Top Italian Food 2024 Gambero Rosso
Top Italian Food 2024 Gambero Rosso ovvero le eccellenze gastronomiche italiane. Una sede di rilievo come Palazzo Brancaccio a Roma per premiare, lo scorso 18 dicembre, le migliori aziende che, con sapienza artigianale e tanta passione, producono veri gioielli alimentari. Da custodire e preservare perché i sempre più attenti consumatori non dimentichino mai da dove veniamo.
Non sono riuscito ad assaggiare tutto ma quello che i meravigliosi produttori hanno offerto è qualcosa che deve, sottolineo il deve, essere provato.
Scoprire o riscoprire i gusti veri della tradizione italiana è un dovere per tutti noi. Un patrimonio culturale che occorre tramandare in quanto opere d’arte.
Mi sono imbattuto nella mortadella Favola del Salumificio Mec Palmieri che al solo sguardo si scioglie in bocca restituendo un gusto che meriterebbe solo una rosetta o, perché no, la splendida piadina di Fresco Piada fatta, non potrebbe essere diversamente, a Riccione con il lievito madre naturale e senza uso di conservanti.
Ma! Officina gastronomica di Morbegno (SO mi ha offerto la Brisaola di codone, ottenuta da coda di manze stagionate naturalmente per almeno tre mesi. Un gusto forte, forse non per tutti, ma strepitoso.
Il Pecorino Romano DOP di Cibaria con sede in quel di Castel Gandolfo (Roma) ottenuto riequilibrando la salinità, valeva da solo la visita alla premiazione.
La mozzarella del caseificio Costanzo di Lusciano (CE), beh è “La” mozzarella di bufala. Il resto lo lasciamo agli altri.
Nozione di merito alle creazioni Limori di Roma. Non semplici bibite ma una riscoperta di gusti con i quali i miei nonni mi viziavano: Spuma, Cedrata, Chinotto, Gassosa, Tonica, Ginger beer, Lemon, Soda e Limonando (poi magari questo nome ve lo racconto in un altro articolo).
Il pecorino, quello sardo di Sepi di Marrubiu (OR), è qualcosa che non dovrebbe mai lasciare la Sardegna e mangiarlo solo li per quanto è buono. Così da preservarlo!
Non amo particolarmente il prosciutto cotto, benché meno il Praga. Ecco, assaggiando quello di Olvino Morgante di Trieste, cotto a bassa temperatura e lievemente profumato con legno di faggio, mi sono convertito. Poi assaggiando anche il San Giovanni di Cotto Capitelli (Borgogno Val Tidone, Piacenza), prodotto di altri tempi insaporito con un infuso di erbe e spezie, ho pensato a cosa mi ero perso per anni!
Sushi al Top Italian Food? Si ma di mortadella, guanciale e prosciutto cotto Gran Selezione. Una squisitezza di Fiorucci (Pomezia, Roma) che dovrebbe essere portata sulle tavole dei ragazzi che tanto amano il sushi (anche se poi mangiano solo quello fatto dai cinesi con l’all you can eat che di certo non è il vero sushi!).
Mi sono lasciato tentare dalla colomba al pistacchio della pasticceria Angelo Inglima di Canicattì (AG) accompagnata con adeguata crema, sempre al pistacchio. Se avessi avuto più tempo avrei finito colomba e crema annessa.
Miglior panettone, un milanese? Proprio no. La pasticceria De Vivo di Pompei (Na) dimostra che il panettone lo si può fare meglio che a Milano. Basta (si fa per dire) avere una esperienza lunga sessanta anni. Sempre in tema di panettoni, occorre rimanere al sud e in particolare a Perdifumo (Sa), nel Cilento per assaggiare un altro grande, grandissimo panettone. Quello della pasticceria La Ruota che di anni di esperienza ne ha “soli” 48. Bontà pura.
Il cioccolato è cosa seria e reinterpretarlo è complicato. Ci è riuscito Giacomo Bellantoni che da Santa Rufina di Cittaducale (Ri) riesce a portarti in giro per il mondo con una esplosione di sapori e odori. Applausi.
Il tortellino di Gratifico da Minerbio (Bo) è poesia e sogno. Ma soprattutto amore con la sua sfoglia ruvida, il ripieno di mortadella e parmigiano invecchiato 30 mesi (tanta roba).
Non potevano mancare dei vini, quelli della Azienda Agricola Virgona di Salina (Tp). Le espressioni della Malvasia, che qui ha trovato il suo habitat ideale, sono davvero notevoli. Da approfondire!
Insomma un pomeriggio che mi ha fatto scoprire prodotti eccellenti, mi ha fatto ricredere su qualcosa, mi ha suscitato ricordi, mi ha fatto incontrare nuovi amici.
Grazie Gambero Rosso!
ivan.vellucci@winetalesmagazine.com
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