Quel che resta del Vinitaly
Perché un articolo non basta…
Anche quest’anno Vinitaly 2024 ha lasciato un’impronta importante nei cuori e nelle menti di coloro che hanno avuto il privilegio di partecipare. Oltre alla vasta gamma di vini e alle numerose opportunità di networking, sono stati gli eventi speciali a rendere davvero unica questa edizione. Tra i momenti più memorabili, per me spiccano sicuramente la partecipazione ad Opera Wine e la presentazione di Korale, il primo vino contro la violenza di genere.
Vinitaly non è solo un’occasione per degustare vini straordinari; è anche un momento di connessione umana e condivisione di esperienze. Gli incontri con produttori appassionati e esperti del settore hanno arricchito il mio percorso personale offrendomi nuove prospettive e approfondimenti. Non solo vino ma anche altri prodotti come l’olio.
L’Importanza dell’Olio anche a Vinitaly: Simbolismo e Civiltà
L’olio ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella storia e nella cultura dell’uomo. Come il vino porta con sé la storia e la tradizione di generazioni di contadini e produttori che hanno coltivato e preservato gli ulivi attraverso i secoli. Ogni goccia di olio racconta una storia di duro lavoro, passione e rispetto per la terra, incarnando i valori di autenticità e artigianalità che sono al cuore dell’esperienza vinicola.
Incorporare la promozione dell’olio nell’ambito di Vinitaly non solo amplia l’orizzonte dell’evento, ma riafferma anche il legame profondo tra il vino e l’olio nell’identità culturale del Mediterraneo.
E quindi vi parlerò del mio incontro con Andrea Scio, il proprietario di Tondo.Oil, un’azienda agricola familiare che si trova nei Monti Iblei, nel sud-est della Sicilia. È una piccola realtà che si distingue per la sua dedizione alla genuinità ed eccellenza dei propri prodotti. L’azienda coltiva con rispetto ed amore olivi centenari, di proprietà dal 1700. Ne preserva l’integrità e il benessere, e produce un olio di alta qualità e salubrità. Durante la nostra conversazione, Andrea mi ha raccontato della sua passione per la terra e per le tradizioni locali, e mi ha guidato attraverso il processo di produzione del suo olio. Gli uliveti si trovano nella Contrada Sant’Andrea, vicino a un antico Monastero templare del XIII secolo, e crescono su terreni calcareo-argillosi, su base vulcanica. Le piante di ulivo sono in gran parte centenarie, con un’età stimata che arriva fino a 300 anni. Tondo.Oil pratica un’agricoltura organico-rigenerativa, concimando gli ulivi con letame animale e favorendo la crescita di erbe, fiori ed essenze spontanee per preservare l’ambiente e la biodiversità. La cultivar che alleva è la Tonda Iblea, autoctona dei Monti Iblei, che qui trova l’ambiente ideale e la massima espressione. La raccolta delle olive, rigorosamente manuale, avviene nei mesi di settembre-ottobre, seguendo l’andamento naturale della maturazione. Le olive vengono portate al frantoio per essere immediatamente molite a freddo. L’olio viene poi filtrato e conservato in modo da preservarne le caratteristiche organolettiche. Le bottiglie sono realizzate in vetro scuro per proteggerlo dai raggi solari, e i formati variano da 100 ml a 500 ml, con l’opzione anche di Bag in Box per una conservazione ottimale. Guidata da Andrea, ho degustato un olio di alta qualità, scoprendo le sue note aromatiche, il suo gusto complesso ma raffinato e la sua texture morbida. Una vera e propria rivelazione, con il suo profilo gustativo delicato e distintivo che rifletteva il territorio e il clima unici della Sicilia orientale..
Al Vinitaly con assaggi gourmet
Le degustazioni di vino offrono non solo l’opportunità di scoprire eccellenti etichette vinicole, ma anche di immergersi nelle delizie culinarie delle diverse regioni italiane. Ospiti dei produttori o dei consorzi, ci si ritrova spesso a gustare vere e proprie mini merende “autoctone”, benvenuti culinari che accompagnano perfettamente le degustazioni di vino.
Questi momenti diventano una pausa rigenerante e riflessiva tra un sorso e l’altro, fornendo il sostegno necessario per affrontare le sfide delle degustazioni successive. e così ci immergiamo nella ricchezza e diversità dei prodotti enogastronomici italiani. Dai formaggi ai salumi, dai casatielli alle piadine, dai taralli alle burratine, dai cantucci agli amaretti, ogni morso è un viaggio sensoriale che ci permette di connetterci con le radici culturali e gastronomiche dell’Italia e con la sua ospitalità.
Tra tutte le prelibatezze, desidero raccontarvi di un assaggio particolarmente gourmet che ho avuto l’onore di gustare: i prosciutti di Levì. Durante la mia visita al Padiglione del Friuli, ho avuto modo di assaporare la raffinatezza dei filettini di prosciutto crudo Levi, tagliati rigorosamente a coltello. Questa innovativa proposta, brevettata come “Patent Pending”, rappresenta un nuovo modo di apprezzare il prosciutto crudo stagionato.
