Cugine e vini, stessa famiglia stesso destino
Sveva Consonni Folcieri è mia cugina, non so esattamente di quale grado perchè gli incroci generazionali che ci precedono sono intricati, anche se non complicatissimi. Ci uniscono profondamente questa parentela, cui entrambe diamo grande importanza poetica, e un secondo cognome, Folcieri, che mio nonno e il padre di Sveva hanno voluto aggiungere ai propri affinché un pezzo di storia di famiglia non andasse perso. Gli ultimi Folcieri infatti ebbero solo figlie femmine, così Giancarlo e Carlo, amici e cugini uniti da estati passate insieme nella villa dei comuni parenti, decisero insieme che lo avrebbero conservato per i posteri.
Nella nostra vita ci siamo incontrate poche volte, soprattutto in età giovanile, ma abbiamo recentemente scoperto una consonanza profonda di visione della vita e di spirito.
Mia cugina è forte, indomita, donna fino alla punta dei capelli. Donna di altri tempi, attenta ai dettami e ai dettagli che danno senso alla parola ospitalità, semplicemente elegante come solo le donne toscane con radici profonde nel territorio e nella storia sanno trasmettere, capace di sporcarsi le mani dall’orto alla cucina, e di conversare in diverse lingue rendendo ogni minuto in sua compagnia un gran piacere per l’anima e l’intelletto.
Se mai ci siamo perse, ci siamo profondamente ritrovate l’estate scorsa, quando cercavo rifugio mentale dalle peripezie bergamasche del periodo covid, vissuto piuttosto da vicino all’interno della farmacia di famiglia. Cercavo riposo emotivo, e lei me lo ha offerto su un piatto d’argento.
Così tra chiacchiere profonde in cucina ho potuto apprezzare la bellezza di Castello Poggiarello, dove si può soggiornare in diversi appartamenti, completamente attrezzati, realizzati nelle pertinenze del Castello, la piacevolezza di lunghe giornate trascorse tra le vicine mete storico-turistiche del senese, e le diverse tipologie di visite ed esperienze con degustazione dei vini biologici qui prodotti.
Al Castello, immerso tra i vigneti, la giornata inizia con la colazione preparata da Sveva con cura ogni mattina, con marmellate fatte in casa, muffin appena sfornati, scrumble eggs ovviamente di cortile, assaggi dolci e salati a seconda della produzione dell’orto.
Se non ci si vuole allontanare si può passare mollemente il tempo a bordo piscina, dove la privacy e la tranquillità sono assicurate, o trascorrere qualche ora sotto le frasche dei begli alberi da frutta che arricchiscono l’orto. Spesso però la vita al Castello si anima, con visite ed eventi legati ai vini qui prodotti, che ovviamente non sarò io a giudicare e recensire.
Ma l’atmosfera delle visite serali, che portano gli ospiti al Castello dopo una passeggiata tra le vigne, è unica. Chi arriva scopre insieme a Sveva la storia di questa dimora, nata come fortificazione medievale per la difesa delle vigne dell’area circostante, divenuta nel Cinquecento dimora della famiglia Chigi Saracini che vi fece realizzare la Cappella in stile rinascimentale e il giardino all’italiana su disegno di Baldassarre Peruzzi. L’attuale proprietà risale a una quarantina di anni fa, e ha riportato alla luce le meraviglie di una magione che all’epoca era abbandonata e semi sepolta dalla vegetazione spontanea.
Ora si può di nuovo godere della semplice meraviglia del luogo.
E lo si può fare al meglio concludendo la giornata con una cena fredda in giardino o sedendosi nella corte interna attorno ad una tavola imbandita, apparecchiata con eleganza, arricchita dai floreali centrotavola che Sveva sa creare, immergendosi in un’atmosfera che semplicemente toglie il fiato e gustando le diverse etichette di ottimo vino che il Castello produce.
A cura di Francesca Pagnoncelli Folceri