10 Giu 2024
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Regina Ribelle: La Bianca che fa impallidire i Rossi!

Regina Ribelle Vernaccia di San Gimignano Wine Fest

Oggi vi porto con me a conoscere la Vernaccia di San Gimignano. Non potevo certo mancare a un evento che mi avrebbe portato al cospetto della Regina Ribelle. Non è un cartone né una favola con draghi e cavalieri, ma un evento dedicato alla Vernaccia di San Gimignano, dove è stata presentata la nuova annata 2023 e le riserve 2022.

Organizzato dal Consorzio in partnership con il Comune di San Gimignano, questo evento, giunto alla sua seconda edizione, si è tenuto dal 16 al 19 maggio ed è senz’altro l’evento di riferimento per questo vino. L’obiettivo è promuovere la Denominazione e il territorio circostante. La scelta di presentare i vini nel periodo primaverile mira a garantire vini più pronti e in grado di esaltarne il potenziale espressivo, offrendo un’esperienza completa attraverso assaggi, eventi culturali, musica e convegni.

Io sono stata presente nei giorni del press tour del 16 e 17 maggio e devo ammettere che si è trattato di un evento organizzato molto bene in un luogo davvero speciale: San Gimignano, città ricca di storia e fascino. Le sue mura medievali e le strade acciottolate hanno visto passare pellegrini e mercanti, e oggi accolgono appassionati di vino e cultura.

Ma prima di calarci in quest’evento e negli assaggi voglio raccontarvi la storia, le caratteristiche del vitigno e dei vini.

Prima di tutto, un po’ di storia

La Vernaccia di San Gimignano è probabilmente uno dei vitigni italiani più antichi e affascinanti, legato a un territorio di rara bellezza e ricco di storia. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1990, San Gimignano è nota come la “Manhattan del Medioevo” per le 65 torri medievali che tutt’oggi la contraddistinguono e la rendono un vero e proprio museo a cielo aperto. Questo borgo accoglie ogni anno circa 3 milioni di turisti!

San Gimignano è stata in grado di conservare nei secoli una viticoltura dedicata, celebrata fin dal Medioevo dai più grandi artisti e poeti del Bel Paese. È l’unico vino citato da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel Canto XXIV del Purgatorio, cantato da Cecco Angiolieri e raffigurato in un dipinto del Vasari nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze.

Le prime notizie documentate della Vernaccia di San Gimignano risalgono al 1276, in un registro fiscale, quando il Comune di San Gimignano istituì una tassa di 3 soldi sull’ingresso e l’uscita dai suoi confini della Vernaccia. Questo vino di grande pregio fu molto apprezzato alla corte dei Medici durante il Rinascimento e spesso servito durante i banchetti nobiliari. La sua fama si diffuse anche oltre i confini italiani, raggiungendo i mercati di Francia e Inghilterra.

Rinascita e riconoscimenti

Come molti vini italiani, la Vernaccia subì un declino nel corso del XIX secolo a causa di guerre, crisi economiche e malattie della vite come la fillossera. La rinascita della Vernaccia di San Gimignano iniziò nel XX secolo, grazie all’impegno dei produttori locali che lavorarono per migliorare la qualità del vino e per promuoverlo sia a livello nazionale che internazionale.

Nel 1966, la Vernaccia di San Gimignano divenne il primo vino bianco italiano a ottenere la DOC e, successivamente, nel 1993 ottenne la DOCG, massimo riconoscimento per un vino in Italia. Attualmente, è l’unica bianca in Toscana, un territorio famoso per i suoi grandi vini rossi come il Nobile di Montepulciano e il Brunello di Montalcino. Questo vino è prodotto in quantità limitata, una vera perla enologica la cui fama ha oltrepassato i confini nazionali.

