Itinerari diVini

A cura di WineHo

L’ospitalità in cantina è sempre più uno dei privilegi che il territorio italiano può offrire, abbinando 3 elementi caratterizzanti la nostra eccellenza: Il prodotto, il territorio e la sua cultura ed il nostro modo di fare ospitalità, mettendo al centro il turista e coinvolgendolo in modo esperienziale.
WineHospItalian ha lo scopo di selezionare le esperienze più innovative e coinvolgenti, proponendo ai lettori percorsi di conoscenza e non solo degustazioni.
Andremo da nord a sud, dal Veneto alla Sicilia, passando per la Toscana ed il centro Italia, raccontando di emozioni che il turista può scegliere di degustare e vivere.

Castelsimoni Arrow Right Top Bg

19 Luglio, 2022

Castelsimoni: viticultura ad alta quota

Castelsimoni: viticultura ad alta quota Qui le escursioni termiche e l’aria pura offrono vini dalle caratteristiche uniche Carissimi, bentrovati! Il caldo in questa estate 2022 è davvero asfissiante e se lo zero termico dell’anticiclone Apocalisse è oltre 4800 metri, allora per stare un po’ freschi non ci resta che cercare di salire il più possibile e per questa ragione ho pensato di presentarvi una realtà “eroica”. Le realtà ed i vitigni “Eroici” sono quelle che si costituiscono in zone dove nessuno penserebbe di farle per difficoltà altimetriche, produttive o semplicemente di raggiungimento. Per questo entra perfettamente nel gruppo Castelsimoni. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed è qui che esiste una produzione vinicola, precisamente a Cese di Preturo, a 800 metri s.l.m. e le vigne sono alle pendici del Gran Sasso, la cui altezza è 2.912 metri s.l.m. I proprietari sono soci del Cervim (centro di ricerche, studi e valorizzazione per la viticultura montana), e credono che il futuro della viticultura sia ad alta quota, dove le escursioni termiche offrono caratteristiche uniche ai vini, dove l’aria più pura garantisce prodotti più sani, dove la passione e l’amore per la natura raggiungono il loro apice, non dando spazio a procedure commerciali che altererebbero il naturale ciclo delle cose. Il risultato è unico e saprà stupire tutti i visitatori. Rispettando le peculiarità dell’uva e del territorio nei processi di viticultura e di vinificazione (non uso di prodotti sistemici, no irrigazione, no concimazioni, no lieviti selezionati, no filtrazioni), vengono garantite inalterate tutte le diversità di un territorio che si sta scoprendo un dono per il vino. Tra i diversi vini prodotti, ve ne consiglio due particolarmente iconici: la “Lupa bianca” riesling renano IGP Terre dell’Aquila Affinato in bottiglia da almeno 22 mesi e il “Diamante nero” Pinot nero IGP Terre dell’Aquila Affinato 1 anno in botti grandi di rovere ed almeno 12 mesi in bottiglia. Due proposte davvero esaltanti per apprezzare la realtà fresca ed unica che solo l’alta montagna può offrire. Riuscendo a portare in maturazione le uve in maniera naturale, le escursioni termiche tipiche di queste zone montane imprimono delle peculiarità uniche ai vini, che stupiranno il degustatore. Sinceramente vi consiglio di valutare le offerte di degustazione proposte sul sito sempre aggiornato, all’indirizzo: https://www.castelsimoni.it/it/degustazioni Non vi resta altro che organizzarvi per godere una scampagnata al fresco accompagnata da grandi vini. Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
Leggi
Arrow Right Top Bg

