02 Set 2024
Food&Life

Graziana Costanzo. Grace, il bauletto carico di felicità

Palagonìa è uno di quei piccoli paesi della Sicilia orientale dove il tempo sembra essersi fermato. Non so dire a che anno, ma di certo non recente. 

Poco più di quindicimila abitanti, si raggiunge da Catania in circa quaranta minuti andando verso Caltagirone. Non è un posto dove si va per qualcosa di particolare perché c’è poco. A parte le arance a polpa rossa tra le più buone della Sicilia. E del mondo direi io.

Lungi da me l’idea di denigrare un qualunque paese e uno siciliano in particolare. Non fosse altro perché la Sicilia è nel mio cuore. 

Palagonìa però, al pari di tanti altri paesini dell’entroterra siculo, offre purtroppo poco, sia a livello attrattivo ovvero per un non residente, sia per chi qui vuole vivere e mettere su famiglia. 

Non è ne un bene ne un male. È una situazione di fatto con la quale le persone del luogo convivono. Senza drammi. Anzi, per certi versi rivendicando la vera sicilianità, l’essere siciliani con le tradizioni e lo spirito che da sempre caratterizza questa meravigliosa terra. 

In un contesto del genere, proviamo a proiettarci, prima di qualunque altra cosa, a diciannove anni fa. 

Si parla tanto oggi di interruzione di gravidanza, di sacrosanto diritto delle donne di gestire in libertà e coscienza il proprio corpo, di diritti. Se ne parla tanto ma, come al solito, si fa poco. Soprattutto nel guardare alle leggi esistenti nella loro totalità e non certo al lato preferito dal partito politico di turno. 

Comunque sia, se hai poco meno di diciotto anni e sei incinta, senza mettere in mezzo qualunque tipo di stereotipo meridionalista, devi avere una grande, grandissima personalità per portare a termine la gravidanza. Specialmente se sei sola e sai che sarai sola ad andare avanti nella vita.

Viene facile pensare a film come Sedotta e abbandonata interpretato dalla mitica Stefania Sandrelli. Era il 1964 quando Pietro Gelmi dipingeva la ricerca dell’onore di Don Ascalone

Signor pretore, non siamo né miliardari né baroni; una sola ricchezza abbiamo…un nome onorato

Ma quella era un’altra Sicilia. Diversa anni luce da quella attuale. Anche se con tanti, tantissimi punti di congiunzione.

Graziana Costanzo, comunque la si metta, ne ha avuto di coraggio. Sua figlia ha appena compiuto diciotto anni e alla sua festa di compleanno ha voluto leggere una lettera. Era dedicata alla madre, a colei che da sola, con tanti immensi sacrifici, l’ha amata prima, cresciuta poi. Aiutata a diventare donna per camminare a testa alta nella vita. Il migliore dei regali che un genitore possa ricevere dalla propria figlia. Non comune, non scontato, non banale. Un dono meraviglioso.

Io la proteggo. Ho cercato di dare sempre una visione del mio lavoro e non della vita privata. Mi sono diplomata col pancione e lei è nata quattro giorni dopo.

Graziana è una donna forte e determinata. È una forza della natura che, con il sorriso sempre in primo piano e i grandi occhi luccicanti, guarda alla vita con serenità. 

Da piccolina io la vedevo già nel futuro. Adesso la vedo cresciuta e capisco che c’è lei.

Jennifer, Jenny. La bambina che oggi è maggiorenne. Sembrano due sorelle. 

Jenny, la bambina per crescere la quale Graziana ha messo tutto da parte. Le sue idee, la sua vita privata. Non ne vuole parlare perché tende sempre ad alzare un muro tra pubblico e privato, tra lavoro e famiglia. Però le due cose si fondono e sono compenetrate l’una nell’altra e l’una trae ispirazione dall’altra. L’una influenza l’altra. Nel bene e nel male.

Come il bauletto Grace che nasce come ricordo di nonno Salvatore. 

Aveva venti mesi Graziana quando nacque suo fratello Davide. Troppo piccola perché la mamma potesse occuparsi a tempo pieno di lei e Davide contemporaneamente. Nonno Salvatore, che rimasto vedovo, viveva a casa con la figlia, iniziò ad occuparsi di Graziana. Un legame che diventa sempre più forte e consente a Graziana di assorbire la Sicilia, quella vera, da chi l’aveva nel sangue. Le tradizioni, i sapori, i colori. 

Oggi tutti i bambini hanno lo zaino per andare a scuola. Spesso sono dei veri trolley poiché costretti da insegnanti poco intelligenti a portare in classe tutti i libri necessari alle lezioni. Non solo alcuni insegnando anche a condividere con il o la compagna di banco. Proprio tutti.

‘Nzia mai!

Un tempo invece c’era la cartella. Una piccola borsa con tanto di manico e, a volte, le bretelle per la tracolla. Era tipicamente stretta e conteneva a malapena lo spazio per un quaderno ed un paio di libri. Stretti. Ricordo il sussidiario, una sorta di libro dove dentro c’erano più o meno tutte le materie ad esclusione della matematica.

