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23 Novembre, 2021

Conti Thun - La Wine hospitality sul Garda

Conti Thun si trova sulle dolci e assolate colline della Valtènesi, il territorio vitivinicolo della zona sud occidentale del Lago di Garda. La Valtènesi gode di una posizione geografica privilegiata e la vicinanza al lago di Garda offre all’ambiente circostante un costante clima mediterraneo. Le colline poste ai piedi delle Alpi, sono famose per essere i luoghi italiani più a nord dove crescono ulivi e limoni. Una terra di origine morenica, da sempre vocata all’agricoltura, ideale per produrre vino e olio di alta qualità. In queste dolci colline, punteggiate da incantevoli paesini, è facile lasciarsi avvolgere da un benessere che parte dalla natura, ricca di profumi e colori irresistibili, intervallata da paesaggi mozzafiato. Il progetto di Ilona e Vittorio parte da una piccola produzione artigianale, ispirata dall’amore e dal rispetto per la natura, nel segno di una gestione familiare genuina e di qualità. La tenuta si estende per 15 ettari di vigneti ed uliveti, al centro dei quali sorge il Casale Masserino, struttura che risale al XVIII secolo, cuore pulsante della produzione, che ospita la zona di vinificazione, la barricaia ed il wine bar. I vini sono prodotti con passione e rispetto per l’ambiente, senza uso di concimi chimici e diserbanti in vigneto. Nascono tutti da varietà autoctone, vitigni adatti ai nostri terreni, condizione essenziale per ottenere prodotti di qualità. L’amore per la natura e i frutti che essa offre, la convivialità e la bellezza che nasce dalla semplicità sono la filosofia Conti Thun. I vigneti ed uliveti sono lavorati con passione e rispetto, senza l’utilizzo di erbicidi e pesticidi, raccogliendo i frutti della nostra terra manualmente. I vini nascono da uvaggi autoctoni quali Groppello Gentile e Groppello di Mocasina, affiancati da uve più diffuse a livello nazionale ed internazionale: Sangiovese, Barbera e Marzemino le varietà a bacca rossa, Riesling Italico, Incrocio Manzioni bianco e Riesling Renano quelle a bacca bianca. La produzione di vini rosè, tipici di questa terra, nascono dalla selezione delle uve in campagna e successivamente in cantina. Importante per Conti Thun è mantenere la qualità delle uve e la loro freschezza come appena raccolte, per produrre vini di alta qualità. Per fare questo utilizzano un sistema di refrigerazione e controllo delle temperature, partendo dall’uva non ancora lavorata fino al vino in affinamento. I vini che maggiormente mi sento di raccomandare sono anch’essi quelli autoctoni di questo territorio ed in particolare trovo sfiziosi quei vini frizzanti che portano il nome di donna, come le Bolle di Micaela, un vino che nasce dalla pressatura del Groppello proveniente da parcelle di vigneto vendemmiate anticipatamente. Il grappolo viene diraspato e, dopo aver abbattuto le temperature, l’uva viene pigiata in pressa a polmone. La fermentazione è controllata, in vasce di acciaio inox. E’ uno spumante metodo Martinotti, pertanto la rifermentazione avviene in autoclave. Per degustare questo e molti altri prodotti, oltre che per assaporare una splendida giornata sulle sponde del Garda lombardo, suggerisco di prenotare con anticipo presso la residenza dei Conti Thun Ora non vi resta che partire per una splendida gita! A presto A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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19 Novembre, 2021

