Editoriale

Editoriale a cura di Simone Bonoccorso, Ivan Vellucci e Francesca Pagnoncelli Folceri.
Un punto di vista, una guida, una riflessione mensile sui temi del mondo del vino.

Arrow Right Top Bg

3 Ottobre, 2022

Passato, presente e futuro: è il tempo delle sfide.

Riflettevo in questi giorni in cui il vino è tornato a far parlare di sé in modo forte con la Wine Media Conference, di cui Wine Tales è stato la voce narrante in diretta, sul passato da cui proveniamo e sul futuro, così incerto, che dovremo affrontare come produttori, appassionati, narratori dell’universo enologico. Nuove sfide, difficile da interpretare, ci aspettano. E nei momenti di difficoltà spesso serve guardarsi indietro per analizzare e capire come le stesse difficoltà sono state affrontate in passato. L’obiettivo non è rivolgersi alla storia per paura di affrontare il futuro. La storia insegna, che sia remota o passata prossima. I tempi che ci aspettano, oltre che incerti, saranno verosimilmente meno “abbondanti” e, in ogni caso, dovranno tenere conto del problema ecologico ed energetico. Ottimizzare insomma, smettere di essere energivori, questa sarà la sfida. Non sarà facile, veniamo da decenni di abbondanza, spreco, sperpero. E per energia non intendo solo quella elettrica, ma, e soprattuto, energia umana e planetaria. Si deve interrompere il loop di consumo scellerato di suolo, di risorse, di tempo. Questo consumo è scellerato perché non costruttivo, fine a sé stesso, schiavo di logiche economiche che, inutile nascondersi, hanno perso perché fatte per autoalimentarsi. Logiche che ci hanno fatto perdere il senno, il contatto con la realtà, la misura, il discernimento, l’umiltà. Parlando di vino mi sono resa conto che molto è già cambiato, ma che si ha ancora tanto da fare soprattutto se si vuole davvero scegliere la via della sostenibilità, che spesso cozza con le necessità economiche, le abitudini consolidate di allevamento e coltura, le regole da rispettare. Negli anni ’80 non vi era coscienza di alcun problema ecologico, climatico, ambientale, nonostante la letteratura non si sia mai risparmiata, sin dall’esordio dell’era industriale, dall’avvisare sulle possibili derive di un consumismo sempre più accelerato. Il passato ha molto da insegnarci. Come Simonith & Sirch sono diventati, negli ultimi decenni, sinonimo di un ritorno al passato nelle tecniche di cura e potatura della vite (che così potata può campare più di 100 anni) senza per questo ignorare le possibilità tecnologiche contemporanee, così forse dovremmo tutti capire come nel passato si possono trovare chiavi di lettura e soluzioni a problemi odierni. Il vino in Italia ha avuto storicamente una dimensione privata, era parte di un’economia familiare. Erano poche le regioni eccezioni alla regola, erano quelle dove la proprietà della terra e la produzione vinicola era appannaggio di grandi e nobili famiglie. Le lezioni dobbiamo invece prenderle dalla storia contadina, da chi della terra ha sempre fatto non fonte di reddito ma di sopravvivenza. In passato tra le viti si piantavano leguminose (il sovescio) e tutto ciò che poteva tornare utile a sfamare molte bocche. Si sfruttava ogni centimetro di terra libera e coltivabile, ripe comprese. E così la biodiversità, di cui oggi tanto parliamo, era già di per sé garantita. Penso a quando non esistevano fili e pali d’acciaio, e la vite cresceva attorno ad altri alberi ed essenze (la cosiddetta vite maritata) . Il sapere popolare, tramandato per generazioni, può rivelarsi una ricchissima fonte di spunti, riflessioni, azioni che oggi diventerebbero rivoluzionarie e creative (quindi oggetto di storytelling e di social marketing) cui attingere senza timore.   Un universo di sapienza e conoscenza cui attingere, senza dubbio e senza timore di innestare (come si fa con la vite) il nuovo sul conosciuto, la tecnologia sulla tradizione, il futuro sul passato.  Chi si occupa di vino sa quanto le radici siano fondamentali per la sopravvivenza della vite in condizioni climatiche estreme, quindi perché non imparare dalla realtà che ci circonda, da madre natura, a costruire il futuro recuperando il necessario rispetto per la terra che l’uomo per secoli ha adottato, non tanto per scelta quanto per necessità? Il momento è arrivato, già da un po’. Francesca Pagnoncelli Folcieri  
Leggi
da calicedivino.com Arrow Right Top Bg