Non poteva mancare nella cartella anche la merenda. Generalmente una rosetta farcita o due fette di pane con qualcosa di companatico. Merendine? E mica c’erano. Acqua? No perché tanto quella del rubinetto era potabile. Pensate un pò, era potabile. Come ora certo ma pare che sia meglio non berla. Allora non è potabile? Ah no, lo è di certo. Mah!

Graziana non aveva la cartella. A casa non se la potevano permettere. A scuola andava con una semplice borsa di tela.

Nonno Salvatore vedeva gli occhioni di questa piccola carusa che saettavano taliando le cartelle scintillanti delle altre bimbe e il cuore si faceva piccolo piccolo. Tanto fu che decise di fargliela lui stesso una cartella. Pelle? Nonzi. Troppo cara. Stoffa? Nonzi. Sarebbe rimasta moscia. Cartone? Nonzi. Si sarebbe rotta subito.

Legno. Una bella cartella di legno tagliato sottile a listarelle tanto da poter avere la curvatura giusta. 

È così che realizzò la cartella per la piccola Graziana.

Sarei voluto essere li per vedere il sorriso e gli occhi della piccola carusa che guardava la sua cartella nuova. Così come quelli di nonno Salvatore che una lacrima l’avranno sicuramente prodotta. 

Una cartella con dentro i libri e la merenda che si trasforma in un bauletto con dentro la Sicilia.

Graziana dopo aver lavorato nel panificio di famiglia è costretta, con sofferenza, a distaccarsene per via di una intolleranza alla farina. Apre un negozio dove vendere anche il pane del forno di famiglia. La chiama La Baguette. Un nome che per Palagonìa non deve essere stato propriamente in linea con le tradizioni locali.

“Chi nicchi nacche Baguette?

Poco forse ma questo è tipico di una donna come Graziana. Curiosa e vogliosa di scoprire il mondo. Una donna che non si accontenta dei confini del paese o della Sicilia. Ampie vedute e capacità di guardare oltre, immaginandosi il futuro. Solo che più che importare qualcosa in Sicilia, Graziana ha l’ambizione di portare qualcosa della Sicilia in giro per il mondo.

La cartella!

Graziana è una donna felice di natura. Se le chiedeste cosa vuole dal futuro, vi risponderebbe che lei dalla vita ha già avuto tanto e che è felice così. È ambizioso certo, ma di quell’ambizione che si fonda su una tale serenità d’animo che la porta a vivere le cose con felicità. Lei sa che riuscirà nelle cose dunque non prende proprio in considerazione il fallimento. Ci impiegherà anni e sacrifici. Ma ci riuscirà. Questa è la felicità.

Con tutta questa felicità, mi stavo perdendo. 

Invece no, perché è proprio la felicità la chiave di tutto.

C’è una canzone che mi fa cantare sempre mia figlia che si chiama Se sei felice.

Fa un pò cosi 

Se sei felice e tu lo sai batti le mani
Se sei felice e tu lo sai batti le mani
Se sei felice e tu lo sai e mostrarmelo potrai
Se sei felice e tu lo sai batti le mani
Se sei felice e tu lo sai batti i piedi
Se sei felice e tu lo sai batti i piedi
Se sei felice e tu lo sai e mostrarmelo potrai

Il senso è che se sei felice, devi farlo sapere agli altri perché la felicità è bella e contagiosa. 

Graziana ha trovato dentro di se la felicità nelle cose che ha fatto e fa. Nelle cose per sua figlia. Nel panificio. Nel ricordo del nonno e di quel meraviglioso bauletto. 

Il bauletto è stata la sua felicità. Un dono di nonno Salvatore per renderla felice. 

Il bauletto me lo ha regalato mio nonno. Un ricordo di amore. Ora sono socievole ma da piccola ero timida. Mio nonno mi vedeva triste perché vedevo che gli altri bambini avevano il bauletto per la merenda. Così me lo ha fatto lui, non lo ha comprato. È un ricordo indelebile per questo perché fatto da lui per rendermi felice. 

È così che Graziana vuole condividere con il mondo intero la sua di felicità. Ma sa che un solo bauletto, il cui contenuto è la intangibile felicità, non sarà in grado di diffonderla questa stessa felicità come lei vorrebbe. Ecco allora che immagina Grace come un contenitore della sua terra ovvero dei suoi prodotti.

Grace. Eh qui la cosa da un lato si complica, dall’altro no se si comprende bene Graziana. 

Anzitutto cosa è Grace

Grace nasce come simbolo di raffinatezza. Grace Kelly. 

Mi verrebbe da dire come per La Baguette

“Chi nicchi nacche Grace? Che c’entra con la Sicilia?

Per chi pensa che una ragazza di Palagonìa sia una sprovveduta, non solo pensa male ma è anche prevenuto. 

Graziana nella sua determinazione sa bene che se vuole affermarsi in questo mondo per nulla tenero, deve studiare. Comprendere il mondo e i fenomeni che lo accompagnano per poi agire di conseguenza. 

