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17 Agosto, 2021

Capichera – Alle foci… del Vermentino

Capichera è una realtà vitivinicola italiana che sorge nell’angolo nord est della Sardegna vicino a Porto Cervo, Porto Rotondo, Golfo Aranci e la Maddalena, ma al contempo incastonata fra le rocce granitiche della Gallura, e precisamente ad Arzachena, in uno scenario naturale unico e di grande fascino che gronda di importanti e antiche tradizioni. Capichera è una azienda a conduzione familiare che alla fine degli anni ’70, a seguito di una grande intuizione, ha determinato un importante passaggio enologico non solo in Sardegna: fu la prima cantina a valorizzare l’affinamento in barrique del Vermentino in purezza, proponendo un modello fondato su una produzione di altissima qualità e di ricerca continua attraverso una viticoltura rispettosa e rigorosa dell’identità del territorio, consentendo a questo vitigno di rivelare le sue grandi peculiarità e caratteristiche. Ancora oggi molti affermano che la storia di Capichera è la storia del Vermentino di qualità. La passione, l’investimento di grandi risorse e il miglioramento del modello produttivo negli anni hanno definito nuovi ed elevati standard qualitativi, con un’attenzione prioritaria per ogni vigneto e singolo appezzamento, esaltandone le caratteristiche. Stabiliti nuovi modelli qualitativi, sia nella cura dei vigneti che della cantina, la famiglia Ragnedda ha dedicato risorse ed energie ottenendo così dei vini che ancora oggi si distinguono per identità e unicità, in grado di confrontarsi con i grandi bianchi internazionali. Capichera ha avuto il merito della rinascita e della rivalutazione enologica del Vermentino da prima in Sardegna e poi a livello internazionale. Questo processo di sviluppo ha portato nel tempo ad ottenere risultati innovativi ed esclusivi non solo sul Vermentino ma anche sul Carignano e sul Syrah, dando vita a rossi di altissimo profilo, fortemente identitari del territorio gallurese e uniti dalla medesima filosofia produttiva. Anche la degustazione a Capichera è qualità ed eleganza, ma con un tocco di personalizzazione in più in quanto sarà l’ospite a Capichera a scegliere quali vini degustare in totale libertà. Circondato dalla macchia mediterranea che abbraccia le vigne, oppure scegliendo i percorsi pensati per meglio raccontare un territorio che è parte integrante della degustazione e per questo è sempre prevista con la degustazione una passeggiata nelle vigne in in Golfcart di circa 20 minuti e una selezione di prodotti tipici d’eccellenza pensati in abbinamento ad ogni vino. Per prenotazioni potete procedere direttamente qui. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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16 Agosto, 2021