12 Luglio, 2022

Mezzo Ettaro: La dimensione a volte non fa la differenza

Mezzo Ettaro: La dimensione a volte non fa la differenza Un punto di ritrovo e di condivisione.   Mezzo Ettaro nasce nel cuore della Valpolicella classica ,sul colle della Masùa ed è qui che in questo piccolo terreno (mezzo ettaro appunto), Giorgio Dolcetta ha trasferito la sua passione e competenza medica e coltiva a mano viti e ulivi in modo rigorosamente naturale. A Mezzo Ettaro la natura è protagonista, coi suoi tempi si producono vino e olio di alta qualità tracciabili dalla pianta alla bottiglia. Dalla vendemmia 2019 sono prodotti due vini: un Valpolicella Classico Superiore DOC, pronto in due anni e un Rosato Veronese IGT imbottigliato prima dell’estate successiva. Altrettanto l’olio, dal camp di olive coltivate tradizionalmente e con metodo biologico, raccolte sulle piante – prevalentemente delle varietà Grignano e Favarol – al giusto punto di maturazione, molite a freddo entro cinquanta ore dalla raccolta. I prodotti di pregio sono ispirati ai valori della terra; cura e rispetto per il territorio sono parte fondamentale della nostra cultura. Ovviamente il terroir aiuta e per così dire la “fa’ da padrone” per la produzione di vini unici e naturali frutto dei valori quali la forza della famiglia, la passione per il lavoro, l’amicizia vera, la terra e i suoi frutti. Mezzo Ettaro tuttavia desidera essere molto più di una piccola boutique vinicola e lavora quotidianamente per essere un luogo speciale per incontri e relazioni. Un luogo per assaporare l’Accoglienza e degustare un buon vino in un ambiente semplice e personale: per chi ama la vite, l’uva e il vino e desidera conoscerne l’origine, le fasi produttive e scoprire come il rispetto del territorio lavorato con impegno e sostenibilità si trasformi in un prodotto unico. Corte Dolcetta, che prende il nome dai proprietari, è esattamente dove tutto ciò può accadere. Immersa in un panorama indimenticabile tra i vigneti, olivi e le colline a terrazzamenti della Valpolicella ospita meeting, incontri e momenti unici da vivere e non solo ricordare. Una Corte ricca di vita dove è possibile respirare la passione e l’entusiasmo per il vino e tutto ciò che facciamo. Un piccolo angolo dove attraverso i profumi dei limoni e della lavanda si assapora il piacere dell’incontro. Sperando di avevi incuriositi vi suggerisco quindi di valutare Mezzo Ettaro per il vostro prossimo meeting e godere di un luogo unico alle spalle di Verona. Per contatti visistate la pagina: https://www.mezzoettaro.it/contatti/ Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
Leggi
Arrow Right Top Bg

5 Luglio, 2022

Amarone, Opera prima 2022

Amarone, Opera prima 2022 Un assolo che fa la differenza Il 19 e 20 giugno scorsi si è tenuto un evento clou per gli appassionati di vino: Amarone “opera prima”. Ovviamente non potevamo mancare per raccontare come le 40 principali case vinicole della Valpolicella interpretano il vino iconico del territorio per antonomasia. Oltre 100 giornalististi, la cui maggior parte straniera si è ritrovata sulle note della marcia trionfale dell’Aida per celebrare l’evento straordinario e fuori stagione del Consorzio Vini Valpolicella. Il calendario estivo non ha spaventanto e da tutto il mondo diversi protagonisti si sno raccolti per presenziare all’assaggio del millesimo 2017 al di fuori della tradizionale collocazione dell’Anteprima a febbraio, portando in scena anche il sodalizio tra i due simboli di Verona nel mondo: l’Arena e l’Amarone. Il gala dinner del 17 giugno a Giardino Giusti riservato alla stampa ha apertto il cartellone di Amarone Opera Prima, che si è poi arricchita il 18 giugno con due masterclass a Palazzo Verità Poeta, per scoprire la versatilità del grande Rosso e le annate top che hanno contribuito al suo posizionamento in oltre 80 nazioni del globo. Ovviamente la chiusura del 18 giugno non poteva che essere con l’Aidda verdiana per esaltare alla stampa ed agli appassionati quel connubio unico e che pochi posti al mondo possono far risaltare come l’Arena scaligera. Domenica 19 giugno, Amarone Opera Prima si è trasferita al palazzo della Gran Guardia (piazza Bra), per la degustazione dell’Amarone 2017 e per la conferenza stampa sullo stato di salute della denominazione e il focus su “Amarone e i miti dell’ospitalità veneta, tra storia e leggenda”. Devo dire che si è trattato di un appuntamento molto interessante per chi come me si occupa di ospitalità. Ricordo sempre Arrigo Cirpiani che non smetteva mai di dire quanto fossero privilegiati i veneziani ed i veneti tutti per il territorio che gli era stato donato e per come potessero così ospitare al meglio il mondo intero. Tra i vari appuntamenti che hanno costellato l’evento, desidero puntare il faro sulla masterclass condotta impeccabilmente da JC Viens dal titolo “The Boom generation: gli ultimi decenni dell’Amarone, dalla sua escalation al successo mondiale”. JC è un amico di Itinerari divini e WineHo, la mia società, e devo dire che ancora una volta ha saputo mirabilmente esaltare come l’Amarone sia oggi un vino non solo adatto ad accompagnare piatti preziosi, ma anche un rappresentante del territorio veronese facendolo diventare un vin du terroir unico e riconosciuto nel mondo. Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser    
Leggi
Arrow Right Top Bg