San Leonardo è #vinosostenibile

In questo articolo ho l’estremo piacere di raccontarvi la storia di una delle cantine che più mi affascinano e del loro modo di interpretare il #vinosostenibile. San Leonardo si trova nel Trentino del sud, in particolare ad Avio ad una manciata di passi dal confine veneto, un giardino di vigne e rose ai piedi delle imponenti montagne trentine, ovvero il Monte Baldo e i Monti Lessini, che proteggono e smorzano i freddi venti nordici ed accolgono le temperate brezze del lago di Garda. Da alcuni anni ormai conosco il San Leonardo, vino più celebre e rappresentativo della prestigiosa omonima Tenuta, dotato di rara eleganza e fascino, ha sempre saputo emozionarmi e, come in pochi altri casi nel mondo del vino, farmi pensare con estrema sicurezza alla parola eccellenza. Per chi non lo conoscesse, è un taglio bordolese di grande longevità composto da 60% Cabernet Sauvignon, 30% Carmenère e 10% Merlot, che segue una fermentazione spontanea in piccole vasche di cemento per circa 15/18 giorni, con svariati rimontaggi giornalieri e délestage, cui segue un affinamento per 24 mesi in barriques di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio. L’annata 2016, da poco in commercio, è stata più attesa delle altre avendo passato in bottiglia un periodo più a lungo per dotarsi di un carattere ancor più armonioso. Facendo un piccolo passo indietro sulla storia di San Leonardo scopriamo che, più di mille anni fa l’edificio che oggi ospita l’azienda era in realtà un monastero all’interno di un piccolo borgo dove oggi le case, dal tipico aspetto trentino, ospitano gli uffici, la cantina, l’antico granaio adibito a museo e vari capanni di servizio dell’attività agricola. Da oltre tre secoli la Tenuta è la residenza dei Marchesi Guerrieri Gonzaga che ne sono appassionati custodi. Carlo Guerrieri Gonzaga, il primo vero enologo della famiglia, dalla fine degli anni ’60 ebbe il compito di gestire in prima persona il patrimonio agricolo familiare. Guidato dalla curiosità per i grandi vini, Bordeaux in primis, decise di studiare enologia a Losanna e approfondire le conoscenze con viaggi di studio in Francia ed in Toscana. Proprio qui, nella proprietà di San Guido, iniziò la lunga e proficua collaborazione con Mario Incisa della Rocchetta, che lo introdusse a tutti i segreti del blend bordolese divenendo a tutti gli effetti il suo “padrino enologico”. Da diversi anni anche Anselmo, figlio di Carlo Guerrieri Gonzaga, innamorato di questa terra trentina, ricalcando le orme del padre è impegnato a tempo pieno in azienda come amministratore. È proprio con Anselmo che ho avuto il piacere di affrontare i temi della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente, ed è intervistandolo che ho colto l’estrema attenzione ai temi green e la serenità con cui si è consapevoli di fare la cosa giusta per preservare le risorse naturali ed il territorio che accoglie la Tenuta. La superficie aziendale ricopre in tutto 300 ettari. A partire da un’altitudine attorno ai 150 metri s.l.m. si trovano i 30 ettari di vigneto a bacca rossa (i vini bianchi dell’azienda infatti non vengono prodotti nello stesso luogo). Su terreni ricchi di ciottoli, che furono il letto di una diramazione dell’Adige, sono state piantate le vigne del Merlot mentre è prevalentemente un suolo sabbioso quello che accoglie il Cabernet Sauvignon e le antiche vigne di Carmenère. La frase che appare aprendo il sito web dell’azienda è “la terra è l’anima del nostro mestiere” e parlando con Anselmo ne ho compreso appieno il motivo. Questo motto va a sintetizzare l’intento dell’azienda di mettere al centro la natura, il paesaggio, il territorio, la condizione climatica, tutti fattori che portano unicità e esclusività alla produzione