Il premio che mancava: alla Milano Wine Week focus sulle carte dei vini

Tra tanti eventi, manifestazioni, fiere, dedicati al mondo dell’enogastronomia nasce quest’anno, all’interno della ormai lanciatissima manifestazione Milano Wine Week, il “Premio Carta Vini Italia e selezione Retail”. Il premio che mancava, appunto, e cha ha lo scopo dichiarato, dal Presidente e ideatore della manifestazione Federico Gordini, di valorizzare il lavoro di selezione e ricerca che ogni ristoratore e ogni punto vendita deve fare per essere competitivo e per completare un’offerta e un servizio verso i suoi ospiti e clienti. Mai come oggi infatti torna ad essere focale il consiglio di consumo e acquisto: se la “concorrenza” è rappresentata dagli acquisti di vino e affini online, su siti che non fanno più solo e semplice vendita, ma che hanno capito l’importanza di fare cultura del prodotto per andare incontro alle esigenze di consumatori sempre più attenti e preparati, ancor di più il mondo della ristorazione e del retail hanno il compito di puntare in alto. Il fattore umano, come sempre, fa la differenza. Premiare chi studia e approfondisce senza sosta un mondo complesso e cangiante come quello del vino, partendo da una passione che spesso si trasforma in una missione, è quindi un dovere. Giusto premiare chi accetta le nuove sfide e mira a offrire ai suoi ospiti un’esperienza unica, capace di far scoprire e conoscere etichette di grande valore ma fuori dai normali circuiti di comunicazione e vendita. Locale e internazionale, piccoli produttori e cantine di lunga fama, denominazioni legate strettamente ad un territorio o etichette da vitigni internazionali: tutti possono avere un posto in un settore che deve puntare in primis alla qualità della proposta e alla soddisfazione della clientela, sempre più curiosa ed esigente. Per la categoria “Carta Vini Italia”, selezionate 10 tipologie di locali (stellati, fine dining gourmet, osteria trattoria, bistrot, wine bar, ristoranti hotel pizzeria, etnici -fusion), le cui Carte Vini saranno sottoposte al giudizio di 12 esperti, guidati da Andrea Grignaffini. Previsti ben 10 classificati a categoria, per un totale di 100 premi. Tra i criteri di valutazione ci piace citarne uno su tutti: la ricercatezza, intesa come capacità di scovare piccoli produttori, di proporre denominazioni meno conosciute, di cogliere nuovi trend di consumo. Per la categoria “Selezione Retail” previste 5 categorie (enoteche, catene di ristorazione, distribuzione, wine shop online, supermercati) e 4 classificati per ognuna di esse, per un totale di 20 premi. Tra i criteri di valutazione anche una voce particolarmente attuale: l’aver creato un Wine-club, ultima moda nel settore, strumento utilizzato sia dalle singole cantine che dai siti di vendita online per la fidelizzazione dei propri utenti/clienti. La deadline per l’iscrizione ai premi è fissata per il 31 agosto prossimo. Ci si iscrive direttamente online direttamente da questi link: Premio “Carta Vini Italia” iscriviti qui Premio “Selezione Retail” iscriviti qui Un banco di prova sicuramente interessante per un mondo che, ad oggi, è stato tra i più colpiti dalla lunga emergenza sanitaria e che deve, necessariamente, tornare ad essere protagonista in un settore che, proprio dalla situazione pandemica, in pochi mesi ha vissuto una vera rivoluzione culturale e di modalità di consumo. I vincitori di questa nuova sfida verranno proclamati in occasione di Wine Business City, evento che si svolgerà il 3 e 4 ottobre al Megawatt Court, in via Watt 15 a Milano. In alto i calici e in bocca al lupo a tutti i partecipanti. E ovviamente “evviva il lupo”. A Cura della redazione di WinetalesMagazine 
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13 Agosto, 2021

