Vinodentro

Vinodentro è una damigiana (ché altri contenitori sarebbero troppo nobili) che riempio pian piano di emozioni e suggerimenti.
Vinodentro è un palco sul quale il vino è l’attore protagonista e a cui presto la mia voce ma che Vi invito a doppiare con la vostra, perchè qui non stiamo parlando di matematica ed il fatto che in un bicchiere 2 + 2 può benissimo non fare 4 è una magia e…deve stupirVi!
sono assaggi deliranti, storie di Produttori e di Territori, “recit de dégustation” relativi ad Eventi cui ho avuto il piacere di partecipare ed altro ancora, il tutto scritto trattando il vino in quanto tale: un prodotto della terra e dell’uomo e nobile proprio per le sue umili origini.

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7 Marzo, 2024

Anteprima L'Altra Toscana 2024, ovvero quello che assaggeremo.

IL COSA ED IL DOVE Toscana sugli scudi nei giorni dal 14 al 19 Febbraio u.s. Una settimana intensissima dedicata alla presentazione delle nuove annate da parte dei diversi Consorzi della Regione. Ecco dunque il Chianti Classico (in grande spolvero come sempre), Il Vino Nobile di Montepulciano, Il Morellino di Scansano e l’Altra Toscana (quella dell’IGT e delle Denominazioni “minori” (mi si perdoni l’aggettivo). Considerato l’impegno che avrebbe richiesto seguire l’intero palinsesto ho dovuto necessariamente operare delle scelte e, navigando come sempre in direzione ostinata e contraria, ho deciso di concentrarmi sulla Toscana degli altri. Ed è stato così che il 19 mi sono seduto ad uno dei tavoli del Palazzo degli Affari di Firenze con intenzioni piuttosto bellicose. GLI ASSAGGI Organizzazione di rara perfezione quella dell’Evento: tavoli da 6, sommelier dedicato e…una carta di 360 vini a completa disposizione. Confesso che la Toscana è per me, dal punto di vista enologico, terra in gran parte inesplorata e, dovendo scegliere il percorso di degustazioni da seguire ho pensato essere cosa giusta affidarmi al caso. Nessun preconcetto, nessun favoritismo, nessuna attenzione alla fascia prezzo, nomi noti e misconosciuti nello stesso calderone. Un bel respiro e..VIA! Tempo a disposizione ce n’era tanto (anche se una dead line dettata dall’orario del treno che mi avrebbe riportato a Roma l’avevo comunque dovuta tracciare) ma mica potevo assaggiare tutto! In ogni caso ho fatto la mia parte ed ho ficcato il naso in 98 etichette (in realtà 94 perché 4 vini li ho assaggiati 2 volte essendo tra i protagonisti della masterclass dedicata al Consorzio Valdarno di Sopra e condotta da Daniele Cernilli). Cosa ho trovato? Beh, la Qualità non era certo oggetto di discussione ma sorprese ce ne sono state comunque diverse. Sorprese assolute le ha regalate il Syrah che ha dimostrato di trovarsi particolarmente a proprio agio nell’areale di Cortona. Poi Carmignano ci ricorda che tutti dovremmo fare più attenzione a quella che, in fondo in fondo, è la più vecchia DOC(G) del mondo). E l’IGT Toscana, costellata di luminosissime stelle. La parte meno “simpatica” l’hanno invece recitata tutti quei vini (e ne ho trovati tanti) che sembrano preferire una sorta di “omologazione” al tradizionale “gusto toscano” piuttosto che brillare di luce propria. Comunque, dovendo tirare le somme e raccontarVi dei vini, una classifica l’ho dovuta stilare (eh già, m’è toccato mettere nuovamente mano a quei punteggi che tanto odio) e…mi sa che sono stato un po’ cattivello. Solo 12 i vini che troverete nella mia personalissima “TOP TWELVE”, quelli cui ho dato almeno 90 Punti (7 hanno sfiorato il risultato ma “nun je l’hanno fatta”). E gli altri? Per carità, il livello medio è stato davvero alto ma in molti casi m’è sembrato si badasse più al tecnicismo che all’emozione. Vabbè, mo bando alle ciance: leggete, prendete le mie considerazioni con le molle e…correte ad assaggiare di persona. LA MIA “TOP TWELVE” CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO FATTORIA AMBRA 25ha dedicati non “al” Carmignano (inteso come Denominazione) a “A” Carmignanointeso come Territorio. Dagli anni ’50 del secolo scorso un pezzo di Storia di un angolo della Toscana troppo spesso dimenticato. CARMIGNANO DOCG “MONTALBIOLO” RISERVA 2020: al naso si propone con un complesso catalogo di piccoli frutti selvatici, ora freschi come le more (di cui conserva anche le spine), ora in confettura come le marasche. Ma quello che colpisce è il palcoscenico scuro e balsamico di tabacco e liquirizia ed una nota d’argilla umida e ferrosa che sembra voler smentire il Galestro nel quale le viti affondano le proprie radici. Vegetale quanto s’addice all’eleganza contadina si lascia poi sedurre da smancerie di violetta. Sorso austero che i tannini ancora birbanti rendono nervoso e più scorrevole di quanto l’estratto farebbe supporre. Il finale? Un acuto di freschezza che Vi farà metter mano nuovamente alla bottiglia. (90/91 Punti). CONSORZIO VINI CORTONA FABRIZIO DIONISIO Al giro di boa del quarto di secolo di storia l’Azienda interpreta al meglio 15ha di Territorio cortonese di cui, colpevolmente, solo la geologia dell’Università mi ricorda qualcosa. Una produzione variegata quanto il terreno che ospita gli impianti con un focus su quel Syrah che è stato, per me, la vera sorpresa di questa manifestazione. CORTONA DOC ROSSO “IL CASTAGNO” 2021: nome di fantasia azzeccatissimo per un vino che vive del bosco che racconta con il dettaglio di un realista russo. Ecco i piccoli frutti e poi l’humus che s’avanza calpestando le foglie secche, scostando le felci, chinandosi a raccogliere i funghi. L’aria, già fresca di spezia, si riempie infine di balsamici soffi di china. Sorso caldo ed accondiscendente nonostante il tannino imperioso ed una freschezza che sprinta per staccare di ruota l’arrembante sapidità. Chiude ricordando la frutta. Da bere ascoltando “RUSSIANS” di STING. (92/93 Punti, appena meno del vino di cui leggerete subito sotto, ma appenaappena). STEFANO AMERIGHI Mi fa quasi strano dover decantare le lodi di un Produttore che ho scoperto essere biodinamico (ma proprio di quelli che: a luna, i pianeti in quadratura, gli scarabei che s’accoppiano, corno letame et similia…). Eppure il suo lavoro ce l’ho qui, davanti agli occhi e sotto il naso. Una decina di ettari di quella Cortona che ho appena scoperto e di quel Syrah (qui figlio del Rodano) che sembra esserne l’interprete migliore. Mi toccherà indagare di più. CORTONA DOC ROSSO “APICE” 2020: l’atmosferica è carica di… Non lo so, ma intanto che ci penso catalogo il resto: un bosco ben presente, completo di tutto, dai piccoli frutti agli aghi di pino, le erbe aromatiche, le spezie del vin brulé, mineralità di pietrisco e… Ecco quello che proprio l’evidente presenza nascondeva e che il mio amico fondo del bicchiere rivela lasciandoVi di stucco: un netto, fantastico, richiamo di oliva in salamoia. Il sorso è abbraccio d’amante, i tannini carezze, sospiri la mineralità e la freschezza. Nel complesso un urlo di passione che sembra non voler finire. Irrinunciabile. Si becca il mio premio “WOW”. Fatene scorta. Da bere ascoltando “KOYAANISQATSI” di PHILIP GLASS. (94/95 Punti). CONSORZIO DEL VINO ORCIA DONATELLA CINELLI COLOMBINI 35ha a trazione femminile in quel di Montalcino condotti con cura ed estro, puntando sulle classicità del Territorio ed azzardando digressioni. Conduzione biologia e risultati di eccelsa fattura. ORCIA DOC “CENERENTOLA” 2019: il naso regala da subito dolcezze selvatiche di gelso e mirtilli ma vira prestamente sui toni ombrosi del bosco e della spezia scura, poi una rinfrescata di liquirizia ed il relax del tabacco. Sorso cristallino come la scarpetta del personaggio disneyano da cui trae il nome di fantasia, una danza di freschezze con un principe dall’abbraccio solido ma morbido e con un finale che, anche dopo la mezzanotte, trasforma affatto la carrozza in una zucca. Un vino da favola. (90/91 Punti). CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA TUA RITA Dopo quarant’anni, dall’iniziale dimensione “garagista” ai 60ha attuali, nulla è cambiato nella gestione di un’Azienda la cui produzione, basata sulla maniacale gestione dei vigneti, rivela grande passione ed identità territoriale. TOSCANA IGT SANGIOVESE “PERLATO DEL BOSCO ROSSO” 2021: mentre confesso che l’annata 2020 non mi aveva particolarmente emozionato, sono qui a fare ammenda e raccontare il Territorio con la sua profonda, ferrosa mineralità e le brezze salate del Tirreno. Ci trovate poi freschezze di succosa arancia rossa, spezie e tè su un fondo scuro e balsamico di china e liquirizia. Sorso che denota una muscolatura fresco-sapida tonica ed affatto pompata, educatamente tannico e di pregevole rispondenza all’olfatto. Vedete cosa vuol dire riassaggiare?! (92 Punti). CONSORZIO VINI TERRE DI PISA BADIA DI MORRONA Beh, qui si parla di grandi numeri: una storia che ci porta indietro all’anno 1000, una dimensione che abbraccia 600h (110 vitati e 40 di uliveto), grande rispetto per il Territorio ed interventi minimali per una produzione molto identitaria. TERRE DI PISA DOC SANGIOVESE “VIGNAALTA” 2020: inizia con amaritudini di rabarbaro, genziana ed anice e quando sembra aver trovato una quadra sulle dolcezze di more e mirtilli maturi ecco che inverte la rotta raccontando come di legno bruciato, china e liquirizia (epperò ci stanno pure i chiodi di garofano). Sorso tesissimo che, come la torre, pende verso la freschezza mentre la sapidità fa da contrappeso mantenendo viva l’attenzione nel lungo finale. (90 Punti). MARINA ROMIN Una storia di donne dietro quest’Azienda pisana. 