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15 Luglio, 2021

BEUX BEllussera User Xperience 2021

Il 10 e 11 luglio 2021 si è tenuto l’evento d’esordio del BEUX – BEllussera User Xperience. Organizzato dalle due cantine Enotria Tellus e Cà di Rajo di San Polo di Piave, in provincia di Treviso, ha visto la collaborazione del Consorzio Vini Venezia e del Consorzio Prosecco Doc insieme a diversi sponsor locali e non solo. Grande la risonanza sui social con il coinvolgimento di circa 30 personalità del mondo del vino e dei dintorni gastronomici che, ciascuno con il proprio stile, ha arricchito di contenuti, competenza e soprattutto di sorrisi il weekend passato insieme. Altissima la densità del programma con le cantine organizzatrici, possiamo definirle forse come le due cantine con la visione più social dell’intero Veneto, ad alternarsi per ospitare pranzo e cena immersi nella magica cornice delle proprie vigne, con degustazioni dedicate dei propri vini e dei vini dei Consorzi ed una degustazione alla cieca. Per la blindtasting tenuta nel pomeriggio sono state indicate tre categorie (Forme di allevamento autoctone, Vitigni autoctoni e Vini autoctoni o internazionali da territori estremi), e i vini sono stati scelti e proposti da ciascun partecipante facendo riferimento al solo territorio italiano, con l’intento di valorizzare il nostro patrimonio enologico e diversificare gli assaggi tenuti all’evento, completando quindi quadro della ricca e calda giornata di sabato. Protagonista insieme al vino è stata la Bellussera, ovvero, la vigna allevata con un antico sistema di coltivazione diffuso principalmente in Veneto. Messo a punto dai fratelli Bellussi di Tezze di Piave (Treviso) alla fine dell’800 per combattere il flagello della peronospora, questo sistema prevede una disposizione geometrica a forma di X tale da permettere un’elevata esposizione delle viti, rivelandosi un sistema altamente ecosostenibile. Dalla potatura alla vendemmia infatti tutto viene fatto a mano, sopra a un pianale rialzato, permettendo di ridurre l’utilizzo di mezzi agricoli e limitando di conseguenza le emissioni di CO2. Ogni palo sostiene 4 viti alzate di circa 2,5 metri da terra con fili di ferro collegati tra loro disposti a raggi. Grande è la distanza tra i pali, che va da 6 a 12 metri, tanto che storicamente tra essi si coltivavano gli ortaggi per non lasciare incolti diversi metri di terreno tra i filari. La raggiera a forma di X è stato il simbolo ricorrente dell’evento BEUX che ha come prerogativa proprio quello di tutelare il sistema di allevamento a Bellussera come patrimonio storico del territorio. Questa prima edizione ha rappresentato l’avvio di un percorso divulgativo e di valorizzazione delle tradizioni e del territorio, all’insegna dell’amicizia e della celebrazione dell’importanza del vino e dei rapporti personali che crea, emozionante da vivere e da raccontare per le tante voci che hanno scandito l’evento e che hanno lasciato trasparire la passione che muove il proprio lavoro e l’umanità che la racchiude, il tutto vissuto nella magica cornice della Bellussera, un vero e proprio romantico intreccio nell’aria, resterà senza dubbio un evento di cui si parlerà molto e a cui tutti i winelovers vorrebbero essere presenti! A Cura di Giuseppe Petronio 
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14 Luglio, 2021