Questi filettini sono ideali per essere utilizzati in molteplici modi: su tartine e focacce, per condire la pasta o il risotto, o per arricchire piatti iconici come i tortellini al prosciutto di Levi. La loro versatilità li rende adatti dall’aperitivo fino alla cena completa, e addirittura, caramellati, possono accompagnare persino un gelato! Già conditi con olio extra vergine di oliva e disponibili in una varietà di gusti, come peperoncino, 5 pepi, erba cipollina, cipolla di Cavasso, tartufo e molti altri ancora, sono un’autentica delizia gastronomica che riflette l’eccellenza e l’innovazione dell’enogastronomia italiana. Secondo me creano dipendenza!!!
Prima di lasciare il Friuli, non posso fare a meno di condividere con voi tre assaggi speciali che hanno reso la mia esperienza in questa splendida regione davvero indimenticabile.
Butussi: Il Millesimato 2010
Durante la mia visita alla cantina Butussi, ho avuto l’onore di festeggiare l’incontro con Tobia e Filippo brindando con un Millesimato 2010 Pas Dosé sboccatura marzo 2024. 90% ribolla gialla e una piccolissima parte di pinot nero e pinot bianco. Questo vino, che è rimasto sui lieviti quasi 180 mesi, elegante e complesso, ha saputo sorprendere per la sua freschezza e per le note mature che lo caratterizzano. Mentre sorseggiavo il calice, parlavo con loro della realtà aziendale, immergendomi nelle storie e nelle passioni che animano il loro lavoro. Non vedo l’ora di visitare la loro azienda per esplorare ulteriormente le radici di questa eccellenza vinicola.
Lis Neris e Alvaro Pecorari: La Gentilezza del Cuore
L’incontro con Alvaro Pecorari di Lis Neris è stato un momento toccante, arricchito dalla gentilezza del suo cuore. Questa realtà, che considero un importante punto di riferimento italiano, porta avanti una storia familiare fin dal 1879 affondando le proprie radici nella terra friulana della Valle dell’Isonzo, Dal bisnonno al padre e ora ad Alvaro, la famiglia ha lavorato instancabilmente per trasformare il terreno in una rinomata azienda vitivinicola. Nonostante le sfide iniziali nel mercato locale, hanno sempre puntato sulla qualità e ciò ha portato al successo attuale. Lis Neris oggi vanta oltre 70 ettari di vigneti, producendo vini che uniscono potenza ed eleganza grazie alle uniche condizioni del territorio. La filosofia aziendale si basa sull’integrità biologica del suolo e sul rispetto per la tradizione. È stato un privilegio condividere con Alvaro degli assaggi speciali, nonostante il suo fitto programma. Tra i vini degustati, spicca il Dom Jurosa Extra brut Blanc de blancs, uno Chardonnay millesimato 2018 (tiraggio giugno 2019 e sboccatura a febbraio 2024), che grazie alla fermentazione in legno e al successivo affinamento e lunga sosta sui lieviti, riesce ad incarnare complessità ed eleganza. La qualità dei suoi vini è il frutto della passione e dell’attenzione che Alvaro riversa nel suo lavoro. Le sue parole e la sua ospitalità mi hanno ricordato che quando si lavora con il cuore, l’eccellenza diventa inevitabile.
Specogna: Il Picolit
Ogni anno, è ormai una tradizione per me passare dallo stand di Specogna. Winetales ne aveva già ampiamente parlato in un articolo a questo link.i
Quest’anno, oltre a riassaggiare le nuove annate e le riserve, ho avuto il piacere di concludere con una vera chicca: il Picolit. Il suo nome potrebbe derivare dalla scarsa produzione di acini e grappoli, oppure dalle ridotte dimensioni dell’uva stessa. La produzione di questo vino rimane estremamente limitata, non superando i 900 ettolitri in tutto il Friuli. Questa scarsità è dovuta al fatto che la vite di Picolit produce pochi e rari acini, con circa 10-15 acini per grappolo, a causa delle infiorescenze altamente soggette all’aborto floreale. Questa esclusività ha reso il Picolit sempre un vino molto prezioso, associato alle grandi occasioni e apprezzato da principi e Papi nel corso dei secoli. Il vigneto del Picolit di Specogna, risalente al 1958 e al 1963, si trova nei Colli Orientali del Friuli, a un’altitudine di circa 150 metri sul livello del mare, su terreni di marna ed arenaria. La produzione è estremamente limitata, con circa 1 kg di uva per pianta. La vinificazione avviene con vendemmia manuale seguita da diraspa-pigiatura e pressatura soffice immediata. La fermentazione e l’affinamento avvengono in barrique di rovere da 228 litri per circa 24 mesi, seguiti da un ulteriore affinamento in bottiglia di almeno un anno prima della commercializzazione. Il colore del vino è un giallo dorato, mentre al naso si aprono note di albicocca, agrumi, tabacco e pasta di mandorle, con intensità ed eleganza che anticipano il gusto. In bocca, il Picolit si distende con freschezza e intensa aromaticità, accompagnate da una dolcezza presente ma equilibrata, senza risultare mai stucchevole. Il finale perfetto di un’esperienza sensoriale straordinaria!
Rosati di Puglia con il Miglior Sommelier Puglia 2022
Dal Friuli vi conduco in una terra bellissima: la Puglia. Questa regione poggia su un grande basamento marino calcareo che, nell’antichità, era un fondale marino ancestrale. Abbiamo intrapreso un viaggio che si è svelato attraverso tanti vitigni autoctoni diversi, regalandoci espressioni molto variegate che riflettono le peculiarità del vitigno, del territorio e anche l’espressione stessa del produttore.
A guidarci in questo viaggio sensoriale è stata l’affiatata squadra dell’Enoteca Regionale Puglia, capitanata dal Presidente Giacomo D’Ambruoso. Il servizio di comunicazione dei vini di Puglia è stato portato avanti da una squadra di ben 20 sommelier provenienti da tutte le delegazioni, dal Gargano al Salento, coadiuvati dai Sommelier Astemi, ragazzi con bisogni educativi speciali. Un onore poter godere della partecipazione di un relatore d’eccezione come Giuseppe Baldassarre, docente, studioso e autore di libri sui tanti percorsi del vino pugliese, e Giuseppe Caragnano, Miglior Sommelier di Puglia 2022, che avevo conosciuto qualche anno fa a una gara nazionale per sommelier in cui avevamo concorso insieme.
Iniziamo con due rosati a base di Bombino Nero, un’uva perfetta per essere vinificata in rosato. Anche a piena maturazione, in ogni grappolo è possibile trovare dei chicchi più acerbi che preservano l’acidità del vino. Questi vini provengono dallo stesso territorio di Castel del Monte, Andria ma parlano lingue diverse: sono Pungirosa 2023 delle Cantine Rivera e Mezzana 2023 di Conte Spagnoletti Zeuli. il primo si distingue per la sua vivacità e freschezza, con note floreali e fruttate che danzano in armonia sul palato. Mezzana, d’altra parte, presenta una struttura più complessa e una maggiore profondità aromatica, con sentori di frutti rossi e un’acidità ben bilanciata che conferisce al vino una piacevole persistenza, rendendolo un vino più gastronomico e strutturato.
Proseguiamo con un Nero di Troia e ci spostiamo al nord della regione, nella provincia di Foggia a Stornara, con il Marilina Rosé 2023 delle Cantine Spelonga. Questo vino si caratterizza per la sua vigoria e forza tannica che, nella versione rosata, si svela in modo interessante, con un piglio energico e un naso floreale elegante.
Ecco poi due rosati a confronto a base di Susumaniello, un’antica uva tintorea che mi incuriosisce molto. Occorre una certa maestria nella lavorazione per ottenere da un’uva così dominante dei vini dai colori quasi eterei e impalpabili che ne preannunciano l’eleganza e la serbevolezza. Del rosato di Varvaglione ho apprezzato la sua estrema bevibilità e piacevolezza. Anche Vivìa regala una bella espressione di Susumaniello della zona di Lecce, vira su tonalità calde, con un profilo olfattivo un po’ più vegetale e speziato di pepe bianco. Un sorso più denso e avvolgente, sostenuto da una bella acidità e un finale ammandorlato che diverte.
Arriviamo a Gioia del Colle, sulla Murgia carsica ricca di fossili, con Gioia Rosa di Terre Carsiche, un Primitivo dal sorso fresco e un bouquet floreale in cui predomina la rosa, seguito da piccoli frutti rossi, sensazioni iodate e vegetali di erba tagliata. Gocce di Giada di Vinicola Savese Pichierri , l’altro rosato a base di Primitivo, proviene invece da una zona più bassa e varia a livello pedologico. tanti suoli diversi caratterizzano infatti la Manduria, offrendoci un vino di maggiore spessore con un colore ramato che anticipa un frutto maturo e caldo. Proseguiamo con un Negroamaro in purezza del Salento di Mottura e con un blend di Negroamaro con una piccola percentuale di Malvasia, Taranta Vetrerè della zona di Taranto. In questi vini percepisco anche un potenziale evolutivo interessante. Concludiamo la degustazione con un Negroamaro in purezza della DOC Nardò, molto carico e persistente, che si sposa benissimo con il panettone di Molino Bongermino, del territorio di Taranto, preparato con un po’ di vino Primitivo.
La Puglia, con i suoi vitigni autoctoni e i suoi produttori appassionati, continua a stupire e deliziare, offrendo vini che sono espressione autentica del territorio e della cultura vinicola locale.
Per oggi è tutto, un brindisi!
Grazie per avermi seguito in questo viaggio attraverso le esperienze sensoriali e le scoperte enologiche di Vinitaly. Ci sono ancora tante storie e assaggi che meritano di essere raccontati, e non vedo l’ora di condividerli con voi nei prossimi articoli. Ma è arrivato il momento di lasciarci alzando insieme i calici e brindando virtualmente a questi meravigliosi momenti di convivialità e passione per il vino. Salute!
Benedetta Costanzo
benedetta.costanzo@winetalesmagazine.com
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