28 Giugno, 2022

Monte del Fra’: Una bella storia italiana

Monte del Fra’: Una bella storia italiana Tra tradizione e innovazione Ci troviamo in Veneto, e più precisamente sulla strada di Custoza nel comune di Sommacampagna, in questa terra che tanto sangue italiano ha visto versato nelle guerre di indipendenza sorge una azienda agricola d’eccellenza, che è molto più di una cantina. La storia di Monte del Frà è fatta di diverse fasi, l’ultima risale al 1958, quando una famiglia di contadini, guidata dal capostipite Massimo Bonomo, affitta i suoi primi terreni agricoli in una delle zone più affascinanti del Nord Italia: le colline che circondano il Lago di Garda, nella provincia di Verona: una terra modellata dai ghiacciai, ricca di minerali, dal clima mediterraneo, caratterizzata da una storia più che millenaria. L’inizio invece risale al 1492 quando i Frati (Frà in lingua veneta) dell’Ordine di Santa Maria della Scala di Verona cominciano le coltivazioni. In oltre 500 anni l’evoluzione è stata tantissima, tuttavia una costante è sempre rimasta: l’attenzione nel coltivare la terra. Dall’arrivo della famiglia Bonomo, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia, quei primi terreni sono diventati uno dei vigneti più estesi di Verona. Ben 137 ettari di proprietà e 68 in affitto presenti in tutte le principali denominazioni veronesi: Valpolicella, Custoza, Lugana, Soave, Bardolino. Oggi a guidare Monte del Frà è ancora la famiglia Bonomo: alla seconda generazione, rappresentata dai fratelli Eligio e Claudio, si è affiancata la terza rappresentata da Marica, Silvia e  Massimo.  Assieme hanno intrapreso un percorso di crescita basato su pochi, ma ben chiari valori: la fedeltà al territorio; la sua valorizzazione; un’agricoltura via via sempre più sostenibile; l’individuazione dei vigneti più interessanti, divenuti dei veri e propri “cru” che hanno permesso la nascita di alcuni grandi vini che sono diventati, a giudizio della più importante critica internazionale, un vero punto di riferimento per il vino italiano di qualità. Come indicavo all’inizio andare a Monte del Fra’ è molto di più che recarsi in una cantina. Anzittutto, ovviamente, i protagonisti sono i vini. Raccolti in 3 Collezioni (Collezione Monte del Fra’, Collezione Undici Terre, Collezione Casa Capitei) e 4 Cru, ovvero la summa di quanto Monte del Fra’ sa esprimere: 2 Custoza, una Colombara ed un Amarone. Tra tutti il mio consiglio è il Bonomo Sexaginta, la firma dei vignaioli e proprietari. Oltre al vino, la proposta di Monte del Fra’ è molto ricca anche per quanto riguarda l’enoturismo. Sono ben 9 le esperienze proposte al cliente e in particolare evidenzio la passeggiata a cavallo od in e-bike da abbinarsi magari al pic-nic in Vigna tra quelle più interessanti e coinvolgenti. Non manca poi la degustazione gourmet per assaporare anche dei piatti unici che sono un ottimo accompagnamento per i vini da degustare. Infine, vi racconto di una vera e propria chicca: Wine & Yoga. Un’esperienza unica, realizzata al tramonto in cui il vino col suo fare rilassante permette di concentrarsi ancora meglio sullo yoga, il tutto in un territorio unico e avvolgente. Davvero un experience not to be missed. Tutte le diverse possibilità sono dettagliate al link dell’azienda agricola: https://www.montedelfra.it/enoturismo/ con la possibilità (in alcuni casi assolutamente necessaria) di prenotare. Vi aspetto!!! Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi
Arrow Right Top Bg