Vini, Piatti e pensieri di un sommelier confinato in casa

Lockdown è un termine che ha e ha avuto per tutti noi, in misura diversa, risvolti negativi. Ma sappiamo tutti che, nella paura e nel disagio, l’obbligato confinamento domestico ha avuto in molti casi risvolti positivi impensati. Che in certi casi hanno lasciato il segno. Per Nicola Bonera, Sommelier di riferimento assoluto per la categoria, il segno è il libro LOCKWINE, appena pubblicato da Ais Lombardia che, grazie a questo lancio creativo, torna dopo anni alla divulgazione della cultura del vino tramite le pagine scritte. Si parla di abbinamenti perfetti tra cibo e vino, uno degli argomenti prediletti da tutti noi, attraverso pagine di fotografie che da sole bastano a solleticare il palato (NB: lo sfondo degli scatti è sempre lo stesso, ovvero la vista dal balconcino di casa Bonera che si affaccia sul lago a Mandello del Lario, provincia di Lecco. 30 ricette x 60 vini: due vini per ogni ricetta. Il tutto raccontato con schede semplici e chiare e con fotografie di alta qualità.  Un progetto importante che le incertezze hanno alimentato, necessario probabilmente per non fermarsi, per non arrendersi, e per continuare a sperare. E così, ancora una volta, la cucina e la tavola diventano luogo di ristoro per membra e mente, banco di sperimentazione di creatività.  Non vogliamo svelarvi molto, se non che troverete ricette per tutti i gusti, semplici, classiche in alcuni casi, ma con qualche suggerimento e qualche variante utile a interpretarle secondo la vostra creatività.  Troverete anche vini da tutto lo stivale, bottiglie non difficili da reperire, utili per tutti per costruirsi una cultura del vino, una mappa mentale degli abbinamenti più “istituzionali” (e qui sono di parte e cito la Fondente al Cioccolato speziato abbinata al Moscato di Scanzo DOCG), spaziando anche a qualche connubio “insolito” (come il Pollo alla mediterranea abbinato ad un Valtellina Superiore DOCG).  Un libro sicuramente da gustare, con il suo Qualcosa in più, le Pillole del sommelier e le citazioni in chiusura di pagina, che danno originalità e aiutano il lettore ad entrare con passione nel mondo dell’enogastronomia. E di queste citazioni due ne riporto a chiusura di articolo: “ Il miracolo del vino consiste nel rendere l’uomo ciò che non dovrebbe mai cessare di essere: amico dell’uomo”. E.Engel “Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo” E.Hemingway   Dove acquistare: www.mondadoristore.it A Cura di Francesca Pagnoncelli Folceri
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13 Luglio, 2021

Il gigante irrequieto ed i suoi frutti

Linguaglossa, pendici dell’Etna, un territorio unico ed affascinante in cui l’uomo opera con un ambiente bellissimo e complicato non senza difficoltà e dove tutto sa di estremo, così anche la coltivazione della vite, che cresce tra i 500 e 1400 metri di altitudine. L’inizio della viticolutura sull’etna risale alla fine del neolitico e ci sono tralsci anche dell’era dei metalli (2000 a.c.), probabilmente era vite selvatica, in seguito curata, ma questo testimonia come davvero sia da sempre il suo territorio; un terreno ricco di potassio (con concentrazioni anche doppie rispetto ad altri non vulcanici) che fornisce un equilibrato tenore zuccherino alle uve e un giusto rapporto tra acidi e alcoli e dove gli sbalzi termici da giorno a notte raggiungono i 15°C consentendo una maturazione fenolica e aromatica fondamentale per il colore e il sapore delle uve rosse, e per l’aroma delle uve bianche. Per visitare un territorio così complesso un suggerimento che mi sento di dare da queste colonne è Vini Gambino, una realtà familiare composta da Maria, Vittorio, Maria Grazia, Filadelfo e Francesco. Fanno del rapporto con il territorio un punto chiave per avere il miglior prodotto il prodotto e l’accoglienza degli ospiti avviene sempre all’insegna dell’autenticità e del calore mediterraneo. Oggi la cantina comprende 25 ettari di terreno con uve e altre coltivazioni. I vitigni di Grillo, Cabernet e Nero d’Avola sono coltivati nella zona di Caltanissetta, nella Sicilia centrale. Il Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio (a bacca nera potenti ed eleganti), Cataratto e Carricante (a bacca bianca suadenti e longevi), invece sono coltivati sui territori etnei. Venendo all’ospitalità iniziamo col dire che la Cantina Gambino è la più alta del vulcano e i vigneti sono gestiti con un rendimento di basso profilo per pianta per ottenere quell’equilibrio che è la base per ottenere vini di qualità. Allo stesso modo la cura dell’ospitalità, dove la qualità prende il sopravvento alla quantità e dove si realizzano eventi e degustazioni uniche. Un esempio che ho piacere di suggerire è il Gambino Hike&Wine, un percorso per comprendere la natura dell’Etna che con la sua aria e terra rende i suoi vini autentici. Si parte da 1000m e si scende a 850m passando per il fronte lavico dell’eruzione del 2002, una mannara, un bosco di nocciole e noci. Bellissima la fermata al punto panoramico sulla baia di Giardini Naxos, Taormina, e la Valle dell’Alcantara, fino a vedere Rocca Novara. Una volta arrivati alla proprietà, si attraverseranno le vigne e l’uliveto Gambino per poi procedere ad una degustazione speciale che completerà l’esperienza nel migliore dei modi. La durata e’ di 2/2.5H e la difficoltà 3 (1-5). Molte altre tipologie di degustazioni come la visita alla cantina sotterranea per comprendere la metodologia a più basso CO2 sono domandabili ed il tutto potrà avvenire nella migliore ospitalità mediterranea. Un suggerimento che lascio sempre, prenotate, soprattutto data la qualità con cui si eseguono le iniziative. Cristina A cura di Cristina
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9 Luglio, 2021