insieme, ovviamente, alla mano sapiente dell’uomo che chiude il cerchio con il proprio lavoro. Nel 2015 San Leonardo ha iniziato il percorso di conversione all’agricoltura biologica che si è concluso con successo alla fine del 2018 ottenendo la certificazione. Nello stesso anno la Tenuta è stata certificata amica della biodiversità dall’associazione BWA Friends of Biodiversity, a testimonianza del grande impegno di San Leonardo nel preservare il suo territorio e nell’essere attenti alla conservazione delle risorse naturali. In vigna vengono effettuati solo diserbi meccanici, senza quindi utilizzo di erbicidi che andrebbero a creare squilibri e impoverire il terreno, ed in cantina le fermentazioni sono condotte solo da lieviti indigeni. Ma i comportamenti virtuosi non sono certo solo quelli in vigna: l’essere biologici e rispettosi della biodiversità sono tasselli, importanti, che fanno parte dell’essere sostenibili, ma che ne rappresentano solo un di cui. Sostenibilità significa infatti, oltre alla tutela del vigneto e della terra, anche il rispetto della dimensione sociale, economica e, per quanto applicabile al caso, di quella industriale (processi, energia, stoccaggio, imballaggi, trasporti, ecc.). Parlando con Anselmo emerge come a San Leonardo vivono famiglie che da generazioni si tramandano il sapere e l’arte di lavorare la terra e molte delle persone che partecipano alla creazione dei vini della tenuta sono addirittura nate e cresciute in quei luoghi, contribuendo a determinarne il carattere e l’identità, con senso di armonia, appartenenza e benessere socio economico. I consumi energetici aziendali sono estremamente bassi, non essendoci particolari sofisticazioni dei processi che, rientrando in quelli tradizionali della vinificazione in rosso, vengono effettuati ad esempio senza refrigeratori, grazie anche in questo caso alla temperatura naturale che rende possibile il raffrescamento della cantina. La Tenuta, inoltre, si è dotata da diversi anni di un impianto fotovoltaico di circa 20 kW che produce energia dal sole. La barricaia, magico luogo in cui maturano i vini, è sita in un locale sotterraneo in cui viene sfruttato anche in questo caso l’aiuto della natura. Grazie alla temperatura del suolo adatta e pressoché costante, non ha bisogno di essere condizionata lasciando come unica operazione necessaria il solo ricambio d’aria utile a prevenire gli eventuali eccessi di umidità. All’interno dell’azienda ed in tutte le fasi della produzione, continua Anselmo, è importante minimizzare la produzione di rifiuti plastici, utilizzando ad esempio solo nastri adesivi di carta e solo imballaggi con cartoni certificati FSC. Con lo sguardo al futuro, Anselmo mi conferma che è intenzione dell’azienda dotarsi anche di una certificazione che riguardi nello specifico la sostenibilità, ma questo sarà un passo solo per mettere “nero su bianco” un comportamento che già è intrinseco alla loro filosofia. Per la certificazione si sfrutterà uno dei meccanismi attualmente presenti nel panorama dei sistemi attuali oppure il futuro sistema unico di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola che è in corso di definizione a livello nazionale (vi è infatti la volontà, contenuta nel Decreto Rilancio pubblicato a metà 2021, di racchiudere tutti i principi su cui si basano le attuali certificazioni, già presenti per il settore, in un protocollo unico ed univoco ancora in fase di concretizzazione e definizione). È bello sapere che l’eccellenza di San Leonardo ha nel suo DNA l’amore per la terra e per il proprio lavoro insieme alla volontà di lasciare alle generazioni future il pianeta meglio di come lo abbiamo trovato. A cura di Giuseppe Petronio 
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17 Novembre, 2021