10ha vitati di pura passione, conduzione biologica e solo vitigni autoctoni (anche poco comuni). COSTA TOSCANA IGT BIANCO COLOMBANA “DAMA BIANCA” 2020: l’olfatto è un sabba di profumi che bisogna dirimere con pazienza. Ed allora ecco timo, erbe officinali, macchia mediterranea, fieno, frutta e fiori gialli, tè, cannella ed un quid di selvatico maledettamente intrigante. Il sorso è una lama a doppio filo, quello della citrina freschezza e quello dell’astringenza tannica, eppure caldo ed ammaliante. Amaricante sui toni delle erbe aromatiche la chiusura che poteva essere appena più lunga (ma nell’imperfezione, a volte, si cela la malia). Intrigante. Si becca il mio premio SURPRAIS. (91 Punti). CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA IL BORRO Una realtà di 700ha (90 vitati) che fu della Famiglia Savoia-Aosta e che negli anni ’90 fu acquistata da un nome molto noto della moda italiana. Qui, vitigni autoctoni ed internazionali coltivati in regime biologico, convivono fianco a fianco regalando produzioni molto territoriali. TOSCANA IGT ROSSO “IL BORRO” 2020: naso ampio e complesso che rivela una netta base di violetta prima di raccontare a voce alta la scura balsamicità di tabacco, liquirizia e cuoio ed i piccoli frutti (principalmente ciliegia). Sorso nobile, elegante ma affatto borioso, di equilibratissima architettura fresco-sapida e con una persistenza tutta da provare. Sicuramente NON uno dei miei vini ma…INDISCUTIBILE. (93 Punti). CONSORZIO VINO TOSCANA IGT CASTELLO DI FONTERUTOLI Un’Azienda che, dal cuore del Chianti Classico, dimostra ancora una volta (come se ce ne fosse bisogno) che la Denominazione è solo un acronimo e che Qualità e identità territoriale fanno capo alla filosofia produttiva di persone illuminate. Una storia lunga 600 anni ed una dimensione importante (110ha), il Sangiovese sugli scudi ma occhio attento anche agli internazionali. TOSCANA IGT ROSSO “SIEPI” 2021: olfatto monumentale! Una ridda di spezie, fiori e piccoli frutti tenuti insieme da una atmosfera balsamica carica di incenso, resina e chi più ne ha più ne metta che cela l’asso nella manica, il colpo del KO: quella sottile nota selvatica che lo riporta sulla terra donandogli un tocco di eleganza contadina. Sorso severo nel dimostrare equilibrio da funambolo senza rete e tannino di medievale nobiltà, generoso nell’elargire i richiami olfattivi in quel finale che…dura tutt’ora. Sicuramente non il più emozionante ma, forse, il migliore della giornata. Tanta roba. Da bere ascoltando “SILVER BIRD” di MARK LINDSAY. (94/95). CASTELLO DI RADDA Realtà con una storia relativamente recente, molto attenta al Territorio, con una produzione chiaramente incentrata sul Chianti ma che, come vedrete, non disdegna di uscire dal seminato. TOSCANA IGT ROSSO “GUSS” 2016: il naso? Empireumatico e di una balsamicità che apre i polmoni come, da piccolo, faceva “il buco con la caramella intorno”. Poi una stilettata di confettura di frutti di rovo ed ancora freschezze di liquirizia sotto una cappa di spezie. Sorso severo ma giusto, sostanzioso ma fresco, scattante, con tannini muscolosi ma intriganti ed un coerentemente lungo finale. (91 Punti). TENUTA DI ARCENO I 92ha vitati rappresentano meno del 10% di un’Azienda che fu di un’importante nobile Famiglia e che oggi, “nonostante” l’internazionalità del team che segue la produzione, confeziona vini di grande identità territoriale. TOSCANA IGT ROSSO “ARCANUM” 2020: balsamico e speziato, accosta con sapienza dolcezze di piccoli frutti di bosco a sapidità d’oliva, macchia mediterranea ad elegante vegetalità, sensazioni terragne a sbuffi incipriati. Sorso morbido ma profondamente maschio, segnato da una galoppante progressione fresco-sapida, da tannini solletichevoli e da una chiusura balsamica degna di un maratoneta. Bellobello! (92 Punti). VALLEPICCIOLA In quel di Castelnuovo Berardenga, nella culla del Sangiovese, un’Azienda che pone sugli scudi i vitigni internazionali. Ecosostenibilità e rispetto per l’ambiente sono poi un plus da accostare a risultati tutti da assaggiare. TOSCANA IGT ROSSO “MIGLIORÈ” 2020: all’interno di un confine grafitico si muovono agili frutta in confettura e spezie dolci, freschezze di lavanda e balsamicità d’alloro mentre la brezza sparpaglia pot pourri tutt’attorno. Assaggio semplice (e non è poco) ed elegante, suadente la carezza dei tannini e di profonda balsamicità il lungo finale. (90/91 Punti). QUELLI CHE “QUASI NOVANTA” CONSORZIO DI TUTELA DEI VINI CARMIGNANO TENUTA CERI Quella di Edoardo Ceri è una storia di amore per il Territorio di Carmignano e per il vino. Una storia fatta di rispetto per la natura, di duro lavoro e di risultati di altissimo livello qualitativo. Una storia che guarda lontano. CARMIGNANO DOCG “RIGOCCIOLI” 2021: beh, che Edoardo Ceri amasse carnalmente Carmignano e che questo suo sentimento profondo per il Territorio lo volesse imbottigliare sotto forma di emozioni l’avevo capito assaggiando “casualmente” quel capolavoro che è “L’ARRENDEVOLE”. Questo RIGOCCIOLI” è un vino diverso, più luminoso e, forse, meno ordinato ma non per questo meno affascinante, anzi… Sta forse in quel suo naso non “precisino” parte della sua malia. Non è facilissimo districare la massa dei piccoli frutti di bosco, le loro dolcezze da una nota più arcigna di nocciola fresca ma poi Vi mettete il cuore in pace e Vi lasciate accarezzare da una cascata di fiori rossi. Ma solo per un attimo, che poi arrivano affumicature leggere e spezie, scure e orientali. Il sorso è succulento, piacevolissimo, carico di suadente dolcezza eppure tannico quanto serve a destarVi dal sogno. Chiude in progressione, senza cedimento alcuno, sottolineando di nuovo le dolcezze (ecco, di queste, a questo punto, avrei fatto a meno). Un giovin signore. (Più 90 Punti che 89, ma a 90 non ci arriva). CONSORZIO TUTELA VINI DELLA MAREMMA TOSCANA SASSOTONDO Una storia iniziata 25 anni fa, una storia di ritorno alla campagna. Iniziata con un ettaro di vigneto e tantotanto da risistemare. Estrema la cura in vigna ed il Ciliegiolo “osservato speciale”. Siamo nella Maremma vulcanica, quella dei tufi che racchiudono cantine, quella che regala vini così, di profonda immediatezza. MAREMMA TOSCANA DOC CILIEGIOLO BIO “VIGNA SAN LORENZO” 2020: l’etichetta rivela il colore dell’olfatto. Annusate viole e genziana, e poi la cioccolata che cela la ciliegia (ma ci sta pure un tocco di fragola) ed una fresca ventata di incenso e liquirizia. Intorno la Maremma, quella della macchia piegata dal vento, del salmastro del mare lontano del rustico, selvatico incedere di cavalli curiosi. Sorso coinvolgente, succoso, birbante, con freschezza d’avanzo e tannini in sintonia ed una balsamica chiusura. Siete pronti per il terzo bicchiere? (Quasi 90 Punti). CONSORZIO SUVERETO VAL DI CORNIA GUALDO DEL RE Azienda storica di quella Val di Cornia che guarda l’Isola d’Elba, una delle prime a credere nel Territorio di Suvereto. SUVERETO DOCG SANGIOVESE 2017: una profonda, resinosa balsamicità è solo l’incipit di un olfatto che comunica il bosco in toto, dai piccoli frutti ai funghi prima di ingentilirsi di violette e soffermarsi sul tabacco. Sorso di inattesa semplicità, compostamente tannico e di succosa sapidità, caratterizzato da una lunga coerenza che invita ad alzare i calici. (89/90 Punti). IL FALCONE 10ha a conduzione femminile. Una Storia secolare, conduzione biologica, Sangiovese in primis ma senza dimenticare gli internazionali (soprattutto il Syrah). SUVERETO DOCG “BOCCALUPO” 2019: piccoli frutti ed amarene propongono una succosità quasi ferrosa e, mentre Vi distrae un sottile accenno di pelliccia, tabacco e liquirizia si fondono in un mix balsamico malioso ed intrigante. L’assaggio, di grande sostanza, propone un frutto carnoso che accompagna tutto il sorso fino alla chiusura che lascia intravedere il caffè. (89/90 Punti). CONSORZIO DI TUTELA VINI TERRE DI CASOLE PODERE STEBBI Spazio bianco sulla mappa! Un’Azienda avvolta nel mistero, di cui non m’hanno saputo dire e di cui ho trovato praticamente nulla. Me ne scuserete, me ne scuseranno. Indagherò, perché mi pare che ne valga davvero la pena. TOSCANA IGT ROSSO “DIAMINE” 2016: che volete che Vi dica di questo vino!? Davvero non vorrei dirVi nulla per stuzzicare la Vostra curiosità ma qualcosa Vi devo comunque dire. E allora vi dirò che m’ha sorpreso non tanto per quei descrittori che, a leggere anche con poca attenzione, anche uno stupido capisce essere sempre gli stessi (qui un floreale intenso, il frutto rosso, un turbine salino, una campagnola selvaticità, il fumo di un camino), ma per come sa essere cartina tornasole di un Territorio. L’alta Val d’Elsa è un paesaggio turrito e geologicamente variegato e ‘sto vino svetta e in parte pende. E proprio il fatto che chini il capo verso la terra e il sudore lo rende affascinante. Non vedete l’ora di assaggiarlo e quando lo fate vi esce quel: “Ahhh” di dissetante soddisfazione. E siccome ‘sta bottiglia è traditrice, la sua piccante sapidità farà si che ne apriate un’altra. 2016?! Spettacoloso! Si becca il mio premio “PORCAPALETTA”. Da bere ascoltando “FEVER” di PEGGY LEE. (89/90 Punti, perché “tecnicamente” così è, ma se fosse per il cuore…”DIAMINE”). CONSORZIO VALDARNO DI SOPRA TENUTA SETTE PONTI Una storia iniziata negli anni ’50 che scomoda anche la Famiglia Savoia -Aosta ed un oggi targato 1998 fatto di sostenibilità e vini di grande successo. VALDARNO DI SOPRA DOC SANGIOVESE “VIGNA DELL’IMPERO” 2019: ampiamente boschivo, racconta di resina, bacche, radici e dei rovi fruttati al limitare degli alberi. Segue il corteo delle dolcezze di spezie e cioccolato cui fanno da contraltare stuzzichevoli note di arancia rossa ed un che di pietrisco. Molto elegante il sorso, che srotola senza intoppi il ricamato tessuto tannico raccontando con dovizia di particolari i descrittori olfattivi. (Quasi 90 Punti, ma confesso che cominciavo ad essere stanco, quindi…lo riassaggerei). CONSORZIO VINO TOSCANA IGT MARCHESI ANTINORI Dal 1385:  un’avventura lunga più di 600 anni. Un’Azienda che rappresenta un bel pezzo di storia della Toscana del vino (e non solo). TOSCANA IGT BIANCO “MEZZO BRACCIO TENUTA MONTELORO” 2020: l’incipit è un’esplosione di frutta bianca (la pera in primo piano) sostenuta da pepose piccantezze, segue un intrico di gelsomini, una manciata d’agrume candito ed una pirica mineralità soffusa ma ben presente. Sorso d’acchiappo, con calore e freschezza in evidenza e ben equilibrati ed un lungo finale minerale che non disdegna di sottolineare vegetalità di sambuco. Forse off-topic ma proprio per questo gli do il mio premio “OLÈ”. (89/90 Punti) Roberto Alloi VINODENTRO  
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29 Febbraio, 2024

