21 Mar 2024
Vinodentro

VINI SELVAGGI 2024

IL COSA E IL DOVE

Nei giorni 10 e 11 Marzo u.s. le ampie sale de SPAZIO NOVECENTO a Roma hanno ospitato la quarta Edizione di VINI SELVAGGI fiera indipendente dei vini naturali organizzata da Lorenzo Macinanti, Giulia Arimattei e Francesco Testa.

Una due giorni pensata per far incontrare chi fa il vino, chi lo racconta, chi lo vende e chi lo beve.

Oltre 100 Produttori provenienti da 9 Paesi hanno dunque potuto presentare i frutti di una viticoltura artigiana e rispettosa del Territorio e dell’Ambiente.

LO STRANO CASO DEL V.A.N.

Alla fiera era presente anche una delegazione V.A.N. e mi sarebbe davvero piaciuto fare due chiacchiere con loro riguardo una brutta situazione che sta andando avanti da tanto, troppo tempo, ma considerando il fattore “folla” ho creduto fosse meglio rimandare ad altro luogo e altra data.

Comunque, per farvela breve, il plot di questo fotoromanzo ha come protagonista un EX tesoriere (Emilio Falcione) che “scappa” portandosi via le credenziali di accesso al sito web e alle pagine social e comincia a emettere comunicati “fantasiosi” a nome di un gruppo che non rappresenta più e di un altro che neppure esiste.

Il V.A.N. si è nel frattempo riorganizzato cercando per quanto possibile di arginare i danni economici e di immagine derivanti da tale comportamento.

Ma nuovo sito internet e nuova pagina ig (https://www.vignaioliartigianinaturali.org/ e https://www.instagram.com/events_van/) poco possono contro il “cattivone” ed ecco dunque che,

mentre l’eco di VINI SELVAGGI 2024 ancora risuona, arriva un nuovo comunicato in puro stile Totò nel quale si invitano i Produttori non a votare Antonio La Trippa ma a ribellarsi al comune nemico, quegli Organizzatori rei, a suo dire, di far pagare gabelle troppo salate in cambio di un tavolo sul quale proporre al pubblico i frutti del proprio lavoro.

E siccome la realtà supera sempre la fantasia, prosegue dettando più che suggerendo, un proprio D.P.E.F. con tanto di tariffario e calcolo dei profitti cui gli “imprenditori” (leggasi coloro i quali mettono su un qualsiasi Evento enoico) dovrebbero attenersi.

Robin Hood scansete proprio!!!!

Vabbè, la faccio breve e mentre concludo sottolineando che la Presidente del V.A.N. (quello VERO) Mariangela Parrilla (di cui qui ospiterei più che volentieri le ragioni) ha subito preso posizione difendendo le fiere e chi le mette in piedi oltreché, ovviamente l’unica e sola Associazione che riunisce i Vignaioli Artigiani Naturali, armato di pop corn e patatine, mi dispongo in trepida attesa di una nuova puntata di questa imperdibile telenovela.

GLI ASSAGGI

Ma ora, dopo la parentesi hollywoodiana, parliamo di vino.

È complicato dirVi dei miei assaggi…

Complicato perché dovevo scegliere tra più di 1000 etichette, complicato perché non è che c’era molta gente…DEPPIÙ!

E complicato perché ben conoscete la mia posizione nei confronti dei vini “naturali”.

Riguardo quest’ultima cosa Vi chiederete (e molti Produttori m’hanno chiesto) che caspita ci fossi andato a fare a un evento dl genere.

Che domande!

Per imparare!

Bisogna essere sempre curiosi, uscire dalla strada maestra, percorrere sentieri tortuosi e essere pronti a meravigliarsi di fronte all’inaspettato.

Armato dunque di tanta buona volontà ho sfidato l’acqua che il cielo elargiva a piene mani per farmi largo tra la folla seguendo estro, fortuna e spazi miracolosamente liberi.

Si, m’ero fatto la mia bella lista di Aziende da “disturbare” ma, come nella migliore tradizione, l’ho dimenticata sul tavolo e allora libero sfogo alla fantasia.