Il Moscato di Scanzo regala nuove Wine Emotion

E’ stato presentata lo scorso venerdì 12 novembre alla stampa, presso la sede del Consorzio di Tutela del Moscato di Scanzo (vino passito che come redazione abbiamo scoperto durante i mesi di lockdown e che seguiamo ormai da vicino, credendo nelle potenzialità dei piccoli produttori, dei piccoli Consorzi e dei prodotti di eccellenza ancora poco conosciuti) il nuovo Dispenser di vino al bicchiere acquistato al fine di promuovere questo passito da Moscato a bacca rossa unico al mondo. Da vitigno autoctono, aromatico, e che vanta una storia documentata a partire dalla metà del ‘300, il Moscato di Scanzo è noto ai sommelier e ai professionisti del settore, ma spesso solo per averne letto sui libri. Dare la possibilità a chi passa dalla sede del Consorzio, che si trova nel centro storico di Scanzorosciate, di degustare un bicchiere di Moscato di Scanzo dei diversi produttori che lo costituiscono è sicuramente il primo piccolo grande passo per diffonderne la conoscenza. Durante i giorni e gli orari di apertura della sede (www.consorziomoscatodiscanzo.it), infatti, gli ospiti potranno assaggiare al bicchiere i Moscati di due produttori (a rotazione tra i consorziati), con accompagnamento dolce o salato, a 5€ al bicchiere. Per i più appassionati potrà essere l’occasione per tornare più volte e assaggiarli tutti; per gli ospiti occasionali sarà comunque un modo per degustare prima dell’eventuale acquisto. La sede del Consorzio infatti funziona anche come “punto vendita” dei Moscato di Scanzo e dei vini dei produttori associati. Mia è stata scoperta dal Consorzio durante l’edizione 2020 della Milano Wine Week, ed è sembrata subito un’ottima soluzione per la conservazione delle bottiglie, una volta aperte, nelle condizioni ottimali. La versione acquistata dal Consorzio è quella domestica, che consente la conservazione di due bottiglie per volta. L’ideale per la promozione e la diffusione della cultura di questo vino unico e raro, di cui molti hanno sentito parlare ma che pochi hanno avuto il privilegio di assaporare. Primo banco di prova per la nuova dotazione del Consorzio saranno i weekend di novembre e dicembre, con l’iniziativa Degustando con il produttore (un produttore presente con i suoi prodotti ℅ la sede e una cantina aperta tutti i sabati), e i mercatini di Natale di Scanzorosciate che si terranno nelle seguenti date: 28 novembre, 5 dicembre, 8 dicembre, 12 dicembre. Queste le occasioni per gli appassionati di chicche enologiche per approcciarsi a questo rosso nettare divino. Wineemotion Mia è un distributore per vino al bicchiere con refrigeratore. Conserva il vino riempiendo la bottiglia di gas argon alimentare. Utilizza un rubinetto speciale che versa una quantità precisa di vino mantenendo l’ossigeno lontano dal vino ed ha al suo interno un frigorifero silenzioso che lo rende ideale per l’uso domestico. E’ di facile utilizzo e permette di impostare la temperatura di conservazione e la quantità che deve essere erogata. A Cura della  Redazione
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16 Novembre, 2021