23 Giugno, 2022

Spumantitalia 2022 - le bolle che fanno la differenza

Spumantitalia 2022 – le bolle che fanno la differenza Masterclass, talk- show e assaggi importanti Carissimi, La scorsa settimana dal 10 al 13 giugno si è tenuto l’evento SpumantItalia. Ospitato nella fantastica Garda, sul lago omonimo, SpumantItalia è l’unico evento nazionale che parla di bollicine alle aziende e al mercato in modo effervescente e innovativo. L’evento è giunto alla sua IV° edizione ed è stato organizzato dal Magazine Bubble’s Italia. La manifestazione ha l’obiettivo di riunire il variegato mondo della spumantistica nazionale cercando di fare sistema e dare allo stesso una sua riconoscibilità e identità. Un momento di aggregazione importante che prevede incontri culturali, degustazioni, momenti ricreativi, banchi di assaggio e aree riservate per b2b con le aziende. Ho avuto modo di partecipare ad una masterclass gestita da Sissy Baratella nella giornata di sabato 11 giugno, dove abbiamo potuto assaggiare bollicine di valore da tutta Italia (Sicilia, Basilicata, Friuli, etc…), un modo di conoscere sempre più il valore delle bollicine Italiane. In questa edizione le aziende presenti hanno superato le 40 con un insieme di incontri e masterclass anche contemporanee per dare modo a tutti di partecipare a cosa più li interessasse. Eventi come questo, dedicati ad un solo tipo di vino, riescono, a mio parere, più di altri a promuovere e fare sistema per le nostre bollicine, che davvero non hanno di che invidiare allo Champagne od altri vini spumantizzati. Cheers e… al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser  
Leggi
Terre di Entella: Il biologico siciliano al suo apice Arrow Right Top Bg

