23 Dic 2022
Suggestioni di Vino

Claudio Cipressi, il signore della Tintilia

Il Molise. Prima nemmeno c’era il Molise. C’erano gli Abruzzi, poi Abruzzo e Molise. Poi solo il Molise.

Quando a scuola studiavamo il Molise, quasi lo saltavamo. Si parlava della pastorizia, della transumanza. Nient’altro. Figuriamoci con il vino. Perché si fa pure il vino in Molise?

Chissà quante volte Claudio Cipressi da San Felice in Molise si sarà sentito fare questa domanda. E chissà quanti punti interrogativi avrà visto sulla faccia delle persone quando parlava della Tintilia. Tintilia? Alzi la mano chi, da non esperto di vino, sa che esiste un vitigno chiamato Tintilia.

Claudio Cipressi da San Felice in Molise ama la sua terra. La vorrebbe vedere diversa. Ma per sua stessa ammissione non riesce nemmeno lui a viverci. Almeno per periodi lunghi. “Perché non c’è nulla qui. Passa una macchina ogni tanto. Meno male che io viaggio spesso”. Così è il Molise.

 

Conosco Claudio quasi per caso. Abbiamo organizzato una serata su Abruzzo e Molise e ho sentito parlare della sua Tintilia. Lo contatto via email per acquistare delle bottiglie e poi in una serata ho il piacere di assaggiare i suoi prodotti che mi confermano la bontà degli stessi. Ne rimango folgorato. Assaggio il Macchiarossa dal quale viene fuori davvero tutto il Molise e la grande freschezza della Tintilia e mi piace. Quando però metto il naso nel calice dove c’è il 66 non posso che dire: wow! Al sorso anche meglio. C’è così tanto in questo bicchiere che so di aver scelto bene. Al contempo però non posso non saperne di più di Claudio Cipressi.

I genitori di Claudio avevano dei terreni coltivati a cereali e ai primi degli anni 90 Claudio pensa di poter coltivare altro. Altro, non vino. Perché di vino non sa nulla. Proprio capendo cosa si può coltivare in Molise scopre che la vite qui si coltivava nel passato. Nella sua terra. C’era pure stata una cooperativa negli anni 70 con vigneti ormai andati distrutti.

L’orgoglio Molisano. La voglia di fare qualcosa nella sua terra. Per la sua terra. Dalla sua terra. Andare in cerca della Tintilia sembra facile. Non lo è nessuno sa davvero cosa sia. Senza una base ampelografica. Senza una conoscenza certa. Toccava chiedere in giro. Agli anziani dei paesi.

Una volta in Molise si coltivava la Tintilia.

San Felice nel Molise era patria divino. È patria del vino molisano. Ma l’orgoglio molisano fa brutti scherzi. “C’era pure una cooperativa con 200 ettari che poi è andata via via disgregandosi perché i soci volevano indietro le loro terre. “Perché con i miei terreni devono guadagnare gli altri”.

Ma l’unione fa la forza. Da soli, si sono spenti. Così che i vigneti andarono distrutti. Con loro, il vino in Molise.

Una volta in Molise si coltivava la Tintilia.

Ma allora qualcosa si può fare in Molise.

Certo, il Montepulciano dei cugini abruzzesi. Ma una volta in Molise si coltivava la Tintilia. Ora dov’è?

Claudio capisce che solo recuperando qualcosa del passato si può riportare in auge la viticultura in Molise. Solo che tocca andare a cercarla questa Tintilia. E chi se non gli anziani del paese possono sapere dove sta e chi ce l’ha?

Una volta in Molise si coltivava la Tintilia.

Andare paese per paese a chiedere ai vecchietti non deve essere stato facile. Ne breve. Ma cerca che ti ricerca che qualcuno alla fine Claudio lo trova. “Nella mia vigna c’è la Tintilia”. Ecco, questo voleva sentirsi dire Claudio. Vecchie vigne con impianti ad alberello. Lasciate lì a fare i frutti come potevano. Traendone quel vino che serviva a casa. Null’altro. Ma sarà davvero la Tintilia?

