informazioni al consumatore.

Su queste potenzialità, anche il legislatore è intervenuto (e l’intervento è sempre più di dettaglio ed invadente) imponendo al produttore l’inserimento in etichette di informazioni che, a torto o ragione, si ritengono utili ed imprescindibili per un Consumo di vino consapevole, per una salvaguardia dei valori della salute, per una comparazione di proprietà organolettiche con altri similari prodotti enologici.

L’ultima integrazione in termini temporali, è la disciplina contenuta nel Reg. n. 2147 del 2021, modificato con la rettifica di luglio 2023 (e ancor prima il Reg. UE n. 1169 / 2011) che si sarebbe dovuta applicare al vino prodotto dopo la data dell’8 dicembre 2023, ma che, come accade di sovente, il termine è stato prorogato all’8 marzo 2024.

Produttori e venditori di vini ad altri prodotti vitivinicoli aromatizzati dovranno predisporre delle nuove etichette in cui inserire le dichiarazioni nutrizionali, l’elenco degli ingredienti impiegati, quindi il potere calorico, grassi, carboidrati, zuccheri, proteine, sali…. mentre nell’ambito dell’ingredienti particolare attenzione per quelle sostanze che provocano allergie o intolleranze.
E’ facile comprendere che gli spazi in cui riportare queste informazioni sono sempre più esigui e qui la tecnologia aiuta sia il cantiniere ad adempiere gli obblighi di legge e sia il legislatore a poter richiedere l’introduzione di informazioni sempre crescenti.
Mi riferisco all’utilizzo di mezzi elettronici (QR code  in particolare ed e-label) che potranno ospitare la lista degli ingredienti e le dichiarazioni nutrizionali, prevedendo che in etichetta è sufficiente indicare il solo valore energetico dei vini e i soli allergeni utilizzati.

Le nuove regole europee così come rinviate, suscitano comunque non poche perplessità non tanto per l’applicazione di precetti normativi per il cosiddetto “vino in trasparenza”, ma anche il dubbio che la potenziale capacità di un numero sempre crescente di informazioni siano davvero in grado di assolvere a tale finalità e se invece non finiscono alla fine per rendere più confusa e complessa la scelta da compiere per un consumatore medio (che poi costituisce la stragrande maggioranza) e di media preparazione rispetto alle note di cui dispone dopo la lettura di una moderna etichetta ed, ancora, se tale modo di vestire una bottiglia di vino non consenta a spregiudicati produttori (o imbottigliatori) di diffondere un prodotto dalle scarse qualità se non addirittura nocive, fidando sui consumi allettati da un’etichetta altisonante seppur non veritiera.
Da qui, secondo me, l’esigenza crescente di acquisire (e far acquisire) esperienza e capacità per riconoscere un buon prodotto, a prescindere da quanto riportato in etichetta, che potrà essere un ottimo ausilio, ma non potrà, a mio avviso, costituire l’unico elemento sul quale basarsi. E su questa linea di formazione ed informazione anche WineTales Magazine svolge una meritevole missione!

Avv. Paolo Spacchetti