I Migliori Vini Italiani 2024

IL COSA ED IL DOVE Dal 16 al 18 Febbraio gli ampi ed eleganti spazi del Salone delle Fontane all’EUR (Roma) hanno ospitato l’Edizione 2024 (23a della serie) de I MIGLIORI VINI ITALIANI, manifestazione ideata ed organizzata dal sempre vulcanico LUCA MARONI e da sua sorella FRANCESCA ROMANA per presentare le migliori produzioni enologiche dello stivale italico (quelle che poi potrete ritrovare nell’omonima Guida). Una kermesse dedicata alla Cultura del vino con un programma ricco di appuntamenti (laboratori, workshop, presentazioni, degustazioni libere e guidate) che ha visto la partecipazione di un grandissimo numero di addetti del settore e winelovers. GLI ASSAGGI Quanto c’era da assaggiare? Tanto, troppo, soprattutto per uno solo come me. Si, m’ero fatto una sorta di tabellino, ma se è vero che “delle buone intenzioni è lastricato l’inferno” beh…se io non sono belzebù poco ci manca. E quindi mi sono ritrovato a zigzagare più o meno senza meta lasciandomi trasportare dall’onda del folto pubblico soffermandomi là dove i marosi me lo consentivano, scegliendo ora l’approdo sicuro di un Produttore amico ed aggrappandomi altre volte al salvagente dell’intuito o dell’occhio. Ed è stata una bella avventura, vissuta tra nomi noti e volti nuovi, tra estro e banalità, tra Qualità assoluta e sorsi (anche quelli immancabili) di cui avrei potuto tranquillamente fare a meno. Comunque, spero che le mie consuete note d’assaggio (quelle che ormai avrete imparato a NON prendere per buone) possano, se non esserVi in qualche modo d’aiuto, almeno suggerirVi qualche sentiero da percorrere. Qui di seguito troverete quelle relative alla mia personalissima “TOP TEN” (magari non ci crederete, ma trovare qualcosa di sorprendente non è stato facile), mentre degli altri miei assaggi potrete leggere, come di consueto, qui. Leggete, assaggiate, condividete e…fatemi sapere! IL PIEMONTE ANTONIO BELLICOSO Beh, di Antonio avrete già letto altre volte, 5ha dedicati ai vitigni tipici dell’astigiano (Barbera, Grignolino, Freisa) ed un amore passionale per i vini ed il proprio lavoro. GRIGNOLINO D’ASTI DOC “DOMINE VITES” 2022: 4000mq di viti vecchie e stanche comprati “per forza” sono i genitori di un Grignolino fuori dagli schemi. Il colore, il grado alcolico (16°) che la voluttuosa dinamicità dimostrata nel calice si ostinano a non dimostrare anche meccanicamente… Al naso, tra gerani e rosa canina spuntano i ribes ma è quell’idea di corteccia che colpisce e Vi si scolpisce in testa. E poi il lungo corteo fresco-balsamico di liquirizia, china, tabacco mentolato che ne fanno una sorta di laudano curatutto (alché Antonio dovrebbe vestire bombetta e farfallino ed andarlo a promuovere in giro per il far west) Sorso panoramico, completo, che in tesa progressione fresco-sapida ripropone i toni olfattivi sottolineando i piccoli frutti rossi. Ne scriverò ancora (stay tuned), per ora gli ammollo il mio premio SURPRAIS. FREISA D’ASTI DOC 2022: “LA” Freisa è donna (ché solo “LA” Barbera è femmina”) ma qui, l’etichetta disegnata da un famoso pittore astigiano, sembra voler dire di virili discussioni magari al tavolo di un’osteria. Ed invece di donne parliamo, dolci come i lamponi, misteriose come i chiodi di garofano, frizzanti come le erbe aromatiche. Il sorso è un chiacchiericcio da “salotto sabaudo” di freschezze e tannini solleticosi che rivelano, mettendosi la mano davanti alla bocca quasi vergognandosene, un animo profondamente mediterraneo. Da bere ascoltando “EBBEN NE ANDRÒ LONTANA” da LA WALLY (atto 1°) di ALFREDO CATALANI, cantata da MARIA LUIGIA BORSI, LONDON SIMPHONY ORCHESTRA. BARBERA D’ASTI DOC “AMORMIO” 2022: se ci ficcate il naso dentro riuscite a vedere quello che l’impenetrabile colore nasconde all’occhio. Ed allora trovate il richiamo delle sirene dei polputi e succosi frutti neri e vi lasciate traviare dall’erotismo di rabarbaro e pepe. E il sorso…Vi frega! Perché dopo averlo assaggiato capite che ‘sta barbera è una Jessica Rabbit che Voi, poveri Baby Herman, a parte le voglie di un cinquantenne, non avete “armi” per soddisfare. Non per tutti. Da bere ascoltando, manco a dirlo “AMOR MIO” di MINA. BARBERA D’ASTI DOCG “MERUM” 2021: con l’umiltà del non avere la pretesa (e la volontà) di inventare qualcosa di nuovo, Antonio ci propone questa Barbera da 16.5°. Niente appassimento (per non uscire dalla Tradizione) solo amore e la pazienza di seguire il frutto fino alla sua estrema maturazione. Qui, signori miei, si ragiona di boa di piume di struzzo e lustrini! Dell’erotica eleganza delle attrici degli anni ’20! Le more abbandonano i rovi e s’ammorbidiscono in confettura, i fiori si appassiscono in un pot-pourri di profonda, scura luminosità ed il bosco, scuro anche lui, cela il lupo di un assaggio che avreste osato far precedere all’analisi olfattiva. Si, perché l’occhio aveva percepito l’inattesa cinetica di un vino impetuoso. Ed allora cercate conferma e Vi fate frustare dalla materia tannica, ammanettati ad una freschezza che strizza l’occhio alla sostanza di un estratto che è materia palpabile. Vabbè, ne avevo già scritto ma…sorprendente! Ancora una volta sorprendente! L’ALTO ADIGE FRANZ HAAS Un nome che va a braccetto con una viticoltura che respira l’aria rarefatta di quelle alte quote che il recentemente scomparso proprietario visualizzava come unica salvezza per le proprie viti alla luce di un futuro climaticamente complicato. 60ha e quasi mezzo milione di bottiglie non sono poche, soprattutto quando comunicano certi messaggi. ALTO ADIGE SÜDTIROL DOC PETIT MANSENG 2022: che spettacolo! Il naso è un sabba di dolcezze ed amaritudini: burro e vaniglia di quasi pasticceria vs. rosmarino, agrume amaro vs. frutta gialla con una mineralità che…levateve proprio! Sorso succoso e di dolce, fruttata impronta ma con una sapidità di fondo che è come il mugghiare di un mare lontano, come maroso che avanza… Bello davvero, si becca il mio premio “CEDETE LO PASSO”. Da bere ascoltando “DALLA PACE DEL MARE LONTANO” di SERGIO CAMMARIERE. LA LOMBARDIA (E L’EMILIA ROMAGNA) CASTELLO DI LUZZANO Tra l’Oltrepò Pavese ed i Colli Piacentini, tra i Galli ed i Romani, tra le argille ed il calcare, un po’ lombarda ed un po’ emiliana. 110ha (75 quelli dedicati ai vigneti), 2000anni di storia ed oltre 100 quelli di un oggi che ha nell’entusiasmo di Giovannella Fugazza l’incentivo maggiore ad approfondire la conoscenza ed il racconto di una variegata produzione. BONARDA DELL’OLTREPÒ PAVESE DOC “SOMMOSSA” 2022: rivoltoso sin dall’olfatto, accosta amarene e suco di prugna e lampone a gentilezze di viola ed umidità di terra senza dimenticarsi della firma amaricante della salvia. Sorso che ammalia e travia chiedendone subito, con urgenza un secondo e poi un terzo… DimenticateVi dei descrittori e bevetelo in leggerezza peccando per il piacere di farlo. Si becca il mio premio “HARDCORE”. Da bere ascoltando “DON’T DRINK THE WATER” della DAVE MATTEWS BAND. IL FRIULI VENEZIA GIULIA VIE DI ROMANS Tra l’Alto Adriatico e la Slovenia l’Azienda racconta, da oltre un secolo, un Territorio unico attraverso vini prodotti con cura maniacale e pazienza non comune. Sorsi che sanno di attesa e sfide future. FRIULI ISONZO DOC SAUVIGNON BLANC “PIERE” 2021: fumoso a primo naso, rivela poi un animo di fresche vegetalità giocato tra mentuccia ed agrumi verdi. Un mazzetto di mughetti introduce poi a dolcezze d’acacia e frutta esotica squarciando un sipario sapido che ricorda il mare che fu e quello poco distante. Sorso dinamico e ritmato che scandisce un inarrestabile susseguirsi di freschezze e mineralità facendoci allungare la mano per un secondo bicchiere. Da bere ascoltando “I’M SHIPPING UP TO BOSTON” dei DROPKICK MURPHYS. FRIULI ISONZO DOC CHARDONNAY “VIE DI ROMANS” 2021: si propone al naso con la sua mole grassa sorprendendoci per l’agilità con cui passa dalle note fresche e vegetali di menta e sambuco a quelle dolci di pesca e vaniglia, farcendo il tutto con una sottile piccantezza di zenzero. Sorso caldo, che riempie ed accarezza accompagnandoci per mano ad un finale salato e piacevolmente amaricante. L’UMBRIA LA MADELEINE Nata 3 lustri fa per volere di un nome noto della politica italiana, dimostra oggi come tenacia e lungimiranza consentano possano raccontare in un calice le potenzialità qualitative del territorio di Narni. IGP ROSSO “NARNOT” 2019: scoprire che è tra i vini premiati mi fa quasi strano… Scuro eppure luminoso, il naso di questo Cabernet Franc srotola freschezze di lavanda e conifere, amaritudini succose di chinotto e colorati lamponi. Il sorso ripropone l’olfatto con didascalica precisione sottolineando l’agrume amaro ed un tannino che fa comunella con la sapidità per far schioccare la lingua chiedere un altro bicchiere. Il fondo del calice…quello rivela la vera essenza di un vino e qui, pur sotto nobili spoglie, si cela la preziosità di un animo contadino. Unica live stonatura, quella chiusura su inaspettati toni dolci che gli vale il mio premio “PECCATO”. Da bere ascoltando “DEVIL INSIDE” degli INXS. LA CAMPANIA MASSERIA FRATTASI Dalla fine del ‘700 (ma con un oggi poco più che ventennale) un punto di riferimento per la viticoltura “eroica” di quel Taburno di cui parlava anche Virgilio (se non sbaglio sono loro i vigneti più vecchi della Campania). AGLIANICO BENEVENTANO IGP “KAPNIOS” 2019: L’olfatto dimostra manifesta superiorità. Un ampio palcoscenico scuro con un tavolato di legni nobili sul quale si affacciano personaggi che si chiamano prugna, ciliegia nera, mirtillo… E mentre l’orchestra suona un sottofondo balsamico ecco gli assoli di tabacco mentolato, grafite e pepe. Il sorso? Semplice, potente, lungo, coerente, succoso di arancia rossa e rinfrescante d’eucalipto. Bella prova davvero! Da bere ascoltando “GOD’S AWAY ON BUSINESS” di TOM WAITS. ED ORA? Beh, ora è il momento dei ringraziamenti: agli Organizzatori per avermi ospitato in una manifestazione di cui ho già messo in agenda l’Edizione 2025 e che rientra ogni anno di più tra quelle irrinunciabili del panorama romano (e non solo); ai Produttori: per aver sopportato le mie considerazioni sui frutti del loro duro e pregevole lavoro ed a Voi per aver letto (spero) fin qui le parole che, come sempre, mi fa una gran fatica scrivere Roberto Alloi VINODENTRO  
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22 Febbraio, 2024