15 Giugno, 2022

Terre di Entella: Il biologico siciliano al suo apice

Terre di Entella: Il biologico siciliano al suo apice Una passione che va avanti da quattro generazioni All’interno della rubrica Itinerari DiVini, ho piacere oggi di parlarvi, per la prima volta, di una realtà di assoluta eccellenza, che tuttavia non produce vino, ma produce alcuni dei più buoni alimenti che lo possano accompagnare, primi fra tutti la pasta. Ci troviamo in Sicilia, e più precisamente nella valle del Belice alle pendici della Rocca di Entella, a ridosso della Riserva Naturale Orientata “Santa Maria del Bosco” e “Monte Genuardo” e della Riserva Naturale Integrale “Grotta di Entella”. E’ qui che da 100 anni esiste l’azienda agricola Terre di Entella. Una realtà ricca di “sapere e saper fare” e che coltiva la terra con uno sguardo verso l’innovazione tecnologica ed una sempre crescente attenzione per l’ambiente e per i consumatori. In particolare Terre di Entella fa della valorizzazione della biodiversità attraverso la coltivazione biologica un punto differenziante per tutta la loro produzione offrendo eccellenza in tutti i prodotti. L’offerta prevede cereali, legumi, olive da olio e uva da vino ad una quota compresa tra 300 e 700 metri s.l.m. nel rispetto delle norme che regolamentano l’agricoltura biologica; oltre all’antica tradizione nella coltivazione del grano e dei legumi secchi, tra i quali ceci e lenticchie. Negli ultimi anni poi è stata anche ripresa la coltivazione di antiche varietà locali di grano come Tumminia, Perciasacchi e Maiorca. Per gli amanti della carne Terre di Entella alleva bovini da carne di pura razza Limousine allo stato brado, in biologico e nel rispetto delle buone pratiche agricole e del benessere animale. Assaporare Terre di Entella è ottimo, ma io, per chi può, suggerisco di recarsi presso l’azienda agicola e vivere un territorio unico. L’ azienda agricola sorge alle porte del comune montano di Contessa Entellina, noto per le sue innumerevoli bellezze naturalistiche e per la sua elevata valenza storica e archeologica. Circondato dalla splendida cornice collinare della Valle del Belice, esso ricade nel settore nord-occidentale dei Monti Sicani ed è caratterizzato dalla presenza di fitti boschi, immense zone di campagna e innumerevoli flussi d’acqua. La maestosità millenaria del Monte Genuardo, alto 1180 metri, rappresenta un elemento inconfondibile del paesaggio locale, così come la vetta rocciosa del Castello di Calatamauro e la Rocca d’Entella, un rilievo di 568 metri visibile da diversi punti della nostra azienda, che prende il nome dall’antica città elima di Entella, distrutta nel XIII secolo da Federico II di Svevia e oggi sede di scavi archeologici. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di due riserve naturali: la Riserva Naturale Integrale “Grotta di Entella”, che sorge a nord della Rocca d’Entella, e la Riserva Naturale Orientata “Santa Maria del Bosco”, situata nella parte meridionale del territorio e confinante con i comuni di Giuliana (PA) e Sambuca di Sicilia (AG). Dal punto di vista culturale, Contessa Entellina, insieme a Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Mezzojuso e Palazzo Adriano fa parte delle cosiddette comunità “arbëreshë”, le “Comunità Albanesi di Sicilia”, fondate tra il XV e il XVIII secolo da cittadini albanesi in fuga dai Balcani a causa dell’avanzata dei Turchi-Ottomani in tutti i territori dell’ex Impero Bizantino. In queste zone, l’attaccamento alle proprie radici culturali è molto forte e le tradizioni linguistiche, religiose e artistiche sono gelosamente conservate e tramandate da una generazione all’altra. Direi quindi davvero una visita completa e multi sensoriale per coloro che desiderano recarsi a scoprire una eccellenza culinaria. Prima di andare via suggerisco di portare a casa la farina biologica ottenuta da una molitura a pietra naturale a basse temperature, e la pasta trafilata al bronzo: unica per ruvidezza e porosità al fine di meglio assorbire ogni tipo di condimento. Infine, assaggiate i legumi, forse il vero marchio distintivo di Terre di Entella. La coltivazione dei legumi in agricoltura biologica rappresenta una pratica di fondamentale importanza per il rinnovo della fertilità del terreno senza l’impiego di concimi di sintesi. Quindi i Legumi Terre di Entella oltre ad insaporire zuppe e minestre ed arricchire la dieta svolgono un importante ruolo ecologico.   Alla prossima “scoperta” e al  prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser 16078|https://winetalesmagazine.com/app/uploads/2022/04/Carlotto-1-1-1-150×150.jpg,16079|https://winetalesmagazine.com/app/uploads/2022/04/Carlotto-2-Pinot-1-150×150.jpg,16080|https://winetalesmagazine.com/app/uploads/2022/04/Carlotto-3-1-150×150.jpg,16081|https://winetalesmagazine.com/app/uploads/2022/04/Carlotto-1-150×150.jpg
Leggi
Arrow Right Top Bg