Diritto di Tappo, un'antica pratica da scoprire.

Importato da una pratica diffusa addirittura negli anni 50 dalla lontana California, più pragmatica e meno ingessata, anche e da tempo si sta diffondendo nei nostri ristoranti la possibilità di poter portare al tavolo un proprio vino (o altre bevande) comprate altrove o facenti parte della propria cantina o collezione di bottiglie pregiate. Laddove tale facoltà sia consentita, sorge in capo al titolare del ristorante il cd. diritto di tappo, il carkage fee, cioè la legittima richiesta di pretendere dal cliente che porta con sé la bottiglia (BYOB, acronimo di bring your own bottle – che è pure l’insegna esterna dei locali ove tale pratica è consentita) un corrispettivo in grado di coprire i costi degli oneri legati al servire quel vino, partendo dalla temperatura di mescita, stappatura, uso del decanter, scelta dei calici appropriati.…. Ma anche questa formula richiede comunque motivazioni che, a mio avviso, debbano esulare da quella per la quale, poiché i vini dei ristoranti sono considerati costosi in quanto alto è il loro ricarico, allora preferisco portarmelo da casa ed abbatto una voce rilevante del conto finale. La possibilità di degustare un vino speciale o di annata di cui dispongo e non reperibile presso quel locale andrebbe invece giustificata dall’occasione di abbinarlo con delle buone pietanze che quel ristorante è in grado di offrire, o per sopperire ad una scelta limitata della carta dei vini e non all’altezza della proposta culinaria, o ancora per poter festeggiare o celebrare un momento particolare della propria vita con un’ altrettanto particolare bottiglia ricca di significato e destinata da tempo per quell’evento o, meglio ancora, per  condividere con altri esperti ed intenditori il piacere di berlo, nella ritualità che merita. Ancorchè non scritte, il bon ton e il saper vivere impongono al cliente alcune regole come quella di informarsi in anticipo se la pratica del diritto di tappo è consentita in quel locale e l’ammontare e il criterio delle tariffe che verranno applicate per tale servizio, avendo preso in anticipo visione della lista dei vini ed evitando magari di presentarsi con prodotti nella disponibilità del ristorante. Non da trascurare è la discrezione con la quale presentarsi al tavolo con la bottiglia “esterna”, e la gestione delle successive fasi, sapendo coinvolgere in assaggi o pareri il titolare o il sommelier di sala; così come evitare di sedersi al tavolo con un numero eccessivo di bottiglie rispetto ai commensali e all’ordinativo delle pietanze. Altrettanta professionalità ed attenzione deve essere prestata dal ristoratore che deve “vivere” ed interpretare questa formula come occasione di nuove entrate economiche rappresentate appunto dai proventi applicati per il diritto di tappo, in grado di bilanciare le proposte, talvolta troppo esose, della propria carta dei vini (che per certe etichette ed annate talvolta rappresentano una costosa immobilizzazione), senza per questo snaturare o svilire la propria identità, tradizione ed aspettative conquistate nel tempo, sfruttando con una adeguato carkage fee il peso del settore beverage, bicchieri e decanter!. Ma soprattutto mantenendo e forse incrementando clientela esigente e gaudente al tempo stesso. La ritrosia dei ristoratori verso questa sempre maggiore richiesta muove dalla considerazione che la carta dei vini è frutto di ricerca, selezione e proposte in linea con il menù, per altro realizzate da personale specializzato, che ha richiesto addestramento ed investimento, in una con le attrezzature e gli strumenti necessari per un’ottima degustazione. L’obiezione a tale atteggiamento (sempre meno riscontrato comunque) è che tale formula, se sapientemente gestita, costituisce un momento di confronto e crescita tra l’esperto ristoratore e il ricercato cliente, il quale, se possiede questa sensibilità, apprezza la condivisione, i suggerimenti e perché no, la proposta di nuove etichette che l’oste eventualmente gli proporrà. Ma a quanto ammonta questo “diritto di tappo?”. Non ci sono regole precise, ma possono essere enunciati alcuni criteri poi applicati e personalizzati secondo la politica dei costi di ciascuna realtà: dai 5/10 euro a bottiglia in Italia ai 15/25 dollari negli USA. Ma il diritto di tappo appare anche un’ottima soluzione, sempre più diffusa, per i ristoranti etnici di matrice musulmana, il cui credo impone il divieto di vendere alcolici, ma, come maliziosamente il collega Stefano mi informava, se te lo porti da casa… A cura Avv. Paolo Spacchetti
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7 Luglio, 2021