Cugine e vini, stessa famiglia stesso destino

Sveva Consonni Folcieri è mia cugina, non so esattamente di quale grado perchè gli incroci generazionali che ci precedono sono intricati, anche se non complicatissimi. Ci uniscono profondamente questa parentela, cui entrambe diamo grande importanza poetica, e un secondo cognome, Folcieri, che mio nonno e il padre di Sveva hanno voluto aggiungere ai propri affinché un pezzo di storia di famiglia non andasse perso. Gli ultimi Folcieri infatti ebbero solo figlie femmine, così Giancarlo e Carlo, amici e cugini uniti da estati passate insieme nella villa dei comuni parenti, decisero insieme che lo avrebbero conservato per i posteri. Nella nostra vita ci siamo incontrate poche volte, soprattutto in età giovanile, ma abbiamo recentemente scoperto una consonanza profonda di visione della vita e di spirito. Mia cugina è forte, indomita, donna fino alla punta dei capelli. Donna di altri tempi, attenta ai dettami e ai dettagli che danno senso alla parola ospitalità, semplicemente elegante come solo le donne toscane con radici profonde nel territorio e nella storia sanno trasmettere, capace di sporcarsi le mani dall’orto alla cucina, e di conversare in diverse lingue rendendo ogni minuto in sua compagnia un gran piacere per l’anima e l’intelletto. Se mai ci siamo perse, ci siamo profondamente ritrovate l’estate scorsa, quando cercavo rifugio mentale dalle peripezie bergamasche del periodo covid, vissuto piuttosto da vicino all’interno della farmacia di famiglia. Cercavo riposo emotivo, e lei me lo ha offerto su un piatto d’argento. Così tra chiacchiere profonde in cucina ho potuto apprezzare la bellezza di Castello Poggiarello, dove si può soggiornare in diversi appartamenti, completamente attrezzati, realizzati nelle pertinenze del Castello, la piacevolezza di lunghe giornate trascorse tra le vicine mete storico-turistiche del senese, e le diverse tipologie di visite ed esperienze con degustazione dei vini biologici qui prodotti. Al Castello, immerso tra i vigneti, la giornata inizia con la colazione preparata da Sveva con cura ogni mattina, con marmellate fatte in casa, muffin appena sfornati, scrumble eggs ovviamente di cortile, assaggi dolci e salati a seconda della produzione dell’orto. Se non ci si vuole allontanare si può passare mollemente il tempo a bordo piscina, dove la privacy e la tranquillità sono assicurate, o trascorrere qualche ora sotto le frasche dei begli alberi da frutta che arricchiscono l’orto. Spesso però la vita al Castello si anima, con visite ed eventi legati ai vini qui prodotti, che ovviamente non sarò io a giudicare e recensire. Ma l’atmosfera delle visite serali, che portano gli ospiti al Castello dopo una passeggiata tra le vigne, è unica. Chi arriva scopre insieme a Sveva la storia di questa dimora, nata come fortificazione medievale per la difesa delle vigne dell’area circostante, divenuta nel Cinquecento dimora della famiglia Chigi Saracini che vi fece realizzare la Cappella in stile rinascimentale e il giardino all’italiana su disegno di Baldassarre Peruzzi. L’attuale proprietà risale a una quarantina di anni fa, e ha riportato alla luce le meraviglie di una magione che all’epoca era abbandonata e semi sepolta dalla vegetazione spontanea. Ora si può di nuovo godere della semplice meraviglia del luogo. E lo si può fare al meglio concludendo la giornata con una cena fredda in giardino o sedendosi nella corte interna attorno ad una tavola imbandita, apparecchiata con eleganza, arricchita dai floreali centrotavola che Sveva sa creare, immergendosi in un’atmosfera che semplicemente toglie il fiato e gustando le diverse etichette di ottimo vino che il Castello produce. A cura di  Francesca Pagnoncelli Folceri
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12 Agosto, 2021

Polisena, un angolo biologico sorprendente

In una domenica di agosto dove ti aspetti che ci sia caldo ma sei sorpresa dalla pioggia e dalla temperatura mite quasi autunnale l’Agriturismo Polisena a Pontida, in provincia di Bergamo, ci accoglie per un pranzo domenicale tra amici di vecchia data in una delle loro sale con il camino (spento, ovvio!), dove non manca la possibilità di godere della bellissima vista attraverso le grandi finestre o dal terrazzo al coperto con la stufa e le poltrone. Siamo in collina, la strada si impenna notevolmente, ma una volta su nel terrazzo, la vista dei vigneti e della piccola cittadina di Pontida lascia spazio solo al relax, con spa interna, vasca idromassaggio e lettini all’esterno, è inoltre possibile pernottare nelle loro camere. Il ristorante, uno dei punti forte dell’Agriturismo Polisena a Pontida, ha ricevuto riconoscimenti e segnalazioni tra cui la “Corona Radiosa Gatti Massobrio 2021” e “Osteria d’Italia”. Ma soprattutto lo abbiamo testato e gustato anche noi: Il menù presenta diverse possibilità di scelta tra cui rientrano piatti tipici bergamaschi e piatti rivisitati e vegani. La carta dei vini è della loro cantina Tosca che produce biologico. Un entree della casa vegano accompagnato da un KIKI V- BRUT ROSE’ rende l’inizio del pranzo molto accogliente. Antipasto tipico a base di formaggi e salumi bergamaschi accompagnati dalla loro giardiniera e torta fritta al rosmarino, ricercato e deciso. I secondi: Melanzana al forno, cremoso di lenticchie rosse all’alloro e bieta ripassata, bella la presentazione e ottima al palato. Manzo de La Granda al Rosso del Lupo, polenta di mais integrale e fagiolini verdi, direi un piatto veramente indimenticabile. I dolci: Torta morbida di Azuki, coulis di frutti di bosco e mousse al cioccolato fondente, ha lasciato senza fiato i commensali. Il tutto accompagnato dal loro vino “Rosso del Lupo VALCALEPIO ROSSO DOC del 2018”, corposo e deciso, con uno spiccato naso ma molto fresco al palato privo quasi di acidità. UNICA NOTA NEGATIVA: l’insistenza da parte dei camerieri che non lascia abbastanza tempo per la scelta dei piatti. PREZZO: tra 40€ e 45€ a persona The Ghost Writer 
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10 Agosto, 2021