3 Settembre, 2022

Settembre è il nuovo gennaio

Dicono che settembre sia il nuovo gennaio, (frase presa in prestito da Laura Donadoni) e in effetti è il mese della ripartenza e dei buoni propositi. Dalla voglia di remise en forme fisica all’inizio del nuovo anno scolastico, tutti noi ripartiamo a settembre, dopo l’estate di solito foriera di leggerezza, pause di riflessioni, nuovi progetti. Per il vignaiolo agosto e settembre invece sono i mesi del raccolto, quest’anno anticipato un po’ per tutti a causa delle condizioni climatiche assai particolari che si sono dovute affrontare durante i mesi estivi. Questo editoriale arriva con poco ritardo proprio perché chi scrive produce anche. La captatio benevolentiae è d’obbligo quindi, prima di iniziare a scrivere e, voi, a leggere. Per i produttori settembre è il mese in cui si fanno i conti con un anno, forse più, di duro lavoro. I risultati si verificano prima in pianta, e con essi si devono fare i conti. Sono conti reali, non virtuali, concreti non ipotizzati. Come ci piace ripetere, la vite è viva, la vigna partecipa dell’andamento di un ecosistema complesso e ricco di variabili, macro e microscopiche, che ancora non siamo riusciti a decifrare. Nemmeno l’aiuto e il supporto della scienza riescono a rispondere a tutte le incognite e variabili che intervengono nelle fasi sviluppo della vite. Le analisi da sole non bastano a capire cosa otterremo dopo mesi di intenso lavoro, di studio, aggiornamento, adattamento. Settembre è il nuovo gennaio anche per le cantine: è il mese in cui eventuali nuovi progetti, di nuovi vini e nuove strategie, si mettono in cantiere. Quando la vigna riposa l’attività, frenetica, si sposta in cantina. Settembre è il mese della celebrazione del vino Per voi appassionati settembre è il mese della celebrazione del vino, con tanti eventi e tante realtà che aprono per occasioni di visite e degustazioni speciali. Ce nè per tutti i gusti e in ogni dove: dal Festival di Franciacorta al Mese del Moscato di Scanzo; dall’ Oltrepò – Terra di Pinot Nero, al Trentodoc sul Lago di Garda; da Soave MultiVerso-Dialoghi attorno al vino, nuovo format voluto dall’omonimo Consorzio. Da Torino con la Vendemmia Reale della Torino Wine Week nei Giardini Reali, al Chianti Classico con storiche rassegne come l’Expo Chianti Classico, fino alle Cantine Aperte in Vendemmia con il Movimento Turismo del Vino, a Campania Stories – Special Editioncon le nuove annate dei vini campani nei Campi Flegrei, ovunque si mesce e si degusta. Anteprime, masterclass, approfondimenti, feste campagnole, rassegne, degustazioni per tutti o per pochi: ogni regione, provincia, paese, rende omaggio alla vino. La movida del weekend italiano, in tutto lo stivale, gira intorno a bicchieri pieni e a brindisi collettivi. Scegliete pertanto, o nobili amanti del nettare divino, dove e come passare i vostri weekend, lasciandovi guidare, se vi va, dalle molte suggestioni che sulle pagine di questo magazine, ora e in passato, vi abbiamo lasciato. In attesa poi dei mesi autunnali in cui le kermesse si fanno fieristiche e internazionali. Ricordate però che il vino non sgorga da rubinetti, ma è frutto di conoscenza, sapienza, fatica e rispetto per la natura. Non sminuite il lavoro di chi lo produce e di chi ve lo offre, cercate di capire a fondo cosa sta dietro ad un bicchiere colmo. Settembre è il nuovo gennaio: allora festeggiamo all’anno nuovo. Prosit Francesca Pagnoncelli Folcieri, produttrice a Scanzorosciate  
Leggi
Annus horribilis Arrow Right Top Bg