Cosa ho trovato?

Beh, devo ammettere che rispetto a qualche anno fa il livello qualitativo si è decisamente alzato.

Certo questo non vuol dire che l’improvvisazione sia sparita del tutto, ma quelle nebbie di volatile o l’atmosfera “bagni di Tivoli style” che si respiravano tempo addietro si sono notevolmente affievolite.

I Produttori assaggiano, studiano, imparano, a volte sbagliano ma è chiara la volontà di (quasi) tutti di crescere e proporre vini “puliti” al di là delle mode e di quegli appellativi dietro cui mascheravano impreparazione e risultati discutibli.

Vabbè, bando alle ciance.

Vi lascio alla lettura della mia personalissima “TOP SEVEN” (cui, perché non diciate che sono troppo cattivo, ho affiancato 8 “QUASIQUASI”).

Una classifica estrapolata dall’assaggio di una cinquantina di vini, un viaggio tra assaggi “discutibili”, sorsi di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno e perle di assoluto valore.

 

A proposito: come sempre, degli altri vini potrete leggere qui.

Let’s go tasting!

LA SLOVENIA

JNK

Tre ettari e mezzo dalle parti di Šempas, in quel Collio Goriziano che dall’altra parte dei confini tracciati dall’uomo diventa Goriska Brda.

Sta lì dal 1890 e io è da un po’ di tempo che dico di farci un salto (in fondo sta a un’oretta di macchina da casa) ma i miei soggiorni friulani sono un caos di “saluta qua, saluta là” e il tempo non basta mai.

Qui le macerazioni non sono moda ma tradizione e i risultati lo confermano.

Produzioni tutte da provare, vini cui avvicinarsi curiosi e aperti alle esperienze, senza aver paura di lasciare la propria confort-zone di assaggio.

VIPAVSKA DOLINA ZGP CHARDONNAY 2018: il naso rivela un animo giallo come le mele renette mature, come l’albicocca, come la camomilla, come la scorza d’agrume.

Grasso come il burro, dolce come il miele e la frutta secca in pasticceria, come il profumo dei tigli in fiore portato dalle brezze.

Il sorso è un caldo abbraccio al palato, una carezza glicerica che la freschezza prova a gestire e la sapidità di un mare che era a squarciare.

Finale lungo, lunghissimo, dolce, pulito.

Un vino massiccio eppure incredibilmente scorrevole.

Da bere ascoltando “SMOOTH OPERATOR”di SADE.

VIPAVSKA DOLINA ZGP REBULA 2013: al naso emana un fascino tutto femminile, evidenzia persino il rossetto, la cipria, il fondotinta…

Gli basta una strizzatina d’occhio perché Voi cadiate ai suoi piedi!

Se però doveste riuscire ad aprire gli occhi, scoprireste il fieno con che cela mele messe lì ad appassire, note di frutta secca, fiori gialli, un’idea di rabarbaro, legni nobili…

In bocca il tannino c’è e si sente, nessuna voglia di mascherarlo, Vi schiaffeggia, amplifica le amaritudini di frutta secca e affianca una sapidità profonda non pareggiata dalla pur vivace freschezza.

Un sorso che, se dovesse essere un colore, sarebbe rosso, come la passione.

Da bere ascoltando “LIFE ON MARS?” di DAVID BOWIE.

IL MOLISE

AGRICOLAVINICA

VI.NI.CA. (acronimo di VIttorio, NIcholas e CArola) nasce nel 2007 sulla collinare dorsale appenninica di Ripalimosani da passione e voglia di valorizzare un territorio, come quello collinare molisano, storicamente vocato alla viticoltura.

220ha complessivi di cui il 10% vitato.

Primi impianti nel 2009, grande attenzione alla Tintilia (quella di montagna) ma senza dimenticare gli internazionali Sauvignon, Riesling e Merlot.

SAUVIGNON DEL MOLISE DOC “LAME DEL SORBO” 2020: un naso colorato e caleidoscopico BBOOOMM che oggi se la gioca per il premio “SURPRAIS”.