Mi piace colpire ed essere unica. Ho studiato i competitor e fatto una analisi di mercato e volevo stupire, colpire. Distinguermi. Il nome doveva essere un brand. Grace Kelly è una icona di bellezza cosi come sono i prodotti siciliani. Dei gioielli.

Non una semplice idea la sua ma una vera e propria strategia di marketing volta a distinguersi in un mondo che sa di omologazione. Anche solo per i prodotti siciliani che se non recano il prefisso “Sicilia” o “Sicily” neanche nascono. Graziana identifica e si immedesima così profondamente in  Grace che la chiama, spontaneamente, “lei”. 

Lei l’ho lanciata a dicembre e chi la riceveva la metteva sotto l’albero come fosse un ricordo. Voglio far rivivere il lato artigianale della Sicilia.

Grace è un bauletto che nasce oggi in cartone. Completamente smontabile per essere trasportato anche in valigia (poi ditemi se questo non è marketing).

Lo volevo simile al legno e cercavo una azienda che me lo facesse simile a quello di legno che mi fece mio nonno. 

Un contenitore di eccellenze siciliane che Graziana ha l’ambizione di portare nel mondo. 

La mia ispirazione è stata sempre questo di portare la Sicilia in giro per il mondo. Il bauletto nasce per custodire i prodotti siciliani.

Il bauletto contiene prodotti propri come la marmellata delle arance provenienti dagli orti del nonno o quelli del forno di famiglia cosi come prodotti dei tanti artigiani del territorio. Produttori di eccellenza.  

Lei è destinata a prodotti di eccellenza. Il mio progetto lo ampio facendo entrare solo gli artigiani che sono allo stesso livello di lei. 

La Sicilia nel bauletto. La Sicilia con il bauletto. Artigianalità e sicilianità. Forza e determinazione, caparbietà, per una donna come Graziana che vuole la sua Grace in giro per il mondo.

Il mio sogno è aprire Grace in un luogo turistico della Sicilia per essere conosciuta nel mondo. Lei si smonta tutta e si mette anche in valigia. Da li creare franchising per girare il mondo. Mi alzo sempre alle cinque di mattina dunque continuerò a farlo anche se non ci riesco. Nessuno mi toglierà il sogno di viaggiare con lei per tutto il mondo. 

Graziana e lei, Grace. Magari a breve ci sarà anche la sorella maggiore di Grace per mettere tutto dentro ed essere pronti per un picnic chic. Tutto ma proprio tutto l’occorrente. Per ora basta Grace.

Per Natale ci metto i panettoni piccoli. A Pasqua le uova.

Creativa e tanta verve per Graziana. Una ne fa e cento ne pensa si direbbe. Una creatività che forse potrebbe essere eccessiva per il rischio di perdersi nelle idee. La sua determinazione, la voglia di riscatto per il lungo periodo passato con e per la figlia, le idee chiare circa il futuro, la porteranno certamente a non perdersi. Ne nelle idee ne di animo.

Non vedevo l’ora lei crescesse per realizzare il mio sogno. Da piccola voleva le mie attenzioni e non potevo dedicarmi alle cose mie. Sono una tipa precisa e se le cose le devo fare bene. Anche la mia vita privata ho messo da parte ma adesso i risultati con lei ci sono. È la figlia che tutti vorrebbero avere. Mi sono sacrificata però ora raccolgo i frutti. Tanto sono giovane. Mio fratello mi ha chiesto più volte di andare a lavorare in ufficio. Ma a stare li, cosa che ho fatto, mi faceva sentire morta.

Da mamma ad imprenditrice. Se lo vedo nella testa lo voglio realizzare. Perché no?

Posso continuare a fare i panini con la mortadella e la mamma ma sono felice. Ogni cosa che ho avuto è frutto del lavoro e del sacrificio. Hai dato il buon esempio. 

Lei alla sua festa ha fatto una lettera a me per ringraziarmi di questi diciotto anni. 

Nel bauletto c’è tutta la Sicilia e tutta Graziana. L’anima, il cuore, la voglia. È un prodotto fatto con il cuore dentro il quale ci si può mettere tanto tanto altro. Magari il futuro. 

Perché dentro c’è tutta Graziana. Una donna, una mamma, una imprenditrice che, in cuor suo, sa che dentro Grace c’è anche il futuro di Jenny. Perché è giusto che anche lei possa ricevere in dono un bauletto carico di felicità e di futuro. Per essere una donna indipendente e orgogliosa. Vogliosa di futuro e, soprattutto, felice.

PS come sono i prodotti contenuti nel bauletto? Ho provato la marmellata di mandarini, il pesto di pistacchio e i capperi. Appena aperto i vasetti, gli odori della Sicilia hanno immediatamente detto la loro in maniera forte e decisa. I mandarini sono così presenti che sembrava avere uno aperto in mano; i pistacchi sono pistacchi e non surrogati; i capperi sono quelli del sole e del mare. Creano dipendenza

 

Ivan Vellucci

ivan.vellucci@winetalesmagazine.com

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