THE WINE SIDE OF ITALY - La serie che racconta gli autoctoni italiani

Si sente parlare spesso di vitigni autoctoni, ma quanto ne sappiamo davvero sull’argomento? Il modo migliore per andare alla scoperta di questo mondo e del nostro patrimonio enologico è guardare The Wine Side of Italy. È finalmente arrivata infatti la web serie che racconta e promuove nel mondo la ricchezza del territorio italiano e dei vitigni autoctoni, facendoli conoscere ai meno esperti raccontando curiosità e storie. Realizzata nell’ambito del progetto True Italian Taste, promosso e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e realizzato da Assocamerestero in collaborazione con le Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE), nasce per valorizzare e salvaguardare il prodotto agroalimentare autentico italiano ed è parte del programma governativo avviato nel 2016 “The Extraordinary Italian Taste”. Il progetto True Italian Taste si sviluppa in collaborazione con 36 CCIE in 23 Paesi del mondo ed è volto a sensibilizzare il consumatore estero all’acquisto e al consumo consapevole del food 100% Made in Italy per contrastare il fenomeno dell’Italian Sounding, che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano l’Italia per alimenti che di italiano hanno ben poco. L’obiettivo è diffondere una maggiore conoscenza delle caratteristiche di tipicità, dei luoghi di origine e degli aspetti nutrizionali e certificativiDOP-IGP. La conduzione di questi racconti, in un percorso che segue un’immaginaria “strada del vino” da nord a sud, è affidata a Luca Iaccarino, critico enogastronomi co che con carisma, competenza e simpatia, ripercorre l’Italia alla scoperta dei vitigni meno conosciuti e più caratteristici di quei territori. Ad accompagnare Luca nel percorso itinerante tra sensazioni e territori ci sarà, in ogni episodio, un Sommelier esperto dell’Associazione Italiana Sommelier (AIS) che incontrerà in un’osteria, ben radicata sul territorio, culla della cucina italiana e luogo per eccellenza dove provare un vino. La serie è visibile on line sul sito trueitaliantaste. Faremo tappa nelle Marche e nel Piemonte per scoprire rispettivamente i vitigni a bacca bianca Pecorino e Roero Arneis, mentre per quelli a bacca rossa faremo un viaggio alla scoperta del Tai Rosso in Veneto e del Susumaniello in Puglia.   Per ciascun vitigno si potranno scoprire molte curiosità sulla storia e sulle origini, sul territorio che lo accoglie e le condizioni ideali che lo favoriscono, passando per lo sviluppo che ha seguito nel tempo fino ad arrivare all’attualità e agli abbinamenti caratteristici con i prodotti locali. Un viaggio autentico tra la cultura ed enogastronomia che rappresenta l’unicità del nostro Paese, raccontato da chi vive ogni giorno queste specialità con estrema passione. La serie è realizzata da GRINDER Ideas Production Entertainment E voi cosa aspettate ad andare a vedere tutte le puntate di The Wine Side of Italy? A cura di Giuseppe Petronio 
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13 Novembre, 2021

30th Anniversary of a lifetime experience - Merano Wine Festival

Merano… That magical city surrounded by Italian Alps, located in Trentino, Northern Italy where you find two different cultures intertwined for decades. Trentino can be one of the most charming regions of Italy which is located between Austria and Switzerland in the north and the wonderful Lake Garda in the south. Its capital; Trento, and other big cities like Bolzano; were Austrian cities 100 years ago before World War I, that’s why the region has the combined culture of Italy and Austria even Germany. Do not surprise when you see all the signboards both in Italian and German; that’s the unique spirit of Trentino that you can never find anywhere else in the world! Wine is one of the most important economical assets of the region where we welcome the amazing Trento DOC appellation, which literally makes Trentino one of the biggest Chardonnay producers of Italy! And of course, the food… Here the eating habits vary from typical Italian cuisine where you find the German/Austrian breezes like Schüttelbrot and Kaminwurz. One day in 1992 all these treasures combined by a group of wine-passionate friends and today turned into one of the most important wine events in Europe: Merano Wine Festival! First festival was held in 1992 in Hotel Palace in Merano while the Gourmet-Club Alto Adige was founded as well! And this year we celebrated the 30th anniversary of this unique event again in same atmosphere and with same passion. Then in 2005, Helmuth Kocher, the founder, and the President of Merano Wine Festival; started a new era with the Wine Hunter awards. Later on, many other exclusive events were born and organized like “The Wine Hunter Events” in London, Prague, Budapest, Munich, Hamburg, Vilnius, Kiev and so on… His passion to wine and excellence creates the difference and distinguishes it from other wine events that you can be participated before. This is not a cliché; you will be clearly seeing it when you arrive to Merano! In Merano Wine Festival, you find the elegant and sincere atmosphere between the walls of Art Nouveau masterpiece; The Kurhaus. The event gives you the chance to discuss, share your opinions with the producers and the great opportunity of networking while you are tasting the amazing wines from different countries but of course mainly the Italian ones. The festival welcomes the food, the indispensable companion of wine and the spirits, to the visitors who enjoy the differentiation. For me the greatest difference of MWF is really having this sincere and enjoyable atmosphere which is not even possible to feel in other fairs, festivals, or events! Merano makes it magical when it combines its snowy peaks with Italian wines! A perfect November Saturday starts in the mountains; having your breakfast with your espresso under the sun of Italian Alps and continues by inhaling the fresh air into your lungs while crossing through the bridge over River Passirio (Passer) and walking to The Kurhaus to taste the amazing wines! If you get hungry just take a short break at Forsterbräu Merano with a schnitzel or bratwurst and enjoy the difference of the culture just in 50 meters. If you are lucky enough like me, you would be participating to the events organized by the wineries or wine consortiums to learn closely about their wines and to see the passion in their eyes. After the long day running between networking and tasting; just forget the tiredness of the day with an amazing glass of champagne in Caffè Wunderbar which is another must-to-go of Merano Wine Festival! Kept the best part to the end; MWF is open to everyone! To the wine professionals, traders, distributors, influencers and to wine lovers! You don’t need to be from the industry, just take your tickets and come along. Don’t miss that “lifetime” experience! A Cura di  Tugba Cimenci
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11 Novembre, 2021