DiVino 2024 by Decanter Wine Academy

IL COSA ED IL DOVE Seconda Edizione per DiVino, il bell’Evento organizzato da DECANTER WINE ACADEMY nell’elegante cornice di Villa Piccolomini a Roma andato in onda gli scorsi 3 e 4 Febbraio Un Evento che metteva al centro i Vignaioli ancor prima che le loro produzioni. Un Evento che, tra banchi d’assaggio e masterclass, ha radunato una numerosissima folla di operatori del settore, giornalisti e semplici winelowers. Non tutto perfetto, qualche aggiustatina qua e là da fare ma, in assoluto, una due giorni davvero riuscita. GLI ASSAGGI 90 le Aziende presenti a rappresentare l’intera lunghezza dello stivale italico (forse un po’ troppe rispetto alle dimensioni della sala). Una lista lunghissima di vini da poter assaggiare ed io…da solo!!! Ovvio che mai avrei potuto assaggiare tutto, se poi ci mettete in mezzo pure le gare di nuoto del nano di casa… Ecco dunque che, come mia consuetudine, son partito da casa con il mio bel “palinsesto” di assaggi e la ferma intenzione di rispettarlo ma… I programmi, si sa, sono fatti per non essere rispettati e chi sono io per sottrarmi a questa legge dell’Universo? Poi metteteci una quantità di GGente che manco avessero dato la minestra gratis, i “cavalieri” bassibassi e semi nascosti (piccola bacchettata sulle dita), l’età che avanza… Insomma, ho assaggiato quello che sono riuscito ad assaggiare mixando ricerca e fortuna. Tanta la Qualità proposta (beh, qualcosa di cui avrei potuto fare a meno l’ho trovata ma questo è inevitabile) e tante cose che mi piacerebbe approfondire. Di seguito troverete la mia “TOP SEVEN”. A dieci non ce l’ho fatta ad arrivare (che stia diventando troppo esigente?!) ma di tutti gli altri vini potrete leggere qui. Voi date una letta alle mie consuete e personalissime note di degustazione tenendo ben presente da quale pulpito viene la predica e poi…correte ad assaggiare di persona! IL TRENTINO DE VESCOVI ULZBACH Siamo a Mezzocorona (TN). Una Storia lunga 400 anni (che tocca pure l’America) che racconta un legame indissolubile con la Piana Rotaliana ed il suo vitigno più rappresentativo: il Teroldego. L’oggi ha da poco compiuto vent’anni e sa di rispetto, di continuità con il passato e di occhi rivolti al futuro. MANZONI BIANCO 2022: davvero più che gene nel clone qui il Riesling sembra presente in prima persona. Verticalmente dolomitico, racconta con crudezza scorza di cedro e di limone, erbe ed arbusti ma… C’è un “ma” di grassezze di frutta secca, di nocciola e crema a dare la sicurezza di una sosta comoda dopo lo strapiombo. Sorso inizialmente tagliente come un microappiglio che pian piano evolve su calore e morbidezze allungandosi sapido sulle coerenze olfattive. Un assaggio per chi non teme il vuoto sotto il sedere. Si becca il mio premio “VERTIGO”. Da bere ascoltando “MOUNTAIN CLIMBING” di JOE BONAMASSA. DOLOMITI IGT ROSSO “KINO NERO” 2021: 50 parti di Teroldego, 40 di Merlot, ed il saldo di Groppello di Revò danno rispettivamente frutta fresca, frutta matura e spezie nere (aggiunte con attenzione per non snaturare il risultato finale). Ed ecco dunque la fitta schiera di profumi: ciliegia, amarena, mora, mirtillo…e quel pepe che “ci mette il pepe”. Sorso che comunica intensità senza eccedere in sostanza, fresco, lungo, invitante. Ne berreste subito un altro e…lo farete. Tenetene una bottiglia di scorta. Da bere ascoltando “BACK IN BLACK” degli AC/DC. p.s. m’hanno detto che in famiglia ce una versione di Teroldego declinata in cemento e ceramica…ah, quanto vorrei ficcarci il naso! IL LAZIO TERRE D’AQUESIA 12 ha 25000 bottiglie nell’Alta Tuscia Viterbese di Acquapendente, lì dove la Via Francigena è sentiero da percorrere. Un’Azienda che tra l’Umbria e la Toscana sceglie di essere terza via e non copia conforme a nessuna delle due. Impatto ambientale prossimo allo zero e grande cura in cantina per risultati che, tra tradizione e sperimentazione esaltano il Territorio valorizzando vitigni autoctoni ed internazionali. JAZZ BIANCO 2022: Grechetto, Chardonnay ed una iniezione di Procanico Vino “naturale”? Boh?! Dai, “spontaneo”! L’olfatto lo sorprende a muoversi scaltro sul filo di un difetto che è lì davanti, baratro insondabile in cui per timore o coscienza non cade. La riduzione è ostacolo che non richiede torsioni di calice da far rischiare il tunnel carpale per poter essere aggirato e schiude un panorama olfattivo governato dal Grechetto. Ed ecco dunque il corteo delle amaritudini (erbe di campo, salvia, liquirizia) a precedere le grassezze esotiche portate in dote dallo chardonnay, gessosa mineralità ed un quid fumoso a fare atmosfera. Il sorso è pimpante freschezza e minerale sapidità condite del giusto di morbidezza e da un finale che fa schioccare la lingua. Un vino “astuto” cui manca solo lo stelvin (e qualche aggiustatina). Si becca il mio premio “MANNAGGIA”. Da bere ascoltando (QR CODE a parte) ”SOFTLY AS IN A MORNING SUNRISE” del MODERN JAZZ QUARTET. CANTINA LE MACCHIE 11ha molto parcellizzati (ed una quindicina di etichette) in una zona che è Centro Italia sulle carte ma Alto Adige dal punto di vista climatico. Ed è proprio per questo che i reimpianti parlano di Riesling e Gewürztraminer ed è per amore del territorio che al centro dell’attenzione viene messa anche quella vite ultracentenaria di Cesanese Nero. LAZIO IGP PASSITO MALVASIA PUNTINATA “SE. BO. BE. BI.”: naso BUM, che esprime grassezze di frutta matura e miele alternandole a freschezze di menta ed erbe aromatiche in una atmosfera vagamente fumé. Bocca sottintende le dolcezze spingendo su vena sapida e viva freschezza. Un vino che vive di contrasti: alto, largo, grasso, sottile. Un sorso? Non basta! Ce ne vuole un altro e, magari, pure un bel pezzo di formaggio. Da bere ascoltando “JEANNINE” dei MANHATTAN TRANSFER. LA CAMPANIA CASA SETARO 14ha nel comune più piccolo del Parco del Vesuvio dedicati. Un’Azienda familiare che ha nella Tradizione le proprie, profonde radici e che mette grande impegno nella valorizzazione dei vitigni autoctoni (coltivati spesso su piede franco). VESUVIO DOC CAPRETTONE “ARYETE” 2022: “seimesisei” di anfora ed il contatto con le bucce gli danno colore e sostanza. L’olfatto evidenzia ciccia fruttata e snellezze balsamiche con quella sottile speziatura che…Vi trasporta nell’Oriente misterioso. Irrompe in bocca a testa bassa con un primo sorso che ne vuole subito un altro senza star lì a pensare a sofistici descrittori. Fresco, sapido, sostanzioso, succoso ed amaricante d’agrume amaro ed erbe aromatiche lungo tutto il tragitto dell’assaggio, chiude con succulenta mineralità. Ce ne sono di migliori, ma questo è davvero figo! Gli ammollo il mio premio “RUMBLE”. Da bere ascoltando “THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY” dei GENESIS. LACRIMA CHRISTI DEL VESUVIO DOC ROSSO “MUNAZEI” 2022: un Piedirosso brioso e vulcanico! C’ha la grinta della ciliegia appena invaiata, la succosità dell’arancia sanguinella, le note amaricanti delle erbe aromatiche e quelle ferrose della spada di un guerriero. Il sorso è godurioso, vivace, sprizza energia da tutti i pori. “Cabernetteggia” raccontando foglia di pomodoro e peperone verde con una peposità tutta da provare. Non ve ne basterà una bottiglia! Fatene scorta. Da bere ascoltando “PERSONAL JESUS” dei DEPEACHE MODE. BORGODANGELO Dal cuore dell’areale produttivo del Taurasi ecco un’Azienda giovane e tutt’ora in crescita. Mix di famiglia e vera e propria impresa per una produzione attenta al gusto del consumatore ma che non perde di vista la Tradizione. CAMPI TAURASINI 2018: il naso è scuro ed intriso di dolci grassezze di frutti di bosco in confettura. Ma è la dinamica speziatura di chiodi di garofano, sono le intriganti amaritudini di mallo di noce, le ombre di un sottobosco di funghi e radici a fare notizia mentre petali di rosa ci mettono una nota gentile e la liquirizia rinfresca. Verticale freschezza e tannini pistoleri in fitta schiera rendono il sorso particolarmente affilato mentre la presenza sapida ispira un secondo sorso che lascia apprezzare, in una atmosfera fumè, intriganti tostature Maliardo! Da bere ascoltando “BEWITCHED” di FRANK SINATRA. ED ORA? Beh, ora è il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori per avermi ospitato ed ai Produttori per avermi sopportato. Della voglia di approfondire alcuni argomenti Vi ho già detto, dell’attesa per un’Edizione 2025 che metto in agenda sin da ora Vi dico adesso Roberto Alloi VINODENTRO  
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15 Febbraio, 2024

Friulano Blanc di Simon Tradiziòn - 2018 - Simon di Brazzan

Quella di Daniele (Drius) è più di un’Azienda, è una dedica. Intanto al nonno Enrico Veliscig (“IL” Simon di Brazzan) e poi ad una terra che cerca di calpestare facendosi lieve quanto più possibile. A chi avesse ancora dubbi sul reale significato del termine “terroir” consiglio di fare quattro chiacchiere con Daniele che ne è non ambasciatore ma rappresentazione. Dagli inizi negli anni ’50 di acqua sotto i ponti ne è passata tanta qui a Brazzano (che è frazione di Cormons). Dai 3ha iniziali siamo arrivati ai 14 di oggi, parcellizzati tra Brazzano, Dolegna del Collio e Mariano del Friuli, per dare ad ogni vitigno la terra più adatta per affondare le radici e venircela poi a raccontare nel bicchiere. Se poi vogliamo mettere un paio di paletti possiamo dire 1986 stop alla chimica e 2012 biodinamica. Ma che ci faccio io in una Azienda biodinamica?! Io che credo nel cornoletame come credo negli unicorni. Beh, uno che sa m’ha detto: “vai” e…eccomi qua, a casa di Daniele, tra vini, chiacchiere e sua mamma che si affanna tra taglieri e quant’altro. Quella di Daniele è una storia di umiltà, la storia di un uomo che non si vergogna di sapere di non sapere. Di un uomo che va a scuola da “quelli bravi” per imparare la magia delle macerazioni. Di un vignaiolo che non vuole nascondersi dietro il dito di un “naturale” che troppo spesso propone non scusabili puzze. Comunque, di tutto ciò parleremo magari un’altra volta magari dicendo di altri suoi vini. Qui, oggi, mi scappa di dirVi di Tocai (scusate ma non ce la faccio proprio a chiamarlo Friulano, con vini come questo poi…). “TRADIZION” è un vino che racconta di attese. Quella dell’ultima uva raccolta in vigna aspettando brume e Botrytis e quella del lungo lavoro in cantina. 60% acciaio ed il resto legno (e qui parte finisce per 25gg nei tini tronco conici da 25hl e parte stabula pazientemente in botte); 60% sprint, il resto temperanza. Quando avvicini il calice al naso pensi: “alla faccia del semiaromatico!”; difficile distinguerlo da una Malvasia… Poi ti concentri e… Ecco che ti si schiariscono le idee e ti rendi conto di essere di fronte ad un vino che sa di antico. Torni indietro con gli anni e con la memoria a quel Tocai che si raccoglieva a maturazione fin più che completa, quello che andava a braccetto con il grado alcolico quando non si badava troppo a questi dettagli. Naso brioso e da acchiappo, di ampiezza grandangolare ma dotato di una verticalità che fa venire il torcicollo al naso, piena espressione della varietalità del vitigno. Complesso e ben dettagliato nei marcatori della frutta matura (pera, mela, una screziatura d’ananas che…vabbè, ci può stare) e più sfumato in quelli floreali. Erbe aromatiche (timo) e tè verde (che ‘st’anno pare essersi insediato nel mio naso). Dalle retrovie avanza poi il mugghiare minerale di un mare sepolto ma mai sopito ed il finale è di una mandorla che, seppur mitigata dalla lunga macerazione, mi ricorda il Vulcano Laziale. Assaggio BUUUM! Anglosassone negli aromi di bocca, morbido e rotondo, glicerico ma mai stancante. Abbastanza fresco, molto minerale, lungo ma non troppo (quasi a volerVi invitare ad assaggiarne ancora per non perderne memoria). Una sorta di “mangia e bevi” di sbarazzina eleganza e controllata potenza. Da bere così, guardando un temporale dalla finestra o stemperandone i tannini a suon di San Daniele (ma di quello BUONO) ascoltando “I’M YOUR MAN” di LEONARD COHEN e leggendo come un mantra le parole scritte sull’etichetta. Roberto Alloi VINODENTRO
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8 Febbraio, 2024

