26 Gen 2024
Suggestioni di Vino

La luna del Casale. Se una cosa si può fare, la facciamo

E in mezzo a questo mare
Cercherò di scoprire quale stella sei
Perché mi perderei
Se dovessi capire che stanotte non ci sei

Sarò un romanticone ma credo che quando un uomo porta la propria donna a vedere la casa che ha scelto per loro, fosse anche per passare i fine settimana o le vacanze estive, queste sono le parole che riecheggerebbero nella testa. La sera dei miracoli di Lucio Dalla.
Siamo alle porte di Roma a Lanuvio. Terra di mezzo tra i colli Albani e Lanuvini e quella che era la palude pontina tanto da essere chiamata Malcavallo o Malpasso già dal medioevo a causa della difficoltà di attraversamento. Terreni fertili con una matrice di riporto vulcanico di ere remote.

Una terra di mezzo meravigliosa. Docili colline che rendono il paesaggio armonioso e mai banale.
Luigi e Nicoletta vivono a Roma. Luigi è sempre all’estero con la sua azienda. Necessitano di una casa per quando nei fine settimana rientra in Italia. Roma, il suo caos. Voglia di trovare anche un luogo dove essere tranquilli. Magari la desideri, ma vallo a trovare il tempo di girare nel fine settimana.
Così il caso fa il suo mestiere e Luigi, mentre gira con un suo amico geometra per le campagne Lanuvine, si imbatte in un cartello vendesi. Il casale non è che stia messo proprio bene ma l’occhio di chi fa l’imprenditore edile è tale che vede aldilà dei muri.

Amò ho comprato casa

Pagherei per essere stato li a vedere la faccia di Nicoletta!
Già perché per Luigi ora arrivava il momento più critico: far vedere il casale alla moglie. Giocando di strategia la porta di sera, quando le stelle brillano nel cielo e la luna è li, nel mezzo del firmamento, ad illuminare quel tanto che basta per vedere. E non vedere.
Per due persone che vengono dalla città, arrivare nel mezzo del nulla, senza quell’inquinamento luminoso che ti impedisce di vedere la distesa di stelle che è sempre li ma che non riusciamo a vedere, deve essere stata una emozione forte. Così forte che quel casale, certo non in ottimo stato, va bene così come è e il nome è preso fatto: La luna del casale.

È il 1999 e ci vuole un anno e mezzo per la ristrutturazione. Così come ci vuole ancora meno a capire che un posto del genere non puoi viverlo solo a tratti. Devi viverlo tutto l’anno. Una volta che ti immergi, riemergere diventa impossibile.
C’è già una bambina, Sara e dopo poco arriva Alessandro e poi Sebastian.
C’è anche una vigna anzi due. Una davanti e una dietro il casale. Entrambe abbandonate. Poca uva che si raccoglie più per devozione alla terra che per altro tanto che non si può che conferirla alla locale Cantina Sociale.
Nicoletta però si appassiona alla terra e soprattutto alla meraviglia di questi luoghi che sono poi anche Parco dei Castelli Romani.

Mamma si è da subito appassionata al territorio e non voleva vedere le vigne abbandonate. Si è impegnata nel valorizzarle. È partita da astemia. Ha cercato di convertirle e quando è arrivata l’uva per la prima volta l’hanno portata da un vicino per la vinificazione.

Alessandro Caverni è il secondo genito di Luigi e Nicoletta. 22 anni. Animo pacato e una modestia che spiazza. Giovane che sa di esserlo. Esperto più di un ragazzo della sua età perché nato qui proprio nel 2001, quando i genitori si sono trasferiti. Tanta voglia di imparare nelle tante vendemmie ancora da fare. Eppure, come tutti i ragazzi, ha da poco scoperto la magia di questo mondo.

Come ogni ragazzino non bevevo. Lontano da tutto. Svegliarsi per un mese e mezzo alla 5 per la vendemmia non era il massimo. Poi scopri il fascino del vino e capisci che tutti i lavori che fai hanno un senso. Quando ho iniziato a capire, dai riscontri delle persone, il valore di ciò che stavamo facendo, l’ho apprezzato ancora di più.

La prima mini vendemmia è stata quella del 2002 per capire subito dopo come qualcosa di più si poteva ottenere. Magari facendo del vino buono.
Luigi, da imprenditore, pensava che produrre vino potesse tornargli utile per regalarlo a clienti e dipendenti della sua azienda in Romania. Lontano anni luce dal pensiero di diventare una azienda vinicola, comunque le cose si fanno bene. O non si fanno. Così serviva una cantina che si inizia a costruire terminando i lavori nel 2008. Nel mentre, sempre perché le cose bisogna farle bene, la terra viene convertita al biologico e altri terreni intorno all’azienda vengono acquisiti fino ad arrivare a 14 ettari vitati. Qui si impiantano immediatamente varietà autoctone: Malvasia Puntinata, Malvasia di Candia, Trebbiano Verde e Bellone.

Noi abbiamo uno dei pochissimi appezzamenti ancora certificati DOC Colli Lanuvini. Prima erano un centinaio di ettari. Oggi ne rimangono sei e noi ne abbiamo due.

Quando però si inizia a vedere che le cose riescono bene ovvero che alla fine il vino è buono, la mente fa quel piccolo passettino in avanti che ti fa dire: perché non sperimentare altro? Anche perché se vuoi capire le potenzialità di un territorio, è necessario spingersi su vitigni internazionali e tecniche particolari.

Non abbiamo agito alla cieca ma con la consulenza di agronomo ed enologo. Siamo passati da che nei Colli Lanuvini non si potevano fare grandi vini rossi a vini che escono dalla cantina dopo 8/10 anni. Così come dalla curiosità di mio padre che era stato in Francia dove aveva assaggiato uno Chardonnay di Borgogna affinato in legno è tornato e ha detto: facciamolo pure noi. Questo è un pò il motto della cantina. L’enologo non era nemmeno così d’accordo. All’inizio almeno. Era il 2009 con il secondo anno della cantina. Ci poteva stare.

Luigi spinge per farlo, comprando il tonneau. In fondo è imprenditore e se si mette una cosa in testa (guarda proprio il casale e la cantina), difficile fargli cambiare idea.

Alcune bottiglie del 2009 le beviamo ancora oggi. E sono ancora in ottime condizione. Sono evolute. Sono andate avanti.

Nel giro di pochi anni, La luna del Casale opera una vera e propria evoluzione partendo dai bianchi dei Castelli e dal Novello per arrivare a vini strutturati e particolari. Affinamenti lunghi, utilizzo del legno, vitigni internazionali che si fondono con quelli autoctoni. Un livello decisamente più alto.

Noi come cantina piace portare fuori le etichette quando siamo pronti. Si aspetta tutto il tempo necessario. Per supportare queste etichette qui ci sono anche etichette più fresche. Come gli spumanti che abbiamo fatto da subito. Il rosato da Montepulciano e Sangiovese prima, lo spumante da Chardonnay poi insieme ad un rosato fermo da Cabernet Sauvignon. Queste sono nate da richieste dei clienti che volevano questo tipo di vino.

Alla fine di etichette ce ne sono dieci con una voglia di continuare ad evolversi nella sperimentazione puntando l’attenzione su vitigni autoctoni. Magari in blend. Anche perché una volta visto la potenzialità del territorio, si può puntare su altri.

Ecco, il territorio. Martoriato da tempo immemore dalla presenza di Roma e dalla sua sete di vini a basso costo dunque qualitativamente non eccelsi, i colli qui intorno hanno sfornato vino a profusione. Non per nulla Franco Silvesti, siciliano di nascita e nemmeno romano di adozione, compone Nanni ovvero ‘na gita ai Castelli. Lo fa per il grande Ettore Petrolini

Lo vedi, ecco Marino, la sagra c’è dell’uva
Fontane che danno vino, quant’abbondanza c’è

 

Magari la canzone sarà più nota per le interpretazioni di Lando Fiorini, ma il punto è che le fontane danno vino perché c’è abbondanza. Spesso, direi sempre, abbondanza non fa rima con qualità.
Eppure qui nel tempo sono nate splendide realtà vinicole sdoganando il territorio con vitigni autoctoni ed internazionali. Qui in fondo, la matrice è vulcanica e il mare è poco lontano. Le escursioni termiche ci sono insieme alle brezze marine e collinari.
Basta crederci. Come ci hanno creduto Luigi e Nicoletta e i loro figli.
Alessandro è rimasto in azienda insieme a Sebastian. Sara?

Ha lavorato con noi in azienda e poi ha voluto fare un viaggio studio di sei mesi in Australia. I sei mesi sono diventati sei anni. Li lavora come sommelier. Non ha lasciato il mondo del vino. È pure fidanzata con un responsabile dell’approvvigionamento dei vini per una catena di ristoranti.

Mamma Nicoletta si occupa della parte amministrativa e produzione del vino. Un ragazzo che si occupa delle lavorazioni in campagna e cantina insieme ad una ragazza che si occupa della cantina. Poi un commerciale che si muove sul territorio.

Alessandro fa il jolly. Sebastian si occupa della parte finanziaria

Solo che è astemio ma lo convertiremo. Siamo io e lui che abbiamo più il desiderio di portare avanti l’azienda. Lui sembra fatto apposta per l’aspetto finanziario numerico e io commerciale e di produzione/vinificazione.

Due fratelli uniti e in sintonia per la crescita dell’azienda. Voglia di far diventare la propria azienda come un punto di accumulazione dei clienti.
Alessandro appare molto più maturo della sua età. Non lascia nulla al caso e la pacatezza con la quale si pone fa capire l’umiltà che è in lui. Così quando gli chiedo “Sei quello che dirige l’azienda?”, la sua risposta non fa che confermare le mie intuizioni.

No assolutamente no. Mamma al 100% anche perché lei è una imprenditrice giovane e sente che non ha tutto sotto controllo

Papà Luigi, lui che l’imprenditore lo fa da una vita, continua a lavorare all’estero. Lo sguardo sempre rivolto verso la cantina che cresce e deve crescere proprio dal punto di vista imprenditoriale.

Ha avuto un ruolo fondamentale. Perché se fosse stato per mamma avrebbe fatto l’orto. Papà l’ha vista in maniera imprenditoriale. Ci siamo accorti che il vino doveva essere venduto. Veniva da Bucarest il venerdì sera e nel fine settimana faceva il commerciale.

Ora magari scriverò una cosa criticabile ma sono fatto così e dico le cose che penso.
I vini de La luna del Casale sono dei grandi vini. Ho avuto modo di assaggiare Alessandro, blend Merlot, Montepulciano e Cabernet Sauvignon del 2015 e l’ho trovato un grande vino. Così come Sara, Chardonnay fermentato in barrique.
Ecco, questi vini non sfigurerebbero in nessun ristorante stellato ne al cospetto di tanti mostri sacri. Invece sono di Lanuvio, sotto i Colli Albani e Lanuvini dove ci sono le fontane che danno vino, quant’abbondanza c’è e dove l’azienda che li produce è composta da persone squisite che non se la tirano e che fanno del lavoro e della modestia il loro punto di forza.

I nostri vini sono spontanei perché non forziamo. Se una cosa si può fare la facciamo. Se il terreno lo concede li facciamo. Ci sono stati casi dove sono andati male e lo abbiamo riconosciuto. Non vogliamo forzare la mano.

Questa frase di Alessandro racchiude tutto. Ne più ne meno di quanto sopra. Modestia.
Allora, cosi come l’inizio, anche la fine è tratta dalla stessa canzone di Dalla

È la notte dei miracoli fai attenzione
Qualcuno nei vicoli di Roma
Ha scritto una canzone
Lontano una luce diventa sempre più grande
Nella notte che sta per finire
È la nave che fa ritorno
Per portarci a dormire

Spero che la luce della luna, quella che rappresenta il Casale, abbia la forza per continuare con questo esatto spirito. In una notte che prima o poi finirà e porterà alla luce, stavolta del sole, territorio e prodotti che meritano. Davvero tanto.

 

 

Ivan Vellucci

ivan.vellucci@winetalesmagazine.com

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