1 Agosto, 2022

Annus horribilis

Annus horribilis, questo, da un punto di vista climatico e non solo. Siccità, innalzamento delle temperature, desertificazione e poi, come sempre più spesso accade, grandinate, incendi, tornadi sono visibili e tangibili per tutti. Una serie di fenomeni atmosferici anomali, ma sempre più frequenti, ci costringe a porci nuove domande, nuovi orizzonti temporali di azione, nuove prospettive. Nulla di obbligatorio, ovviamente. Si può procedere belli belli, baldanzosi e sorridenti, con lo stesso ritmo e piglio di prima (prima di virus, lock down, guerra, cosa che fanno in tanti a partire da molta classe politica), con la leggerezza di chi preferisce ignorare che ragionare. Abbiamo parlato di leggerezza anche nello scorso editoriale, Perchè preoccuparsi, in modo positivo: la paura non aiuta gli audaci e non aiuta il ragionamento. Nulla sappiamo di quello che ci aspetta e la lucidità di pensiero è d’obbligo. La lucidità è necessaria, non il delirio di onniscienza e onnipotenza, non sonno della ragione che genera mostri, non terrore del futuro che è in grado di bloccare ogni azione e reazione. L’Earth Overshoot Day è arrivato il 28 luglio quest’anno ( questa data è comparsa per la prima volta nel 1972, anno in cui cadeva il 10 di dicembre). Siamo arrivati al limite assurdo per cui iniziamo a sentire, vedere, vivere i cambiamenti climatici di cui tanto si parla. Siamo costretti malvolentieri a cambiare le nostre abitudini quotidiane (a proposito: qualcuno ci ha provato a ridurre il proprio consumo di acqua giornaliero in questa torrida estate?). Sicuramente il portafoglio ce lo ricorda ogni giorno, e su questo tema siamo tutti facilmente sensibili.  Disadattamento climatico Uno degli articoli più interessanti sul tema di questo mese è Adattarsi male al cambiamento climatico, uscito per Il Post il 23 luglio scorso. Il pezzo traccia in poche righe le possibili modalità di risposta all’emergenza clima e non solo, prima di tutto emotiva che pratica, evidenziando come il nostro modo di affrontare la realtà possa essere determinante.  Il disadattamento è frutto di poca programmazione e poca lungimiranza, della volontà di trovare soluzioni “posticce”, di facciata, utili a creare consenso immediato. Così si trascura lo studio di soluzioni strutturali, che abbiano effetto sul medio e lungo periodo, perché richiedono più analisi, più tempo, più organizzazione. Il disadattamento è frutto anche di un modo assurdo di fare informazione, sempre più vuoto, allarmistico, scandalistico. La notizia tanto per, il titolone, anzi lo strillone, per più click, like, follow. Con tutti i dati che scientificamente potremmo utilizzare e analizzare per affrontare il futuro da pellicola cinematografica apocalittica che ci aspetta, che ci aiuterebbero a capire e ad agire con il massimo rigore, siamo drammaticamente ancorati ad una visione antropocentrica del mondo, in cui l’uomo non è misura di tutte le cose ma si sente padrone di tutte le cose. Intanto la frescura E intanto ognuno di noi, in questo annus horribilis, sogna la frescura: dell’acqua del mare, dell’acqua della pioggia, degli odori della terra bagnata, di fresca brezza. C’è chi la troverà al mare, chi in montagna, chi altrove.  E poi arriva  settembre che porta con sé la malinconia dell’approssimarsi della fine dell’estate, con tutti i desideri e le speranze e l’energia che necessariamente porta con sé, ma anche l’adrenalina per un anno lavorativo e scolastico che sta per iniziare.  Si tratta di sfide, non nuove ma che paiono tali. Si  tratta di questioni esistenziali: che forse è bene tenere quotidianamente a mente, perché siamo attori poco coscienti di un dramma che si consuma sempre più velocemente. Utile ricordare che la capacità di adattamento è alla base dell’evoluzionismo darwiniano. Cerchiamo di essere attori il più consapevoli possibile. Francesca Pagnoncelli Folcieri  https://www.youtube.com/watch?v=RakajXgmc-E
Leggi

1 Luglio, 2022

Perché preoccuparsi?