Château Sainte-Roseline – The wine and the roses

Ideally located in Les Arcs-Sur-Argens (30 minutes from Saint-Tropez, Cannes and the Gorges du Verdon), Château Sainte-Roseline is a historic site and a Cru Classé of Provence. The site consists of the vines, the Abbey with the Cloister and the Chapel of Santa Rosline. The Chapel, built in the 11th century, and the Cloister, built right next to it in the 12th century, were both classified as historical monuments in 1980. The chapel houses the body and relics of Saint Rosalina, Mother Prioress of the Abbey of La Celle-Roubaud between 1300 and 1329. Numerous miracles led to her being canonized in the 19th century. It was then that the chapel took the name of Santa Roseline. The Cloister, with its beautiful half-Romanesque, half-Gothic vaults, is bordered by bicentennial trees “Allée de platanes” (alley of plane trees) which leads to the private park of the castle. In 1955 Château Sainte Roseline became one of the first Crus Classés de Provence, but it was in 1994 that the transformation took place with the purchase of the site by Bernard Teillaud. Since 2011 Aurélie Bertin and Delphine Meunier, daughters of Bernard Teillaud, have bought Château Sainte Roseline from their father and have owned and managed the estate ever since. Visiting Château Sainte-Roseline is an immersive experience for the body, mind and soul. For believers the proximity to the Faith that the small chapel brings is something unique, but also for non-believers Château Sainte-Roseline offers bread for the spirit with works of art that are scattered throughout the estate and see from modern artists to works of Marc Chagall, Diego Giacometti, Jean Bazaine. Moving on to the wines we find that the Château Sainte-Roseline vineyard offers an exceptional terroir for Provence: the clayey-limestone soils and the underground spring allow the controlled feeding of the vine necessary to produce great wines. In 1955 it received the designation “Cru Classé”. Today, the “AOP Cru Classé Côtes-de-Provence” vineyard extends over 110 hectares and cultivates 11 vines, thus allowing the production of rosé, white and red Sainte-Roseline wines. The team ensures the correct development of the vine all year round thanks to sophisticated cultivation practices aimed at increasing the concentration of the grapes., Making red wines: Syrah, Mourvèdre and Cabernet Sauvignon, rosés: Grenache, Syrah, Mourvèdre, Cinsault and Tibouren and the whites: Rolle and Sémillon. In particular, the Chapelle de Sainte Roseline and the Lampe de Meduse collections, whose bottle is a true work of art, should be mentioned. Château Sainte-Roseline welcomes tourists every day of the year (excluding Christmas and January 1st) in its magnificent estate and offers different types of visits and tastings depending on the time available (from 1 to 3 hours with different types of paired tastings of your choice). The visits are all by reservation, while the tastings are always possible during the opening hours of the site. For any information and reservations, I recommend contacting Château Sainte-Roseline A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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10 Agosto, 2021