Uno sguardo al futuro immersi nella terra e nel vino

Basta aprire il computer e cercare castello di Solfagnano per iniziare a sognare. Una terra ritmata dai filari di vite, un Castello che domina una valle scandita da dolci movimenti del terreno, una famiglia che si è dedicata al vino e alla valorizzazione di un territorio. Siamo in provincia di Perugia, e l’azienda produce vini e olio extra vergine su una proprietà di 60 ettari circa. In un contesto che pare già perfetto si insinuerà, con grazia e con molta personalità, l’opera dell’architetto toscano Simone Micheli. Il progetto, che possiamo qui vedere in ANTEPRIMA, richiama in tutto e per tutto la filosofia coraggiosa del progettista, improntata a colpire immediatamente l’attenzione con segni formali decisi, ma sempre finalizzata al comfort e al benessere psicofisico di chi abita le sue architetture Un approccio, come dichiara lo stesso architetto, “non invasivo, fortemente contemporaneo, che sappia condensare la complessità in un gesto architettonico semplice”. E quindi ecco apparire un corpo poliedrico che pare adagiato tra i vigneti, quasi frammento di corpo celeste smaterializzato dalle lastre di acciaio. L’acciaio è pensato come rivestimento mimetico, dove riflette il contesto, ed è al contempo materiale in grado di illuminarsi se visto da altre angolazioni. Così, semplicemente, l’architettura/porta al mondo sotterraneo del vino diventa un faro attrattivo per chi attraversa questa landa. Ma è solo un richiamo appunto, un invito ad arrivare, avvicinarsi ed entrare nel cuore della terra e dell’opera, sostanzialmente ipogea. Come l’occhio vigile della Terra madre e matrigna, un lembo di collina si piega, si curva, palpebra che si solleva e si apre appena sul contesto. Parte dell’edificio è destinata alla produzione, parte all’ospitalità e ad un percorso di avvicinamento e conoscenza dei vini che vuole essere un’esperienza immersiva. E, a sentirlo raccontare, quello che ci aspetterà sarà una progressiva discesa, con ascensore, nel ventre accogliente della cantina vera e propria, a cui si accede da una fessura appena accennata, come fosse l’ingresso nascosto al Paese delle Meraviglie. Forme pulite, semplici, ieratiche all’esterno, coinvolgimento sensoriale totale all’interno, per dare vita ad una realizzazione dalla forte personalità, che sappia impressionare chi la percorre e la vive. Non ci è dato sapere troppo, se non che il materiale principe per la parte sotterranea sarà il cemento, materiale stato scelto anche per poter dare vita ad una sorta di manifesto aziendale, visto che la famiglia proprietaria è anche titolare dell’azienda Colacem, leader nella produzione di cementi, appunto, e leganti idraulici. E’ anche un materiale che con il vino va a braccetto da sempre, ed è ideale per dare libero sfogo alla creatività dell’architetto, la cui cifra stilistica, dedita allo sviluppo di forme sinuose e morbide può, così, trovare la sua massima espressione. Il cantiere, che si estende su un’area di 5000 mq., è in progress, e prevede anche un intervento, in continuità concettuale con la cantina, che coinvolgerà il Castello, con il ripensamento delle stanze dell’albergo e dell’area spa e benessere. Un Benessere totale quello che dovrà avvolgere l’ospite, sia che si trattenga il breve tempo di una degustazione, sia che si fermi più giorni, che non dimentica i giardini del Castello e le colline tutt’intorno. Anche negli spazi aperti infatti proseguirà l’esperienza sensoriale che darà forza, forma e protagonismo agli elementi, dalla terra al cielo, dal profumo del vino al gorgogliare dell’acqua, affinché ogni angolo di questa tenuta diventi contenitore di vita e ancestrale locus amoenus dove l’IO ospitato sia valorizzato, coccolato, rinfrancato, umanizzato. Se la felicità è propria delle piccole cose il comfort arriva silenzioso da spazi e oggetti che spesso agiscono su di noi in modo impercettibile e inconscio. L’architettura di Simone Micheli vuole sempre dare nuova forma a una storia, guardare al passato e al presente con rispetto, abbandonando tutti gli stereotipi che spesso condizionano in modo inconsapevole ma sostanzioso il nostro modo di abitare gli spazi, di stare in un luogo. I lavori inizieranno con tutta probabilità nel 2024. Speriamo di poter presto vivere e abitare questa nuova realtà. Simone Micheli fonda lo Studio d’Architettura nel 1990 e nel 2003, con Roberta Colla, la società di progettazione Simone Micheli Architectural Hero con sede a Firenze, Milano, Puntaldìa, Dubai, Rabat e Busan. La sua attività professionale si articola in plurime direzioni: dai master plan all’architettura e interior, dal design al visual passando per la grafica, la comunicazione e l’organizzazione di eventi. Le sue creazioni, sostenibili e sempre attente all’ambiente, sono connotate da una forte identità e unicità. Numerose sono le sue realizzazioni per le pubbliche amministrazioni e per importanti committenze private connesse al mondo residenziale e della collettività. È curatore di mostre tematiche – contract e non solo – nell’ambito delle più importanti fiere internazionali di settore. In collaborazione con Roberta Colla ed il suo team di professionisti, tiene master, conferenze, workshop e lecture presso università, istituti di cultura, enti ed istituzioni di molte città del mondo. I suoi lavori sono stati presentati nell’ambito delle più importanti rassegne espositive internazionali. Molte sono le pubblicazioni su riviste, magazine, quotidiani italiani ed internazionali. A cura di Francesca Pagnoncelli Folceri
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9 Novembre, 2021

