ALTA LANGA: la masterclass
IL COSA E IL DOVE
Lo scorso 17 Giugno, il CONSORZIO ALTA LANGA ha organizzato, negli eleganti spazi di Palazzo Brancaccio a Roma, una giornata dedicata a quelle bollicine piemontesi che troppo spesso passano in secondo piano rispetto ai vini “fermi” della Regione e che noi spesso dimentichiamo essere il più antico Metodo Classico d’Italia.
3 Provincie, 149 Comuni, 400ha vitati, non meno di 250m/slm la quota degli impianti, oltre 90 Produttori, 160 Etichette, almeno 30 mesi di permanenza sui lieviti, questi i numeri dell’ALTA LANGA.
Nata come consorzio nel 2001 ottiene il riconoscimento della DOC nel 2002 e della DOCG nel 2011 (con retroattività fino alla 2008) vinifica esclusivamente Chardonnay e Pinot Nero in bianco o rosato, Brut o Dosaggio Zero che non esitano a rimarcare la minerale sapidità del Territorio e si sposano magnificamente con i piatti della cucina tradizionale piemontese, dagli Agnolotti del Plin al Tartufo d’Alba.
GLI ASSAGGI
4 le etichette in degustazione alla masterclass organizzata a latere di quei banchi d’assaggio presi letteralmente d’assalto dal numeroso pubblico di addetti del settore, giornalisti e semplici winelovers.
Marco Reitano (Chef Sommelier del ristorante La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri) a condurla e Mariacristina Castelletta (Presidente del Consorzio Alta Langa) a coadiuvarlo.
– ALTA LANGA DOCG BLANC DE BLANCS BRUT NATURE 2019 RISERVA, DELTETTO 1953: certo che quella nota ossidativa che non vuole saperne di abbassare la testa disturba un po’…
Il naso incontra la buccia di mela macerata e la mollica di pane, la scorza del cedro, fiori bianchi, pasta di mandorle e sottili piccantezze.
Sorso cremoso e di grande freschezza, di buona rispondenza con l’olfatto e con una chiusura un pochino corta ma che riserva la sorpresa di una sapidità croccante che scomoda l’oliva.
Peccato davvero per quel naso un po’ così…
(84 Punti).
– ALTA LANGA DOCG METODO CLASSICO BLANC DE NOIRS PAS DOSÉ BRUT NATURE “VIGNA GATINERA” 2016 RISERVA, FONTANAFREDDA: assolutamente minerale e silvestre (con tanto di resine e funghi), relega la frutta (candita e sciroppata) a ruolo di comprimaria e le stesse note croccanti e mielose di pasticceria pagano dazio alla sorpresa di quell’atmosfera di camino spento che…
in bocca l’effervescenza è appena “aggressive” e castra un pochino l’elegante incedere di freschezza e mineralità.
Chiude quasi piccante lasciando un bel ricordo e la voglia di riassaggiarlo.
(86/87 Punti).
– ALTA LANGA DOCG BRUT ROSÉ “GIOVANNI GALLIANO” 2020, BORGO MARAGLIANO: un rosé che punta il dito sui lamponi e non lesina tributi alle freschezze di melagrana e pompelmo rosa lasciandoci in chiusura con la voglia di farci un tost.
Sorso fresco e dissetante, quasi easy per certi versi, con un tocco di sottile speziatura a rendere più interessanti i continui richiami alle dolcezze di frutta.
Chiude con una sapidità ahimè poco convinta, tanto da essere preda della ridda di piacionerie.
Non il mio vino, ma di sicuro successo.
(84+ Punti).
– ALTA LANGA DOCG “CUVÉE AURORA 100 MESI” (MAGNUM) 2012 RISERVA, BANFI: 85 parti di Pinot Nero, 15 di Chardonnay e, ovviamente, 100 mesi sui lieviti.
Il naso regala subito speziati misteri d’Oriente per poi abbassarsi al nostro livello e raccontare fiori bianchi ed erbe aromatiche.
È solo un breve intervallo, perché poi arriva la sorpresa di un mare che è molluschi e risacca a lasciare poco spazio alla contrastante chiusura di tostature e lieviti pasticceri.
Il sorso è suadente e cremoso, fin troppo considerando quell’olfatto sopra le righe, freschezza e sapidità percorrono senza tentennamenti il sottile filo dell’equilibrio e il palato apprezza distintamente frutta appena candita, succosità di mandarino e sottili piccantezze zenzerose.
Chiude ammiccante e anche questo contribuisce a sottrarre un po’ di “WOW” a un vino da assaggiare assolutamente.
(89+ Punti e non 90, perché gli è mancato il coraggio).
Da bere ascoltando “A NEW DAY YESTERDAY” dei JETHRO TULL.
E QUINDI?
Quindi VIVA L’ALTA LANGA!
Una masterclass che ha sicuramente dimostrato come il Piemonte del vino sia in grado di regalarci bollicine di valore assoluto.
Una masterclass che ci invita silenziosamente a cospargerci il capo di cenere e fare mea culpa per ricordarci dell’Alta Langa solo quando altri la nominano.
Tutto bene quindi?
Beh, tutto bene proprio no, ché quattro vini sono “pochini” per rappresentare un Territorio così complesso e una conduzione degli assaggi fatta con un pochino di umiltà in più e con almeno il minimo sindacale di preparazione gioverebbe sicuramente alla causa di chi crede nel vino come ambasciatore di un Territorio