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14 Ott 2022
Suggestioni di Vino

Il Podere dell’Etna segreta

Il Podere dell’Etna segreta. 

È proprio vero, mai credere agli stereotipi, mai credere che ciò che si pensa non possa mai accadere. Perché alle volte, invece, accade.

L’Etna, Iddu, la Montagna, sovrasta tutta la Sicilia. È il luogo da dove tutto nasce e tutto può finire. Può donare la vita come può toglierla. Sulle sue pendici nascono paesi, vivono persone. La terra è nera per le continue colate. Il cielo da sereno può diventare cupo perché il vulcano emette fumo, lapilli, cenere. Custodisce in sé i minerali che dalle viscere della terra emergono e la rendono unica, speciale. Coltivare qui qualunque cosa è unico. Ma difficile. Difficile per le piogge di cenere che devastano ciò che incontrano. Difficile per i pendii scoscesi e poco riparati. Unico perché che la terra dona è ricco di qualcosa che solo qui si trova. I venti del mare poi portano il sale, quelli della montagna la freschezza. 

Ma ciò che la montagna dona, la montagna si prende. Senza avvisare. Senza chiedere permesso. Senza poi scusarsi. Se non restituendo la quiete fino alla prossima eruzione.

Su questi terreni scoscesi e impervi, nascono vini meravigliosi, minerali, ricchi, complessi. Unici. Questa è la terra del Carricante così chiamato perché generoso così da consentire di “caricare” gli asini. È la terra del Nerello Mascalese e del Nerello Cappuccio che solo qui trovano la loro essenza, la vera e unicità siciliana. Bere questi vini vuol dire trovare la mineralità, la salinità, la verticalità, il corpo. Esperienza. Pura esperienza che ritrovi nel bicchiere anche lontano da qui.

PODERE DELL'ETNA

Quando sei sull’Etna, al Rifugio Sapienza e fin su ai crateri attraverso la funivia, senti il vulcano sotto di te. Senti la potenza di Iddu, della Montagna. Vedi e tocchi con mano ciò che un gigante può fare senza che l’umo possa opporsi. Quella stessa potenza che trovi nei vini dell’Etna.

Mai però ti aspetteresti di trovare qualcosa di altrettanto unico.

Così, davvero per caso, trovo un ristorante che mi attrae per il nome: Il Podere dell’Etna segreta.

Trovarlo non è semplice. Le strade che da Ragalna dobbiamo percorrere non sono per nulla banali. È quasi notte, perché la notte qui arriva presto. Il tramonto è già alle spalle goduto fino in fondo guardando il mare dalla Montagna. Strette trazzere larghe a malapena per una macchina. Poi il navigatore dice che siamo arrivati. Ma c’è solo un cancello chiuso. Un campanello da suonare e nient’altro. Suono e il cancello si apre. Una strada sterrata (ne sentivamo il bisogno) in completa discesa mette a dura prova l’auto (meno male che è un fuoristrada e al diavolo quelli che dicono che i fuoristrada sono inutili). Alla fine uno spiazzo anticipa una costruzione bassa che sembra un dammuso. L’entrata è stretta e si percorrono con timore piccole stanze che si aprono, alla fine, su un patio. Veniamo accolti in maniera gentile e condotti al tavolo che affaccia su un meraviglioso giardino, una vigna di alberelli che con le luci della notte assume una suggestività incredibile. È davvero un giardino segreto, un sogno che si materializza. Cenare con un tavolo direttamente sulle vigne è un sogno. 

Scegliamo il menù degustazione e per il vino aspetto che mi si proponga qualcosa.

Producono loro il vino ma non è quello che ti aspetti sull’Etna, dall’Etna. 

 

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Le Cùcchie ha una etichetta che svela il significato di questa parola sicula: due volti di donna con i menti in bella vista. Cùcchia vuol dire mento.

L’illuminazione minimale del tavolo e la luce della luna che splende esaltano un colore rubino profondo come se arrivasse dalla gola del vulcano. I riflessi granata confermano che il vino ha anni sulle spalle (è del 2018).

Il naso è ampio di frutti rossi, ciliegie, fragoline di bosco. Il tarocco siciliano non può mancare in questa terra. C’è il sottobosco, il tabacco e le spezie. Tante spezie La nota ematica chiude il bouquet. Bello, caldo, intenso.

Così come il sorso che evidenza il calore del vulcano e la sua mineralità. Morbido, secco, con tannini delicati, quasi eleganti. Una persistenza financo lunga senza mai essere stucchevole, invadente.

Insomma un vino che mi conquista specialmente quando lo degusto con il percorso gastronomico che unisce l’estrosità e l’innovatività dello chef ai prodotti dell’orto e di questa meravigliosa terra.

Non riesco ad abbinarlo perfettamente con tutti i piatti del menù degustativo. Ma non importa. Non serve. Sorseggiarlo è un piacere. Dinanzi a questo spettacolo, una esperienza.

Cosa ha di tanto particolare questo vino?

le cucchie

 Il blend. Un blend che non ti aspetti fatto da vitigni piemontesi che mai ti saresti aspettato fossero stati costretti a solcare i mari per essere impiantati sulla terra vulcanica: Barbera e Grignolino in una versione che solo l’ingegno e la follia dell’uomo potevano generare. L’austerità sabauda che si fonde con la Sicilia. Un terreno vulcanico e un impianto ad alberello che mai questi due vitigni avrebbero mai sognato di trovare. Non certo in Piemonte. Eppure da oltre cinquanta anni sono qui. Si sono adattate, fuse tanto da consentire di trovare nel bicchiere i tratti caratteristici dell’Etna. 

Un piemontese trapiantato in Sicilia non è più un piemontese specialmente se Iddu, la Montagna, lo accetta come figlio suo e lo trasporta nelle sue viscere. Così le radici della vite scavano nel profondo dove vengono accolte, coccolate, curate da Iddu. Che le nutre fino a che del Piemonte non sentono più la mancanza.

Il segreto di un giardino, di un podere, di una cultura, di un vino.

Ivan Vellucci

@ivan_1969