Il primo colore che mi viene in mente è il verde, quello dell’erba da sfalcio e quello della pesca, dolce ma ancora lungi dall’essere matura.

Poi il rosa del pompelmo, il grigio del camino spento, il bianco dei fiori d’acacia e quella sottile nota foxy che lo rende giustamente rustico facendocelo valutare per un prodotto della fatica e della terra piuttosto che un qualcosa di trascendentale.

In bocca me lo aspettavo più fresco eppure è un bisturi che seziona con cura e a fette sottili i descrittori olfattivi.

Lungo il finale salino di un vino che DOVETE assaggiare assolutamente.

Da bere ascoltando “THINGS ARE LOOKING UP AGAIN” di LYAMBIKO.

VINO FRIZZANTE “OUTSIDER” 2020: beh, questo è un vino di quelli che passano dal naso giusto il tempo di finire in bocca.

È un attimo!

Quel tanto che serve a riempirsi le narici di pompelmo.

Poi è un sorso (il primo), lungo, dissetante…

Ne seguiranno altri senza scuse, per puro piacere.

Da evitare di tenere in frigo quando si ha sete!

Si becca il mio premio “LEVATEMELO”.

Da bere ascoltando “ME SO’ ‘MBRIACATO” di MANNARINO.

LA SICILIA

ETNELLA

Un’Azienda giovane, nata nel 2008 sui versanti Orientali e Nord-Orientali dell’Etna.

Impianti anche secolari (e pre-fillosserici) che sfidano il limite altimetrico della vite e sono praticamente esenti da qualsiasi intervento umano.

Produzioni “artigianali” che in alcuni casi si muovono scaltramente sul filo del difetto e che interpretano benissimo le diverse sfaccettature della lavica mineralità della “Muntagna”.

Sorvolo sui due assaggi di Sidro (il primo a base di mele Gelato Cola il secondo che aggiunge alle stesse il mosto del Nerello Mascalese) perché confesso di saperne meno di quanto sappia di vino e…prima di azzardare parole tocca studiare.

VINO BIANCO “OXYGEN” 2022: Chardonnay da botte scolma a scimmiottare i prodotti del Jura.

Confesso di esserne disorientato!

Ossidazione e volatile menano fendenti a destra e a manca e io sono lì, inerme, preda di sensazioni contrastanti.

Poi scelgo la via dello Zen e mi si schiude un panorama di frutta gialla disidratata e fiori secchi, freschezze d’agrume amaro a irridere dolcezze di vaniglia e albicocca e accompagnare il sale di un mare lontano.

Deve varcare la soglia delle labbra per farVi felici.

Sorso velocissimo e traditore (okkio ai suoi 14° alcolici), complesso eppure di disarmante spontaneità viscerale, privo di dubbi.

Un vino che non comprerei ma che mi piace davvero un sacco.

Da bere ascoltando “OSSIGENO” degli AFTERHOURS.

LA SARDEGNA

DETTORI

Da più di quarant’anni DETTORI rappresenta una splendida realtà di quella Romangia che si affaccia sul Golfo dell’Asinara.

Un mix di studiata biodinamica e libere interpretazioni che, al di fuori delle Denominazioni, valorizza i vitigni autoctoni regalandoci risultati di assoluta eccellenza.

ROMANGIA IGT ROSSO “CHIMBANTA” 2021: Monica e basta.

Il naso vi fa camminare in bosco scuro, resinoso, calcare terra, foglie bagnate, funghi e poi uscite a “riveder le stelle” a respirare brezze salmastre e cespugli di rosmarino, a fumare tabacco…

In bocca la rispondenza è disarmante, strapiombante la freschezza granitica la sapida mineralità, infinita la chiusura.

Bello, bello davvero!

Da bere ascoltando “CHERI CHERI LADY” dei MODERN TALKING.

ROMANGIA IGT ROSSO “DETTORI” 2020: uno dei tre vini provenienti dal CRU BADDE NIGOLOSU (quello prodotto con le uve del vigneto più vecchio).

