BlendNews

BlendNews è un contenitore di informazioni dedicato al vino. Racconteremo gli eventi, le novità e le curiosità di questo mondo.

 

Arrow Right Top Bg

18 Dicembre, 2023

Gli eventi del vino 2024. La guida definitiva

Districarsi nel mondo del vino con la moltitudine di cantine, produttori, vitigni, etichette, tipologie ecc è impresa ardua. Ma lo è anche capire quali sono le occasioni di contatto e incontro tra produttori e clienti (oltre che gli addetti ai lavori). Ecco dunque “Gli eventi del vino 2024. La guida definitiva“, la lista di eventi ad oggi confermata con i link ai siti degli organizzatori. Cercheremo di aggiornarla ogni volta che sarà visibile un nuovo evento. Buon eventi!   13 – 14 gennaio Nebbiolo nel Cuore. Roma
Riserva Grande 15 gennaio Vini Veri, Assisi 15 gennaio Tutti i colori del bianco, Genova 21 gennaio Vino Indipendente, Calvisano (BS) 21 gennaio SlowWine, Treviso 21- 22 gennaio VinNatur, Genova dal 20 al 23 gennaio Wine in Venice, Scuola Grande della Misericordia, Venezia 25 gennaio Autoctoni si nasce, Milano dal 26 al 28 gennaio Forlì wine festival, Forlì 27 – 28 gennaio Vignaioli Naturali, Roma 28 – 29 gennaio Vini Migranti, Firenze 28 – 29 gennaio Evoluzione Vini Naturali, Grottaglie (TA) 29 – 30 gennaio Grandi Langhe, OGR, Torino dal 27 al 29 gennaio 9°^ edizione di Wine&Siena – Capolavori del gusto. Santa Mari della Scala, Siena dal 2 al 4 febbraio DiVino, Roma 3 – 4 febbraio DiVino, Ferrara 3 – 4 febbraio Amarone Opera Prima 2024. Palazzo della Gran Guardia, Verona dal 12 al 14 febbraio Wine Paris & Vinexpo Paris – Parigi (Francia) dal 12 al 14 febbraio Cesena in bolla, Cesena 14 febbraio PrimAnteprima – Giornata di apertura delle Anteprime di Toscana 2024, Firenze 15 -16 febbraio – Chianti Classico Collection, Firenze
17 febbraio – Anteprima Vino Nobile di Montepulciano,Montepulciano
18 febbraio – Chianti Lovers & Rosso Morellino, Firenze
19 febbraio – Anteprima L’Altra Toscana, Firenze 17 – 18 febbraio DiVino, Bergamo 18 – 19 febbraio Viva la vite, Pescara dal 24 al 26 febbraio Gusto DiVino, Cremona 25 – 26 febbraio Vini da Terre Estreme. Pilota Green. Hotel Palatino, Roma 25 – 26 febbraio WH Award Selection – Taste of Italy Houston (USA dal 25 al 27 febbraio Slow Wine Fair, Bologna Fiere, Bologna 2- 3 marzo DiVino, Vicenza dal 2 al 4 marzo Rome Wine Expo, Roma 3 – 4 marzo I Vini del Cuore la Guida, Genova 9 marzo FarmFood Festival, Merano 9 – 10 marzo Wine&Spirits, Milano 10 – 11 marzo ViniSelvaggi, Roma 10-12 marzo Prowein, Düsseldorf (Germania) dal 15 al 17 marzo Enotica, Roma 16 -17 marzo Trevino preview, Treviglio (BG) 17 – 18 marzo Anteprima Vini della Costa Toscana, Lucca 23 – 24 marzo Bollicine in Villa, Santa Maria di Sala (Ve) dal 23 al 25 marzo Paestum Wine Fest,  Paestum (SA) 24 – 25 marzo Viva la Vite, Napoli 24 – 25 marzo Terre di Toscana, Lido di Camaiore (LU) 6 -7 aprile Garda Wine Experience, Montichiari (BS) 13 – 14 aprile Summa, Magrè (Bz) 13 aprile Opera Wine, Verona 13 -1 4 aprile VanItaly, San Bonifacio (VR) 13 – 14 aprile VinNature, Gambellara (VI) dal 14 al 17 aprile Vinitaly, Verona 20 – 21 aprile Morbegno DiVino, il mercato del vino in Valtellina, Morbegno (SO) Dal 25 al 28 aprile Orcia Wine Festival, San Quirico d’ Orcia (Si) Dal 25 al 27 aprile Calici tra le mura, Pizzighettone (CR) Dal 25 al 28 aprile Vinum, Alba dal 27 al 29 aprile 2024 Only Wine Festival, Città di Castello (PG) 4 – 5 maggio Valdichiana Wine Festival, Castiglion Fiorentino (Ar) Dal 9 al 12 maggio Porto Cervo Wine Festival, Porto Cervo (SS) 11 – 12 maggio Vignaioli contrari, Spilamberto (MO 11 – 12 maggio Royal Tasting by Merano WineFestival, Monza Dall’11 al 13 maggio Le Contrade dell’Etna, Castiglione di Sicilia Dal 18 al 20 maggio Best Wine Stars, Milano Dal 19 al 20 maggio Teruar, Scicli (RG) dal 20 al 22 maggio London Wine Fairs, Londra (Inghilterra) 23 – 24 maggio Anteprima della Vernaccia di San Gimignano, San Gimignano (Si) dal 23 al 25 maggio Merano InterWine Festival Expocenter, Guangzhou 25 – 26 maggio Radda nel Bicchiere, Radda in Chianti (Si) 26 – 27 maggio Vinaltum, Appiano (BZ) 2 – 3 giugno Merano WineFestival Georgia, Tbilisi dal 5 al 10 giugno Radici del Sud – Bari 12 – 13 giugno Anteprima Montefalco,  Montefalco (Pg) 14 – 16 giugno Hortus vini, Roma dal 15 al 17 giugno Ciliegiolo di Maremma e d’Italia, Grosseto Dal 17 al 23 giugno Vinoforum, Roma Dal 2 al 4 agosto Wine Art Festival, Levigliani (LU) Dal 18 al 23 agosto Terre Sicane Wine Fest, Santa Margherita di Belice (RG) 29 settembre Anteprima Merano WineFestival Gran Premio, Merano 28 – 29 settembre Vendemmiata Romana, Roma Dal 5 al 13 ottobre Milano wine week, Milano 25 ottobre Anteprima Merano WineFestival, Lagundo 2 – 3 novembre TreVino, Trevigno (BG) 9 – 10 novembre Van Vignaioli Naturali, Roma 16 -17 novembre Trevino, Treviglio (BG) 25- 26 novembre WH Award Selection – Giornata Vino Italiano, Stoccolma 7 – 8 dicembre Calici al museo, Busto Arsizio (VA) 9 – 10 dicembre Merano WineFestival, Osaka     Claudia Riva di Sanseverino & Ivan Vellucci Mi trovi su Instagram come @ivan_1969 e @crivads
Leggi
Arrow Right Top Bg