AglianicOne

🎧 Smells like teen spirit |Nirvana| 🍇AglianicOne Doveva essere un Press tour, si è trasformato in una grandissima festa. Undici #winelovers provenienti stavolta davvero da tutto il mondo, sommelier, blogger, giornalisti per conoscere un figlio di un dio minore, almeno fino ad ora. Roma, Amsterdam, Istanbul, Bologna, Foligno, Reggio Emilia, Cosenza, le principali città da cui siamo partiti per la Campania. Tantissimi km mi separavano dall’ambita meta, tanti quanta la voglia di dare un volto ai tanti colleghi conosciuti sui social e scoprire questo vitigno che ammetto, non avevo mai sentito pronunciare prima. Padre dell’Aglianico, portato dai Greci in Italia, viene dimenticato per tanto tempo, fino a quando un gruppo di vignaioli, riuniti e  coordinati nell’associazione Terre dell’Aglianicone, lo riporta in auge, promuovendolo, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e con l’Università della Basilicata, in un progetto di ricerca centrato sullo studio del vitigno e dell’ambiente. Presenti sul territorio tre biotipo: Castel San Lorenzo (DOC), Postiglione e Monforte Cilento, fortemente imparentati con l’Aglianico, sicuramente ci sono stati degli incroci spontanei in un singolo vigneto o comunque fanno presupporre in un preciso e delimitato areale delimitato nel Cilento. Un vero e proprio #autoctonocampano difficile da allevare, con grappoli diradati e pochissima resa, che cresce su terreni poveri d’acqua, calcarei e sassosi. Per me l’aglianicone è rock, forte, aggressivo, deciso, maledettamente ammaliante, come un vero e proprio cantante maledetto e tormentato, di cui tutte una volta nella vita ci siamo innamorate, io a dire il vero più di una, ma questa è un’altra storia. Sono giornate caldissime e afose, sicuramente tutto bramo  tranne che una degustazione di rossi, e soprattutto che rossi, ma a sorpresa vengo ammaliata da profumi molto intensi, sorsi a tratti difficili da capire, sicuramente da approfondire, ricchi e decisi, con tannini prepotenti e decisi, ogni calice diverso dall’altro, nessuno fa legno, tranne uno, solo acciaio e un piccolo capolavoro che fa anfora che si posiziona al primo posto, almeno per me. Colori pazzeschi, rossi intensi, così densi che mi ricordano tramonti infuocati, dove il sole scende giù tra i Monti Alburni chiamati anche le Dolomiti del Sud, donando al cielo un rosso fuoco che ti riempie gli occhi, ma soprattutto il cuore. Benvenuti al Sud non è solo il titolo di un film, ma un vero e proprio mood che hanno le persone, dove si fa vera accoglienza, quella con la A maiuscola, non è semplice né scontato entrare in sintonia, quando degli sconosciuti si trovano tutti insieme, eppure qui è accaduto qualcosa di magico, dove non esistono follower, titoli o manie di protagonismo, tutti a disposizione di tutti per studiare e conoscere questo nuovo vitigno per noi. La luce negli occhi dei produttori che raccontano le loro storie non è descrivibile, l’emozione di trovarsi davanti a noi, assetati di sapere e curiosi come pochi, di cantine ne abbiamo viste tante e tante, ma ogni volta è una volta nuova e una vera emozione. Veniamo accolti dai ragazzi di #autoctonocampano che promuovono con passione e vivacità, la propria terra e le meraviglie vitivinicole, che ci accompagnano nel weekend e nella scoperta delle loro terre. Paesaggi da togliere il fiato, partendo dal panorama blu del golfo di Salerno, da stradine a pietre grandi intrise di storia ed arte, dalla millenaria Pestum, alle montagne è davvero un attimo, la magia del Cilento, ai profumi della terra, le immense distese di ulivi e le verdi vigne, al cibo genuino e tradizionale che ha accompagnato le nostre degustazioni durante il tour, credo che non lo dimenticherò mai. I profumi, i colori e il calore delle persone di questa terra mi sono entrate in punta di piedi nel cuore e chi mi conosce bene sa quanto sia difficile che vadano via. Ringrazio le cantine per averci donato emozioni impagabili: Tenuta Mainardi Tenuta Macellaro Azienda agricola la Cardosa Viticoltori de Conciliis Tenute del Fasanella Cantina Rizzo Silva Plantarium Chiara Morra La Cantina dei Nonni Ringrazio Nello Gatti, organizzatore dell’evento insieme ai ragazzi di Autoctono Campano e tutti i miei amici di avventure che non si sono persi mai d’animo, neanche quando ci siamo persi nel bosco  di notte affamati ma soprattutto assetati! A cura di Clara Maria Iachini 
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6 Luglio, 2021