Perché preoccuparsi? I mesi di incertezze cosmiche continuano a succedersi senza soluzione di continuità. In poco tempo ci siamo ritrovati a dover lasciare ogni certezza a vivere nel dubbio, nell’indeterminatezza. La scienza ha cercato in fretta e furia soluzioni ad una pandemia scioccamente inattesa – in realtà la scienza stessa avvisava da tempo della ricorrenza di situazioni pandemiche, la pandemia era nell’aria, ma a nessuno piace interpretare il ruolo di Cassandra – ed ora ci troviamo immersi in eventi “eccezionali” sempre più frequenti e ricorrenti. Non voglio parlare di soluzioni, lo fanno già in troppi. Spesso quando ognuno di noi, indipendentemente da formazione e professione, si sente così esperto da poter dire la sua le opinioni illustri, quelle che contano davvero, vengono soffocate dal chiacchiericcio continuo, generico, ottuso. Di frasi fatte, di slogan ricorrenti, di “si dovrebbe”, “basterebbe” e condizionali di vario genere e tipo siamo stati e continuiamo ad essere sommersi. Tornando al titolo dell’editoriale, condensa una massima di vita che ho sempre adorato e che nei momenti davvero difficili, di vita professionale e personale, mi sono trovata spesso a ripetere come una mantra: Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione perché ti preoccupi? Aforisma attribuito ad Aristotele (per avvicinare il pensiero Aristotelico ) e a Confucio Questo condensato di saggezza parrebbe celare un atteggiamento di generale menefreghismo. In realtà, per come l’ho sempre interpretato, lo ritengo un principio di semplificazione massima che aiuta però a dare il giusto peso a ciò che accade quotidianamente a ognuno di noi. La paura, il panico, le ansie, non servono e non sono mai servite ad affrontare né i problemi quotidiani né situazioni di reale emergenza. Le preoccupazioni offuscano la lucidità mentale, diffondono dubbi e incertezza laddove al contrario servono calma e determinazione. Perché preoccuparsi è come se riportasse tutto ad una dimensione superiore, come vedere sé stessi e il tempo che ci è dato di trascorrere su questa terra dall’alto, da fuori. È una massima che ci riporta alla dimensione di creature e non di creatori, che ci porta a volare alla giusta altezza, senza toglierci però dalla responsabilità e dalla libertà della scelta. La scelta è la massima espressione dell’essere umano, la scelta è la massima libertà dell’essere umano, la scelta è la massima responsabilità dell’esser umano. Le scelte sono mosse da conoscenza e coscienza. Il libero arbitrio è ciò che ci avvicina di più al divino o al diabolico, al paradiso o all’inferno. Le scelte personali e collettive sono le uniche a poter fare la differenza nel dare risposte ad un momento di incertezze cosmiche come quello che stiamo vivendo, in cui le parole pandemia, carestia, siccità, emergenza alimentare, emergenza energetica, rendono il domani, anzi l’oggi, così fumoso da accendere nella nostra mente tutti i campanelli d’allarme possibili e immaginabili. Quindi, come già trattato in un editoriale precedente, che resta da fare se non CERCARE L’UOMO? Se le risposte giuste verranno date forse non saremo in grado di salvare il mondo, consumato e martoriato, ma sicuramente saremo in grado di salvare l’uomo. E in ogni caso stare dalla parte eticamente giusta ha sempre ripagato: fa dormire i sonni del giusto nell’immediato e a lungo, forse lunghissimo termine, regala il paradiso. Di questo ne siamo certi. Dalle pagine di Wine Tales ci prendiamo la nostra responsabilità, in leggerezza e senza preoccuparci: racconteremo di umanità e di scelte nel mondo del vino, che è il nostro mondo. Parleremo di ETICA, SOSTENIBILITÀ, INNOVAZIONE, di chi sceglie con coraggio di essere prima di tutto UMANO. Abbiamo già iniziato a farlo nella rubrica The Voice of Blogger  Siamo pronti a raccogliere anche tutte le Vostre segnalazioni. Francesca Pagnoncelli Folcieri         
Leggi
Arrow Right Top Bg