Tre vini da tre vigneti diversi, tre vini per capire un fazzoletto di Territorio.

L’imprinting olfattivo è di aromatiche dolcezze e sciorina fichi e datteri (forse perché sono appena rientrato dalla Giordania), poi arriva l’arancia a rinfrescare, il mirto a far schioccare la lingua, il tabacco…quello da fumare a fine pasto.

Ed un’eco di mare lontano soffiata dal maestrale che piega i cespugli di macchia mediterranea.

Sorso potente ed elegante, di grande rispondenza e tannini sapientemente smussati e chiusura mentolata.

Un vino per piccoli gesti e grandi amicizie, un vino per i silenzi del fuori pasto, un sorso per sogni e pensieri.

Da bere ascoltando “THE SOUND OF SILENCE” DI SIMON & GARFUNKEL.

I QUASIQUASI

RIEDENGERHOF (ALTO ADIGE)

Piccola realtà che, pur facendo perno su quelli che circondano il maso omonimo, ha vigneti assolutamente “urbani” tra i quali passeggiare visitando Merano.

I vitigni sono quelli classici, gli interventi ridotti all’essenziale (la certificazione BIOLAND è particolarmente rigida) e la produzione artigianale, affatto scontata e…tutta da assaggiare.

DOLOMITI IGT SCHIAVA “FRASCHIATA” 2021: abita da subito i tonneau aperti e ci si chiude poi in letargo per un annetto uscendone fuori carico di ciliegie croccanti, di vispa peposità e di intriganti amaritudini di osso di pesca.

Il sorso è un’armonia di morbidezze e freschezza fino a quel finale così salato da far scuotere la testa!

Chiude amaricante rincarando la dose di freschezza ed invitandoVi a vedere cosa può regalare un vigneto “di città”.

TEREN (FRIULI VENEZIA GIULIA)

Sacile, un pezzo di Friuli che è ancora Veneto.

12ha vitati (più altri 16 dedicati in gran parte a grani antichi su cui mi piacerebbe indagare per saperne qualcosa in più), una storia iniziata trent’anni fa, biodinamica da 4 anni e una produzione enoica che punta alla leggerezza e strizza l’occhio al tempo che fu.

VINO BIANCO “ARGILLA BIANCO” 2022: due le vendemmie più un’altra dedicata a solo tre filari lasciati lì a “surmaturare” per portare a casa questo Tocai Giallo che si lascia andare a dolcezze di acacia e di miele piuttosto che raccontare una mandorla bianca spellata e di dolce mette anche un pizzico di spezia a separare fiori di campo e erbe amare.

Il sorso, di buona freschezza, è segnato da quei tre filari tre che sottolineano le morbidezze, ma non dimentica inserti sapidi e ricordi di mandorla.

BOSSANOVA (ABRUZZO)

Una giovane realtà che, sulle Colline Teramane di Controguerra, alleva vitigni autoctoni seguendo biodinamica e tradizione.

9ha vitati sui 26 complessivi, niente legno e solo cemento per produzioni vibranti come il genere musicale da cui prende nome la cantina.

TREBBIANO D’ABRUZZO DOC 2022: da vigne di cinquant’anni un Trebbiano che si presenta al naso con una riduzione DAVVERO difficile da digerire.

Ma oggi sono nella tana del lupo e pronto a slogarmi il polso a furia di roteare il calice.

Ecco dunque diradarsi le nebbie sulfuree e palesarsi la frutta gialla e i piccoli fiori di campo.

C’è la camomilla ad addolcire ma è il tè che alza la voce mascherando quasi del tutto il calore delle messi assolate.

Sorso che il quid di grappolo intero restituisce più tannico di quanto atteso da un Trebbiano.

Un bel gradino avanti rispetto all’olfatto, maturo, di alcolica, glicerica sostanza, di eleganza contadina, non borghese, piacevolmente sapido e con una chiusura tutta dedicata alla frutta.

Mannaggia a quel naso!