Il vino e i discendenti di Dante - La poesia vitivinicola si chiama Amarone

Nel mezzo del cammin … mi ritrovai in Gargagnano di Sant’Ambrogio di Valpolicella, sulle colline che dominano Verona. Qui le vigne sono Possessioni della famiglia Serego Alighieri, in particolare acquistate nel 1353 da Pietro Alighieri, figlio del sommo vate, che questo aveva seguito durante il suo esilio veronese. Sono quindi ventuno generazioni che mantengono vive le Possessioni, simbolo della storia vitivinicola della Valpolicella. Oggi i Conti Serego Alighieri sono affiancati da Masi nella produzione di vini prestigiosi, eredi di una tradizione vitivinicola antica, nobile ed esperta. Alighieri divenne Serego Alighieri nel 1549 con l’unione tra la famiglia Alighieri, che si era trovata ad avere solo eredi femmine, e i Serego, potente famiglia dell’impero: da allora la discendenza porta il doppio cognome Serego Alighieri. Marcantonio Serego si dedicò attivamente nel Cinquecento a inedite forme di agricoltura e a nuove soluzioni per bonificare e accrescere la redditività delle sue possessioni. A partire dal Settecento si è sviluppata nella tenuta un’agricoltura intesa come scienza ed arte, dove ogni coltura è ubicata nel suo habitat naturale. Negli Anni Venti del Novecento Pieralvise Serego Alighieri, dopo la filossera, istituì la Scuola di Agricoltura a Gargagnago per reimpiantare i vitigni autoctoni locali. Dal 1973 Serego Alighieri è tra le tenute di grande valore storico e vitivinicolo nell’alveo del Gruppo Masi. Oggi la proprietà si apre ai visitatori per svelare l’anima della Valpolicella e la sua memoria storica. Non si può non pensare di venire in valpolicella e non visitare la fantastica Corte. Lastricata con il materiale tipico della zona, la pietra di Prun, l’ampia corte era usata per le attività agricole. Le 11 vigne antichissime che vi si trovano all’interno furono piantate nel 1875 in occasione della nascita del Conte Pieralvise, poi fondatore nel 1920 della Scuola Agricola a Gargagnago. Tra le poche sopravvissute alla filossera dei primi ‘900, queste vigne producono uva Molinara, clone Serego Alighieri. Utilizzato nei vigneti antistanti, il clone della Molinara Serego Alighieri risulta fondamentale per conferire ai vini dello storico casato una personalità unica. Altro elemento chiave ed imprescindibile di ogni visita è il fruttaio da appassimento. Affacciato sulla corte e sui vigneti, illustra il metodo tradizionalmente utilizzato nelle Venezie per concentrare aromi e profumi nei vini. I locali sono allestiti con graticci di bambù, le “arele”, sulle quali si depongono i grappoli ad appassire. Le uve che compongono l’uvaggio classico della Valpolicella, Corvina, Rondinella e Molinara, vengono lasciate riposare per un minimo di 100 giorni per poi essere vinificate per la produzione dei grandi vini della Valpolicella: l’Amarone e il suo alter ego dolce, il Recioto. Venendo ai vini, siamo nel cuore della Valpolicella e nelle Possessioni Serego Alighieri si producono due preziosi cru: l’Amarone Vaio Armaron, entrato nella classifica dei 10 migliori vini al mondo di Wine Spectator, e il Recioto Casal Dei Ronchi.  Anche il Valpolicella Classico Superiore MontePiazzo, proveniente dall’omonimo vigneto, è frutto di questa antica tecnica. La cantina Serego Alighieri, come dicevamo, è la più antica della Valpolicella: vi riposano vini di riconoscibile carattere e nobiltà. Il profumo che si respira è sorprendente e deriva dalla presenza dei fusti in ciliegio da 600 litri. Tutt’ora utilizzato secondo l’antica tradizione della Famiglia Serego Alighieri, il legno di ciliegio contribuisce ad aumentare la morbidezza e la rotondità dei vini accentuando l’aroma tipico delle uve della Valpolicella. Alcuni fusti di rovere sono ugualmente presenti in cantina: vengono utilizzati per la prima fase dell’affinamento poiché il legno di ciliegio consente solo un breve invecchiamento del vino a causa della sua porosità e dunque viene usato solo per un massimo di 4 mesi per conferire ai vini una personalità unica. Per visitare questa poesia, ci sono diverse alternative, in particolare io mi permetto di suggerire la Dantesque Experience che permette di degustare 4 vini e con essi il clou della produzione Serego Alighieri, oppure fare la Historic Heritage Experience che consente anche di visitare le cantine Masi e 4 dei vini più rappresentativi delle due etichette. Se pensate di fare questa visita allocate almeno 2 ore piene perché non bisogna correre quando ci si immerge nella poesia 😊. Infine, le visite sono realizzate sia in italiano, sia in inglese per potersi facilmente far comprendere anche ai turisti stranieri. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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2 Novembre, 2021