12 Dicembre, 2023

Sparkle 2024: un mondo di bolle

Ricordo di aver letto un articolo scientifico tempo fa che indicava in 1 milione il numero di bolle contenuto in un bicchiere e 49, sempre milioni, in una bottiglia. Dubbi a parte circa la tipologia di bolle derivante dal metodo di spumantizzazione e del rapporto 49:1, sono comunque un numero considerevole. Se dunque ci si trovasse in una sala con oltre 200 etichette di meravigliose bollicine italiane, il numero di bolle presenti sarebbe spaventoso! Fantasia? No, realtà. È quanto accaduto il 2 dicembre scorso nelle sale dell’hotel Parco dei Principi di Roma dove la rivista Cucina&Vini ha presentato la guida Sparkle 2024: l’eccellenza delle bollicine italiane. Ho trovato espressioni indubbiamente interessanti a conferma di quanto le bollicine si stiano affermando ma anche crescendo in quantità e qualità. Accanto ai nomi di produttori blasonati e vitigni affermati si fanno strada realtà tutte da valorizzare e scoprire. La guida Sparkle 2024 ne è l’essenza fornendo un utile orientamento per scoprire il meglio della nostra produzione su tutto il territorio nazionale. Nel mio blog Instagram e storie delle cantine e delle etichette degustate. L’invito che faccio è quello di bere responsabilmente, con gusto, scegliendo anche fuori dagli schemi e non fermarsi a contare le bollicine!   Ivan Vellucci Mi trovi su Instagram : @ivan_1969
Leggi
Arrow Right Top Bg

5 Dicembre, 2023

Berebene 2024: i migliori vini italiani sotto i 20€

Districarsi nel mondo del vino è davvero difficile. Nel 2022 l’ISTAT stimava in circa 255 mila le aziende vitivinicole attive in Italia. Avete idea di quante etichette di vino ci potrebbero essere? Solo di vitigni ne contiamo 545. Non voglio fare un calcolo combinatorio ma sono davvero tante. Forse troppe. Una vera giungla nella quale trovare un vino che incontri gusti ed esigenze dei consumatori è arduo. Tanto arduo. Per questo le strade sono molteplici.  Si va in enoteca dove si può scegliere autonomamente o supportati dal proprietario. Oggi ci sono anche i supermercati con cantine di tutto rispetto (Esselunga, Conad e Carrefour sopra tutti) spesso anche con sommelier dedicato.  Ci sono poi le fiere del vino. Qualche produttore li definisce dei “bevifici” ma per un consumatore è una occasione meravigliosa per avvicinarsi al mondo del vino e testare anche etichette prestigiose.  Sui social impazzano gli influencer che si proclamano esperti di vino. Io sono uno tra quelli e mi rendo conto che la credibilità spesso viene messa in discussione da logiche commerciali (che non mi appartengono). Infine le guide. Tante e delle più disparate. Essere presenti all’interno di una guida per un produttore è importante sia per riconoscimento al proprio lavoro sia per riconoscibilità verso i consumatori. Quando però la guida è Berebene del Gamberorosso, dove i vini devono rigorosamente costare meno di 20€ allora il connubio tra qualità e convenienza rappresenta il vero punto di incontro tra produttore e consumatore.  Non tutti possono permettersi vini costosi. Non sempre un vino costoso è sinonimo di qualità. Non si deve sempre bere vini importanti.  La guida Berebene 2024 contiene un nutrito numero di vini italiani (921) sotto i 20€ reperibili in enoteca ma anche nei supermercati. La presentazione è avvenuta nella meravigliosa cornice di Palazzo Brancaccio a Roma domenica 26 novembre dove l’incontro con i produttori ha consentito di testare i vini confermando a pieno la bontà delle scelte. Dunque, se è facile stupire con una bottiglia importante e costosa, più difficile è meravigliare con vini particolari e di assoluto valore. La guida aiuta in questo. Se vorrete poi fidarvi di un onesto blogger, seguitemi su Instagram @ivan_1969 dove trovate tutte le storie dei vini che ho testato. Vi aspetto   Ivan Vellucci Mi trovi su instagram : @ivan_1969  
Leggi
Arrow Right Top Bg