Vitigno iconico coniugato in annata e riserva – differenze

La Vernaccia di San Gimignano è prodotta principalmente con l’omonimo vitigno Vernaccia (min. 85%), che conferisce al vino un carattere distintivo. Le uve crescono su colline calcaree, che favoriscono la produzione di un vino con una buona freschezza gustativa e dalle spiccate note minerali riconducibili ai suoli. Al palato, si distingue per il suo equilibrio e un leggero retrogusto ammandorlato. C’è molta differenza tra la versione Annata e la Riserva.
La prima è il vino di entrata, prodotto con le uve raccolte durante una singola vendemmia. Questo vino viene generalmente invecchiato per un periodo più breve rispetto alla Riserva e può offrire un’espressione più fresca e giovane del vitigno. Si caratterizza per un colore e un bouquet più delicato e “croccante”, che si articola su fiori bianchi e frutta a polpa bianca, erbette aromatiche, ideale per aperitivi e piatti dalla struttura più leggera.
La Vernaccia di San Gimignano Riserva è una versione più prestigiosa del vino, prodotta con uve selezionate e invecchiata per un periodo più lungo. Secondo il disciplinare, la Riserva deve maturare in cantina per almeno 11 mesi prima di essere commercializzata. Anche se non è obbligatorio, spesso la Riserva viene affinata in legno, che può conferire al vino una maggiore complessità aromatica e una struttura più robusta rispetto alla versione annata. È uno dei pochi vini bianchi italiani a prevedere la riserva, esprimendo così la sua potenzialità evolutiva!

Dati attuali e il cambiamento climatico

La zona di produzione della Vernaccia di San Gimignano DOCG è limitata al comune di San Gimignano, in provincia di Siena. Questo piccolo territorio collinare offre condizioni climatiche e geologiche ideali per la coltivazione della Vernaccia. La combinazione di suoli sabbiosi, argillosi e calcarei, ricchi di un substrato fossile, insieme al clima mite e ventilato, contribuisce alla creazione di un vino di alta qualità. Secondo i dati del Consorzio, la superficie destinata alla produzione della Vernaccia è di 768 ettari, con un potenziale produttivo di 6.912.000 chili di uva, equivalente a 4.838.400 litri di vino. La riduzione delle rese nell’ultimo decennio è dovuta non solo alle scelte produttive volte a migliorare la qualità della Vernaccia, ma anche, e soprattutto, all’impatto del cambiamento climatico e dei suoi fenomeni estremi. Nella vendemmia siccitosa del 2022, si è registrata una produzione di 5.259.985 chili di uva, pari a 3.681.989 litri di vino. Nella vendemmia 2023, a causa della peronospora e delle condizioni climatiche avverse, si è registrato un calo produttivo significativo, con 3.245.330 chili di uva, pari a 2.271.731 litri di vino, un calo del 37,742% rispetto alla produzione dell’anno precedente.

Le Aziende e gli Assaggi

Nonostante le criticità climatiche degli ultimi anni, gli assaggi delle annate 2023 e 2022 hanno rivelato una qualità sorprendente e diverse punte di eccellenza. È impossibile raccontare e descrivere ogni singolo assaggio, ma la maggior parte si è rivelata interessante e promettente. Tra le conferme più significative spiccano il Colombaio di Santa Chiara, Guicciardini Strozzi, e Il Palagione, aziende che si sono sempre distinte particolarmente. Tuttavia, sento l’obbligo di raccontarvi di altre aziende che, in modo diverso tra loro, hanno espresso qualità e un’emozione in più. Eccovi le mie scelte.

Abbazia di Monteoliveto: Unione di storia e viticoltura

Tra vigne, ulivi e querce centenarie, sorge la Fattoria Abbazia Monte Oliveto. Fondata nel 1340 dai monaci Olivetani, questo luogo è stato scelto per la coltivazione della vite e degli ulivi. Affascinata dalla bellezza e dalla storia del posto, la famiglia Zonin acquistò la tenuta nel 1982. Nel 2011, nel rispetto del paesaggio toscano, fu realizzata una cantina completamente interrata, dove oggi vengono vinificate le uve dei loro vigneti seguendo tecniche tradizionali.

Durante gli assaggi, Abbazia di Monteoliveto si è distinta con i suoi due vini:

  • Abbazia di Monteoliveto 2023: Caratterizzato da accenni di erbette aromatiche e pera, questo vino ha mostrato una freschezza intrigante e un finale delicatamente ammandorlato.
  • La Gentilesca 2023: Un vino notevole con note floreali di tiglio e gelsomino, menta, lime e arancia. Il sorso si distingue per una piacevole nota pepata e sapidità, rendendolo di grande interesse.
    Casa alle Vacche: Una Riserva Divertente!

    Situata a pochi chilometri da San Gimignano, Casa alle Vacche è immersa nella splendida campagna toscana, una zona ideale per la coltivazione della vite e dell’olivo. Di proprietà della famiglia Ciappi da generazioni, l’azienda si estende su 25 ettari di vigneti e 3 ettari di oliveti.

