03 Ott 2022
Editoriale

Passato, presente e futuro: è il tempo delle sfide.

Riflettevo in questi giorni in cui il vino è tornato a far parlare di sé in modo forte con la Wine Media Conference, di cui Wine Tales è stato la voce narrante in diretta, sul passato da cui proveniamo e sul futuro, così incerto, che dovremo affrontare come produttori, appassionati, narratori dell’universo enologico.

Nuove sfide, difficile da interpretare, ci aspettano. E nei momenti di difficoltà spesso serve guardarsi indietro per analizzare e capire come le stesse difficoltà sono state affrontate in passato. L’obiettivo non è rivolgersi alla storia per paura di affrontare il futuro. La storia insegna, che sia remota o passata prossima. I tempi che ci aspettano, oltre che incerti, saranno verosimilmente meno “abbondanti” e, in ogni caso, dovranno tenere conto del problema ecologico ed energetico.

Ottimizzare insomma, smettere di essere energivori, questa sarà la sfida. Non sarà facile, veniamo da decenni di abbondanza, spreco, sperpero. E per energia non intendo solo quella elettrica, ma, e soprattuto, energia umana e planetaria.

Si deve interrompere il loop di consumo scellerato di suolo, di risorse, di tempo. Questo consumo è scellerato perché non costruttivo, fine a sé stesso, schiavo di logiche economiche che, inutile nascondersi, hanno perso perché fatte per autoalimentarsi. Logiche che ci hanno fatto perdere il senno, il contatto con la realtà, la misura, il discernimento, l’umiltà.

Parlando di vino mi sono resa conto che molto è già cambiato, ma che si ha ancora tanto da fare soprattutto se si vuole davvero scegliere la via della sostenibilità, che spesso cozza con le necessità economiche, le abitudini consolidate di allevamento e coltura, le regole da rispettare.

Negli anni ’80 non vi era coscienza di alcun problema ecologico, climatico, ambientale, nonostante la letteratura non si sia mai risparmiata, sin dall’esordio dell’era industriale, dall’avvisare sulle possibili derive di un consumismo sempre più accelerato.

E' il tempo delle sfide simonith e sirch

Il passato ha molto da insegnarci. Come Simonith & Sirch sono diventati, negli ultimi decenni, sinonimo di un ritorno al passato nelle tecniche di cura e potatura della vite (che così potata può campare più di 100 anni) senza per questo ignorare le possibilità tecnologiche contemporanee, così forse dovremmo tutti capire come nel passato si possono trovare chiavi di lettura e soluzioni a problemi odierni.

Il vino in Italia ha avuto storicamente una dimensione privata, era parte di un’economia familiare. Erano poche le regioni eccezioni alla regola, erano quelle dove la proprietà della terra e la produzione vinicola era appannaggio di grandi e nobili famiglie.

Le lezioni dobbiamo invece prenderle dalla storia contadina, da chi della terra ha sempre fatto non fonte di reddito ma di sopravvivenza.

In passato tra le viti si piantavano leguminose (il sovescio) e tutto ciò che poteva tornare utile a sfamare molte bocche. Si sfruttava ogni centimetro di terra libera e coltivabile, ripe comprese. E così la biodiversità, di cui oggi tanto parliamo, era già di per sé garantita. Penso a quando non esistevano fili e pali d’acciaio, e la vite cresceva attorno ad altri alberi ed essenze (la cosiddetta vite maritata) . Il sapere popolare, tramandato per generazioni, può rivelarsi una ricchissima fonte di spunti, riflessioni, azioni che oggi diventerebbero rivoluzionarie e creative (quindi oggetto di storytelling e di social marketing) cui attingere senza timore.

 

E' il tempo delle sfide

Un universo di sapienza e conoscenza cui attingere, senza dubbio e senza timore di innestare (come si fa con la vite) il nuovo sul conosciuto, la tecnologia sulla tradizione, il futuro sul passato. 

Chi si occupa di vino sa quanto le radici siano fondamentali per la sopravvivenza della vite in condizioni climatiche estreme, quindi perché non imparare dalla realtà che ci circonda, da madre natura, a costruire il futuro recuperando il necessario rispetto per la terra che l’uomo per secoli ha adottato, non tanto per scelta quanto per necessità?

Il momento è arrivato, già da un po’.

Francesca Pagnoncelli Folcieri