La Vigna di Sarah – L’esperienza in Botte

Vittorio Veneto (TV), terra storica e ricca di quelle asperità che rendono tanto bella l’Italia. E’ qui che Sarah Dei Tos ha realizzato la più immersiva esperienza in botte che possa esistere, per un insieme di sensazioni da gustare e da vivere. Partiamo dai prodotti, anche questi fortemente esperienziali, in cui segnalo anzitutto come nascono ed un modo unico è La Vendemmia Notturna. Serata di ricorrenza annuale attesa dal pubblico per poter toccare con mano la pratica della vendemmia e per calarsi più da vicino nella realtà vitivinicola della zona, è un evento che si svolge come una festa paesana, in cui addetti ai lavori si mescolano ai curiosi sopraggiunti per gustare i prodotti dell’azienda e delle realtà a lei vicine per distanza e filosofia. Non è, tuttavia, solo un evento per festeggiare l’inizio della vendemmia. È soprattutto una tecnica voluta per poter ottenere una qualità sempre più elevata dei vini de La Vigna di Sarah. Pratica usata soprattutto nelle zone calde per aiutare in primo luogo le persone che lavorano in vigna, ma anche per abbassare naturalmente le temperature di raccolta delle uve, è stata fortemente voluta da Sarah Dei Tos, poiché convinta che questo tipo di lavorazione potesse portare solo benefici al proprio prodotto. La luna non si è smentita, regalando alle bottiglie prodotte con questa particolare tecnica di vendemmia un carattere difficilmente ripetibile. Grappoli di Luna è il nome del prodotto, uno spumante Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG unico nel suo genere per equilibrio e complessità sensoriale. La raffinatezza che lo contraddistingue è ottenuta grazie ad una rapida lavorazione degli acini che, colti a maturazione desiderata durante una notte di luna piena tra fine agosto e la prima metà di settembre, porta a conservare le caratteristiche uniche del territorio da cui le uve provengono. Il risultato è un Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG dalle bollicine sottili, eleganti, dal colore lunare, giallo paglierino scarico con riflessi argentei. E per degustarlo, quale migliore occasione del Moonlight Beat, il nuovo format che prevede concerti di musica legata al territorio di diverso genere che possa sposarsi con la filosofia aziendale ed i suoi prodotti. La padrona di casa, che in questo caso è la Luna, rischiara degustazioni mirate a diffondere la conoscenza dei prodotti locali unita a quella delle tradizioni e dei suoni che si evolvono con il passare degli anni. Infine veniamo all’ospitalità, il vero momento immersivo alle Vigne di Sarah, l’esperienza può essere fatta nella confortevole Casa colonica autoctona con tre camere a disposizione, tutte ad uso matrimoniale, di cui una con cameretta attigua, a letto singolo. Ogni camera è dotata di bagno, cabina doccia e tutti i comfort. Oppure nelle Stanze Botte, o meglio Lunotti, delle realtà uniche in cui svolgere una delle esperienze più immersive per gli amanti del Vino e da cui guardare i Grappoli di Luna. Per questa esperienza non mi resta altro che consigliarvi di contattare Sarah A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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9 Agosto, 2021