Una volta in Molise si coltivava la Tintilia.

Bel problema. Perché se vuoi recuperare qualcosa, poi ci deve essere qualcun altro che ti dice che quello che hai trovato è davvero ciò che cercavi.

Siamo negli anni 90 e non c’è nessuna descrizione della Tintilia dunque nessuna descrizione del vitigno. Ergo, nessuna autorizzazione all’impianto.

Una volta in Molise si coltivava la Tintilia.

Insomma la strada sembra in salita ma per fortuna Claudio non è il solo che vuole recuperare questo meraviglioso e antico vitigno. Solo nel 2002 la Tintilia entra nel Registro Nazionale (la DOC è del 2011). Oggi poco più di 100 ettari vitati 12 dei quali di Claudio dove, in maniera biologica, produce una delle migliori Tintilia del Molise. Azi, tre: Settevigne, Macchiarossa, 66. Più il rosato. Diversificate in funzione del territorio. Senza dimenticare un metodo classico. Tanto per far capire anche le differenze e potenzialità della Tintilia.

Devi conoscere la DOC della Tintilia certo ma poi devi andare a fondo con l’azienda e l’etichetta. Se hai detto che conosci la Tintilia non hai detto nulla.

Così Claudio spiega perché servono più etichette. Ognuna diversa dalle altre. Ognuna con le sue specificità del territorio, del processo enologico.

Oggi in Molise si coltiva la Tintilia. Finalmente!

Molti premono per la DOCG ma io non voglio perché già siamo poche aziende e se ci cominciamo a dividere….

Pragmatico Claudio. Sa che per non ripetere gli errori delle cantine sociali occorre rimanere uniti.

Il territorio ha poche aziende. Davvero poche. Pochi eroi che portano avanti un progetto che vuole non affermare ma far emergere il Molise. Ma se non si fa “sistema” u

n vitigno così poco noto come la Tintilia ci mette poco a scomparire un’altra volta per dare spazio a qualcosa di più produttivo e noto.

Anche Claudio nella sua azienda è costretto a fare i conti con la realtà. Produrre Falanghina, Trebbiano e Montepulciano (per un totale 2 ettari e mezzo) diventa un obbligo. O un male necessario. Claudio lo affronta con pacatezza. Con dolcezza direi. Che è la stessa con la quale parla della sua Tintilia. Sì, la sente proprio sua. Una sua creatura. E in fondo lo è. Perché quando la salvi dall’oblio e la riporti in vita, diventa parte di te. Come un figlio.

La pacatezza si trasforma poi in fierezza e da questa traspare un velo di fatica. Quella fatica che si deve fare per promuovere un prodotto come la Tintilia. Difficile. Deve essere davvero difficile. Ma quando si è animati da una simile determinazione, non ce ne è per nessuno.

A Claudio devo dire davvero grazie. Perché quando ho assaggiato il suo Tintilia 66 ne sono rimasto stregato. Complesso al naso perché ci trovi tanto e tutto in maniera distinta anche se l’odore che mi ha colpito è stato qualcosa di simile alla cenere ricordandomi la scorsa del pecorino conservato proprio nella cenere. Un sorso che è caldo, ampio e avvolgente. Persistente e armonioso. Dotato di una freschezza perfettamente bilanciato con i tannini. Non fai altro che cercare odori e sapori che puntualmente trovi.

Alla fine l’ho portato alla serata degustativa e tutti i cinquanta ospiti ne sono rimasti entusiasti. Sembravano bambini che assaggiavano qualcosa di meraviglioso per la prima volta.

Insomma, un vino che eleggerei mio vino dell’anno.

Grazie Claudio. Grazie per averci donato questo vitigno e questo vino.

Ivan Vellucci

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