La Sardegna di VINODABERE 2024

IL COSA ED IL DOVE Seconda Edizione per LA SARDEGNA DI VINODABERE, Evento romano dedicato dall’omonima testata (con la collaborazione, quest’anno, di Roberta Perna) a Vini e Territori di un’isola che è in realtà un piccolo continente. Nei giorni 21 e 22 Gennaio u.s. le sale dell’Hotel Belstay di Roma si sono dunque riempite di una gran folla di giornalisti, addetti del settore e “semplici” winelovers desiderosi di perdersi tra Territori e Tradizioni seguendo i racconti dei numerosi produttori presenti. Una due giorni riuscitissima (nonostante la mancanza di alcune “compagini”) che merita assolutamente di essere messa in agenda sin da ora per il prossimo 2025. GLI ASSAGGI Oltre 30 le Aziende presenti e fin troppi vini da assaggiare (soprattutto per uno solosolo come me), banchi d’assaggio e masterclass. Ce n’era per tutti e per tutti i gusti! Per me è stata una giornata particolarmente impegnativa (complicatissimo gestire passione e gare del nano di famiglia senza avere il dono dell’ubiquità). M’ero fatto una bella lista del “cosa” assaggiare ma, come spesso mi succede, è rimasta a casa, dunque… Dunque non m’è restato che affidarmi a occhio, naso, estro, fortuna e zigzagare senza meta tra i vari tavoli, scegliendo le novità senza tralasciare completamente le vecchie conoscenze. Ed ovviamente i risultati sono stati assolutamente all’altezza delle aspettative. Tanta ma tanta Qualità e Produttori orgogliosi di presentare il frutto delle loro fatiche inquadrandolo nel tempo e nel luogo. Vabbè, di seguito potrete tediarVi con le note di degustazione relative alla mia personalissima “TOP TEN” (degli altri vini potrete leggere qui), precipitateVi dunque ad assaggiare di persona ché, come ormai ben saprete, del mio giudizio è meglio non fidarsi. TENUTA MUSCAZEGA Siamo a Luras (SS). È la pittrice romana Laura Carmina a mettere in piedi l’Azienda nel 2006. 3ha (sui 40 totali) curati in maniera maniacale e dedicati principalmente a quel Nebbiolo che sembra essere stato introdotto sull’Isola dal Generale La Marmora. Una filosofia produttiva che la Produttrice riassume benissimo con: “piccola vigna, piccoli numeri, grandi vini”. Le bellissime etichette? Indovinate chi le ha disegnate!? COLLI DEL LIMBARA IGT NEBBIOLO “DISIZU” 2021: un naso arrembante, tutto spezie pizzicose, macchia mediterranea, salvia, rosmarino, anice, liquirizia e frutta succosa in una atmosfera da età del ferro. Sorso fresco e birbante segnato da tannini simpaticamente arruffati ma affatto maleducati, sapido e con una chiusura vergata dalle note amaricanti delle erbe aromatiche. Se lo doveste aprire con degli amici, abbiate cura di averne almeno un paio di bottiglie di scorta. Da bere ascoltando “DESIRE” degli U2. LA CONTRALTA Una giovane realtà (2019) che fa dell’attesa la propria filosofia. Vinificazioni complesse, anfora, cemento, legno, acciaio, nessuna fretta di imbottigliare… 7ha suddivisi in 2 appezzamenti (5 ad Enas dedicati al Vermentino e 2 a Palau dove il Cannonau viene coltivato ad alberello). 4 i Vermentini in catalogo, tutti spiazzanti e che ben evidenziano la mano dell’enologo. ISOLA DEI NURAGHI IGT VERMENTINO “SICUT ERAT” 2022: 2 mesi di macerazione sulle bucce e 9 mesi di anfora per un naso che lascia basiti. Un sabba di dolcezze colorate di giallo (miele, mela cotogna, ginestra, mimosa) e verdi, erbacee freschezze (salvia, menta, rosmarino, macchia mediterranea). Il sorso è di disarmante sostanza, affilato eppure di grassezza quasi burrosa, tannico da volerne subito assaggiare ancora, con i piedi ben piantati nelle dolcezze della frutta gialla ed un finale che è sguardo rivolto alle fresche ed amaricanti sensazioni delle foglie di menta. Davvero bello! Da bere ascoltando “SWEET DREAM” dei JETHRO TULL. ISOLA DEI NURAGHI IGT VERMENTINO “AL SOL BRILLA” 2022: 15gg di macerazione sulle bucce, 1 anno di legno, acciaio… L’impatto olfattivo è impressionante, se stessimo parlando di luce e di eclissi solare ci vorrebbe il vetro affumicato per guardare. Qui è l’acuto delle dolcezze di miele ed il contraltare amaricante delle noci conservate sotto di esso, è il caldo giallo delle ginestre, sono i cespugli di macchia mediterranea piegati dal vento, sono le erbe aromatiche, i pizzicori peposi… Ed in bocca tanta ciccia, un sorso glicerico, polposo con un animo decisamente marino, che vive del contrasto tannini-dolcezze e s’allunga, come sguardo all’orizzonte, in un finale tutto piccantezze. Da bere ascoltando “HALO OF FIRE” dei METALLICA. LI SEDDI Siamo a Badesi, di fronte al Golfo dell’Asinara, Azienda a conduzione familiare nata negli anni ’60 dl Secolo scorso e con un oggi poco più che ventennale fatto di recupero di varietà autoctone (Vermentino in primis), coltivazione su sabbia ed impianti a piede franco. VERMENTINO DI GALLURA DOCG SUPERIORE “LI PASTINI” 2022: impianti di 60/70 anni Vi trasportano con la fantasia in faccia al mare, tra cespugli di macchia mediterranea ed erbe aromatiche, amaricante quanto serve, dolce quanto deve. Il sorso sorprende per una inaspettata carbonica. Succoso e coinvolgente, teso e privo di qualsiasi cedimento, conferma i descrittori olfattivi e chiude supersalato sulle attese amaritudini. Bello! Da bere ascoltando “DREAMS” dei FLEETWOOD MAC. CANNONAU DI SARDEGNA “MAISTRALI” 2021: faccia al vento ed in direzione ostinata e contraria, contrappone la propria immediata semplicità a quanti cerchino i muscoli nel Cannonau. Il naso calca la mano sui piccoli frutti ma sono il mirto e la macchia mediterranea a catalizzare l’attenzione, quell’idea minerale di sabbia, il frangersi salino delle onde… Sorso che riempie e non stanca grazie al giusto di freschezza ed al fascino discolo dei tannini, lascia da parte la frutta e, spada di ferro alla mano, cala il fendente delle amaritudini di erbe officinali. Chiude balsamico e segnato da un leggero sgarbo laccato che però lo rende di assoluta, contadina eleganza. Davvero bello! Da bere ascoltando “BRIGHTON ROCK” dei QUEEN. AUDARYA Una storia iniziata negli anni ’50 con un oggi che sta girando la boa dei 10 anni. Una produzione tutta dedicata alla tradizione con un meritevole focus sui vitigni meno gettonati ISOLA DEI NURAGHI IGT BOVALE “NURACADA” 2021: liquirizia ed erbe officinali sono lì davanti, in bella mostra, ma è l’anima mediterranea quella che colpisce il cuore: salmastra di onde ed olive in salamoia, di cespugli piegati dal vento. Poi un tocco di spezie scure ed un ruggito animale. Il sorso è abbraccio sensuale e scossa di erotica freschezza, carezza di tannini e graffio di profonda sapidità, con una lunghezza balsamica che… Da bere ascoltando “PELLE” degli AFTERHOURS. JANKARA 7.5ha in quella Vena di San Leonardo (parte settentrionale della Gallura) che è regno del Vermentino e 2.5 a Mamoiada dedicati al Cannonau. Una storia di “ritorni” iniziata in un 2006 che ha messo in pausa un’esperienza ventennale negli States. La produzione? Manco a dirlo: fortemente identitaria. VERMENTINO DI GALLURA DOCG SUPERIORE 2022: naso di estrema eleganza, che mixa il giallo della sostanza fruttata con il bianco di una elegante, virginale florealità. Poi un tocco d’agrume e lo sprint balsamico dell’anice. Il sorso, ampio e sostanzioso, sorprende per una carbonica assolutamente inattesa. L’acidità è un cavallo selvaggio che rifiuta redini e sella, un mustang da montare a pelo galoppando col vento in faccia verso il lungo finale di marina sapidità. Col senno del poi e dopo aver assaggiato quello di cui leggerete subito sotto…pazzesco! Da bere ascoltando “L’ANNO CHE VERRÀ” di LUCIO DALLA. VERMENTINO SUPERIORE 2015 (JEROBOAM): dopo 7 anni di vetrato isolamento in una prigione dimensionalmente importante, il calice restituisce la libertà ad un vino che si stenta a riconoscere. Il mustang s’è trasformato in un elegante arabo e la freschezza e diventata quella ristoratrice di un’oasi. E mentre l’Oriente delle spezie è lì davanti e Vi propone mollezze di odalische, miele e datteri, ecco la scimitarra della balsamicità dell’anice e delle foglie di tabacco (quelle che le cubane arrotolano sulle cosce) a calamitare l’attenzione Sorso sinuoso, che accosta con mirabile equilibrio larghezze fresco-sapide a profonda morbidezza fino alla piccantissima chiusura. Supertoppp! Da bere ascoltando “YOU CAN’T GET WAT YOU WANT (TILL YOU KNOW WHAT YOU WANT” di JOE JACKSON. CANNONAU DI SARDEGNA DOC 2019 RISERVA: profilo olfattivo scuro che sciorina prugna, viole, bacche, spezie, il cacao dei boeri, polvere di caffè ed un ché di pirico in un turbinare di fresche folate di macchia mediterranea. Sorso di elegantissima avvolgenza e grande equilibrio, tannini carezzevoli e finale a ricordarci del frutto. Semplicemente tanta roba, davvero! Da bere ascoltando “BAKERMAN” dei LAID BACK. VITIVINICOLA ALBERTO LOI Storia familiare per questa Azienda nata nella metà del Secolo scorso. Una cinquantina di ettari nella zona di Jerzu. Focus sul Cannonau senza dimenticare gli altri vitigni autoctoni. CANNONAU DI SARDEGNA DOC JERZU “CARDEDO” 2019 RISERVA: l’olfatto riconoscerà sicuramente prugna ed amarena, l’amaricante liquirizia a darsi di gomito con le dolcezze cioccolatose, pizzicori di spezie e freschezze mentolate ma…quell’idea di “selvaggio” che…che fascino! Sorso di grande coerenza, che evidenzia sostanza tannica e bella freschezza con un lungo finale in cui frutta e spezie si danno la mano. Da bere Ascoltando “SENSE OF PURPOSE” dei PRETENDERS. ED ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti: a VINODABERE per avermi ospitato, ai Produttori per avermi sopportato ed a Voi per avermi letto. Ed è il momento dei buoni propositi: quello di approfondire la conoscenza di alcuni vini, quello di riassaggiare con calma alcune cose che…ne avrebbero bisogno e quello di ritrovarmi il prossimo anno con meno impicci da gestire e più tempo da dedicare ad un Evento davvero ben organizzato come questo Roberto Alloi VINODENTRO    
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1 Febbraio, 2024

Divino Acquario Xmas, un Evento dedicato al Cesanese del Piglio DOCG

IL COSA ED IL DOVE L’EVENTO Lo scorso 6 Gennaio, la Befana ha portato in dono ai winelovers romani DIVINO ACQUARIO XMAS, un Evento dedicato interamente al Cesanese del Piglio DOCG ed ai produttori aderenti al Consorzio di Tutela di questo vino. Una giornata organizzata dal Consorzio (oggi guidato da Pina Terenzi) in collaborazione con l’AIS (grazie al Presidente Regionale del Lazio Francesco Guercilena ed al Delegato di Latina Umberto Trombelli) nei meravigliosi spazi dell’Acquario Romano (oggi Casa dell’Architettura). Una giornata che ha consentito ai numerosissimi intervenuti di assaggiare non semplici vini ma calici di Ciociaria. DEL CESANESE Tra i Monti Ernici ed i Lepini, lungo tutta la Valle del Salto, ci sono 15000 ettari vitati che producono bottiglie che hanno dietro una storia. Quella di vitigno del quale Piglio ed Affile si disputano la patria di origine (con il primo cui va sicuramente il merito del suo rilancio dopo il secondo conflitto mondiale) ma che a me piace vedere accomunati da quei Romani che ne disboscarono i territori per piantare vigneti (da “silvae caesae” deriverebbe proprio il nome del Cesanese). Un vitigno che sembra essersi diffuso grazie al fatto che le spose del luogo ne portassero in dote le barbatelle e che pare essere stato tutelato con forza nello statuto del Comune di Affile. Un vitigno che alla prova del tempo dimostra oggi di essere cresciuto in termini di Qualità, potenza e, soprattutto, rappresentatività di un Territorio. Dunque: si scrive Cesanese del Piglio, si legge Ciociaria. GLI ASSAGGI Banchi di assaggio ed una masterclass nel ricco programma della giornata. 13 le Aziende presenti, tutte con radici ben piantate nella Tradizione e sguardo rivolto al futuro. 13 Aziende per tante diverse interpretazioni di un vino (unico rosso laziale a potersi fregiare della DOCG) che ha scritto un bel pezzo della storia enologica del Lazio. QUELLI DELLA MASTERCLASS Per correttezza elencherò tutte le etichette degustate ma poi…dirò solo della mia personalissima “top five” (delle altre potrete leggere qui). 1- CORTE DEI PAPI: CESANESE DEL PIGLIO DOCG “COLLE PICCHIO” 2022 2- RAPILLO: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE 2022 3- MARLETTA TERESA: nata nel 2015, ecco un’altra Azienda a carattere familiare. CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BONIFACIO VIII” RISERVA 2020: potrei dirVi del rosso della frutta in diverse consistenze o di quello dei fiori, delle vegetali amaritudini di erbe aromatiche, della sottile vena balsamica ma… Quello che colpisce davvero è una affatto sottaciuta nota selvatica che gli dona un tocco di elegante rusticità. Sorso morbido che evidenzia volume, sostanza e freschezza, con la decisa sapidità a far allungare la mano per chiedere un altro giro ed un lungo finale amaricante e ferroso con quell’appena di brett che… Bello davvero! Da bere ascoltando “I LOVE ROCK ‘N’ ROLL” di JOAN JETT & THE BLACKHEARTS. 4- FEDERICI: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “NUNC” 2017 5- MARIA ELENA SINIBALDI: Maria Elena ha imparato dal nonno a prendersi cura della vite (e lo scrive pure in etichetta). Oggi accudisce 3ha in quel di Paliano con una passione che…basta guardarla in viso per capire quanto sia forte. CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BIVI!” 2015: lo avvicini al naso e ti viene da dire: “finalmente”! Semplice. Nulla di celato, nulla da svelare, didascalico nei descrittori varietali dl vitigno: fiori, frutti rossi, sottili vegetalità di erbe aromatiche, note ferrose, delicate ed inattese tostature, quel quid di “pelliccia” che ci tiene ancorati alla semplicità della campagna. Sorso freschissimo, schietto, rurale nella sua semplice eleganza contadina, spigoloso quanto serve per stare lontano da piatte omologazioni, dannatamente scorrevole ed accattivante e con una grande chiusura che fa schioccare le labbra senza vergogna. Si becca il mio personalissimo premio “BBONO” e pure quello “COMMUNICHESCION” per quell’etichetta che zittisce gli svolazzi letterari di quelli che, come me, provano trasformare il vino in parole. Da bere ascoltando “COMMUNIQUÉ” dei DIRE STRAITS. 6- CASALE DELLA IORIA: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE BIOLOGICO “ZERO S” 2021 7- LUCA SBARDELLA: 10 anni di storia per questo ettaro (solo 1) di Piglio coltivato con rispetto per produzione ridotta ma di Qualità. CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE 2022: naso pocopoco timido, scuro, appena fumè e dolcemente speziato, rinfrescato da ciliegia, arancia rossa ed un bel respiro balsamico cui un “appena” di brett regala sottile rusticità. Sorso molto coerente e davvero fresco, garbatamente tannico, che evidenzia succose amaritudini agrumate e chiude su intriganti, lunghe piccantezze di pimento. Da bere ascoltando “THE PERSUADERS THEME” di JOHN BARRY. 8- CANTINA SOCIALE CESANESE DEL PIGLIO: nata nel 1960 è stata il primo Socio fondatore del Consorzio e riunisce circa 20 Produttori sotto la guida di Luca Sbardella. CESANESE DEL PIGLIO DOCG “CERCIOLE” 2022: occhio che Vi vedo che state pensando: “questo l’ho visto al supermercato”. Beh, ce ne fossero di vini così rappresentativi di un Territorio sugli scaffali! Naso didattico (beh, forse anche troppo): ciliegie di diverse qualità, pure le visciole, le rose, un tocco di spezia ed uno vegetale, con quell’accento di finocchietto selvatico che fa tanto campagna. In bocca perde qualche punto atteggiandosi a piacionerie sicuramente commerciali che chiedono il frutto e sacrificano il tannino ma…quel sapido finale gli dà un sussulto di identità- Merita, davvero. Da bere ascoltando “CHEAP THRILLS” di FRANK ZAPPA. 9- CANTINA GIOVANNI TERENZI: una decina di ettari a La Forma (Serrone). Un’Azienda nata negli anni ’50 e che da una trentina d’anni si dedica unicamente a Cesanese di Affile e Passerina. Conduzione “naturale” per una produzione davvero identitaria. CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “VAJOSCURO” RISERVA 2021: naso che evidenzia gioventù e…legno non ancora integrato. Scuro di frutta (prugna e ciliegia matura), dice anche di cioccolato, sottolinea il timbro ematico e chiude su ben più che sottili speziature Coerente ma più dinamico il sorso in cui la frutta riacquista croccantezza. La nota erbacea aiuta a nascondere sotto il tappeto l’impronta vanigliata mentre il tannino che parla a voce alta e le sottili piccantezze accompagnano la beva. Ma… C’è il “ma” dell’attesa e del bicchiere lasciato lì mentre la degustazione procede. Ed ecco che il naso si arricchisce di tostature di caffè, di soffi balsamici, di un quid selvatico e qualcosa di grafite. Dai! Me so’ sbajato (tranne che per il fatto che mi toccherà assaggiarlo tra qualche anno)! Crescerà. Da bere ascoltando “THE CIRCLE GAME” di JONI MITCHELL. 10- L’AVVENTURA: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “AMOR” 2021 11- ANTICHE CANTINE MARIO TERENZI: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “CASAL SAN MARCO” 2020 12- PILEUM: CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “BOLLA DI URBANO” RISERVA 2020 13- PETRUCCA E VELA: CESANESE DEL PIGLIO DOCG “TELLURES” 2018 A LATERE Di seguito il mio personalissimo “podio” tra i vini che, per ragioni diverse, non erano stati inseriti nella masterclass di cui Vi ho detto sopra. ANTICHE CANTINE MARIO TERENZI, CESANESE DEL PIGLIO DOCG “CASAL DEI MONACI” 2021: freschissimo il sottobosco che il naso percepisce, complesso nelle sue sfumature di piccoli frutti, humus, felci e foglie umide, gentili le note floreali. E poi quelle ammiccanti brezze balsamiche che ti fanno girare la testa… Sorso compulsivo, freschissimo e sostenuto da tannini monelli che danno la mano ai rimandi fruttati. Niente calice, per vini così ci vuole la cannuccia! Fatene scorta e bevetelo ascoltando “STREAMS OF WHISKEY” dei POGUES. CASALE DELLA IORIA, CESANESE DEL PIGLIO DOCG SUPERIORE “TORRE DEL PIANO” RISERVA 2020: fiori, piccoli frutti e vena balsamica si danno la mano in una “chorus line” da cui si alzano acuti di spezie dolci, china, mineralità ed erbe officinali. Sorso di grande equilibrio fresco sapido ed elegantemente glicerico che ripropone con precisione e corposa sostanza quanto percepito all’olfatto nascondendo con studiata sapienza l’apporto dei piccoli legni dietro i rimandi di spezia d’oriente. Sorprendente. Da bere ascoltando “TOWER OF SONG” di LEONARD COHEN. CANTINA GIOVANNI TERENZI, CESANESE DEL PIGLIO DOCG “VELOBRA” 2022: Cesanese di Affile con un quid di Sangiovese per dare un “aiutino” (in realtà ben evidente) a quella vigna del 1962 che comincia a sentire il peso degli anni. Giovane e birbante, non si vergogna di sventolarVi sotto il naso un sottobosco sconnesso e fitto di radici, le erbe aromatiche, l’alloro, un pot pourrì di spezie ed una fresca fruttosità che è più quella dell’arancia amara che non quella di prugne e ciliegie. Sorso fresco, morbido ma non troppo, con quei tannini forse un po’ “campagnoli” ma proprio per questo interessanti ed un finale che rimanda alle spezie ed ai frutti dell’olfatto. Bella prova. Da bere ascoltando “FOUND A JOB” dei ALKING HEADS. E QUINDI? Beh, se dovessi tirare le somme di questa degustazione mi verrebbe da contraddire parte di quanto asserito nell’introduzione. Non mi piacciono i giri di parole e non ho dunque nessuna vergogna nel dire che, nel complesso, m’aspettavo “deppiù”. Vero è che il livello medio si è sicuramente alzato rispetto a qualche anno fa. Certo, a livello di complessità olfattiva il vitigno non consente di deviare molto dal paradigma della frutta rossa e “l’omologazione” è un rischio concreto. Il sorso invece racconta di alcol finalmente ben gestito, di tannini finalmente educati ma senza rinnegarne il piglio contadino, di allunghi in molti casi degni di questo nome. M’hanno invece lasciato perplesso quelle interpretazioni vagamente “superciociars” davvero poco rappresentative di quel Territorio che il Consorzio dice di voler promuovere. C’erano solo due “riserva” e…ecco, lì mi piacerebbe ficcare il naso con più attenzione. E mi piacerebbe muovermi “orizzontalmente” tra qualche vecchia annata. Vabbè, le occasioni non mancheranno. ED ORA? Ora aspetto con ansia che l’AIS LAZIO (che qui voglio ringraziare pubblicamente per avermi invitato a questo Evento e per il grande lavoro che sta facendo per la promozione del Lazio e del Territorio) organizzi una nuova manifestazione negli spazi davvero unici dell’Acquario Romano. Nel frattempo studierò ancora un po’ il Cesanese ed approfondirò la conoscenza di diversi vini ed Aziende di cui ho avuto la fortuna di fare conoscenza. Roberto Alloi VINODENTRO  
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25 Gennaio, 2024

"DIFFERENT WINE", vini fuori dal comune.

IL COSA ED IL DOVE Dal 15 al 17 Dicembre u.s. Valentina Fabbri Biancone e Mario Bauzullo hanno organizzato la prima Edizione di DIFFERENT WINE, Evento dedicato a vini fuori dal comune, ad Aziende medio-piccole spesso dimenticate in carta dei vini e nelle nostre cantine, impegnate nella promozione del Territorio e nel recupero e valorizzazione di vitigni autoctoni misconosciuti. Una tre giorni che ha richiamato numerosi winelovers ed addetti del settore in una location assolutamente nuova quale quella dell’ancora non inaugurato MEDITERRANEUM ACQUARIO DI ROMA (che ora so dove sta ma che c’ho messo mezz’ora a trovare). GLI ASSAGGI Una ventina le Aziende presenti in rappresentanza di tutta la lunghezza dello stivale italico, per una proposta a misura d’assaggio. Di seguito potrete dare una sbirciata alla mia personalissima “TOP FIVE” (degli altri vini assaggiati potrete invece leggere qui). Prendetene spunto per i Vostri prossimi assaggi. IL PIEMONTE CIABOT 130 anni di storia, 4 generazioni ed un patrimonio vitato che va dall’areale di Dogliani al Roero passando per le Langhe. Una storia che racconta di passione, tradizione, innovazione, scommessa. Ecco allora che bisogna scomodare Capitan America per promuovere il marchio SUPERPIEDMONT e l’idea di uscire dal Piemonte dei vini in purezza per approdare a quello dei blend. Azzardato? Staremo a vedere. LANGHE DOC SAUVIGNON “BOSCODONNE” 2022: al naso sono il fieno tagliato e la foglia di pomodoro quelli che Vi strizzano l’occhio ed introducono gli accenti fruttati di nespola e frutta esotica mentre la chiusura è dedicata alle erbe aromatiche. In bocca è beverino ben corrispondente all’olfatto, morbido ed appropriatamente fresco, con un finale piacevolmente sapido ed intrigantemente ammandorlato. Tappo stelvin e piacioneria per un sorso di quelli “easy” di cui avremmo bisogno più spesso. Da bere ascoltando “WOT” di CAPTAIN SENSIBLE. L’ALTO ADIGE JOSEF WEGER Cornaiano è frazione di Appiano e qui, da 6 generazioni, la storia del vino è scritta dalla Famiglia Weger. 3ha (più 5 di conferitori ultraselezionati) per una produzione che racconta un Territorio e la sua anima. SÜDTIROL ALTO ADIGE DOC GEWÜRZTRAMINER “AUSWAHL” 2022: naso che nel suo essere poco “Gewürz” evidenzia una complessità fruttata che ne migliora l’equilibrio olfattivo, sottolineando dolcezze di acacia, albicocca e pesca ben pareggiate da freschezze vegetali di erba limoncella e sambuco. Sorso sostanzioso ed al contempo di grande piacevolezza, di muscolatura definita ma affatto pesante, con una chiusura di piccante sapidità. Difficile resistere alla voglia di aprirne una seconda bottiglia. Da bere ascoltando “LAST TRAIN HOME” del PAT METHENY GROUP. IL VENETO PAOLO COTTINI Una storia lunga 4 generazioni con un oggi iniziato nel 2010. 7ha a Fiumane, nel cuore della Valpolicella, 60000 bottiglie suddivise tra 8 etichette. Un’Azienda che con i vini appartenenti alle Denominazioni evidenzia radici profonde nella tradizione ma che non ha paura di mostrare il proprio lato “emozionale” attraverso dei vini IGT di assoluto interesse. ROSSO VERONESE IGT “PA.CO. SENSAZIONI DI PAOLO” 2020: Ripasso si ma sulle bucce dl Syrah per un naso birbante che delle spezie propone le piccantezze e le dolcezze d’oriente, il selvatico dei piccoli frutti e la delicatezza delle rose. Sorso simile al precedente ma decisamente più brioso, di dinamica tannicità e con una chiusura che mixa frutta rossa matura a friccicori di spezie. Bello. Da bere ascoltando “SENSATIONS” degli ALPHAVILLE. LA TOSCANA ENOFORIA Costola dell’Azienda agricola AUTUMNALIA e figlia della volontà di Paola Presti. Siamo a Magliano in Toscana (GR), in quella Maremma che dall’Argentario degrada verso il Tirreno, 1ha di vigneto dedicato essenzialmente all’autoctono e praticamente dimenticato Pugnitello per il quale l’Azienda si è meritata la nomina ad “AGRICOLTORE CUSTODE” nell’ambito del programma sulla biodiversità della Regione Toscana. TOSCANA IGT ROSSO PUGNITELLO 2019: frutto della prima vendemmia evidenzia al naso prugne e ciliegie, freschezze di arancia rossa, macchia mediterranea, alloro e sottili speziatura e sottobosco. Sorso che evidenzia una bella verve fresco-sapida, tannini ancora spadaccini ed una chiusura di decisa, marina sapidità. Ne riparliamo tra, diciamo…tre anni, intanto mi intriga parecchio. Da bere ascoltando “ORBETELLO ALI E NOMI” di FLAVIO GIURATO. L’UMBRIA TENUTA DI SARAGANO Montefalco, Gualdo Cattaneo, 230ha di cui 15 vitati con le vigne più alte di Montefalco, solo vigne vecchie ed in parte a piede franco per il 100% Sagrantino. Vini territoriali, non omologati ed assolutamente riconducibili MONTEFALCO DOC BIANCO 2022: Trebbiano Spoletino con una iniezione di Grechetto per un naso che racconta contrasti: dolcezze balsamiche del tè contrapposte ad amaritudini di quasi carciofo e frutta gialla stramatura che rivaleggia con la salvia su uno sfondo di leggere piccantezze e note fumé. Sorso pieno ed avvolgente, che evidenzia grassezze gliceriche e fruttate e contenuta freschezza, con un allungo di amaricante vegetalità sottolineato dalla sapidità quasi piccante. Si becca il mio premio “SURPRAIS”. Da bere ascoltando “SURPRISE, SURPRISE” dei ROLLING STONES. ED ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti, agli Organizzatori che mi hanno cortesemente dato ospitalità ed ai Produttori che hanno avuto la pazienza di sopportarmi ed offrirmi un calice di emozioni. Ed è anche il momento di darVi appuntamento al DIFFERENT WINE del 2024. Roberto Alloi VINODENTRO
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18 Gennaio, 2024

"BOLLICINE", by Decanter Wine Academy

IL COSA ED IL DOVE Lo scorso 8 Dicembre (si, lo so, è passato un mese intero! Ma c’avevo ‘n sacco de ‘mpicci e c’erano le vacanze di mezzo quindi…) DECANTER WINE ACADEMY ha organizzato una serata tutta dedicata alle BOLLICINE presso il Ristorante Domus Magnanini di Roma, nell’incantevole cornice dell’Appia Antica. Una ventina di Aziende per un Evento tutto nuovo dedicato alle spumeggianti produzioni di tutta l’Italia che capita “a cecio” per brindare all’imminenza delle feste. GLI ASSAGGI Beh, c’era ovviamente tanto da assaggiare (troppo per uno solo come me) ed è stato dunque necessario mediare tra vecchie conoscenze e new entries schivando un po’ il flusso dei tanti wine-lovers e procedendo a lume di naso. Diverse le belle sorprese in cui mi sono imbattuto (ma anche diverse etichette che dimostravano come le “bollicine” siano arte sopraffina e non necessariamente nelle corde di Produttori pur bravissimi). Una nota di servizio (ma appena una nota, anzi…due): troppo freddo e poca luce (io ce vedo poco). Davvero troppo freddi soprattutto i vini (per una volta e pure per uno come me che ama aspettare che si scaldino) Ora Vi lascio alla mia personalissima “TOP EIGHT” (a dieci non sono proprio riuscito ad arrivarci), prendete spunto e…correte ad assaggiare. IL TRENTINO LEVII Sono oltre dieci anni che i ragazzi di LEVII elaborano Spumanti Metodo Classico (solo millesimati) con le uve provenienti dai propri vigneti alle pendici delle Dolomiti di Brenta. Almeno 36 mesi di permanenza sui lieviti e liqueurs poco “invasivi” per risultati che esaltano Territorio e bevibilità. TRENTO DOC BRUT RISERVA MILLESIMATO 2016: 60 mesi sui lieviti per queste 75 parti di Pinot Nero e 25 di Chardonnay che evidenziano un naso di inattesa femminilità. Suadente con le sue note di frutta gialla cui gli agrumi danno un po’ di sprint e cui la frutta secca aggiunge interesse. Più “maschio” il sorso, di cremosa sostanza, con freschezza e decisa sapidità a bilanciare la masticabile sostanza del frutto sino alla chiusura decisamente “fornaia”. Da bere ascoltando “ENGLISH MAN IN NEW YORK” di STING. L’EMILIA ROMAGNA BOLÉ Dall’unione di due storiche realtà rivali un’Azienda nuovissima, con un team giovanissimo, a trazione femminile, romagnola, energica (trovategli Voi qualche altro appellativo) per una DOC nuova che seguirò con grande curiosità. NOVEBOLLE ROMAGNA DOC SPUMANTE BRUT “BOLÉ BLUE”: Trebbiano e Charmat lungo per un naso green, di mela e pompelmo, menta e sambuco, gelsomino e biancospino. Sorso dinamico ed invogliante, fresco ed invogliante, ben rispondente all’olfatto e con un finale di intriganti piccantezze salate. Davvero molto interessante. Da bere ascoltando “NO ONE KNOWS” dei QUEENS OF THE STONE AGE. IL LAZIO CASSANO In quel di Canepina (VT), tra castagneti e noccioleti c’è spazio anche per la vite.  Un’Azienda che impegnata nel settore agricolo sin dall’800 che da trent’anni crede nel biologico SPUMANTE METODO CLASSICO BRUT “VIGNALE”: Pinot Grigio e Pinot Nero con un naso che appare subito profondamente boschivo (ci trovate anche i funghi) ed evolve poi su dolcezze di mela golden e lieviti pasticceri. Sorso fresco e di sapida mineralità, carbonica gestita con eleganza, succoso, coerente e…lungo. 30 mesi sui lieviti. Bella bolla! Da bere ascoltando “MESSAGE IN A BOTTLE” dei POLICE. PALAZZO TRONCONI Dal cuore della Ciociaria, la realtà di un’Azienda di Tramonti di Arce (FR) condotta con metodi biologici e biodinamici (certificata DEMETER) non per moda ma per vera e propria filosofia di vita. Una produzione centrata su vitigni da sempre presenti sul Territorio (Lecinaro, Pampanaro…) FRUSINATE IGP LECINARO FRIZZANTE ROSATO “GIZZIELLO”: dedicato al “soprano” Gioacchino Conti, questo Pet-Nat da Lecinaro che propone un naso, seppur castrato anch’esso dalla temperatura di servizio polare, birbante di piccole prugne ed agrumi, il giusto di fiori di campo e quel tocco di fragranza che solo i lieviti in sospensione possono dare. Sorso snello, succoso e saporito peccato solo che sia davvero troppo corto. p.s. non uccidetelo con temperature “sottozzero” come quelle di questa serata, vini del genere amano il fresco della cantina e gli amici per stappare una seconda bottiglia. Da bere ascoltando “IL BORGO ETERNO” di FLAVIO GIURATO. DONNE DEL VICO Azienda a trazione femminile nata in piena pandemia. Un lavoro iniziato da zero (la vigna è stata progettata da Valentina (Nardi)e dalle sue due sorelle), prime bottiglie nel 2020 per evitare di dover svendere le proprie uve e…un bel futuro davanti! Tra i Monti Lepini ed il mare LAZIO IGT BIANCO FRIZZANTE “BARUFA” 2022: un ancestrale “appenappena” velato è già di per sé una sorpresa. Se poi le uve “a bacca rossa” da cui proviene sono Viognier e Grechetto (così m’hanno detto) la sorpresa si tramuta in meraviglia. È un vino che avevo già assaggiato tempo fa e che ricordavo diverso e con un naso decisamente più timido. Non che qui ci sia chissà quale esplosione di profumi ma risulta abbastanza evidente un’indole balsamica sulla quale i piccoli frutti e la nocciola non ancora matura disegnano ghirigori. Sorso immediato e beverino, un pochino arruffato ma di cui molti cadranno preda. Vabbè, io questo lo devo ri-assaggiare ma Voi Bevetelo ascoltando “SCAR TISSUE” dei RED HOT CHILI PEPPERS. LA CAMPANIA CASA SETARO 14ha e vent’anni di storia per questa cantina napoletana che fa di una produzione completamente dedicata ai vitigni del Territorio il proprio punto di forza. CAPRETTONE METODO CLASSICO BRUT NATURE “PIETRAFUMANTE: 48 mesi sui lieviti (sboccato Gennaio 2023) per un naso sorprendente! Sono le vegetalità di prato ed orto a spiccare sul panorama di ginestre che lascia immaginare i pendii vesuviani e su quelle note di susina che regalano un quid di dolcezza. Sorso teso, di affilata, sapida mineralità, agilissimo, di sorprendente lunghezza e con una chiusura dolce come di caramella d’orzo. Da bere ascoltando “SMOKE ON THE WATER” dei DEEP PURPLE. CAPRETTONE METODO CLASSICO BRUT “PIETRAFUMANTE”: stessa vigna a pergoletta vesuviana, qualche mese in meno sui lieviti e qualche grammo di zucchero in più che regalano un naso di mela verde, ginestra, vegetalità balsamiche ed agrumate e ben più che un accenno alla crosta di pane. Sorso di sapida mineralità e sostanziose freschezze di agrume maturo. Ammiccante, invitante, acchiappante, scegliete Voi l’aggettivo più adatto ad un vino di cui è facile invaghirsi e difficilissimo disintossicarsi. Si becca il mio personalissimo premio “L’OCCHIO CHE UCCIDE” in onore all’etichetta (ed a Marty Feldman). Da bere ascoltando “EYE IN THE SKY” di THE ALAN PARSONS PROJECT. LA SICILIA MURGO Un’Azienda nata oltre un secolo fa (e con una “depandance” pure qui, nel Lazio). Motore trainante il Nerello Mascalese che, da oltre trent’anni, è il protagonista anche nelle interpretazioni di Metodo Classico. ETNA IGT METODO CLASSICO BRUT: una ventina di mesi sui lieviti per questo Nerello Mascalese tutto albicocche e tropicali fruttosità arricchite da una più che sottile nota fumé e da un interessante corredo di erbe officinali. Sorso davvero fresco e di intensa, minerale sapidità, didascalico nel riproporre con precisione i descrittori olfattivi ed un lungo finale tuttifrutti. Davvero inaspettato. Da bere ascoltando “TUTTI FRUTTI” di LITTLE RICHARD. ED ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti: agli Organizzatori per avermi ospitato ed aver organizzato un Evento nuovo laddove sembrava non ci fosse più spazio per le novità ed ai Produttori che mi hanno dato modo di apprezzare i loro vini e di mettere in cantiere un sacco di approfondimenti. Ed è il momento dei buoni propositi per questo 2024 appena iniziato ma che si preannuncia già ricco di appuntamenti. Roberto Alloi VINODENTRO
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11 Gennaio, 2024