3 Maggio, 2022

Rechsteiner: Bollicine di nobiltà mitteleuropea

Rechsteiner: Bollicine di nobiltà mitteleuropea Storia, sostenibilità e grandi vini Ci troviamo in Veneto, oltre la sponda sinistra del Piave, il fiume più caro alla Patria, quasi ai confini con il Friuli Venezia Giulia e precisamente a Piavon di Oderzo. E’ qui che nel 1881 Friederich Rechsteiner rileva dai conti Revedin la Tenuta e la Villa Seicentesca che in origine apparteneva alla famiglia Bonamico e prima ancora al Cardinal Ottoboni. L’incrocio dei destini della famiglia Rechsteiner e degli austroungarici Stepski-Doliwa sono il fondamento della storia di questa cantina, al punto che tutt’ora, l’azienda agricola è condotta da un diretto discendente del fondatore: il Barone Florian von Stepski-Doliwa, pronipote della figlia minore di Friederich che andò in sposa a uno Stepski. Arrivando in cantina si viene immediatamente abbagliati dalla Villa Veneta e dagli edifici che la compongono: La Barchessa Seicentesca e la Latteria Ottocentesca con Torre Piccionaia si trovano all’ingresso del Borgo. Ora sono state rispettivamente trasformate in un salone polifunzionale e in uno Wine-Store con saletta degustazione davvero da non mancare. Il Parco romantico è di stile ottocentesco, provvisto di un Tempietto decorativo, di un Laghetto e di una antica Ghiacciaia. Ora sono il regno di animali selvatici come volpi, tassi e scoiattoli. Posto splendido per una passeggiata o pic-nic. Inoltre, dal 2014 sono anche diventati Apicoltori, sfruttando le api come guardiane di un ecosistema rispettoso dell’ambiente. L’attenzione al risparmio energetico si trova anche nell’ospitalità in quanto sussiste l’impiego di tralci delle viti post potatura per generare calore in agriturismo; l’energia elettrica è prodotta con il fotovoltaico e la selezione dei fornitori avviene basandosi anche sulle loro prestazioni sociali e ambientali. Merita una nota a parte il fatto che dal 2018 l’azienda Rechsteiner ha aderito al programma VIVA, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica per migliorare le prestazioni di sostenibilità della filiera vitivinicola analizzando quattro indicatori: aria, acqua, territorio e vigneto. L’analisi della sostenibilità coinvolge l’intero ciclo di vita della bottiglia: dal vigneto alla cantina e dalla distribuzione al consumo e allo smaltimento, controllando anche i materiali e i servizi utilizzati durante il ciclo produttivo. L’experience Rechsteiner è molto vasta e fruibile a seconda dei propri desideri e del tempo a disposizione. Il sito, alla pagina Tour & Taste https://www.rechsteiner.it/tour-taste-visite-degustazioni-vini/ offre 10 alternative e davvero sono tutte pensate e proposte per far assaporare il meglio di cosa la campagna trevigiana ed il flavour veneziano possono offrire. Chiaramente il vino è sempre protagonista e Rechsteiner offre una gamma che si compone oltre che di bianchi, rossi e bollicine (siamo nella terra del Prosecco) anche grappe ed amari. Per gli amanti di questo territorio, infine, mi permetto di consigliare la riserva Malanotte, realizzata solo in alcune annate e ricca del sapere di oltre 140 anni di vinificazione. Per coloro, infine, che desiderassero fermarsi più a lungo per visitare anche i dintorni, suggerisco di valutare la proposta agrituristica. Tutti i dettagli sono disponibili al link: https://www.rechsteiner.it/agriturismo Ora non resta altro che andarsi a godere qualche giorno di primavera nel Veneto orientale. Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser  
Leggi
Mazzon Arrow Right Top Bg

