11 Set 2024
Riflessioni Enologiche di un Viaggiatore diVino

L’uomo che ride

Come una fune ho teso, ho teso l’anima sul precipizio e vi ho fatto l’equilibrista, giocoliere di parole. V. Majakovskj

La sveglia suona. Penso siano le 6.15. o le 6.17. Non ricordo a che ora ho puntato ieri sera l’orologio. Certamente ad un’ora dispari. Sono le 6.17. Ieri l’avevo programmata alle 6.15 e non è stata un granché di giornata. Allora ho puntato la sveglia ad un’altra ora. Come a volermi assicurare una giornata nuova davvero.

Che giorno è? Credo sia mercoledì. Mi capita spesso, ultimamente, di non saper dire subito e velocemente che giorno sia.

Appoggio una mano sul petto per accertarmi delle condizioni di salute del mio cuore. Batte a rilento, a colpi alterni. È malmesso. O forse è solo la tachicardia del mattino, quella che mi annuncia che sono sveglio e che è ora di rimettersi in piedi. Mi accorgo che il mio umore, appena sveglio, è neutrale. Assume le sfumature del caso solo quando ricordo come mi sono addormentato.

Faccio attenzione ad appoggiare il piede sinistro per primo. Ne va dell’andamento della giornata. Guai se dovessi appoggiare quello destro. Se oggi dovesse accedere qualcosa di negativo non riuscirei ad accettare il fatto che possa essere avvenuto il giorno in cui ho appoggiato il piede destro per primo. Piuttosto me lo amputerei. Ma questa opzione comporterebbe altri tipi di disagio.

Mi siedo e penso. Trovo che la mia attività cognitiva sia l’evento più interessante a cui io mi ritrovo a partecipare. Trovo che la riunione condominiale tra la parte più razionale del mio mondo cerebrale e il mio cuore sia eccitante. Mi dispiace solo che vinca sempre o quasi, la ratio (forse perché il cuore è tachicardico, chi può dirlo).

Vivere è avere storie da raccontare. Spesso queste storie non sono altro che la nostra quotidianità, molte volte volutamente distonica: come andare al bar per bere un caffè in un “quartiere sconosciuto”, fare la spesa in un mercato rionale diverso dal nostro o sorseggiare un calice di vino in un’enoteca dall’altra parte della città. Uscire per vivere, ricercare per essere. La nostra identità non è definita da ciò che possediamo, è piuttosto una miscela dei luoghi che abbiamo visitato, delle persone con cui abbiamo condiviso. Gli ambienti dove emergono le esperienze costituiscono particolari luoghi attraverso cui osservare la realtà, affrontare ostacoli, misurarsi con gli altri e con le regole, esprimersi, intervenire in modo attivo, mettersi alla prova: conoscere la vita.

A 34 km da dove abito, c’è il quartiere Garbatella, uno dei rioni più affascinanti di Roma, in cui l’anima popolare si sposa con i profumi e i colori di un’urbanistica unica nel suo genere www.romaapiedi.com/itinerari-turistici-roma/garbatella/.

Difronte al Palladium, mecca e luogo mistico per chi come me ha vissuto gli anni ’90, c’è l’Enoteca La Mescita.

Angelo, oste e punto cardinale dell’enoteca  è il nostro Uomo che Ride. Con la sua passione denota l’amore per il suo locale, dove la proposta è interamente dedicata ai vini naturali, e stasera ci aiuterà a consacrarlo con un Pét Nat Les Sobrieres 2023 Domaine Obriere Blend di uve Muscat e Merlot prodotto in Linguadoca (Francia). Una bolla piacevole e sottile con note agrumate ben distinte, dall’acidità persistente con un finale di mousse di pompelmo. È un prodotto profondo, appagante e godurioso.

Questo luogo, dove alle pareti spiccano appese alcune stampe dell’artista torinese Cannizzo e questo vino, forniscono la possibilità di abitare lo spazio esistenziale. L’abitare, come indica Heideggher, implica la capacità di stare presso i luoghi e le situazioni, di esplorarli, di soffermarsi su di essi con la presenza del corpo, dei pensieri e dei sentimenti. Il tratto fondamentale dell’abitare è l’avere cura, il prendersi cura di ogni cosa nella sua essenza, Solo se abbiamo la capacità di abitare possiamo costruire (M.Heideggher), affermare “ci sono, esisto” e far parte autenticamente di un luogo, sentendolo parte di noi. Nel processo di interiorizzazione di un luogo e di conoscenza del mondo l’uomo qui usa il vino: inizialmente conquista lo spazio e gli fornisce un significato, poi con l’ausilio del calice ricorre a strategie di rinforzo del significato con una serie di attività ripetute con ritualità, come il roteare il bicchiere l’annusarne il profumo, goderne del gusto.

L’uomo che Ride, non tornerà mai più, l’ho visto andare via……il suo sorriso è promemoria della complessità, delle emozioni umane e delle scelte che facciamo nel perseguimento del nostro senso di valore.

Ti trovi nel cuore dello spazio. Lo senti intorno a te. Presta attenzione al tuo corpo. Ascoltalo. Ti guiderà alla scoperta. L’esperienza fisica è una forma di conoscenza. Ogni cosa suggerisce sensazioni e comportamenti diversi. Scegli quello che ti fa sentire a tuo agio. Ricorda, la vita è delicata, trattala con cura. Alcuni ambiti ti accoglieranno, altri potranno metterti alla prova. Ogni attimo ci parla in modo diverso, ogni persona è diversa, ogni esperienza è unica. Alcune ci distruggono, altre ci trasformano.

Questo è un invito a partecipare.

LA PROPOSTA DELL’ENOTECA: Rotazione di circa 8 prodotti in mescita: Francesi (Bollicine). Italiani Vini Fermi Bianchi, Rossi e Rosati.

Tutti i prodotti proposti sono rigorosamente Naturali.

 

Marco Sargentini

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