    Grazie alla qualità dei terreni e all’esposizione ideale, l’azienda produce uve di elevata qualità, vinificate con cura utilizzando tecniche di agricoltura integrata. Attualmente, Casa alle Vacche è in fase di conversione al biologico e si avvale del marchio Agriqualità della regione Toscana per garantire il rispetto dell’ambiente e dei consumatori.

    Durante la degustazione, Casa alle Vacche ha presentato una serie di vini affascinanti per la loro complessità e profondità. Tra questi spiccano:

    • I Macchioni 2023: Proveniente da un vigneto di 3 ettari di Vernaccia allevata a spalliera con potatura a guyot, su terreni di sabbie gialle ricche di calcare pliocenico. Il vino, curato con inerbimento parziale, vendemmia manuale, pressatura soffice e fermentazione a temperatura controllata su fecce fini, promette una splendida evoluzione nel tempo. Attualmente un po’ scomposto (imbottigliato da poco), si presenta di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli e profumi di fiori di campo. Al palato è pieno e sapido, con un finale di albicocca molto bello.
    • Il Crocus Riserva 2021: Un vero divertimento per i sensi. Proveniente da vigneti esposti a sud-sudest su sabbie gialle plioceniche e concrezioni calcaree, con inerbimento totale e potature verdi. La pigiatura delle uve avviene direttamente in una pressa a polmone, con fermentazione controllata in legni nuovi e continui batonnage. Affinato in bottiglia per almeno 4 mesi, questo vino presenta un profumo intenso e penetrante di frutta esotica, zafferano, vaniglia, mandorla e burro salato. Colpisce per il suo naso ricco e complesso, con note dominanti di zafferano.
      Casa Lucii: Un’azienda storica con vini di grande personalità

      Casa Lucii è una storica azienda familiare situata sulle colline di San Gimignano, nel cuore della Toscana. La passione per l’agricoltura biologica, certificata dal 2000, testimonia la cura del territorio di antiche origini e straordinaria bellezza. La continua ricerca della qualità garantisce produzioni uniche e di eccellenza.

      Casa Lucii mi ha impressionato con i suoi vini dalla forte personalità e dalle caratteristiche distintive. Già la versione Annata (annate 2023 e 2022) si è distinta per note pepate e di agrumi. Grazie alla gentilezza di Lorenzo e suo figlio, ho potuto testare la capacità della Vernaccia di sfidare il tempo.

      Partendo con un confronto tra le annate 2023 e 2022 della versione Annata di Casa Lucii, è emersa la mineralità della prima e una complessità più evolutiva della seconda. Il vero divertimento è iniziato con una mini verticale della Riserva Mareterra, figlia del vigneto di Cellole. Ho degustato cinque annate, dall’ultima uscita del 2019 alla più vecchia del 2013, passando per 2014, 2016 e 2018.

      Questi assaggi mi hanno mostrato come una buona Vernaccia si comporta nel tempo, evidenziando le differenze legate al millesimo, che conferiscono a ogni annata caratteristiche peculiari. La Riserva Mareterra non esce mai prima di cinque anni dalla vendemmia e fa un affinamento in barrique di primo passaggio, rendendo il tempo un elemento fondamentale per creare l’equilibrio giusto all’interno della bottiglia.

      Cesani: come un ritorno a Casa

      Cesani è un esempio perfetto di come la Vernaccia possa essere valorizzata senza l’uso del legno, mantenendo la purezza e la finezza dell’uva. Ogni vino assaggiato ha dimostrato una grande profondità e complessità, riflettendo il terroir unico di questa azienda e la loro dedizione alla qualità. Cesani articola la sua Vernaccia in tre diverse interpretazioni: Annata, Selezione e Riserva.

      Annata 2023 di Cesani ha un’impronta decisa e classica, con note di susina bianca, zenzero e senape. Il sorso è splendido e fine, dimostrando la capacità di questa azienda di valorizzare la Vernaccia in tutta la sua purezza. Eleganza, struttura ed equilibrio.

      Clamys 2022 è la selezione di Cesani, ha colpito per i suoi aromi di fiori gialli, arancia dolce, pepe bianco e zenzero. Il sorso è avvolgente e presenta una strepitosa sapidità, rendendolo un vino estremamente piacevole e intrigante. Complesso e perfettamente equilibrato.

      Sanice 2021: è un vino più sottile rispetto agli altri, con note di susina e zenzero. La bocca agrumata e fitta conferisce a questo vino una struttura complessa e intrigante. La sua evoluzione in bottiglia ha dimostrato la capacità di questa Vernaccia di maturare e sviluppare nuove sfumature di sapore nel tempo.