4 Giugno, 2022

ENOTURISMO la stagione riparte

Enoturismo la stagione riparte…Enoturismo, unica via. Se ne parla, si fanno conteggi, sondaggi, classifiche, studi numerici, studi percentuali, analisi finanziarie e analisi di flussi: a quanto pare tira più il turismo legato a vino e cibo che un carro di buoi… Ho letto diversi articoli molto interessanti nelle ultime settimane, considerazioni portate in primo piano da chi di vino e di enoturismo se ne occupa da molto e in tutto il mondo, come Laura Donadoni (https://theitalianwinegirl.com/) e Roberta Garibaldi (https://www.robertagaribaldi.it), che seguiamo  sempre con attenzione ed interesse. I numeri non sono un optional, sono importanti e sono primo strumento di riflessione e comparazione. Mi ha colpito pertanto il post di Laura Donadoni di cui riporto i dati più eclatanti: “Nel nostro Paese su 15 milioni di visitatori nelle cantine, solo il 10 per cento acquista bottiglie. E in Napa Valley? Su 3,9 milioni di visitatori, le vendite DTC sono del 70% La regione di Napa Valley in California con un numero di visitatori annui quasi 4 volte inferiore all’Italia, genera un ritorno di circa 2 miliardi di euro. Questo significa che a parità di numero di visitatori, la Napa Valley potrebbe, potenzialmente, incassare circa 2.8 volte il valore dell’intero mercato enoturistico italiano.” In Italia risulta inoltre che il 73,3% delle cantine non mette in relazione i dati di vendita con i contatti personali del cliente che ha terminato l’esperienza, perdendo di fatto ogni possibilità di fidelizzare. Mi chiedo il perché di questi divari, di quest’inefficienza italiana, di questa difficoltà a tradurre in risorsa economica un fenomeno che spadroneggia e che fa parlare di sé continuamente. Poi la riflessione prosegue quando la segreteria del mio Consorzio, per il mese di settembre che vede a Scanzorosciate tutte le cantine aperte e tutto il territorio movimentato per l’accoglienza enoturistica appunto, mi informa che pochi dei nostri Soci hanno fatto il corso sull’enoturismo, primo requisito per poter fare attività di accoglienza in cantina e in vigneto. Approfondendo scopriamo anche che in tutta Lombardia le Aziende Agricole regolarmente iscritte al nuovo Albo dell’enoturismo sono una decina. Una cifra ridicola, ma facile da comprendere. Di enoturismo si parla da tanto ma viene regolamentato in Italia con il Decreto del 12 marzo 2019, quindi recentissimo. Il Decreto, come spesso accade in Italia, non è stato redatto da zero, non si è partita dalla pagina bianca, bensì si sono dovute recepire gran parte delle regolamentazioni precedenti riguardanti le degustazioni in cantina e in azienda. Tutto il nostro mondo ha gioito dell’uscita del Decreto, sperando finalmente in una legislazione semplice e chiara di un’attività, semplice e chiara, che fino ad allora è vissuta di vita propria. Lo sconforto è subentrato pochi mesi dopo però, quando i tempi burocratici si sono allungati e tardavano ad arrivare le specifiche regionali del decreto e quando nulla si sapeva di come ci si poteva mettere in regola. Regione Lombardia con la L.r. 31/2008 (art.160) e col regolamento attuativo n. 5/2020 (art. 17), ha normato a livello lombardo l’attività enoturistica. Come si legge è stato poi il regolamento attuativo del maggio 2020 a darci la reale possibilità di avviare l’attività, previa frequentazione di un corso, di diverse ore, online, a pagamento. Il primo corso per la Lombardia è appunto del maggio/giugno 2020. Lo hanno frequentato oltre 70 rappresentati di azienda. Perché di queste 70 solo una decina sono registrate all’Albo degli Enoturismi? La risposta è semplice: durante il corso si apprende di quanto complicata sia la gestione burocratica e amministrativa dell’attività enoturistica nel momento in cui oltre al vino si vuole offrire per esempio qualche formaggio o salume in abbinamento. Di quanto sia, come sempre ahimè, assurda e complicata la contabilizzazione di questa semplice attività ricettiva. Ovviamente ci sono altre complessità ma non è il caso di andare a fondo tediando i lettori. Ora senza lamenti tout-court, senza false scusanti, concordo che l’Italia è spesso un passo indietro su molti aspetti, che in certi contesti siamo chiusi e poco propensi ad aprire case, attività, campi solo per guadagnare di più, che spesso siamo improvvisati e ci improvvisiamo. Credo però che si debba tener conto delle differenze spesso abissali che intercorrono tra il nostro paese, legislativamente più complesso di un labirinto dedalico, e altri contesti che hanno anche la tendenza a monetizzare più di noi. Nessun giudizio morale, nessuna paura, solo consapevolezza, che ci serva anche a fare valere di più il peso e il valore delle nostre produzioni e , ovviamente, a farci crescere in professionalità. Francesca Pagnoncelli Folceri   
Leggi
Arrow Right Top Bg