15 Novembre, 2023

Tenuta Ponziani. Cieca è la passione, folle la vita

“L’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma è anche vero che se gli occhi non vedono, è difficile cogliere qualunque sfumatura di colore.
È un difetto?
Quando vediamo qualcosa, i nostri occhi ne traggono giovamento. Il bello ad esempio. Vedendo qualcosa di bello come un panorama, il nostro cuore inizia a battere. L’entusiasmo ci pervade travolti dall’emozione di aver visto una cosa così bella.
Vedendo un tramonto al mare con al fianco la persona che si ama, veniamo rapiti da quel meraviglioso momento. I colori, le venature del cielo che si incastonano nell’azzurro che diventa di un blu sempre più scuro e intenso. Ciò che vediamo è così intenso che può capitare di dimenticarsi di quanto ci è intorno. Persona amata compresa (così che non è insolito beccarsi il rimbrotto “a cosa stai pensando?” “mi sembri distante”).
Gli occhi rapiscono il nostro cuore poiché hanno una potenza immensa e al tempo stesso rapiscono tutto noi stessi. Divorano ogni cosa che tenta di emergere. Come gli altri sensi.
L’udito, l’olfatto, il tatto, il gusto. Tutti vengono sopraffatti da ciò che i nostri occhi vedono. Siamo in trans, rapiti da ciò che vediamo. Troppo impegnati per curarci del resto.
Le persone che non posseggono la vista devono invece curare gli altri sensi così da svilupparli maggiormente tanto che, completando la frase di De Saint-Exupery: “..non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Sono stato invitato a vivere una Passione Cieca presso la Tenuta Ponziani, ad Orvieto, degustazione di quattro vini completamente bendato. Una esperienza che è stata utile per guardare qualcosa non solo con gli occhi. Siamo a circa 500 metri sul livello del mare. La Tenuta Ponziani è stata completamente ristrutturata dalla follia di una donna, Rossana Ponziani, che ha fortemente voluto questo luogo non già come vezzo quanto invece per tornare indietro nel tempo e riabbracciare la sua memoria. La terra. Gli odori dei nonni. Il sapore dei piatti cucinati e della frutta raccolta dagli alberi.
Le nostre origini sono nella terra e la nostra memoria, per chi ha la fortuna di aver vissuto una infanzia non contaminata, non può che avere, anche se in angoli nascosti, ricordo di quelle sensazioni. Spesso si dimentica tutto. Per tanti motivi, nessuno dei quali valido. Ogni giorno ci lasciamo andare sempre più lontani per poi, ogni tanto, ricordarci da dove veniamo. Basta magari un odore, una parola udita, una inflessione, un gesto, un colore. Basta davvero poco perché qualcosa riaffiori.
Non per ritrovare ma per far riemergere e tenere vive le emozioni di un tempo e proprie di un territorio pazzesco e meraviglioso. Restituire genuinità e dignità ai prodotti della terra e farli vivere a chi è in grado di aprire il proprio scrigno dei ricordi. Così Rossana ha iniziato questa avventura. I nostri vini sono fatti in vigna. Insistono su un territorio fortunato che ha delle peculiarità che li rendono gradevoli. Per noi che facciamo questi sforzi è una strada verso il miglioramento. Ho impiantato un frutteto perché i succhi di frutta non mi piacciono. Meglio i frullati. Animali di piccola taglia. Coltivazioni. Insomma, tutto vuole raccontare il territorio pazzesco e meraviglioso. È un cammino da far percorrere insieme a chi vuole tornare a vivere emozioni come la bellezza, memoria, amore. Temi che sembrano oggi banali perché il bello si ricerca attraverso il finto; la memoria la dimentichiamo; l’amore è qualcosa di lontano dal concetto vero di amore. Una avventura che Rossana gestisce avvalendosi di fidati collaboratori come Andrea, l’agronomo e Roberto, l’enologo. Oltre che una ulteriore schiera di persone che tengono la tenuta come fosse un giardino. Ecco, un giardino. L’impressione che si ha entrando nella tenuta dal piccolo cancello, è proprio quella di entrare in una casa attraverso il giardino. Non c’è sfarzosità o ricerca di un bello estetico. Si cerca e si trova una bellezza fatta di ordine, pulizia, minimalismo. Qualcosa della quale ce ne si innamora subito senza saperne il perché. O meglio, solo concentrandosi a capirne le motivazioni, ovvero dopo, si ha la consapevolezza.
La nostra mente dunque la memoria difficilmente trova dentro di se situazioni analoghe. Il giardino non sfarzoso, i saloni di ingresso eleganti e sobri, una piscina a sfioro non invadente, le piante medicinali che non impediscono la vista della meravigliosa valle, le vigne pulite che dolcemente accarezzano la cresta della collina. Ecco, l’atmosfera che tutto ciò crea non trova paragoni nella nostra memoria così che l’amore sboccia in maniera istintiva. Passeggiando per questi luoghi si ha la sensazione di casa. Una casa della quale tutti hanno rispetto.
Andrea parla della terra e delle coltivazioni con un sorriso di serenità che lascia trasparire l’amore per ogni zolla, per ogni pianta, per ogni animale che c’è nella tenuta. Rispettare il ciclo della vita riesce anche facile in un territorio come questo che un tempo fu mare. Come gran parte dell’Umbria (tanto che a scavare ancora si trovano fossili marini). Un terreno accarezzato dai venti che sa di minerale, venanzite, dovuta ai vulcani che si sono opposti al mare.
Non serve la chimica qui perché la natura è gentile. E pure se fosse necessaria, ci pensa Rossana a vietarla (con Andrea e Roberto più che d’accordo). La certificazione biologica è una convenzione che, al pari di quelle relative ai vini, non fa parte della filosofia aziendale. Qui quello che conta è la sostanza e la genuinità di qualunque cosa. Niente chimica ma non per convenzione insomma.