26 Aprile, 2022

Carlotto - L’ eccellenza del Pinot Nero

Carlotto –  L’eccellenza del Pinot Nero Piccole produzioni, gran contenuto e paesaggi unici da visitare Nei miei itinerari DiVini ho avuto modo di parlare già in altre occasioni del Trentino e dell’Alto Adige, tuttavia vi avevo sempre suggerito delle realtà che si trovano a Ovest dell’Adige. Oggi vi porto a est, o meglio su quella parte della Valdadige che è orograficamente a sinistra del fiume stesso. Ci troviamo tra Trento e Bolzano nel territorio di Egna e di Ora e più precisamente nella frazione di Mazzon. E’ qui che da ormai oltre 80 anni la famiglia Carlotto si impegna da tre generazioni con lavoro e passione nel settore viticolo. L’attività ebbe inizio con Umberto Carlotto nel 1940 quando prese a mezzadria l’azienda Schloβhof a Mazzon, presso il Castel Caldiff Per 50 anni ne coltivò assieme al fratello e al figlio Ferruccio i vigneti, di proprietà della famiglia Praxmarer, fino ad arrivare al 2000, quando Ferruccio Carlotto , assieme alla figlia Michela iniziano a vinificare in proprio le uve. La metodologia di produzione è rimasta fedele nei decenni con quella fedele e precisa applicazione delle buone pratiche di campagna e di cantina tramandate di generazione per mantenere nel vino le caratteristiche del luogo d‘origine. La filosofia Carlotto è: coltivare il vitigno giusto nel posto giusto, dare valore e quindi trasmettere la zona di coltivazione. La proprietà vitata è relativamente piccola, si tratta di circa 6 ettari di terreno dove il Pinot Nero è il principe con oltre il 70% di presenza, seguito dal Lagrein (25%) e Schiava (5%) Il Pinot Nero, in particolare è proprio il prodotto di Mazzon ed il prodotto principale: il “Filari  di  Mazzon” è coltivato sulla collina di Mazzon, ai piedi del Parco Naturale “Monte Corno” e  culla, di questo vitigno così delicato. La natura argillosa e calcarea  del terreno, sono un’ottima premessa per la produzione di un Pinot nero sapido, rotondo, finemente tannico e fruttato con note di lampone e cassis. Caratteristiche tipiche del Pinot nero di Mazzon sono: al naso frutto dolce, in bocca sapidità e tannino fitto. Gli altri prodotti come dicevamo sono: – il Lagrein “di ora in ora”: un vino ottenuto da uve Lagrein che maturano ad Ora, su terreno alluvionale del Rio Nero.Essendo una varietà a maturazione medio tardiva richiede zone calde ma ciò che fa la differenza è il terreno: la natura alluvionale ricca di scheletro, fa si che nel periodo di maturazione (fine sett- iniz ottobre) le piogge non raffeddino troppo il terreno ciò che sicuramente avviene in suoli più compatti, più freddi come quelli argillosi o limosi anche se  situati in zone più calde. Vitigno storico dell’ Alto Adige da origine ad un vino dalla caratteristica mora al naso mentre in bocca, un tannino ricco, richiede una vinificazione mirata per l’ estrazione della sola parte fine. Un vino il cui punto di forza è la freschezza. – La Schiava: Le uve per la produzione della Schiava provengono da un vigneti piantati ad Ora, nella zona Raut e Tschint, su terreno alluvionale del Rio Nero. Vitigno storico e nobile dell’Alto Adige da origine ad un vino dal carattere semplice, finemente fruttato, di ottima freschezza, poco alcolico ed insostituibile nelle occasioni dove il bere viene prima del degustare. Alla prossima “scoperta” e al  prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi
Arrow Right Top Bg

