28 Lug 2022
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La Valcalepio è il giardino di Bergamo

La Valcalepio è il giardino di Bergamo e deve questo nome ad un origine greca da Kalos-Epias ovvero Terra Buona.

Ci troviamo in provincia di Bergamo in una zona collinare che si trova tra il lago di Como e quello di Iseo, compresa fra i fiumi Cherio e Oglio.

Un territorio ricco e generoso che merita di essere scoperto.

Io ho avuto questa fortuna e vi posso assicurare che la meraviglia è stata tanta. Durante la mia visita ho avuto una guida di eccezione ovvero Sergio Cantoni Direttore della Cantina Sociale Bergamasca.

Insieme a lui e alla figlia Sara ho avuto la possibilità di visitare realtà con caratteristiche diverse ma ognuna con una forte identità pur essendo in linea d’aria molto vicine.

Sono stata sorpresa dalla varietà di declinazioni, sfumature, intensità e colori che questi prodotti possono regalare. Protagoniste indiscusse le bollicine ma anche vini rossi e bianchi da invecchiamento.

Le aziende visitate sono state ovviamente la Cantina Sociale Bergamasca, dove i miei pregiudizi  si sono disintegrati, la Tenuta Celinate, Il Cipresso, Il Calepino e il Podere del Merlo. Quest’ultimo oltre alla cantina dispone di una struttura ricettiva a dir poco elegante e di un ristorante capitanato dallo Chef Riccardo Crepaldi che mi ha entusiasmato per l’eleganza e la raffinatezza dei piatti.

Un territorio questo, che ha visto proliferare un’intensa industrializzazione ma dove allo stesso tempo i bergamaschi hanno saputo preservare e assecondare orgogliosamente la vocazione della loro terra.

Molti infatti gli industriali che hanno investito nell’attività enoica recuperando poderi abbandonati e riportandoli allo splendore iniziale. Alcune proprietà sono in attesa di restauro bloccato dalle lungaggini delle Soprintendenze come Villa Celinate, che risale addirittura al ‘400. Appartenuta ai Masciadri Orsini parenti dei Visconti di Milano, è una delle più grandi ville di Scanzorosciate, ma anche una delle meglio conservate sia dal punto di vista architettonico che pittorico. La Villa si trova in un anfiteatro naturale circondata da 50 ettari di terreno collinare a corpo unico di cui 23 coltivati a vigneto e 3 a uliveto.

Una curiosità: Luigi Veronelli nel ’78 raccontava di aver “guadagnato” nel trasferimento da Milano a Bergamo “oltre che per bellezza e quiete e cibi” anche per le bottiglie di Valcalepio che riteneva “degne del massimo rispetto”. Se lo diceva lui vi potete fidare …

Facendo una carrellata di quanto prodotto in zona parto sicuramente dal Valcalepio Rosso, Doc riconosciuta nel 1976. E’ un blend di uve Merlot e Cabernet Sauvignon vinificate separatamente. Il disciplinare prevede l’assemblaggio in proporzioni Merlot 40-75% e Cabernet 60/25%.

Si passa all’affinamento in botte e alla vendita a partire dal 1 novembre dell’anno successivo alla vendemmia. Abbiamo poi la Valcalepio Rosso Riserva che prevede un affinamento di 3 anni per passare al Valcalepio Bianco (Chardonnay e/o Pinot bianco 55/80%, Pinot Grigio 20/45% ). Inoltre troviamo la Bergamasca IGT dove vengono impiegati vitigni tradizionali.

La vera sorpresa per me è stato il Colleoni DOC. Una DOC neonata (riconosciuta nel maggio 2011) che decreta la riscoperta e la rinascita di alcuni vitigni autoctoni per anni dimenticati ma coltivati storicamente nel territorio bergamasco.
Sono ben 14 le tipologie che non vi elenco per non annoiarvi. Io ho sono stata conquistata da COLLEONI della cantina Sociale Bergamasca, Spumante Brut Millesimato, un metodo classico da uve Chardonnay, Pinot Grigio e Incrocio Manzoni 6013, affinato per almeno 24 mesi sui lieviti.
Le vere star indiscusse sono state però il Valcalepio Moscato Passito e il Moscato di Scanzo. L’uva da cui si ottengono queste due denominazioni è la stessa ovvero il Moscato di Scanzo, addirittura pare introdotta sulle colline bergamasche dai Romani, in due territori limitrofi eppure diversi (il comune di Scanzorosciate per la DOCG, i comuni della zona vitivinicola Valcalepio per il Valcalepio Moscato Passito DOC).
Il Comune di Scanzorosciate  è un piccolo comune della bergamasca che si è fatto conoscere negli ultimi 15 anni per la produzione enologica, è la patria di una delle più piccole DOCG d’Italia e rappresenta
un unicum: il nome della sua DOCG è anche il nome dell’uva richiesta per produrla.
Il disciplinare prevede la raccolta dell’uva a ottobre, successivamente i grappoli vengono posti in appassimento per almeno 21 giorni. Solo a questo punto si procede con la vinificazione durante la quale la fase fermentativa avviene prima sulle bucce e poi con il solo mosto. Dopo un lungo processo fermentativo e di affinamento il vino può essere messo in commercio a partire dalla primavera del secondo anno successivo alla vendemmia.
Pare che fondamentale per la produzione sia questa particolare pietra biancastra calcarea chiamata sasso de luna, una roccia molto dura che sfida le viti ad affondare faticosamente le radici. Una volta che le viti riescono a penetrare tra queste particolari rocce, estraggono il massimo in termini di sali e di aromi dando origini a uve estremamente profumate.
Da questa esperienza mi porto a casa la rinnovata certezza che in qualsiasi angolo d’Italia esiste una particolarità, una ricchezza e un tesoro da scoprire e divulgare.

A cura di Claudia Riva di Sanseverino