Lo Splendore del Collio – Marco Felluga e Russiz Superiore

Nel contesto della selezione delle più valide realtà italiane oggi ho scelto di raccontarvi di una cantina pluri centenaria: Felluga, o per la precisione Marco Felluga, nome assunto dalla Cantina dagli anni 50 del ‘900, quando Marco, iniziò la gestione della tenuta di famiglia, gestita oggi dal figlio Roberto (quinta generazione di viticoltori) insieme alla Cantina Russiz Superiore. Siamo in Friuli, e più precisamente nel Collio. Il Collio è una delle primissime zone in Italia (la terza) a ottenere il riconoscimento DOC nel 1964, una terra speciale, dai rilievi appena abbozzati e segnata da morbide colline. Il clima è mite, grazie alla vicinanza del mare Adriatico (30 km) e alla protezione delle montagne, le Prealpi Giulie, ideale per la viticultura, con giorni caldi e notti fresche in primavera ed estati miti e delicate. L’Azienda Marco Felluga vede i suoi vigneti ubicati in quattro diverse zone del Collio: Farra d’Isonzo, San Floriano del Collio, Oslavia e Cormòns. Da queste viti nasce la qualità dei suoi vini, sia bianchi (friulano, Ribolla Gialla, Collio) che rossi (Merlot e Cabernet Sauvignon), mentre i vigneti dell’Azienda Russiz Superiore sono, situati attorno alla cantina in un corpo unico, nel cuore del Collio. Dalle viti di Russiz Superiore, nel comune di Capriva del Friuli, nasce la raffinata eleganza e complessità dei suoi vini, tra cui ricordiamo i pinot bianco e grigio ed il rosso riserva Degli Orzoni, insieme ai vini da dessert. Una particolare attenzione alla produzione nel pieno rispetto della natura è oggi la chiave delle produzioni Marco Felluga, come mi ha raccontato Ilaria (sesta generazione Felluga), che fanno dell’uso dell’ozono una caratteristica innovativa. Ilaria, è altresì la responsabile dell’ospitalità ed in particolare del relais Russiz Superiore, un posto dove trascorrere momenti unici. Ilaria racconta che fu aperto nel 2009, nell’incantevole borgo di Russiz Superiore, sulla cima del colle e circondato da vigneti, luogo ideale per rilassarsi fra natura incontaminata, alta enologia, piaceri della tavola e passeggiate tra le vigne del Collio. Non solo natura, ma anche sport, cultura ed arte: dal Relais si raggiungono in pochi chilometri Gorizia, la Nizza d’Austria, Cividale, città longobarda, Aquileia, Seconda Roma e principale sito archeologico del Nord Italia, e Grado, con la sua lunga spiaggia e la sua incantevole laguna, inoltre dista a solo 1 km dal campo da golf di Capriva del Friuli. In programma per gli ospiti visite guidate in cantina con degustazione, weekend a tema e passeggiate in bicicletta tra le vigne. Per godere al meglio di queste opportunità è bene seguire il consiglio di Ilaria e prenotare, così facendo si possono organizzare soggiorni, degustazioni di vini delle migliori etichette di Marco Felluga e Russiz Superiore ed eventi. Non resta quindi che prenotare prenotare. A cura di Cristina
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6 Luglio, 2021