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO DOC 2022: le stesse vigne da cui proviene il Cerasuolo ci regalano un  che non nasconde affatto il proprio grado di parentela con il fratello “decolorato” (e neppure la firma del Produttore).

Al naso sottolinea il proprio animo green lasciando al frutto (più prugna che ciliegia) ed alla spezia il ruolo di coristi con soffi balsamici a fare da controcanto.

In bocca è agile e scattante, fresco, succoso, piacevolmente grippante, tratteggia un panorama più ampio rispetto al Cerasuolo ma senza vergognarsi del proprio stile naif.

AGRICOLAVINICA (MOLISE)

TINTILIA DEL MOLISE DOC ROSATO “LAME DEL SORBO” 2021: delicato all’occhio, delicato al naso.

Ha un “appena” di tutto, un “appena” di colore, un “appena” di lampone, un “quasi” di agrume, un “soffio” balsamico.

Il sorso è invece una lama, non quella “del Sorbo”, ma quella di una sega.

Affilata ma per un taglio rustico, non come quello di un bisturi, uno zigozago di succosa melagrana e sottili peposità.

Inatteso.

ETNELLA (SICILIA)

TERRE SICILIANE IGT ROSSO “VILLA PETROSA: 80% di Nerello Mascalese e il resto di Cappuccio provenienti da una piccola vigna in una GRANDE contrada.

Un po’ di volatile è lì a disturbare l’olfatto ma qualche colpo ben assestato al calice e la dovuta “tara” risolvono in fretta lasciando ampio spazio ad un vino duro, pietroso, che mette a fuoco i pochi ciuffi d’erba verde tra gli arbusti secchi e non si dimentica dell’incarnato rosso dei piccoli frutti, della cannella, delle erbe aromatiche.

Sorso profondo come il camino vulcanico, a pescare calore dalle viscere della terra e mixarlo con la freschezza dei quasi mille metri di quota.

Confonde poi il solletico tannico dietro sopite dolcezze e chiude su lunghe aromaticità facendoci alzare lo sguardo verso il cratere.

Gli do il mio premio “MANNAGGIA” per quella volatile che…mannaggia!

DETTORI (SARDEGNA)

ROMANGIA IGT BIANCO “DETTORI BIANCO: un Vermentino che, in una atmosfera più salmastra che minerale, riempie il naso di fieno caldo e dolcezze di miele e fichi che fanno a sportellate con amaricanti sensazioni balsamiche di finocchietto selvatico per chiudere poi su note di pompelmo maturo e lasciarci lì a pensare a quella nota smaltata che…

Sorso che riserva una carbonica sorpresa (imbottigliato Maggio 2022 quindi ampiamente voluta), ampio, rispondente, fresco e morbido al contempo evidenzia una salinità che sembra cercare lo scontro e conduce invece ad un finale estremamente lungo.

Credo diventi un gran vino ma non ora, non qui.

VINO ROSSO “RENOSU: metà Cannonau e il resto Pascale e Monica a mezzi per un olfatto mediterraneo che spazia dalle olive ai cespugli di rosmarino e origano passando per dolcezze di spezie e frutta disidratata e chiude lasciandoVi seduti di fronte al camino a mangiare frutta secca.

Sorso di compiacente scorrevolezza e di decisa, minerale sapidità che non si vergogna di ricordarVi, con rustica eleganza, quanto apprezzato dall’olfatto, sottolineando le note vegetali senza dimenticarsi del frutto.

Così “quotidiano” che verrebbe voglia di dimenticarsi del calice e tornare ai cari, vecchi, bicchieri da osteria.

E ORA?

Beh, ora è come sempre il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato e ai Produttori per avermi sopportato, avermi insegnato tante cose nuove e avermi fatto conoscere filosofie, territori e stili che saranno motivo di approfondimento nei mesi a venire.

Metto dunque in agenda sin da ora una Edizione 2025 che spero ancora più vivace e nel frattempo cerco di star dietro a un calendario di Eventi che si preannuncia davvero impegnativo.

Roberto Alloi

VINODENTRO