Il vigneto, vecchio di 17 anni, si estende per circa tre ettari con Grechetto, Chardonnay, Merlot, Cabernet Sauvignon utili per dar vita ai 4 vini della Tenuta: Velia (blend di Grechetto e Chardonnay con affinamento in acciaio), Veitha (Chardonnay in purezza con passaggio in legno di parte della massa), Fasti (blend di Merlot e Cabernet Sauvignon con affinamento in acciaio), Northia (Merlot in purezza con affinamento in tonneau). Ecco, proprio questi quattro vini sono stati oggetto della Passione Cieca. Quattro vini, stessa filosofia di coltivazione delle viti stessa passione e amore nel trattamento. Un vino deve essere prima apprezzato per le sue colorazioni e sfumature. Poi annusato, odorato, inalato perché tutti i sentori che custodisce possano sprigionarsi e suscitare emozioni. Infine portato in bocca per assaporarne l’essenza, gustato il sapore, valutato il bilanciamento e la persistenza, apprezzata la continuità olfattiva ma, soprattuto, continuare il viaggio emozionale. Nel trovarsi dinanzi ad un calice di bianco, la nostra mente si predispone a certi odori e sapori. Il nostro sistema di catalogazione riesce, in tempi estremamente brevi, a fornire le indicazioni di quanto ci attenderà. Anticipa qualcosa. E se questo “anticipo” ci facesse perdere qualcosa? Una semplice benda mette tutto in discussione. Non sappiamo cosa abbiamo dinanzi. Non siamo in grado di capire cosa stiamo per assaggiare. Dobbiamo fare a meno di un senso per concentrarci sugli altri. Sarà compito del naso indirizzarci verso un colore, una classificazione. Senza pregiudizi. Senza avvertimenti. Come un bambino che vede per la prima volta qualcosa.
I calici sono sul tavolo e vengono riempiti quando siamo già bendati. Percepisco gli effluvi che già mi svelano il colore. Il naso fa la sua parte. Il suono prodotto dal versamento del vino nel calice mi fornisce una ulteriore indicazione. L’orecchio fa la sua parte. Non ho altro a cui appigliarmi. Rimango in attesa delle indicazioni. Il primo vino che assaggiamo è il Velia, blend di Grechetto e Chardonnay. 
Le note sono fresche e pungenti. La salvia appare forte ma ciò che mi da più gioia è la mineralità che arriva impetuosa per poi lasciare spazio alla bianca frutta fresca.
Verticalità e mineralità in bocca con grande freschezza. Diretto Poi il Veitha, Chardonnay in purezza con parte della massa in tonneau per pochi giorni.
Il naso percepisce un colore ambrato. Si riempie di miele e fiori di camomilla oltre all’immancabile mineralità. .
Il sorso è pieno, ampio e rotondo. Ma non come il naso si sarebbe aspettato. Ottimo bilanciamento e persistenza che si affievolisce. Raffinato. Quindi Fasti, blend di Merlot e Cabernet forte di solo acciaio.
Le note di frutta rossa croccante, sono evidenti. Mineralità spinta e petali di rosa. Avvertibile anche la nota vegetale.
In bocca la freschezza c’è tutta. Il tannino presente ma non invadente. La mineralità costante. Vivo e interessante. Infine Northia, Merlot in purezza con leggera surmaturazione e passaggio in tonneau per 12 mesi.
Un grande vino con un ampio bouquet che parte con lampone e frutta quasi sotto spirito. Fiori in potpurri, nota vegetale, mineralità, ematico, ferro, spezie dolci, erbe aromatiche.
In bocca è potente e impetuoso nonostante i suoi anni (ci svelano essere un 2018). Secco e fresco con tannini maturi e non ancora addomesticati. Rotondo ma poi spigoloso. Impetuoso. Le note di una musica soave accompagnano la degustazione guidata da un sommelier che invoglia gli ospiti nel cercare dentro di se le sensazioni. 
Ho fatto decine di degustazioni con colleghi sommelier anche più esperti di me e la condivisione delle proprie emozioni e sensazioni è quanto di più bello possa esserci. Far vivere agli altri ciò che si vive e si è vissuto è un modo di aprirsi, di condividere, di suscitare emozioni similari.
Non mi vedevo, non vedevo gli altri ospiti, non sapevo delle loro espressioni. Sentivo la loro voce anche se il mio mondo era il calice, gli effluvi, il sapore, le emozioni.
Devo essere sincero, bendati, ogni differente sensazione ha acquisito un valore ed un peso diverso. Maggiore. Si, maggiore. Cosa dire dei vini della Tenuta Ponziani. Anzitutto il filo conduttore. Spesso i vini di una azienda sono sconnessi l’un l’altro. Come se non ci fosse una impronta. Quel qualcosa che rappresenta il territorio o il “creatore”. La presenza costante. In questo caso invece, c’è qualcosa che esalta ed identifica la provenienza dallo stesso vigneto. Anzi, lo sesso giardino. La matrice vulcanica e la venanzite è ciò che cammina da un vino all’altro apparendo al naso come mineralità quasi di torba e in bocca con spiccata sapidità.
Arriva marcata nel Velia, si affievolisce nel Veitha, ritorna nel Fasti, si affievolisce nel Northia. Un saliscendi che al naso segue un percorso leggermente diverso ma comunque sempre altalenante. La sequenza di degustazione ha esaltato odori e sapori dei vini in un sapiente crescendo di struttura e complessità.
Ho apprezzato il Velia per la sua verticalità e la forte presenza olfattiva della salvia. Ho scoperto il Veitha per gli aromi di torba sprigionati. Ho stimato il Fasti per la schiettezza. Ho amato infine il Northia per la sua grande complessità ed eleganza. Tenuta Ponziani, un giardino in un territorio fuori dal comune.
Rossana Ponziani, una donna di classe lucidamente folle. La passione è tutta qui. Che sia cieca o meno, poco importa. Ciò che importa è solo la follia. Che è vita Ivan Vellucci Mi trovi su instagram : @ivan_1969  
Leggi
Arrow Right Top Bg

8 Novembre, 2023

Marco Quintili: oltre la pizza c'è di più

  Quanto nella vita conti la fortuna e quanto il proprio talento non è dato sapere. Certo è che se anche si ha talento, occorre avere la fortuna di scoprirlo. Di capire che lo si ha. Altrimenti, sarà un vero spreco e la vita trascorsa non avrà avuto il compimento che si doveva. Quando mio figlio era piccolo, vedevamo insieme i cartoni animati. Ve ne era uno che si chiamava “In giro per la giungla”. Senza stare a tediarvi troppo, ricordo un episodio nel quale si parlava di talento e il messaggio che passava era che ognuno di noi ha qualcosa di speciale dentro di se. Non importa se piccolo o grande, ma qualcosa di speciale, forse di unico, lo abbiamo. Diverso da quello di un altro. Tutto sta nel comprenderlo, conoscerlo, gestirlo. Il problema è che se nasci in un piccolo paese dove di opportunità per scoprire la tua abilità ce ne sono poche, devi essere ancora più bravo. Altrimenti finisci per fare qualcosa di insignificante o, se va male, qualcosa che ti porta a vivere male e non a lungo. Il paese si chiama Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta. La persona che incontro è Marco Quintili che di professione ancora non ho capito se fa il pizzaiolo o l’imprenditore. O magari tutte e due. Conosco bene Pignataro Maggiore perché è a soli 5 km dal paese dei miei nonni materni dunque di mia mamma, Camigliano. Siamo vicino Caserta. Non è la Terra dei fuochi. Non ci sono discariche. Ci sono brave persone che lavorano la terra o nelle poche fabbriche li intorno. Paesi piccoli la cui monotonia viene rotta solo in occasione delle feste patronali. La domenica si va alla messa e ci si incontra al bar per le partite di calcio. I ragazzi, beh i ragazzi non è che abbiano molto da fare. C’è chi si unisce al gruppo parrocchiale, chi fa quel poco di sport che si può fare (oggi sempre di più devo dire), chi invece bighelloneggia in giro facendo le impennate sul motorino. Modificato ovviamente. Marco apparteneva a questa ultima realtà. La scuola non è che gli andasse proprio a genio. Al contrario dei luoghi comuni, la voglia di lavorare c’era tutta. Per essere sveglio era sveglio e ‘a cazzimma la teneva tutta. Così, all’improvviso, come capita alle volte (poche) nella vita, gli si para dinanzi una opportunità. Una di quelle che è più facile lasciare che prendere ma che se dovesse tornare indietro, riprenderebbe ogni volta.
Un suo conoscente, Pinuccio, ha un forno. Di quelli che (siamo nei primi anni 80) produce e vende pizza, pane, fritti. Tanta roba. Pizze americane come le chiama Marco. Si era ammalata una persona e Marco si fa avanti. Qui la vera “cazzimma”. Marco non sa fare nulla. Non ha mai fatto nulla in pizzeria. Ma si butta dicendo a Pinuccio che lui è in grado di fare quanto serviva. Andavo a lavorare alle 8 di mattina. Finivo alle 12 le preparazioni. Pinuccio mi ha insegnato i fritti, come si esponevano nel banco. I prodotti da forno. Mi ha messo dietro il bancone. Dopo le preparazioni, servivi la gente. Ho imparato a cuocere la pizza. Ho iniziato a lavorare nelle aziende del mondo pizza e a 21 anni ho aperto la prima pizzeria a Pignataro in società con altri: “La locanda di Pulcinella”. È rimasta famosa per qualche anno. Lavoravamo tantissimo. Il mio pensiero di pizza era già diverso dall’altro. La gente diceva che la mia pizza era diversa da quelle degli altri. Ma non capivo il perchè. Mi veniva automaticamente in quel modo e piaceva a tutti. Negli anni ho scoperto che era tutto a caso fino a che non ho studiato. Marco è una persona solare che ama parlare dei suoi prodotti invece che di se. La sua è una storia di riscatto ma anche di sacrificio. Dimostrare che anche un ragazzo semplice, lavorando, sudando, studiando ed impegnandosi a fondo, può farcela. Anche se sei disagiato e votato alla criminalità come chi è incappato in questo in quel di Tor Bella Monaca. Ce la puoi fare. Non serve tanto. Serve che la voglia sostenga ogni cosa. Il sacrificio e la fatica da sole non bastano. Serve studiare perché solo con lo studio capisci cosa stai facendo. Dai un senso alle cose.
Marco lo ha capito passando dal fare le cose per caso a comprendere non solo il perché ma sfruttando quel perché per migliorarsi fino ad arrivare a standardizzare.
Se apri più ristornati hai la necessità di offrire, in ogni punto della tua organizzazione, lo stesso standard di prodotto. Lo studio consente di capire per creare ricette, non solo in termini di ingredienti e procedimenti, ma di processi per replicarle. Protocolli che per funzionare devono essere comprensibili ovvero semplici.
La semplicità è uno dei mantra di Marco. Così come il ritorno alle origini. Non come slogan ma come elemento di attaccamento al suo passato.
Come lo capisco Marco. Le nostre radici sono a 5 km di distanza. Li, nel sud, dove le mie estati sapevano di frutta e di pomodori appena raccolti. Dove la pasta si condiva con il pomodoro pelato tritato dei barattoli delle conserve messe a bollire nel barile di latta. Dove la mozzarella era quella di bufala perché solo con quella si faceva la mozzarella seria e che andavamo a prendere con nonno Antonio al Caseificio Russo “‘ncuopp o spartmmient”. Dove ‘a vasinicola (il basilico) si trovava nell’orto di Mimma (così chiamavo mia nonna che in realtà si chiamava Antonina ma le figlie la chiamavano “mammina” e io, storpiando il nome con la lallazione, la chiamavo Mimma). Dove era la spesa non dovevi andarla a fare perchè arrivava da te durante la settimana. Ti svegliavi quando arrivava il venditore che urlava “pesce pesce pesce pesce. ‘O pesce fresco. Le alici, o baccalà”; quello della frutta “‘o melone chien’e fuoc, ‘o melone pasta gialla, ‘o melon’e pane”; quello della verdura “‘e patane d’avezzano, ‘e mulignane, ‘e puparuoli”…
Un universo di colori e sapori che solo chi ha avuto la fortuna di una infanzia così può avere nel proprio bagaglio. Marco lo ha e rimane attaccato al suo passato con tutta la voglia di trasmetterlo, di custodirlo per donarlo. Tramandarlo per non farlo perdere nel passato come se capisse che quel patrimonio non è solo il suo. Innovando certo ma rimandando fortemente attaccato al suo territorio.
La sua pizza ha la particolarità di essere leggera, più leggera delle altre. La tecnica non è nella stesura o nell’acqua come vogliono in molti far credere (c’è chi sostiene che a Napoli il caffè è buono per via dell’acqua ma non ci sono motivi scientifici in questo!). La tecnica è nella scelta della farina che lui ha compreso parlando di chimica. Sembra poco poetico. Sembra dissacrante. Ma è scienza. Quella scienza che in molti applicano bovinamente senza sapere cosa sia. Basta poco però. Basta studiare. Basta affidarsi ad esperti. Basta sperimentare. Ma ci vuole umiltà per questo. Non si può dire “io so fare perché ho esperienza”. Se studi, capisci e ti migliori.
Studiando la farina. Studiando i perché, Marco riesce a realizzare la sua pizza con un panetto di circa 230/240 grammi contro i 300 usuali. Questo rende il risultato ovviamente più leggero.
Semplice ma reale.
Con un risvolto anche meramente commerciale. Quando mangi la mia pizza hai ancora spazio. Te ne mangeresti un’altra o mangi altro. Così lo scontrino medio si alza. Sembra una cosa di poco conto ma è invece qualcosa di profondamente intelligente. Offrire una pizza leggera e che non gonfia, non solo non appesantisce il cliente ma offre la possibilità di sperimentare altro del menu di Marco. Benefici per il cliente e benefici per il business.
Ci sarebbe da chiedersi perché anche gli altri non lo imitino. La pizza di Marco è in stile napoletano. Puro e semplice. Cornicione alto. Impasto morbido.
La scuola è quella e non può che essere quella. Quando parli con Marco ti accorgi della sua serenità interiore ma anche di un senso, quasi, di frenesia. Vuole fare e fare e fare e fare. Non perché non si accontenti di ciò che ha. Marco ha voglia di divulgare ciò che sa. Quello che ha imparato è come se fosse qualcosa di così importante che non può tenerlo solo per se. Ciò che ha non è solo suo. È per questo che ha a cuore le persone che lavorano con lui. È per questo che il suo “metodo” vuole sia facile ma al contempo applicato alla lettera. La fortuna. Il caso. Mah, chi lo sa. Devi coglierle le occasioni. Così quando capita che Laura, la donna della sua vita, quella che diventerà poi sua moglie e madre dei suo figli, da Camigliano (toh, il paese di mamma), vuole spostarsi a Roma dove ha trovato un lavoro migliore. Dire se Marco sia stato animato da amore, da voglia della grande città, da spirito di intraprendenza o non so cosa, non è dato sapere. Fatto sta che molla tutto e va a Roma, ma non per starmene con le mani in mano. Qui lavora e lavora sodo. Ho frequentato panifici e pasticcerie affinando le tecniche. Da li a capirlo ci voleva lo studio. Libri, grandi aziende di farine, tecnologi, mi hanno fatto capire che la farina sembra una cosa semplice ma è chimica. Se metti acqua, lievito, sale, ognuno fa il suo processo. Era tutto un mondo da scoprire. Acqua, farina, lievito, sale. Ecco, così si fa la pizza. Alzi la mano chi durante il lockdown del 2020 non ha provato a fare la pizza. Ci siamo tutti scoperti pizzaioli per poi capire che fare una pizza non era poi così facile. Tanto che quando siamo ritornati ad uscire abbiamo, tutti, immediatamente abbandonato la farina nella dispensa. Eppure le abbiamo sperimentate tutte e tutti siamo diventati esperiti di lievito e farine. Marco invece studia. Capisce, e questo il suo vero salto di qualità, che quello che unisce acqua, lievito, farina e sale è nelle leggi della chimica. Quantità, temperatura, processo. Non basta. Serve una farina particolare per realizzare quanto ha in mente. O quanto realizzava senza saperne il perché. Così, quasi per caso, inizia a collaborare con Molino Magri di Marmirolo (MN) fino a realizzare la sua farina. Quella che oggi usa per le sue pizze alveolate e leggere. Quello che ho fatto tutto oggi è da dimenticare. Gli posso dare un senso a quello che facevo. Non lo capivo all’epoca. Marco dovrebbe essere un esempio per quei giovani che iniziano un mestiere pensando che non serva studiare. Leggere, apprendere, capire e poi fare. Puoi essere fortunato ma non sarai mai nessuno senza una solida base. La prima pizzeria a Roma nasce a Tor Bella Monaca, uno dei quartieri più difficili della capitale. Difficili per chi vive a Roma, non di certo per uno che viene dal sud. Tor Bella Monaca per Marco è casa e bottega. Aprire una pizzeria a pochi metri da una piazza di spaccio è un segno di riscatto. Un modo per far capire a chi vuole, che oltre la siepe c’è dell’altro. Fatto di fatica e sudore certo ma che ti da l’opportunità di creare qualcosa di positivo. Marco è così. Positivo. Di quella positività che non vuole mantenere per te. Vuole far capire a tutti che farcela è possibile. Anche per un ragazzo che arriva da Pignataro Maggiore e che si è diplomato solo quando ha scoperto l’importanza dello studio. Un ragazzo, oggi uomo, che non smette di sognare come non smette di sudare. Lo trovi dietro al bancone ad infornare le pizze come intento ad aprire un nuovo locale.
Anche questa è umiltà. Non si finisce mai di imparare come non si finisce mai di sudare. Questo è Marco. Questo un pezzo della sua vita. Ci siamo dati appuntamento in pizzeria. Ci andrò presto così da parlare, insieme a lui delle pizze.
A presto Ivan Vellucci Mi trovi su instagram : @ivan_1969
Leggi
Arrow Right Top Bg

25 Ottobre, 2023

Gambero Rosso "Tre bicchieri" 2024

Gambero Rosso “Tre bicchieri” 2024 Uno, nessuno, centomila. Oppure 498, come il numero dei vini premiati con l’ambito riconoscimento “Tre bicchieri” del Gambero Rosso. Possono sembrare tanti, ma se sono il frutto di oltre 50 mila etichette degustate, appare immediatamente evidente come rappresentino una percentuale bassissima (circa l1%).
Occorre anche sfatare il luogo comune che solo vini di prestigio possono ambire al riconoscimento poiché, tra i 498 premiati ve ne sono 56 (l’11%) sotto i 15€. Significativo invece come il 35% sia rappresentato da aziende biologiche e biodinamiche. Ogni vino è una opera d’arte poiché frutto di una attenta elaborazione della materia prima. Mani esperte che colgono i grappoli. Mani esperte che li lavorano. Mani esperte che trattano ogni fase del processo. Dietro ogni bottiglia c’è l’attento lavoro di persone che usano prima il cuore poi la mente per elaborare qualcosa che non può essere banalizzato come semplice “liquido”. Profumi, sapori, sensazioni. Ciò che troviamo nel vino è essenza, storia, passione, fatica. Una vera opera d’arte. Così, presentare i vini del Gambero Rosso in un luogo pazzesco come il Palazzo Esposizioni Roma di Roma, non può che essere la cosa più naturale del mondo: opere d’arte tra le opere d’arte. Ecco che i colori del vino e la creatività delle etichette si fondono perfettamente con l’ambiente circostante. Un museo che prende vita non solo dalle pareti ma anche dai banchi di assaggio. Qui si incontrano i creatori dei vini. Qui si parla di vino. Qui si discute di sentori. Qui si discute della storia. Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere tante persone. Dialogare con loro. Parlare la stessa lingua. Quella della passione. Ho avuto il piacere e l’onore di testare le loro opere e discutere di queste. Sul mio canale Instagram ho cercato di raccontare con delle storie le etichette. Magari un giorno avrò modo di raccontare anche le storie di alcuni creatori. Uscendo dal museo risulta difficile capire quale sia l’opera che ha attirato maggiormente l’attenzione. Allo stesso modo mi è impossibile dire quale vino, tra i tanti degustati, abbia fatto breccia in me. Perché ognuno mi ha fornito sensazioni diverse e importanti. Ognuno ha trovato uno spazio nella mia mente e nel mio cuore. In fondo così sono le opere d’arte: ci aprono la mente verso nuovi modi di esplorare il mondo. Grazie a tutti i produttori che ho incontrato e grazie al Gambero Rosso che mi ha consentito tutto ciò. Al prossimo anno! Ivan Vellucci Mi trovi su Instagram : @ivan_1969
Leggi
Arrow Right Top Bg

5 Luglio, 2023

Vini per l'Estate

Vini per l’Estate 2023 è stata la manifestazione organizzata da DoctorWine di Daniele Cernilli e tenutasi nella splendida cornice della terrazza dell’hotel Mama Shelter a Roma. Ambizione quella di proporre vini tipicamente estivi: grande freschezza e bevibilità senza rinunciare però alla complessità e finezza. Tutto all’insegna della semplicità e della grande capacità organizzativa, la giornata di fine maggio (domenica 28 per la precisione) meravigliosamente assolata e calda a discapito del clima tropicale della Capitale, è stata ideale per testare i vini proposti. Devo dire che le proposte sono state tutte azzeccate. Anche nei, giustamente pochi, vini rossi si è apprezzata la qualità estiva. Proposta anche la guida Vini per l’Estate presentata in anteprima a Milano il 20 maggio. NB I miei vini sono nelle stories “DoctorWine” del mio account Instagram (link sotto) Ivan Vellucci Mi trovi su instagram : @ivan_1969
Leggi
Arrow Right Top Bg