      Fattoria di Fugnano: cuore caldo ed eleganza

      Con Laura della Fattoria di Fugnano è stato feeling immediato, forse per le nostre comuni origini siciliane o per la passione condivisa per questo grande vino bianco. Laura è una donna forte dal sorriso luminoso, da cui traspare la passione per la terra e l’attaccamento alle proprie radici. Durante la degustazione, Laura mi ha dimostrato di saper produrre vini bianchi di grande qualità e personalità. Ogni annata degustata ha rivelato un diverso grado di evoluzione e complessità, confermando il potenziale di questi vini nel tempo.
      Ho avuto l’opportunità di provare la versione Annata 2023 e poi 3 annate diverse della sua mitica Donna Gina, l’etichetta dedicata alla nonna, rappresentata proprio sull’etichetta. Che eleganza!

      Eccovi le tre annate a confronto: la 2022 floreale, con sentori di frutta gialla e un sorso dinamico in bocca, è ancora in fase di assestamento, ma già lascia intuire una qualità promettente. La 2021 inizia a sprigionare note di evoluzione, tra cui spicca un riconoscimento di pietra focaia. La 2020, invece, è proprio eccellente! Minerale e salina, esprime un potenziale di invecchiamento evidente e tanta eleganza, come la sua etichetta.

      Mormoraia: Un Simbolo di Eleganza e Sostenibilità

      Mormoraia, azienda agricola biologica dal 2016, si distingue non solo per la qualità dei suoi vini, ma anche per le sue eleganti etichette che riflettono l’attenzione ai dettagli e alla sostenibilità.
      La combinazione di note fresche, sapidità e complessità minerale rende i vini di Mormoraia degni di nota e perfetti per chi cerca un’esperienza di degustazione autentica e raffinata. Durante la degustazione, ho potuto apprezzare tre etichette e tre annqate diverse: Suavis 2023, Ostrea 2022 e Antalis 2021.

      Suavis 2023 è ottenuto dalla pressatura di grappolo intero, con fermentazione e affinamento di 5 mesi in acciaio prima dell’imbottigliamento. Questo vino si presenta con toni dolci e croccanti, e note di mandarino che lo rendono di facile beva. La freschezza e la leggerezza di Suavis lo rendono un vino perfetto per ogni occasione.

      La selezione Ostrea 2022 proviene da un vigneto di circa 40 anni. Dopo la pressatura del grappolo intero, il vino fermenta e si affina per 6 mesi in botti grandi da 25 hl, per poi essere trasferito in acciaio e successivamente in bottiglia. Ostrea si distingue per le sue note erbacee e agrumate, con una sapidità e una persistenza appagante. Questo vino rappresenta una perfetta combinazione di tradizione e innovazione.

      Antalis 2021 proviene da un vigneto di circa 3 ettari, anch’esso vecchio di 40 anni. I profumi accattivanti e molto minerali di Antalis si accompagnano a note floreali di ginestra e muschio. Al palato, il vino mostra pienezza e persistenza, offrendo un’esperienza di degustazione ricca e complessa.

      La Lastra: Un Progetto di Vita Rurale

      La Lastra è un progetto di vita rurale che ha preso forma agli inizi degli anni ottanta grazie a Nadia Betti e Renato Spanu, affiancati dal fratello e da alcuni amici. La loro filosofia si basa sul rispetto dell’ambiente prima del business, delle persone prima del brand, della sostanza prima della forma, delineando così l’essenza di quest’azienda.

      La cura e la dedizione con cui vengono coltivati i loro vigneti si riflettono nelle straordinarie caratteristiche organolettiche dei loro vini. Durante la degustazione, ho avuto l’opportunità di assaggiare:

      La Lastra 2023 e 2022: Vinificate esclusivamente in acciaio con 12 ore di macerazione in pressa, entrambe le annate si distinguono per la loro spiccata mineralità.

      La Lastra Riserva 2022: Questa riserva è maturata per metà in barrique (di cui il 50% nuove) e metà in acciaio. Il risultato è un vino tranquillo e quieto con un bouquet di fiori, mineralità ed erbette aromatiche. Al palato, offre un sorso vibrante e una profondità accattivante.

      La Lastra 2015: Nonostante il passare degli anni, questa annata si mantiene in equilibrio e rimane ancora presente, mostrando un’evoluzione positiva nel tempo.