Milano is calling…Milano Wine Week 2021

Milano is calling… Il mondo del vino presente alla conferenza stampa della Milano Wine Week 2021 (MWW21). Dopo l’approvazione ieri del Decreto sulla sostenibilità del Vino, prima nazione a realizzarlo, oggi 5 luglio 2021 dalla sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano si riparte, l’obiettivo è unire la storia al futuro. Federico Gordini ideatore e presidente della kermease accoglie calorosamente i partecipanti e gli speaker presenti. Tra questi non possiamo non citare il sindaco di Milano Giuseppe Sala, Gian Marco Centinaio Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Roberta Guainieri, assessora a Turismo, Sport e Qualità della vita del Comune di Milano, Ettore Prandini presidente Nazionale Coldiretti, Massimiliano Giansanti presidente Nazionale Confagricoltura, Fabio Riolfi assessore all’Agricoltura Alimentazione e sistemi verdi della regione Lombardia, Riccardo Ricci Curbastro presidente di FederDOC e Lino Enrico Stoppani presidente FIPE. Le principali novità di quest’anno: born to change the game il titolo, innovazione diciamo noi la realtà che si percepisce. Nata nel 2018 come un pensatoio del vino, nel 2019 il focus è stato il wine generation forum per diventare nel 2020 l’unico evento italiano dedicato al vino realizzato metà in presenza e metà online. Ora si apre davanti a noi il 2021 che vedrà Milano in chiave trasversale: nuovi luoghi che incontrano nuove e variegate esperienze. Al proposito Gian Marco Centinaio ha illustrato come Milano sia riconosciuta la città più europea d’Italia e quindi partire da qui abbia un profondo significato sia per accoglienza e turismo soprattutto incoming ed internazionale. Lo stesso concetto è stato poi riportato da Federico Gordini in quanto Milano è considerata un Hub Naturale per l’enoturismo avendo molto vicini tutti i territori. 9 wine districts ospiteranno altrettanti consorzi e il digital sarà lo strumento per unire il fisico al virtuale, per creare possibili itinerari, per prenotare esperienze e quindi scegliere la location rispetto al vino. Prandini sottolinea al proposito come Milano sia la nuova capitale europea dopo Londra ed è importate creare sinergie e fare rete tra territori e prodotti. Ciò è ottenibile sottolinea sempre Prandini grazie alla Formazione, aspetto davvero chiave, e nuovi portali B2B dedicati. Inoltre ci sarà una grande gamification del vino per attirare curiosi e non solo esperti, con collegamenti continui ed in diretta con 11 città rappresentanti dei maggiori mercati internazionali per rendere la Milano Wine Week un luogo divertente, ma soprattutto utile per valorizzare le produzioni e le innovazioni vinicole che sceglieranno questa realtà come loro palcoscenico. Da sottolineare come Giansanti abbia voluto rimarcare il desiderio di ripartenza che possa riportare alla “Milano da Bere”, rendendola la capitale enogastronomica nazionale e che possa favorire il turismo business legando alla sostenibilità. Infine, vengono presentati da Federico Gordini, i nuovi progetti quali: Il Wine Business Forum per approcciare nuovi mercati internazionali Il Wine Generation Forum per approcciare nuovi mercati, come i giovani Shaping Wine, in collaborazione con l’università Bocconi, dedicato al retail del vino Wine Geek dedicato al master of wine. L’applicazione Wine Business City che fornisce la possibilità di creare appuntamenti tra aziende e clienti. L’iniziativa vedrà poi come media partners  RDS e Slow Wine che presenterà la sua annuale guida. Nel salutarvi ed aspettandovi alla Milano Wine Week, saluto tutti con le parole di Riccardo Ricci Curbastro che la Milano Wine Week è in continua evoluzione, come il vino buono. A Cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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3 Luglio, 2021