12 Aprile, 2022

Il Villaggio Narrante – Dove i sogni e le esperienze prendono vita

Il Villaggio Narrante – Dove i sogni e le esperienze prendono vita. Torniamo a parlare di Fontanafredda sotto un altro punto di vista dopo aver approfondito con Giuseppe Petronio il lato sostenibile dell’azienda. La primavera è la stagione migliore per riscoprire la voglia di muoversi, fare passeggiate e farlo in posti immersivi ed olistici, ricchi di cultura. La cultura a mio parere è di diversi tipi e tra questi la storia unita alla conoscenza e consapevolezza della qualità dell’enogastronomia. Cosa dunque meglio del Piemonte? Delle Langhe e di quel mondo sabaudo e nobile nella terra e nell’animo di chi lo vive da sempre? Ci troviamo a Serralunga d’Alba ed è qui che nasce grazie ad Emanuele Alberto un micromondo, che unisce un’azienda vitivinicola, il suo territorio e i luoghi che raccontano la vita di 250 persone, con la scuola, la chiesa, il tabaccaio, il panettiere e un circolo ricreativo, per circa 160 anni. Il tutto avviene con 13 piccoli racconti per ridare vita al borgo storico alla scoperta degli oltre 160 anni di storia, dove ogni scorcio, ogni pianta ed ogni edificio sono narrati per tutti coloro che entrano a far visita. Personalmente ci tengo a soffermare la vostra attenzione su quella nobiltà che davvero un tempo fondò il tutto ed in particolare parlarvi di Fontanafredda. Fontanafredda fu infatti acquistata nel 1858 da Vittorio Emanuele II (futuro primo Re d’Italia) e donata a Rosa Vercellana (la Bela Rosin). E’ quindi una storia d’amore da cui nacquero Maria Vittoria e l’Emanuele Alberto, che come dicevo sopra fondò l’azienda vitivinicola. Oggi con 120 ettari certificati a biologico, Fontanafredda è produttore dei grandi vini delle Langhe che dimorano nelle cantine ottocentesche: un luogo tutto da scoprire tra aneddoti della famiglia reale e curiose abitudini del Re, in cui ammirare la maestosità delle grandi botti di rovere, che rivelano come Fontanafredda sia diventata un’icona del Barolo in tutto il mondo. Oltre a Fontanafredda nel Villaggio Narrante troviamo anche la cantina Casa E. di Mirafiore. Di 20 anni più recente, fondata nel 1878, Emanuele Alberto Guerrieri conte di Mirafiore, figlio del primo Re d’Italia, realizza una cantina da sempre pioniera e che esprime la vera tradizione enologica delle Langhe. Dal 2018 è un’azienda Agricola Biologica con i suoi terreni nella sottozona di Barolo e Fontanafredda e produce vini esclusivamente da vigneti di proprietà, come due dei migliori cru del Barolo DOCG, Lazzarito e Paiagallo. Per i gourmet, inoltre, questo territorio è davvero unico e non poteva quindi mancare un ristorante che da solo vale il viaggio e l’esperienza. Vi parlo di Guido ristorante. Ristorante stellato, ospitato nella Villa Reale del Villaggio Narrante e gestito da Piero e Ugo, la seconda generazione degli Alciati, che portano avanti le idee dei genitori, adattandole ai tempi senza mai abbandonare la volontà di offrire ai clienti un’esperienza unica che ricolleghi ad un preciso luogo e a sapori unici. Per chi cerca la semplicità, invece, l’osteria Disguido può splendidamente essere una tappa d’autore. Infine se dopo tanta degustazione vi volete fermare a dormire ci sono ben 2 hotel all’interno del Villaggio: L’Hotel Le case dei Conti Mirafiore, da cui si vedono gli splendidi vigneti e la Foresteria delle Vigne, che sorge sul “vivaio”, ovvero laddove si coltivavano le barbatelle per le vigne. Insomma, il Villaggio Narrante, offre una delle più interessanti esperienze olistiche d’Italia. Un posto da visitare, da gustare e da scoprire. Al prossimo martedì! Cristina Itinerari DiVini è una rubrica a cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi