Fra e Morgan
01 Apr 2023
Editoriale

Aprile, ogni goccia un barile

Buongiorno, siamo ad aprile, ogni goccia un barile.

Speriamo che qualche antico detto sia di buon auspicio, tornando ai temi dell’editoriale di Marzo.

E nell’attesa di agognati barili d’acqua pensiamo al vino e alla nuova stagione di eventi che verrà.

L’anno è partito alla grande con il nuovo format di Wine in Venice, il red carpet del Vino che si è tenuto a fine gennaio e che tornerà dal 20 al 23 gennaio 2024. Segnatevi le date e non mancate! Noi non mancheremo anche perché Wine in Venice è anche un pò figlio nostro.

Eventi del vino, grandi, medi, piccoli; locali, nazionali, internazionali.

Torna il tormentone: a quali partecipare, dove è obbligatorio esserci? Domande banali ma non banali, né per i produttori che devono scegliere dove investire e dove presentarsi, né per i professionisti del settore per i quali il più grande dono sarebbe quello dell’ubiquità (clonazione e teletrasporto anche sarebbero graditi).

Difficile orientarsi, specialmente dopo la pandemia che, sospensione a parte, a fatto emergere improvvisamente, brutalmente e con grande impatto, nuove esigenze di consumo e di racconto.

Ma se il mondo produttivo del vino ha tempi lenti, lentissimi, imposti dalla natura e dalla trasformazione della materia prima, l’uva, l’universo della comunicazione è cangiante e viaggi a velocità supersoniche. Nuovi social, nuove modalità digitali di connettersi, di raccontarsi, comunità virtuali di ogni genere e tipo ci rendono schiavi di aggiornamenti impossibili, sia per questioni anagrafiche che oggettive, di tempo.

Zappa la terra

Nonostante questo mi pare di notare nella narrazione vinicola dei clichés che tardano a morire, o che quantomeno focalizzano l’attenzione sempre sulle stesse dinamiche e componenti della produzione. Sempre si parla di vendemmia, di vinificazione, di lavoro in cantina. I racconti per immagini affascinano: raccolta, mani sporche, filari, paesaggi, ma i temi narrati sono bene o male sempre quelli.

 

Quello che funziona di più, anche se parzialmente rischioso, è il metterci la faccia, raccontarsi con semplicità. Mostrare la fatica che sta dietro ad ogni bottiglia, raccontare anchei rischi incredibili, i dubbi, le delusioni legate al nostro mondo ha la forza della verità, della vita vissuta. Perchè quello che si cerca in una bottiglia è anche, probabilmente, un ritorno alla realtà, un anelito alla primitiva natura umana, schiava della natura ma padrona, equilibrista, dei suoi segreti.

Il Gusto in vino veritas

Occorre quindi fare, come giustamente sottolinea Luca Ferrua nel suo Editoriale di aprile In Vino Veritas su Il Gusto, cultura del vino. Cultura del vino deve essere portata avanti raccontando la verità del vino, o meglio il vino vero. Il vino vero è il vino buono, meglio se buonissimo, fatto in modo vero. Questo per dare la giusta importanza ai rischi e alle fatiche legati alla sua produzione, per rispetto del produttore e del consumatore finale.

La cultura porta conoscenza.

La conoscenza porta consapevolezza.

Dalla consapevolezza la libertà di scelta.

Vino vero come riconoscerlo? Senza troppi sofismi vino vero è quello che piace, certo, ma se la scelta è ponderata e consapevole potrete solo bere meglio.

Anche perchè la miglior leva all’acquisto è il passaparola, e un passaparola consapevole e non banale aiuta a fare cultura del vino. Siate quindi tutti ambasciatori del vino buono.