14 Ott 2024
Riflessioni Enologiche di un Viaggiatore diVino

Mi manca l’aria

In sostanza chiedevo un anestetico, un letargo, una certezza di essere ben nascosto. Non chiedevo la pace nel mondo. Chiedevo la mia. C. Pavese

Che silenzio stamattina! Siamo soli nell’universo?

bolognaLo sguardo scandaglia i tetti di una città ancora addormentata, come fosse uno spazio siderale, nella speranza di intercettare un segnale, un qualsiasi segnale, che ci confermi l’esistenza di civiltà. Finora però ogni sforzo si è tradotto in uno strano, e un po’ inquietante, silenzio.

Significa che dobbiamo arrenderci all’idea che si è davvero soli?

Non necessariamente.

Il silenzio che circonda forse vuol dire che si ricerca la cosa sbagliata nel modo sbagliato, e che un buon inizio per affrontare la probabilità dell’esistenza è affrontare l’eccezionalità nell’universo della presenza nei luoghi visti e vissuti. L’occhio ingannato dal vivido realismo delle immagini, si comporta come una mano, confondendo l’intelletto. Tale inganno suscita sensazioni legate a doppio filo alla nostra capacità empatica e alla percezione del corpo, portando ad interrogarsi sulla portata illusionistica della vita

Questa riflessione nasce da una messa a fuoco della percezione. Da un esercizio di attenzione congiunto di chi scrive, che presuppone, una straordinaria sospensione interiore, un silenzio ed una quiete eccezionali. Ebbene, in questo momento, la mente non è sgombra.

La verità è che il tempo in più, che è dato a molti di noi in questo periodo, non ha la stessa qualità che, se fosse il risultato di una trasformazione strutturale o “sana” delle nostre vite. Il tempo in più che abbiamo non è vuoto, è abitato da un nuovo campo di forze. In questo contesto, un’opzione è quella di non imporsi di scrivere.

Mi Manca l’Aria è il risultato di un’indagine a partire da un improvviso impedimento fra la gola e i polmoni: in quell’assenza di respiro, si concentra, dipanata nella confessione di chi scrive.

Ci sono luoghi che non si limitano a raccontare storie: sono salvezze silenziose, ripari invisibili quando l’anima vacilla. In questi luoghi in cui il mondo sembra sgretolarsi sotto i nostri piedi, sono i ricordi a trovarci, come fari nella nebbia. Tra i ricordi, scopriamo parole che sembrano scritte per noi, verità nascoste che ci confortano e ci scuotono, risvegliandoci dal torpore. Alcuni pensieri non ci offrono solo una via di fuga: ci portano a galla, ci danno respiro quando tutto il resto manca d’aria, restituendoci frammenti di noi stessi che credevamo perduti per sempre.

Come un lungo racconto attraverso il sogno e lo spazio, La Vecchia Dogana, è una mappatura delle terre dell’immaginazione, dell’emergere di simboli, figurazioni, echi di strofe ed enigmi. Qui la poetica del luogo si situa, oltre il mero concetto di spazio, trovandosi costantemente errante attraverso le mete del possibile, viaggiando in un intrico minuzioso di segni, tra rovine e fabulae intimistiche, tra terre inconsce e natura, profilando una miscellanea di visioni che si costruiscono come percorsi del sentire, tra interiorità, cosmo e incanti del mondo naturale. Giuseppe e Natalia hanno realizzato qualcosa di unico a Bologna, città dove la proposta è molteplice ma spesso monocorde. Alla Vecchia Dogana, attraverso le proposte di beverage & food (Vini e Delizie dal Mondo), puoi sondare l’invisibile spazio confinale tra la persona e il globo.

Esemplificazione di questo processo è Matthias Warnung – Potato Land 2023.

Vino importato direttamente dal locale (altro plus del modus operandi da non sottovalutare) senza l’ausilio di intermediari (Agenzie/Distributori).

Uve 100% Gruner Veltier raccolte a mano, pressate direttamente in cantina, dove effettuano una fermentazione malolattica per mezzo dei propri lieviti in vasche d’acciaio inox; qui viene lasciato affinare per 11 mesi. Un vino bianco soffice che assume caratteristiche nuove trasmesse nel bicchiere, facendo assaporare l’Austria e i suoi panorami.

Quando ti Manca l’Aria, naturalmente, c’è anche l’opzione di continuare a scrivere. Comporre, potrebbe anche essere un modo di comprendere e rielaborare la congiuntura. Quasi ovunque, in questi giorni, il soundscape (così lo chiamerebbe Murray Schafer, il cui libro “Il paesaggio sonoro” si concentra molto sull’aspetto uditivo dei processi sociali) è cambiato radicalmente.

Viviamo, al momento, nel bel mezzo di una sovrabbondanza di messaggi, di parole, di testi, di gesti che assumono spesso una valenza sonora. E la ridondanza, secondo l’intuizione di antropologi come Lang e Malinowski, è alla base del mito e del rito. Ridondanza di parole da un lato, di gesti dall’altro.

E forse è proprio da qui che prenderà le mosse la rielaborazione del momento.

Come i non detti, anche i non scritti contano moltissimo.

Uomini senza anima, la poesia è morta ormai, musica, fiori di plastica……morirà? O. Petrini

LA PROPOSTA DELL’ENOTECA: Rotazione di circa 15 prodotti in mescita: Francia, Austria, Portogallo, Grecia, Ungheria, Argentina, Nuova Zelanda. Bollicine e Vini Fermi, Bianchi e Rossi.

 

Marco Sargentini

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