Roma scende in campo con il giusto Piglio

AS Roma e Cantine Massimi raggiungono l’accordo di partnership per le stagioni 2021/22 e 2022/23, Cantine Massimi diventa “Official Wine” della squadra capitolina per “Scendere in campo con il giusto Piglio” e far crescere la notorietà del vitigno autoctono più prestigioso ed importante della regione: il Cesanese. Un accordo che unisce due eccellenze che nei loro rispettivi ambiti, vogliono perseguire le proprie ambizioni e raggiungere importanti obiettivi di crescita. Una partnership siglata con la regia di WineTales, un progetto questo che ci permette di essere sempre più riconosciuti come polo di innovazione del vino con l’obiettivo di valorizzare le eccellenze ampelografiche italiane. Il claim (da noi ideato),  gioca sulla parola “piglio” sia come cittadina, sia con l’accezione italiana della parola che riassume perfettamente il difficile momento che stiamo vivendo, non solo nel mondo del vino. Uno slogan adesso rivisitato in chiave calcistica ma che è partito alla fine del primo lockdown (qui lo spot) in una campagna “cross media” realizzata da Cantine Massimi per presentare la sua nuova identità di marchio per un progetto di rilancio più ampio non solo dell’azienda, ma dell’intero territorio del Piglio (un piccolo comune di 4.511 abitanti in provincia di Frosinone) che da sempre circoscrive una delle aree di maggiore qualità vitivinicola italiana. Il re-brand di Cantine Massimi è stato solo il primo tassello di un progetto molto più ambizioso che oggi vede la presentazione di un nuovo importante pilastro, la partnership strutturata con la AS Roma ed i suoi numeri impressionanti: 404 milioni di fan nel mondo 13 milioni di fan di cui oltre 5 milioni di “avid fan” in Italia 17 milioni di Social Media followers su oltre 30 piattaforme in 13 lingue 295 milioni di audience TV globali nella stagione 2018/2019 AS Roma è stata inclusa nella lista ‘World’s Most Innovative Companies 2020’ +217% valore del brand dal 2013 (Brand Finance Football 50, 2013 – 2019) Un incrocio di passione e qualità quella tra AS Roma e Massimi, con due storie che si intrecciano da lontano da quando gli Ernici, gli antichi abitanti del Piglio, difesero Roma dall’attacco degli Albani e per questo, in segno di riconoscenza, fu intitolato al condottiero del popolo ernico Livio Cispio una parte del colle Esquilino a Roma. Lo stesso Livio Cispio che dà il nome alla riserva più prestigiosa di Cantine Massimi. Gli ingredienti ci sono tutti per trasformare quello che parte il prossimo 22 Agosto in un biennio fondamentale per le ambizioni di entrambi, con l’augurio di brindare con un buon bicchiere di vino ad importanti successi sportivi ed enoici. LA STORIA DI CANTINE MASSIMI E DEL SUO TERRITORIO La regione ha una superficie vitata di quasi 28.000 ettari con una produzione di oltre 2 milioni di ettolitri di vino ed una composizione ampelografica formata da: 3 DOCG, 27 DOC e 6 ITG. Questi vini vengono prodotti per un 70% in collina e per un 30% in zone pianeggianti. Il Lazio gode di un territorio misto, con terreni vulcanici, laghi, zone collinari e pianure bonificate (l’Agro Pontino), che danno luogo a molti vini bianchi, uno fra tutti il Frascati, la prima DOCG d’Italia, ma è nel vino rosso, della citata DOCG del Cesanese del Piglio, che si raggiunge una riconosciuta eccellenza. Altri prodotti di grande qualità completano la regione come il Frascati Cannellino, il Moscato di Terracina, l’Aleatico di Gradoli, l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone e moltissimi altri. Dopo aver contestualizzato il territorio, torniamo al progetto di Cantine Massimi che si fonda su tre pilastri: La valorizzazione della qualità vitivinicola italiana La forza di produzione di un vitigno storico La voglia di far diventare il Cesanese del Piglio riconosciuto in tutto il mondo Fissando questi tre cardini come prioritari, Franco Massimi fondatore della Cantina, con la sua sagacia imprenditoriale ha per prima cosa riqualificato le aree limitrofe del Piglio per ridare vita a vigneti storici di oltre 100 anni e ricominciare a curare la qualità di produzione di oltre 30 ettari vitati. Successivamente come secondo tassello ha iniziato con il team di Winetales nel 2019, il re-brand completo del marchio, intrecciando l’antica storia del popolo Ernico con l’innovazione stilistica del marchio adesso in grado di parlare al grande pubblico attraverso desing e stile. Infine come ultimo tassello per la definitiva consacrazione questa importante partnership per lanciare i suoi prodotti in tutto il mondo grazie al binomio con AS Roma.   “La partnership con AS Roma è strategica e fondamentale nel nostro processo di crescita. Per fare qualità bisogna lavorare con qualità e costruire solo progetti in grado di fare la differenza. Questo è indubbiamente un progetto con queste caratteristiche e per questo abbiamo scelto di unirci alla AS Roma perché ci lega questo percorso intrapreso insieme, in ambiti diversi, ma uniti dalla voglia di rappresentare: passione, qualità e costruire successi – spiega il fondatore della Cantina Franco Massimi – adesso con un prodotto di qualità ed una squadra forte in tutti i ruoli, non ci resta che portare il nostro Cesanese in tutto il mondo, questo è l’augurio che mi faccio da solo anche e soprattutto per valorizzare il mio territorio, il Piglio, che amo profondamente fin dalla nascita e che ho promesso di valorizzare grazie al mio lavoro, in conclusione sarebbe meraviglioso brindare insieme con un mio vino ai successi sportivi della AS Roma.” “Siamo davvero contenti di partecipare ad un progetto così ambizioso ed averlo sviluppato dal primo giorno insieme al suo fondatore ci rende davvero orgogliosi – dichiara Damiano Antonelli Co-Founder di WineTales – dare forza al vino Italiano nel mondo è il nostro obiettivo primario e lavorare insieme ad una realtà così importante come la AS Roma è semplicemente un onore per noi, il vino è un fantastico contenitore di esperienze e passioni valori comuni al marchio Roma da sempre.” A Cura della redazione di WinetalesMagazine 
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7 Agosto, 2021