IL GOAL DAL CUORE

Una caldissima domenica di giugno, è tutta la mattina che giro tra banchi dei produttori, all’Only Wine Festival a Città di Castello, mi fermo sotto un gazebo a respirare e incontro Luca, finalmente dopo tanto tempo ci conosciamo dal vivo. È incredibile il mondo dei social, nel nostro settore si stringono amicizie virtuali che poi riesci ad approfondire dal vivo e nascono delle vere e proprie amicizie con alcuni e opportunità di scambi professionali con molti altri. Luca l’avevo intravisto a Montefalco durante Anteprima Sagrantino, ma non avevo avuto modo di incrociarlo e stringergli la mano per congratularmi della sua vittoria. Luca Matarazzo è un broker assicurativo da 20 anni, ma ha sempre avuto l’amore e passione per il vino, diventa sommelier A.I.S. (Associazione Italiana Sommelier) nel 2015, degustatore ufficiale nel 2017, Wset II livello superato con lode, una formazione da invidiare e lodare. Scrive sul quotidiano online – direttore editoriale Maurizio Valeriani – con mansioni di reporter e critico enogastronomico, ha collaborato come freelance per WINE-TV. Dal 2019 inizia a partecipare assiduamente a vari Concorsi per Sommelier, sia monotematici (Sagrantino, Negroamaro, Soave), regionali e nazionali. Nell’edizione 2019 del Miglior Sommelier Toscana si piazza al terzo posto attualmente ancora valido non essendoci stata l’edizione 2020. Nello stesso anno si posiziona terzo al Gran Premio del Sagrantino ed a quello del Negramaro. Relatore e Degustatore A.I.S. per la Campania con superamento del corso propedeutico alle lezioni di terzo livello sull’abbinamento cibo vino. Attualmente fa parte nella Delegazione A.I.S. di Salerno guidata da Nevio Toti, dopo aver vissuto quattro anni stupendi nella Delegazione di Grosseto di Antonio Stelli. I concorsi per lui sono stati una scommessa, ha cominciato a 40 anni, spinto da Cristiano Cini e Simona Bizzarri della scuola concorsi, lui lo vede come un percorso stimolante per studiare e approfondire dei territori diversi. Il primo concorso è proprio il Gran Premio del Sagrantino nel 2019 arriva terzo, dove sul podio più alto si posizionano Simone lo Guercio e Valentino Tesi, che poi sono diventati i migliori sommelier d’Italia, spera davvero in buon auspicio e che gli porti fortuna. Non aveva mai assaggiato prima il Sagrantino, ama i vini tannici, ne fu colpito immediatamente, per lui è quello che lo diverte e incuriosisce di più. Adora l’eleganza del pinot nero ma il sagrantino è quel calciatore un po’ rude che ti marca a uomo, ma se manca nella squadra è un problema, è potente, è nervoso, non facile da domare, preziosissimo, una varietà unica nel mondo, che solo in questo piccolo areale di Montefalco si produce, è irripetibile e inimitabile. Per studiare un luogo, lo devi frequentare assiduamente, a Montefalco viene accolto dai produttori come uno di famiglia, com’è nota l’ospitalità di queste zone, come accolgono anche me, quando vado in visita in cantina. Lui con grande umiltà e voglia di comunicare e raccontare il territorio, se ne innamora, lo fa suo, lo descrive come altri non hanno mai fatto e vince il Gran Premio Sagrantino 2021, afferma che “Il Sagrantino è un prodotto di nicchia, che vantiamo nel mondo come esclusività”. Abbiamo in comune tante cose io e Luca, anche lo stesso Sagrantino del cuore, che per correttezza non cito, visto il mio amore spassionato ed incondizionato per il Trebbiano spoletino, gli chiedo cosa ne pensa e lui di getto mi risponde che negli anni prossimi futuri diventerà il più importate bianco d’Italia, come fai a non adorarlo? Siamo davvero sulla stessa lunghezza d’onda. È stato un onore per me conoscerlo dal vivo, una persona molto disponibile, che trasuda passione, da cui sicuramente avrò tanto da imparare, approfitto per fargli tantissimi “Viva il lupo” per il prossimo concorso Albana di Romagna. A cura di Clara Maria Iachini 
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2 Luglio, 2021