LIFE OF WINE, un viaggio nelle età del vino.

IL COSA ED IL DOVE Undicesima Edizione per LIFE OF WINE, l’Evento degli Eventi organizzato da STUDIO UMAMI e Roberta Perna con la collaborazione di Maurizio Valeriani che consente ad appassionati ed esperti del settore di compiere un viaggio nelle età del vino perdendosi nel mare delle emozioni. 56 le Aziende presenti quest’anno nella ormai consueta location dell’Hotel Villa Pamphili di Roma a presentare le capacità evolutive dei propri vini. GLI ASSAGGI Tanto, troppo (anche se forse meno completa a confronto delle ultime due Edizioni) per una persona sola. Se poi ci mettete in mezzo il tour de force di un fine settimana in cui si sono accavallati ben 5 Eventi enoici e le gare di nuoto di mio figlio beh… Ho fatto quanto nelle mie possibilità, ri-assaggiando per conferma e cercando, vagabondo, quanto occhi, naso, istinto e fortuna mi consigliavano. Tanti pezzi di assoluta bravura, qualche bottiglia che c’ha provato ma non c’è riuscita e comunque, sempre, il piacere di mettere a confronto le proprie emozioni con il parere di chi il vino la ha fatto e lo fa. Di seguito troverete la mia personalissima “top ten”, per gli altri miei assaggi date una letta qui. IL PIEMONTE LA STRADINA Quella de “LA STRADINA” è una storia di amicizia che va al di là del poco vino prodotto (2000 bottiglie). Una storia che racconta di una prima vendemmia nel 2004, delle prime bottiglie nel 2008 e della nascita dell’Azienda nel 2013. Una storia i cui protagonisti sono 5 amici, il Nebbiolo, il porfido rosso, i boschi e la tenacia di voler fare vino là dove la fatica ne è uno degli ingredienti principali. GATTINARA DOCG “RUSET” RISERVA 2015: scuro e fresco il naso, elegante di viole appassite, peposo (ma non macinato), balsamico di liquirizia e tabacco, non dimentico della china e… affumicato. Sorso godurioso, carezzevole il tessuto tannico, traviante la speziatura e con una chiusura che è un geode di preziosa mineralità. Da bere ascoltando “ASTRONOMY” dei METALLICA. L’ALTO ADIGE ERSTE + NEUE Azienda con una storia secolare cui va il merito di aver avuto da sempre il coraggio di puntare sulla Qualità rifuggendo la Quantità. Un esempio di realtà cooperativa cui far riferimento. SÜDTIROL – ALTO ADIGE DOC PINOT BIANCO “PUNAR” 2013: dieci anni vogliono dire spalle larghe ed un olfatto che vira nettamente su note balsamiche strizzando l’occhio ad un finocchietto selvatico che zittisce quasi del tutto le gentilezze floreali e fruttate. Il sorso nasconde nel guanto di velluto delle morbidezze, il pugno di ferro di una freschezza tagliente ed una mineralità profonda. Bellissimo! Da bere ascoltando “ORCA” dei WINTERSLEEP SÜDTIROL – ALTO ADIGE DOC GEWÜRZTRAMINER “PUNTAY” 2009: pesca, vegetalità di sambuco, freschezze di lemongrass e gentilezze di rose si mettono il vestito della festa dimostrando un’eleganza assoluta mentre un soffio di legni nobili mormora in sottofondo. In bocca è sapido e “gewürz”, polposo e masticabile. Dimostra un fascino irresistibile. Da bere ascoltando “FEMME FATALE” dei VELVET UNDERGROUND. CANTINA KALTERN 440ha suddivisi tra 590 soci per una cooperativa che dal 1906 rappresenta un pezzo di storia del vino altoatesino ed è un vero e proprio riferimento non solo per le altre Aziende della Regione. Grande attenzione all’Ambiente ed una produzione fortemente rappresentativa del variegato panorama di habitat produttivi. SÜDTIROL – ALTO ADIGE DOC KALTERNSEE CLASSICO SUPERIORE “QUINTESSENZ” 2018: naso un pochino chiuso che stenta a raccontare la melagrana e, del bosco, i piccoli frutti ed il muschio. Il sorso è invece dinamico e birbante, fresco e di cementizia piccantezza per una piacevolezza di beva assoluta e compulsiva. Da bere ascoltando “DON’T STOP ME NOW” dei QUEEN. IL TRENTINO LETRARI Qui in Vallegarina, Lucia Letrari prosegue il lavoro pionieristico iniziato dal padre Lionello nel 1976 producendo Trento DOC che mixano mascolina energia ed eleganza femminile con risultati “che ‘ntender no li può chi no li prova”. TRENTO DOC BRUT “QUORE” RISERVA 2012: degorgiato a Novembre 2018 lascia che il naso racconti la frutta gialla (anche tropicale), la pasticceria e la frutta secca ma sorprende e mette al tappeto con quella sua profonda anima boschiva che non dimentica neppure la freschezza dei funghi. Sorso di sontuosa morbidezza cui la ritmica della freschezza aggiunge verve ed un ché di spezia ne allunga il finale rendendolo maledettamente intrigante. Bellobello! Da bere ascoltando “THE MAN WITH THE HORN” di MILES DAVIS. L’EMILIA ROMAGNA FATTORIA ZERBINA 27ha di Ravennate a trazione femminile. Impianti ad alberello, parcellizzazione portata all’estremo, 20 cloni di Sangiovese ed una produzione che, oltre ad essere incentrata sul vitigno principe del Territorio, tiene nella stessa considerazione l’Albana e la Botritys per produrre vini da dessert con un animo profondamente francese. ROMAGNA DOC SANGIOVESE MARZENO “PIETRAMORA” RISERVA 2004: nell’immediato il naso comunica stanchezza ma…per fortuna il dilungarsi in chiacchiere ha fatto si che lo bevessi con poca attenzione! Ed il calice vuoto, come sempre, ne ha rivelato l’animo celato ai distratti. Frutti rossi e neri ben distinti arricchiscono un cioccolato che sembra quasi di mordere e le spezie sfrucugliano il naso con un intrigante friccicore. Vabbè, mi tocca chiederne un secondo sorso per apprezzarne la corretta rispondenza con l’olfatto, le tostature che rendono interessanti le morbidezze e la materica progressione gustativa supportata da tannini che tessono trama ed ordito mi accompagnano sino al lungo finale. Me so’ sbajato! Capita. Da bere ascoltando “ULTIN TOC” dei MITILI FLK. ROMAGNA IGT BIANCO “TERGENO” 2021: delle tre uve con cui era inizialmente prodotto, Chardonnay, Trebbiano ed Albana, è rimasta solo quest’ultima (per il 40% “Botritizzata”) a regalare un naso di agrumi canditi e fresche amaritudini vegetali di salvia, e nespola intarsiate di idrocarburi già ben più che accennati. Sorso teso ma con una imprescindibile sostanza glicerica cui la profonda sapidità tiene testa ed un finale lungo di dolcezze agrumate. L’Auslese “de noartri” (o viceversa) Bellissimissimo! Da bere ascoltando “DEL MONDO” dei C.S.I. IL LAZIO MUSCARI TOMAJOLI Tarquinia vuol dire quasi mare, vulcani che erano e quegli Etruschi cui il vino deve tanto. Solo 2ha coltivati a Vermentino, Montepulciano e Petit Verdot, grande attenzione all’ambiente, crescita qualitativa costante ed un packaging davvero d’acchiappo. LAZIO IGP ROSSO “AITA” 2020: prendete un mixer e metteteci dentro piccoli frutti rossi, amarene, spezie scure, china, un ché di tostato, liquirizia. Premete il pulsante e…mo provate a dirimere i profumi! Qui, sembra di giocare a shangai! Alzate il bastoncino ma non toccate gli altri! Sorso massiccio, tannini in giacca e cravatta (ma con le sneakers ai piedi) ed un finale che…non finisce. Da bere ascoltando “BULLET AND A TARGET” di CITIZEN COPE. L’ABRUZZO FARAONE A Giulianova, nel 1983, nasceva il Metodo Classico “made in Abruzzo”, ma Faraone è cent’anni che scrive un pezzo di storia del vino abruzzese, dallo sfuso di inizio secolo alle prime bottiglie degli anni ’70. TREBBIANO D’ABRUZZO DOC “SANTA MARIA DELL’ARCO” 2013: annata calda che mette in evidenza terziari idrocarburici quasi prima delle grassezze di frutta gialla matura e candita lasciando che il finale sussurri note boschive e quasi resinose. Sorso pieno, cremoso, masticabile di grandangolare orizzontalità eppure con una spina dorsale di freschezza mai curva, anzi… Un vino che dimostra, se ancora ce ne dovesse essere bisogno, quelle che sono le potenzialità del Trebbiano. Da bere ascoltando “SLEEPING WITH GHOSTS” dei PLACEBO. MONTEPULCIANO D’ABRUZZO COLLINE TERAMANE DOCG RISERVA “SANTA MARIA DELL’ARCO” 2007: sarà per l’annata calda ma qui il naso sembra suggerire calma. Il naso si arrotonda attorno ad una ciliegia scura, dolce, succosa, magari sotto spirito cui seguono tabacchi, iodio ed un lungo corteo di spezie. Sorso ben più dinamico, di freschezza ancora birbante, a tratti quasi agrumato, con tannini di sportiva eleganza ed una sapidità tutta da provare. BELLO! Da bere ascoltando “I’M AN OLD COWHAND (FROM THE RIO GRANDE)” di SONNY ROLLINS. ED ORA? Ora è il momento dei ringraziamenti: ai Produttori per avermi regalato una giornata di intense emozioni ed agli Organizzatori per avermi dato la possibilità di partecipare ad un Evento unico nel suo genere. Ed è il momento delle scuse, agli stessi che ho ringraziato ed a Voi per il ritardo con cui escono queste mie poche parole, per colpa della mia ormai risaputa lentezza e di un fine anno troppo denso di appuntamenti per poter poi mettere su carta le mie impressioni. Cercherò di fare meglio in futuro e, mentre aspetto con ansia la prossima Edizione di LIFE OF WINE, mi appresto ad una Stagione 2024 che si preannuncia davvero ricca di appuntamenti.   Roberto Alloi VINODENTRO
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