Cantina Vagnoni: Conferme di Qualità

La Cantina Vagnoni è un’azienda vinicola a cui sono particolarmente legata per vari motivi, che presto racconterò in un articolo dedicato. La continua produzione di vini che riflettono la dedizione e la passione per la viticoltura dimostra l’impegno costante dell’azienda verso la qualità e l’eccellenza. Durante gli ultimi assaggi, ho avuto l’opportunità di gustare due dei loro vini più rappresentativi:

Selezione Fontabuccio 2022: Questo vino, composto per il 90% da Vernaccia, proviene dall’omonimo vigneto situato nella zona di Pancole. La fermentazione avviene per il 30% in barrique per 6 mesi e il restante in acciaio. Si distingue per la sua ricchezza e il tipico finale ammandorlato, rappresentando un’eccellente espressione del territorio.

Vagnoni Riserva I Mocali 2021: Questo vino, interamente composto da Vernaccia, fermenta in barrique dove rimane ad affinare sulle fecce per 11 mesi, seguendo rigorosamente il disciplinare di produzione e sottoposto a continui bâtonnage. Sebbene ancora giovane, si conferma come un prodotto di qualità, promettendo una notevole evoluzione nel tempo.

Fattoria Poggio Alloro: Un balletto di annate e confronti

La storia della Fattoria Poggio Alloro ha inizio nel lontano 1972, quando i tre fratelli Fioroni acquistarono la terra e iniziarono ad attribuire un’attenzione particolare alla cura del vigneto. Nel 1989, avviarono l’imbottigliamento e la commercializzazione del prodotto, dando vita a una produzione di vini genuini, frutto di potature severe, basse rese e dell’utilizzo di concime organico, nel pieno rispetto dell’ambiente. La cantina, caratterizzata da una sapiente fusione tra modernità e tradizione, utilizza moderne tecnologie affiancate a una solida esperienza.

Durante l’assaggio dei loro vini, ho avuto modo di sperimentare un vero e proprio balletto di annate e confronti:

2023 Annata Fattoria Poggio Alloro: Caratterizzata da ricchezza e complessità, questa annata si distingue per una macerazione pellicolare dinamica in ganimete, che conferisce al vino una straordinaria profondità.

2023 Il Nicchiaio: Proveniente dal vigneto singolo di Il Nicchiaio, questa annata presenta toni erbacei ma anche un’evoluzione di pietra focaia, cedro candito, zenzero e miele, con una lunghezza interessante che ne sottolinea la complessità.

Proseguendo con le annate successive, tra cui il 2022 de Il Nicchiaio e la Riserva Le Mandorle 2022, fino ad arrivare alla 2021, ho potuto constatare la costante qualità e l’attenzione ai dettagli che caratterizzano i loro vini. Puliti, complessi e piacevoli, ogni annata racconta una storia unica, mantenendo sempre alti standard qualitativi.

Azienda Agricola Signano: Un Legame Profondo con il Territorio di San Gimignano

L’Azienda Agricola Signano ha radici profonde che affondano nel lontano 1961, quando Ascanio Biagini acquistò un modesto terreno di soli due ettari. Fu nel 1966 che iniziò la loro avventura nella viticoltura, piantando i primi vigneti di Vernaccia e Sangiovese e costruendo la cantina. Con il passare degli anni, l’azienda si espanse costantemente, acquistando sempre più terreni.

Nel 1989, il figlio Manrico portò significative innovazioni tecnologiche, introducendo tecniche di vinificazione all’avanguardia. Oggi, con la terza generazione al timone, l’Azienda Agricola Signano si estende su 25 ettari di vigneti, mantenendo saldamente vivo il legame con il territorio di San Gimignano.

Signano Poggiarelli 2003: L’assaggio più emozionante!!!

Il loro Signano Poggiarelli 2003 è stato l’assaggio più emozionante di tutti. Con 21 anni di invecchiamento, questo vino si è rivelato un’autentica meraviglia, mantenendo intatta la sua vitalità e regalando un’esperienza sensoriale indimenticabile. È una testimonianza vivente dell’eccezionale capacità di invecchiamento dei vini di Signano, incantando e sorprendendo i palati con la sua straordinaria complessità e ricchezza.

E con il gusto del Signano Poggiarelli 2003 ancora sulle labbra, un saluto speciale a San Gimignano e alla Regina Ribelle, consapevoli che il suo richiamo ci accompagnerà ancora per molto tempo. Alla prossima avventura e calici su!

Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
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