UNWTO e Giovani, intervista ad Alessandra Priante

L’UNWTO, Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, quest’anno organizzerà dal 23 al 25 agosto 2021 a Sorrento, Il Global Youth Tourism Summit una finestra sul futuro del turismo sottolineando l’importanza del punto di vista dei giovani. Abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandra Priante, Direttrice per l’Europa di UNWTO, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove il turismo sostenibile, responsabile e universalmente accessibile. In precedenza è stata Capo delle relazioni multilaterali e della politica del turismo in Italia per i Ministeri in cui era posizionato il turismo (Ministero della Cultura e successivamente Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali) Laureata in Economia e Commercio presso l’Università Bocconi, ha conseguito un Executive MBA presso l’Università Luiss Guido Carli. Ha unito la sua esperienza in finanza aziendale e operazioni di M&A con la sua competenza culturale, entrando dal 2002 al Ministero della Cultura, con il compito di risanare le finanze pubbliche per il settore della cultura. In qualità di esperta dell’area mediorientale è stata nominata dal 2010 al 2015 Rappresentante Culturale Diplomatico per l’Area del Golfo. Alessandra conosce 6 lingue ed è autrice di numerose pubblicazioni di settore. È inoltre Professore a contratto presso la Luiss Business School e insegna cultura e management del turismo in altre importanti università in Italia e all’estero.   L’importanza dei giovani per l’UNWTO, quali considera siano le nuove prospettive? I giovani sono il pilastro della ripartenza del turismo. Per lo UNWTO assicurare la fiducia nei giovani e per i giovani nel settore del turismo secondo i nostri valori chiave, come la sostenibilità è assolutamente centrale.   Perché avete scelto l’Italia e perché Sorrento per questo evento? L’Italia perché quest’anno ha la presidenza del G20 e perché ha molto senso. Il Ministro Garavaglia ha colto subito l’importanza di collaborare su un piano cosi centrale e cosi universale. Ci saranno assieme ai ragazzi anche i Ministri e molte altre personalità del mondo della gastronomia, dello sport e dello spettacolo internazionale. L’importanza del messaggio è assolutamente improrogabile e per noi è fondamentale parlare con una voce unica. E quale voce migliore se non quella dei ragazzi del mondo? Entrando nel tema dell’enogastronomia e giovani, quanto è importante educare le nuove generazioni? Centrale. Educarle all’importanza dell’enogastronomia insegnandogli anche a distinguere e a rifuggire da situazioni non consigliabili. In altre parole, bisogna comunicare creando la consapevolezza di cosa è l’enogastronomia in primo luogo e di quanto caratterizzi un territorio e dunque quanto sia centrale per la promozione turistica, ad esempio, ma anche per l’identità di un paese. Ringraziando Alessandra Priante per la cortesia nel fornire il punto di vista diretto dell’organizzazione, anche noi di WineTales auguriamo il meglio per un’iniziativa che davvero è di prospettiva per il futuro. A Cura di Cristina Mascanzoni Kaiser e Clara Maria Iachini
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