30 Lug 2022
WineKult

Chateau d’Emilia

Un Wine&Balsamic Relais sulle colline di Reggio, come un vero Chateau d’Emilia sposa antichi fasti nobiliari e design contemporaneo. Un progetto innovativo, tra ospitalità colta e ‘Lambrusco (non solo) renaissance’. Venturini Baldini è una storica tenuta, nelle terre di Quattro Castella (RE), che un concept trasversale di recupero, architettonico e produttivo, ha trasformato in una interessante esperienza di accoglienza. Una sosta di charme e di gusto lungo la Strada del Vino e dei Sapori delle Colline di Scandiano e di Canossa e vicino a due poli d’attrazione come la Food e la Motor Valley. Merito di visione e investimenti della nuova proprietà, la famiglia Prestia, che per continuità ha mantenuto il nome della tenuta fondata nel 1976 da Carlo Venturini e Beatrice Baldini. Obiettivo puntare in alto: sia in senso enologico (la consulenza di Riccardo Cotarella dice tutto), con un riposizionamento del Lambrusco elevato dal suo cliché di vino popolare, sia nel senso di una ospitalità di lusso. Di quelle per cui si sprecano parole un po’ abusate, ma efficaci, come experience e lifestyle.

Un viale di cipressi in salita segna l’accesso. Straniante, ai limiti di una industrial-industriosa pianura. Non siamo in Toscana, ma il riferimento ai tipici borghi della regione c’è, almeno concettualmente, nell’idea dei proprietari di mettere a sistema gli edifici preesistenti, finemente restaurati, ognuno con una propria funzione, ma partecipi all’armonia d’insieme. Il complesso, o “borgo emiliano” comprende infatti la cantina, un’acetaia del ‘700 (Acetaia di Canossa, la più antica della provincia, praticamente un museo che lavora), una serra trasformata in ristorante, il Relais Roncolo 1888. Questo si articola nella Dimora Anicini, che ospita 11 stanze e nella Villa Manodori del XVI secolo (ma l’impianto è quello della villa padronale ottocentesca), sede di sei nuovissime suite. Unica addizione contemporanea, la piscina.

Tutto il progetto ha una forte impronta femminile. Recupero e ristrutturazione del complesso sono opera dell’architetta Elisabetta Fulcheri di DCEF Studio, che ha lavorato nel massimo rispetto delle preesistenze e in un’ottica di ecosostenibilità. Le scelte di arredo e interior design, giocate sul dialogo tra classico e contemporaneo sono invece prevalentemente specchio della personalità e del gusto di Julia Prestia, che si autodefinisce titolare-tuttofare. “Volevo creare una struttura di ospitalità molto raccolta, nello spirito home away from home, con un’idea di una lussuosa semplicità, non pesante. Odio il finto rustico, non sono io! La villa era vuota, senza mobili antichi da recuperare, ma con ricchi affreschi e preziose carte da parati dipinte a mano. Una situazione perfetta per giocare a contrasto, ad esempio con il segno pulito di Gio Ponti, per cui ho una vera passione. Oppure accostando a un tavolo di legno quasi monastico sedie Bauhaus in tubolare cromato. Mi piace anche Fornasetti, tanto che ho messo la sua carta da parati persino in bagno. Quando non sono di modernariato o fatti realizzare su misura, gli arredi (di Molteni&C) sono pezzi di design contemporaneo, a firma Patricia Urquiola e Vincent Van Duysen”.

Diversa, quasi industrial, è l’atmosfera che si respira nel ristorante Il Taglierè in Limonaia, all’interno della serra, con annessa terrazza panoramica sulle colline matildiche. “Non è un luogo formale; l’idea è di offrire un fine dining rilassato. Il servizio deve esser top, ma senza appesantire”. Qui lo chef Mario Comitale propone una cucina emiliana moderna, legata al territorio ma rivisitata con un mood ricercato e un respiro internazionale. Esattamente quanto accade anche per i vini: tradizione e innovazione.

La tenuta si estende su 130 ettari, 32 vitati, adagiati su una zona collinare tra i 300 e i 400 metri di altezza, con terreni ricchi di argilla e sabbia. Qui Venturini Baldini coltiva (a regime biologico già dagli anni Ottanta), oltre ai vitigni più famosi come Lambrusco di Sorbara, Grasparossa e Salamino, anche Malvasia di Candia Aromatica, Pinot Nero e Chardonnay. E autoctoni che riservano sorprese. Spiega Julia Prestia: “Facciamo 300mila bottiglie l’anno. Siamo piccoli ma molto orgogliosi di essere i primi produttori di Lambrusco in Emilia che due enologi di riferimento come Carlo Ferrini prima e Riccardo Cotarella oggi hanno deciso di seguire. Puntiamo a una renaissance del Lambrusco di alta qualità, secco, anche dosage zero. Cotarella segue la nostra linea di Lambruschi metodo classico che deve ancora uscire, ma lavora anche sui fermi. Abbiamo anche un metodo ancestrale, il Montericco, 18 mesi in bottiglia, che fa parte della linea T.E.R.S. in cui raccontiamo il Lambrusco meno conosciuto.

Ma T.E.R.S. è anche nostro il progetto di recupero e valorizzazione di storici vitigni autoctoni, dimenticati, nascosti o senza un’identità precisa, come il Malbo Gentile, la Spergola, il Montericco. Vogliamo infatti narrare anche quell’Emilia oltre il Lambrusco, creare vini fermi, di nicchia, in un territorio che non vi è vocato, facendo molta sperimentazione”. Ovviamente continuando anche a portare avanti le etichette storiche di Lambrusco Reggiano della cantina: Rubino del Cerro e Cadelvento (con una versione spumante rosato, primo blend di Sorbara e Grasparossa, che parla a una nuova generazione). Il segreto è unire tradizione e potenzialità di un territorio.

A cura di Katrin Cosseta 

https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E