Una perla rossa nel cuore del Lago

Novembre, autunno inoltrato, castagne e… Bardolino. Il Bardolino, vino omonimo del paese che si affaccia sul lago di Garda e con questa confinante, è spesso considerato un vino da pasto, prodotto da cantine che fanno della quantità il loro punto caratterizzante. Esiste poi una perla, nella frazione di Calmasino, sulla collina di Bardolino, dove questo vino è invece trattato da re: Villa Calicantus. Chiara e Daniele Delaini lavorano 8 ettari di vigne posizionate su tre delle migliori colline della zona Classica del Bardolino, producendo tra le 30.000 e le 40.000 bottiglie annue, in base all’andamento climatico dell’annata. Villa Calicantus opera in biologico dall’inizio, 2011, e in biodinamica dal 2014. Si punta su una viticultura d’alta qualità, nella quale il centro di tutto è il benessere ed equilibrio della vite: solo così si può ottenere un’uva in grado di produrre vini longevi e complessi. L’obietivo dei Delaini è quello di riportare il Bardolino sulla mappa dei grandi vini italiani, attraverso una riscoperta della vera identità di un vino dalle enormi potenzialità. Per farlo ci sono 3 punti fissi nel loro operare: equilibrio: far sì che ogni vite sia in equilibrio con il terreno in cui affonda le radici, con le altre viti che la circondano e con l’uva che produce, lavorando il terreno tra i filari, lasciando crescere le erbe fino a fioritura e riducendo la quantità di uva su ogni vite in base all’andamento climantico, all’età delle viti e al vino che vogliamo produrre da esse amore per la terra: Chi coltiva la terra deve preservarne la salubrità e la fertilità per le generazioni future. Per questo fin dal primo anno di produzione (2011), i vigneti sono stati lavorati in biologico e dal 2014 abbiamo in biodinamica, in seguito ad un’acquisita consapevolezza della necessità di completare il percorso naturale intrapreso. rispetto del terroir: Il terreno morenico del Bardolino Classico ha delle caratteristiche peculiari da comprendere e valorizzare: questo terreno non permette di produrre vini molto strutturati ed ad alta gradazione alcolica, caratteristiche che troppo spesso sono state confuse con la complessità di un vino. Per questo, il rigore in vigna è volto ad ottenere vini in cui eleganza, finezza e complessità dialoghino tra loro per raggiungere un’espressione unica ed autentica del Bardolino e del lago di Garda. Ulteriore peculiarità di Villa Calicantus, l’operare in selezione parcellare in modo da dedicare una specifica vigna ad un vino, così facendo, si possono andare a comprendere ancor di più le differenze da un’annata all’altra per meravigliarsi e lasciarsi sorprendere da come la Natura ha influenzato il nostro lavoro. I Delaini vogliono produrre vini che raccontino una storia antica, quando il Bardolino era considerato tra i migliori vini d’Europa, un vino che coniugava freschezza, bevibilità e complessità in un vino indimenticabile per la sua finezza ed eleganza. Dal canto mio, i vini che in particolare per gusto e significato mi sento di raccomandare sono: Il Soracuna: il vino rosso quotidiano. Le uve provengono da tre parcelle di vigna in pergola veronese che si trovano sulle colline appena sopra il paese di Bardolino. Corvina, Rondinella, Molinara e un pizzico di Merlot, fermentate ed affinate in botti di cemento. Il nome SORACUNA deriva da due parole del dialetto locale “SORA” e “CUNA” che significano “SOPRA” e “CULLA”: “andar de SORA CUNA”, a Bardolino, significa andar a far festa a casa di un nuovo nato e racconta la nascita nel 2017 di Anna, figlia dei produttori. La Superiora: da un vigneto che si trova sulla sommità di una collina di 200 metri d’altitudine, sul confine tra il paese di Bardolino e quello di Pastrengo, un vino che vuole riportare indietro nel tempo la storia del Bardolino, prima dell’avvento del turismo di massa e di un’enologia invasiva che ha stravolto la vera essenza del vino Bardolino Superiore: finezza, eleganza e giocosa complessità! L’Arvesir: rappresenta la sfida di Villa Calicantus, dimostrare che il Bardolino può essere un vino da invecchiamento. La vigna dedicata ad Avresir è su una delle più alte colline della denominazione, nel paese di Calmasino. Un lavoro intransigente in vigna, due anni di botte, uno di bottiglia per produrre la nostra Riserva, l’unico Bardolino invecchiato due anni in legno. Per apprezzare tutto questo è chiave venire a Bardolino e fare una delle degustazioni più eccezionali che si possa pensare sia in primavera, sia in estate, sia in autunno. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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29 Ottobre, 2021

Tutte le FORME del formaggio a Bergamo

FORME, la manifestazione dedicata al formaggio, tra antichi saperi, nuove conoscenze e patrimoni Unesco, giunta alla sua sesta edizione, ha avuto luogo a Bergamo lo scorso weekend. Anche questo evento si è svolto, finalmente, in presenza, con una parte importante lasciata però a contenuti e appuntamenti digitali sulla piattaforma www.progettoforme.eu. La fruizione digitale è diventata ormai necessaria, e se è nata dettata dalla chiusura forzata tra le mura domestiche, è oggi strumento utile e imprescindibile per raggiungere un pubblico fluido, interessato a partecipare anche a distanza e in modo virtuale, per approfondire i temi legati al mondo food&beverage in particolare. La manifestazione, dedicata alla valorizzazione e promozione dell’intero comparto lattiero-caseario, ha preso il via venerdì 22 ottobre e si è conclusa domenica 24 ottobre. Oltre ai sapori la manifestazione è stata anche occasione per scoprire e abitare alcuni luoghi simbolo della città di Bergamo. Forme si è concretizzata in una due giorni di convegni, incontri, mostre mercato, premi e un Museo Virtuale del Formaggio che diventa sempre più ricco e completo. Visitabile sul sito www.progettoforme.eu il Museo Virtuale racconta i più importanti formaggi italiani e alcune specialità casearie delle Città Creative Unesco. Importante anche la presenza di vini e spiriti nelle degustazioni in abbinamento ai vini della Lombardia, resa possibile dalla collaborazione con ASCOVILO, l’Associazione che riunisce tutti i Consorzi di produzione vinicola regionali (tranne Franciacorta che viaggia da solo). I vini lombardi tornano a fare parlare di sé e di un progetto unitario di promozione e comunicazione dopo i due importanti appuntamenti della Milano design Week e di Vinitaly. Fare rete, infatti, è la parola d’ordine del post-pandemia, slogan cui ha risposto FORME e alla base dell’azione di Ascovilo appunto. Ci auguriamo solo che l’uso ormai diffuso dello slogan “fare rete”, che riassume un ideale alto, non lo svuoti del suo significato più vero e che si inizi, davvero, finalmente, anche in Italia a convincersi che da soli diventa tutto più difficile, meno stimolante, meno divertente. A Cura di Francesca Pagnoncelli Folceri
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