28 Giugno, 2023

Il vino Orgonico: la storia di Walter Vioni

Ancora una volta fuori dalla Toscana, ancora una volta in Emilia-Romagna, ancora una volta una cantina con qualcosa in più. Siamo a Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, in un territorio noto principalmente per vini di ‘pronta beva’, beverini e da tutto pasto. Sono venuta fin qui per incontrare Walter Vioni, proprietario di Cantina La Pietra, un luogo particolare, a tratti strano, eclettico e sicuramente unico. Da fuori sembra di essere sul set di un film di fantascienza, tra tubi di acciaio, marchingegni dalle forme più svariate e strutture architettoniche davvero insolite.   Dopo aver superato i controlli di Zeus, il cagnolone che ispeziona gli avventurieri, entriamo nel cuore della cantina, la stanzetta degustazioni, fatta di legno e pietra che scalda il cuore ancora prima di iniziare l’assaggio. Nonostante sia da diverse generazioni che questa cantina produce vino, è solo con Walter che la produzione enologica ha preso il volo verso nuovi orizzonti; la storia che vi sto per raccontare ebbe inizio nel 2016, quando Walter si vide distruggere il raccolto da una violenta grandinata. Incredulo da quanto avvenuto, e sentendosi completamente inerme, Walter iniziò a studiare soluzioni alternative, metodi per contrastare i danni ambientali, ed è così che cominciò la sua avventura nel mondo degli orgoni, tra cloudbuster e accumulatore orgonici. Di cosa sto parlando?
Facciamo un passo indietro nel tempo, al 1897, anno di nascita di Wilhelm Reich, medico psicoanalista, allievo di Freud, che dedicò la sua vita allo studio della psicopatologia e alla cura di malattie gravi come il cancro. Che c’azzecca col clima e col vino? Reich inventò la teoria dell’orgone, una sorta di particella invisibile che compone ogni elemento del cosmo e che, di conseguenza, è incorporata in ogni essere vivente, sia esso pianta, animale o uomo. Il livello di questa particella, di questa energia, deve mantenersi alto per assicurare la salute del corpo; se per qualche motivo il livello scende oltre una determinata soglia, il corpo sviluppa patologie, dalle più leggere emicranie ai più seri tumori.  E’ proprio al fine di ricaricare i corpi e bilanciare l’energia che Wilhelm inventò l’accumulatore di orgoni, un condensatore organico composto da strati di materia organica e acciaio (o ferro zincato), al cui interno viene appunto ‘condensata’ l’energia con la conseguente accelerazione del processo di guarigione del corpo ripristinando il relativo equilibrio biologico. Entrando in contatto con gli studi di Reich, Walter sviluppò dapprima un cloudbuster, un marchingegno composto da diversi tubi in grado di manipolare l’attività orgonica dell’atmosfera portando equilibrio fra le stagioni, e dopo, approfondendo sempre più la teoria, ha concepito la botte orgonica, un tonneau che segue gli stessi principi “stratificati” dell’accumulatore di orgoni, con materiale organico e acciaio. Non tutti i vini in produzione subiscono il passaggio in botte orgonica – non sarebbe nemmeno possibile dato lo spazio ridotto della cantina. La linea dell’azienda è incentrata principalmente su vini biologici, naturali e senza solfiti. Vini ‘semplici’ e di pronta beva, quasi tutti caratterizzati da quel abboccato amabile che decisamente non appartiene al mio gusto e che per tanto faccio fatica ad apprezzare pienamente. Qualitativamente molto validi, non come i classici vini naturali che appaiono gradevoli quando bevuti sul posto e risultano imbevibili quando li porti a casa. Il vino orgonico La star indiscussa della cantina è senza ombra di dubbio il Il Petra superiore orgonico: un vino rosso fermo, 60% Barbera e 40% Croatina, annata 2015, (unica ora in vendita), gradazione alcolica 15°, senza solfiti aggiunti, non filtrato e non chiarificato, fermentato a cappello sommerso con lieviti indigeni delle proprie bucce. L’etichetta in bronzo sbalzato a mano è davvero invitante, rende l’idea della particolarità di questo prodotto che non ha uguali… lo senti che è un vino d’annata, lo senti che ha fatto un lungo affinamento in botte, lo senti che ha un corpo strutturato, una persistenza decisa e un bouquet ampio, ma senti anche un vino “giovane”, un vino VIVO, spigoloso ma corposo al contempo. Si capisce che parliamo di un vino con un potenziale di invecchiamento indeterminato, un vino che non potrebbe che trarre beneficio dallo scorrere del tempo, eppure è già pronto, completo, appagante. Sicuramente raccomando una visita a cantina la Pietra, non fosse altro per dare uno sguardo ad un mondo che non siamo abituati a vedere ma che esiste e ci pervade. Walter è stato un ottimo cicerone, paziente, esaustivo e decisamente eclettico. Riguardo agli studi di Reich, online si trova diverso materiale per eventuali approfondimenti. Ad oggi, il principale centro di studi è presso il Wilhelm Reich Museum a Rangeley, nel Maine, Usa, un museo che fu ideato dalla primogenita Eva Reich. Non esistono vini buoni o cattivi: esistono persone non adatte alla condivisione! A cura di Ambra Sargentoni. Se vuoi sapere di più su di me scopri il mio sito    
Leggi
Arrow Right Top Bg

22 Giugno, 2023

Roma Hortus Vini 2023

È proprio vero che Roma nasconde angoli di paradiso. Passeggiando per la città è possibile voltare l’angolo e rimanere estasiati da ciò che si incontra. Opere d’arte, scorci, monumenti, chiese. In ogni quartiere c’è la storia e la meraviglia che può emergere. Così, all’improvviso. Trastevere è il quartiere della movida romana affollato soprattutto da stranieri che arrivano da ogni dove per un drink o un piatto di pasta. Eppure, gli scorci che offre possono essere unici. indimenticabili Difficilmente dal quadrilatero della movida ci si sposta però verso il carcere di Regina Coeli lungo via della Lungara. Come se Porta di Settimiana fosse una sorta di colonna di Ercole a delimitare il perimetro della vita notturna. Si, occorre un buon motivo per percorrere quella via e imboccare via Corsini per arrivare a Largo Cristina di Svezia. Magari per visitare l’Orto Botanico di Roma. Ma chi va all’Orto Botanico ai giorni d’oggi? Forse scolaresche costrette ad imparare le piante. Appassionati. Sbadati. Appassionati di vino. Come appassionati di vino? Questo è il bello di Roma. Una location per degustare vini si può anche trovare lungo i suggestivi viali dell’Orto Botanico di Roma. Questo grazie a Luca Maroni che con il suo staff ha organizzato la quarta edizione del Roma Hortus Vini, il festival dei vitigni autoctoni del vigneto Italia tenutosi dal 16 al 18 giugno scorso. Così, passeggiando per i viottoli dell’Orto Botanico, tra piante e fontane, allietati da una musica soave, si incontrano i tanti produttori con i loro interessantissimi vini i cui sentori si mischiano piacevolmente con ciò che la natura offre. Banchi di assaggio intervallati da food truck gestiti dallo chef Fabio Campoli e il suo staff di Azioni Gastronomiche per accompagnare degnamente i sorsi. Palcoscenici naturali che danno vita ad interpretazioni teatrali con il vino non sempre protagonista. La mia personale passeggiata mi ha consentito non solo di scoprire ottimi vini e parlare con meravigliose persone, ma anche di spingermi verso un meraviglioso angolo dell’orto con le vigne in crescita: qui si coltivano, in maniera biodinamica ben 155 varietà di uve. Un vero patrimonio da preservare e tutelare. Suggestivo, istruttivo, coinvolgente. Un vero plauso all’organizzazione Nelle mie stories di Instagram (Roma Hortus) tutti i vini Ivan Vellucci Mi trovi su instagram : @ivan_1969
Leggi