Chateau Roubine – Templar wine …modernized by women

Between Estérel and Sainte-Baume, between olive trees and lavender, between Verdon and the Mediterranean, between the Alps and Sainte-Victoire is what was once one of the Templars’ mansions and today is an extraordinary site and superb vineyard, composed of well thirteen vines and equipped with a natural drainage, ideally east / west orientation with clayey-calcareous soil thus having favorable conditions for the production of high quality wines. Today the property extends over 130 hectares, of which 72 hectares of vineyards, as well as the Mas, a charming rural farmhouse consisting of a family apartment, two studios and a reception room that can accommodate up to 50 people, surrounded by a Mediterranean garden and a Roman basin, welcomes guests all year round for a perfect return to nature in a unique and exceptional setting. The history of Château Roubine has always been linked to the one of Provence. Already in ancient times, the Roman road called Julienne ran at this point, crossing the current vineyard. Known since the beginning of the 14th century, Château Roubine was owned by the Order of the Templars and even today the Templar coat of arms traces the history of the estate: the Dragon, the symbolic animal of Draguignan and the Lion, the symbolic animal of Lorgues protected from the rays of the Provencal sun. The ownership changes over the centuries until it was purchased in 1994 by Valérie Rousselle, native of St Tropez, who brought the estate to a new page in its history. In 1955 Château Roubine was one of the 23 wineries recognized by decree as “Cru Classé” of the Côtes de Provence and in the constant concern for harmony with nature, sustainable agriculture is at the heart of this winery. The vines of Château Roubine are: Mourvèdre: One of the oldest cultivated in Provençal land since the 16th century. It emanates fruity aromas characterized by berries (blackberries) or red fruits (strawberries, raspberries). Rich in tannin, it gives a racy wine with notes of pepper and spices. Syrah: One of the oldest in the world, it comes from Persia (Shiraz). Developing purple tones, its originality makes it one of the qualitative grape varieties. It can develop aromas of violets, spices and garrigue. Cinsault: Considered one of the old vines of the Midi, it is generous, low in acidity and low in alcohol. Processed at low yield, it offers a fine wine and often forms the basis of Provençal rosé wines. Clairette: An ancient Provençal vine produces little but its oblong grains give aromatic and fragrant wines. Cabernet Sauvignon and Semillon Over the seasons, Château Roubine hosts several visits to see and experience the cycle of the vine, to discover the essential gestures and climatic contrasts that offer the qualities of a true terroir. The visits and tastings are possible by booking at info@chateauroubine.com and each event will see the history, the vines and the particularities of Château Roubine as protagonists that will be presented from the terrace of the cellar with a panoramic view of all 72 hectares of vineyards in a one piece. It will then be possible to be immersed in the world of production by crossing the private doors of the cellar and discover the secrets of the processing of Classés Crus following the path of the grapes, from reception to vinification, up to bottling. Finally, a commented tasting of our Crus Classés, AOC Côtes de Provence. A stop not to be missed for those who even just transit between the French Riviera and Provence A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
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6 Agosto, 2021

