Famiglia Olivini. Pensiero libero in Lugana
Il giovane enologo Juri Botti in un’intervista informale, a ruota libera, racconta come sia stata proprio la libertà di pensiero a convincerlo ad intraprendere nel 2016 a Desenzano il suo percorso condiviso con la Famiglia Olivini:
Fin dal momento in cui hanno accettato la partnership con la mia università, indispensabile per attivare il mio tirocinio, ho colto ed apprezzato la mentalità aperta e libera da preconcetti della Famiglia Olivini. Non deve stupire se sono stati tra i primi produttori a puntare sul Lugana nella sua versione più secca, proprio per lasciar parlare il vitigno ed il suo territorio.
Una scommessa che la squadra Olivini rilancia ogni giorno, perché – come prosegue Juri Botti
Ancora oggi il Lugana base è il nostro vino portabandiera. Vogliamo che sia immediatamente apprezzabile per chi si approccia al mondo Olivini per la prima volta, ma vogliamo anche che rappresenti un porto sicuro, una garanzia per quanti già ci conoscono.
La consapevolezza delle potenzialità dei nostri Lugana ci ha resi saldi e coscienti nella creazione di nuove referenze, non è dunque un caso se la Famiglia Olivini è stata anche tra le prime cantine a scommettere sulla spumantizzazione del Lugana.
Tutti i nostri Metodo Classico sono millesimati: ogni annata riporta integralmente le caratteristiche della propria vendemmia, ma noi vogliamo sempre essere riconosciuti come “Olivini”.
L’autenticità ripaga sempre, e ne abbiamo fatto la chiave interpretativa per tutta la nostra produzione.
Un’inossidabile fiducia in un metodo di lavoro trasparente e incurante delle mode emerge anche dalle parole del titolare Giovanni Olivini, che si unisce alla conversazione ribadendo il valore della costanza:
C’è bisogno di tempo per entrare nella mente dei consumatori. In generale in Italia, in cui la viticoltura e l’enologia di qualità hanno pochi decenni di storia, ed in particolare nella nostra zona, dove diversamente da altre del Paese (si pensi al Chianti) non sono state condotte da famiglie nobiliari con tradizioni secolari.
Noi per fortuna abbiamo un valido alleato nel turismo: l’accoglienza in cantina ci dà un termometro immediato ed insindacabile del percepito del consumatore. Altrimenti dovremmo viaggiare molto più di quanto già non facciamo! Ogni volta che accogliamo un ospite in cantina riusciamo a testare, in diretta e senza filtri, i punti di forza dei nostri vini, come anticipato da Juri. Possiamo puntare sia sulla freschezza della pronta beva nell’ultima vendemmia, sia sulla complessità delle vecchie annate, così da intercettare tutte le categorie di pubblico, dalle più alle meno esperte.
In un clima di reciproca riconoscenza, se così vogliamo definirla, anche il territorio del basso Garda ha un valido alleato nell’enoturismo. Se non fosse per la produzione di Lugana, saremmo invasi da residence e case vacanze. Invece qui da noi l’accoglienza è bilanciata e ben integrata con l’ambiente, non si è dato spazio alle costruzioni forsennate e alla speculazione edilizia che hanno minato fin troppe zone balneari in Italia ed in Europa.
In relazione al turismo europeo, e più in generale delle tendenze di consumo globali in cui diverse fonti riportano flessioni di mercato, Giovanni Olivini si esprime così, fermo e cordiale:
I movimenti di mercato, nei picchi quanto nelle flessioni, sono ciclici. A chi mi fa notare che i giovani non bevono vino, rispondo che nemmeno nelle generazioni precedenti si avvicinavano presto al mondo del vino. I cocktail e le birre, pur con modalità di consumo e stagionalità diverse, sono sempre stati forti concorrenti.
Sul vino dealcolato, invece, preferisco non esprimermi: oltre che essere una contraddizione in termini (l’alcool è risultato della fermentazione), non è sostenibile per un piccolo o medio produttore, decisamente troppo costoso.
Vogliamo che il nostro vino sia sempre autentico, che parli di noi e del nostro territorio.
Proprio a proposito di autenticità e di tutela del territorio, ci allacciamo in chiusura dell’intervista al marchio Agricoltura Ragionata ®, e Giovanni Olivini spiega com’è stato concepito:
Abbiamo sempre voluto difendere la natura e garantire la salubrità dei nostri prodotti, ma non abbiamo mai voluto etichette. E soprattutto non abbiamo mai voluto imposizioni unilaterali ed ingabbianti: la normativa delle produzioni biologiche è univoca e trasversale per tutti i territori, dalle Alpi alla Sicilia. Abbiamo quindi preso ispirazione dalla Francia, dove Agriculture Raisonnée è da tempo un vero e proprio disciplinare.
Conferma, in maniera sintetica e chiara Juri Botti:
Valutiamo in vigna di volta in volta soluzioni agronomiche in base alle condizioni che l’annata ci mette a disposizione. Eseguiamo trattamenti solo se servono, quando servono e nella misura in cui servono.
Percependo l’entusiasmo palpabile di Juri in merito al proprio lavoro in vigna ed in cantina, mi viene naturale chiedergli di sbilanciarsi e di dichiarare il nome di un vino a cui si sente particolarmente legato, ad esclusione del Lugana di cui ha già parlato in principio:
Il nostro rosso IGT Notte a San Martino, composto da Merlot in purezza. Affascinante vedere come un vitigno internazionale, talvolta bistrattato, possa dare risultati così soddisfacenti in termini di struttura, longevità ed identità. Sì, identità: perché ci ritrovo in pieno le condizioni pedoclimatiche che rappresentano la nostra produzione. In primis, i nostri terreni, così argillosi.
Juri poi svela che Olivini ha in serbo una nuova referenza, intercetta la mia evidente e comprensibile curiosità, ma non lascia trapelare ulteriori dettagli.
Non resta che tornare a trovare Famiglia Olivini:. Restate sintonizzati su Wine Tales Magazine!
Mi trovi su Instagram @adelegornisilvestrini