Il Vino, il Web e le sue leggi non scritte

Come accennato nel precedente intervento, il settore enologico e quello del commercio del vino sono sicuramente i comparti che, per tipologia di prodotto, facilità di adeguamento ai vari modelli di handling, capacità di essere scelto e valutato anche da remoto, hanno saputo ben sfruttare le potenzialità del web, trovandosi in una posizione di indiscusso vantaggio all’indomani del sorgere della pandemia COVID19 rispetto ad altri articoli di altrettante categorie merceologiche. La situazione che il virus ha generato su scala mondiale non sembra ancora oggi di facile e soprattutto di pronta soluzione, tanto che le misure atte a contenerlo (sarebbe auspicabile anche a debellarlo) sono ancora in continua evoluzione e pertanto direi che viene imposto all’imprenditore una pronta reazione a questo stato di incertezza, consiglio valido anche per le aziende vitivinicole, che occupano un posto di rilievo nel panorama economico non solo nazionale. Passerà del tempo prima di tornare alla cd. “normalità”, intesa come modalità di fare affari muovendosi da un Paese ad un altro, incontrando nuovi e vecchi clienti e fornitori, confrontandosi con il mercato e la concorrenza, partecipando a fiere, vendite promozionali … insomma tutti quei comportamenti, che hanno da sempre caratterizzato il rapporto e il confronto, come oggi si dice, “in presenza”. Nell’ambito di questo lockdown, il mercato ha immediatamente reagito mettendo in campo soluzioni e risorse affinché i legami commerciali e i flussi di merci e fatturati non subissero troppi contraccolpi e si arginassero anche quegli effetti pregiudizievoli che, in ogni caso, la pandemia ha generato, quanto meno nel primo periodo dal suo insorgere e diffondersi. Il viaggio non c’è più e allora ….compro digitale! Questo è in sintesi il rimedio adottato o maggiormente utilizzato a cui anche la distribuzione del vino non si è sottratto, a condizione che le aziende del settore si siano in tal senso organizzate. Tra le reazioni e le soluzioni al quadro appena illustrato, quello dell’e-commerce, cioè la possibilità di poter vendere e collocare beni e servizi a distanza attraverso l’utilizzo di Internet a cui il compratore e il distributore si affidano per conoscere, acquisire e pagare quel prodotto presentato su apposite piattaforme o, nelle soluzioni meno strutturate, nelle vetrine virtuali di siti aziendali, appare indiscutibilmente la soluzione più efficace e riuscita, seppur strumento non scevro da insidie e controindicazioni, che pure vedremo. Se la soluzione dunque di operazioni di e-commerce si colloca tra le più adeguate ed immediate per supplire agli ostacoli frapposti dalla pandemia e mantenere quindi i canali di vendita e di profitto vivi e vivaci, proporla poi per qualche specifico mercato costituisce senza dubbio l’occasione per conseguire una maggiore soddisfazione, oltre che, direi, quasi scelta obbligata per quelle imprese, anche medio-piccole, che intendono spingersi verso traguardi commerciali diversamente non facili da raggiungere, non solo per ragioni geografiche, piuttosto che politiche e strategiche. In altre parole la pandemia ha spinto gli imprenditori a rinnovarsi e rivedere le strategie di business e di marchio con maggiore sveltezza e determinazione. Anche il mercato del vino non è sfuggito a questa reazione  e meglio di altri prodotti, si è adeguato alle regole del marketing emozionale, a quello del marketplace e del social commerce, forme e pratiche messe in campo grazie alle vendite online, le quali, in assenza di una promozione sul web mediante canali comunicativi digitali e che andremo, con curiosità e stupore, a raccontare, non sarebbe ipotizzabile alcun successo di penetrazione commerciale o di vendita emozionale. Ma tante e originali sono le formule che la fantasia dei web designer e le potenzialità della rete, riescono ad immaginare e realizzare. Gli incrementi di fatturati di vendite di vino conseguiti grazie anche all’impiego di nuovi strumenti di comunicazione e promozione presuppongono anche un adeguato prodotto oggetto della vendita.  Non a caso si parla della cosiddetta “doc economy”, quella che qualifica il prodotto stabilizzato nei sapori e colori, dalla provenienza certificata e dalle fasi di sua lavorazione esplicitate e facili da verificare, elementi per i quali il consumatore ormai accorto e consapevole, lo ricerca e lo acquista, in favore di altre tipologie di vini non competitivi per qualità, territorialità, storia e garanzia dell’intera filiera. In chiusura di questo intervento, mi sento di dire che il settore vinicolo, laddove il prodotto presenta quegli elementi sopra tratteggiati, ha dimostrato, come oggi si afferma, una sorprendente resilienza all’emergenza Covid, registrando con quelle tecniche di marketing a cui abbiamo accennato, una soddisfacente crescita di consumo e fatturati. Scenderemo in alcuni dei dettagli più interessanti di queste operazioni, prendendo a riferimento il mercato cinese, che più di ogni altro rappresenta l’esperienza migliore per comprendere lo “stato dell’arte” del mercato del vino. Avv. Paolo Spacchetti
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