30 Aprile, 2022

Giudicare con Giudizio

Giudicare con Giudizio mi piace ragionare su questo tema nell’editoriale di Maggio, perché tante sono le riflessioni nuove o comunque non banali che è opportuno fare in questo momento che assiste a una rivoluzione necessaria, che segna l’ingresso in un’epoca storica nuova. Viviamo mesi difficilissimi, che possono essere affrontati e, forse, superati con un cambio di passo: ancor di più con un cambio radicale di mentalità. E allora pare opportuno fare riflessioni profonde, che ci portino ad interrogarci nuovamente sul significato del termine etica e sui valori profondi cui vogliamo fare riferimento, valori su cui vogliamo basare le nostre nuove vite e le nostre vecchie attività, attività che vanno però necessariamente rivoluzionate, ripensate appunto. In questo frangente parlo, anzi scrivo, nella mia doppia natura di produttrice e di narratrice del mondo del vino. Un mondo caro a molti, un universo che, in questi 3 anni malsani, ha dovuto modificarsi profondamente e in fretta per resistere e per adeguarsi alle nuove tendenze di consumo, ai nuovi strumenti per la comunicazione e la vendita. Se prima si andava veloci oggi si viaggia velocissimi, il mondo cambia sotto i nostri occhi continuamente e i cambiamenti, anche traumatici, che dobbiamo, dovremo affrontare sono solo dietro l’angolo. Niente paura, oppure tanta paura, ma i nuovi mostri possono essere affrontati solo da supereroi e, possibilmente, insieme. L’evento del mese di Aprile è stato sicuramente la due giorni dedicata a vini molto particolari che si sono messi in mostra e in degustazione a Sestri Levante per la kermesse organizzata, appunto insieme, da due donne con i loro due format: il Buongiorno in Vigna, di Clara Maria Iachini, penna sporadica di Wine Tales Magazine, e I vini del cuore  di Olga Maria Schiaffino. Due donne, non a caso, ma supportate da un vasto mondo che trovate raccontato in questa nell’associazione Ampelos. L’unicità dei due format, ritrovata poi nell’evento, è stata bivalente: dare vita ad una community di produttori nel caso del Buongiorno In Vigna, creare una guida anti-guida per I Vini del Cuore. Il risultato è stato riunire in un unico luogo produttori anomali, se mi consentite questa definizione, e i nuovi comunicatori del vino, Wineblogger o utilizzatori seriali dei social. Ma non solo: sono state coinvolte l’intera cittadinanza e le associazioni del territorio, ognuno ha dato il suo contributo senza batter ciglio e senza battere cassa. Il concetto, in entrambi i format, è quello di partire dal basso per dare vita ad un nuovo approccio al nostro mondo. E’ un modo di proporre il vino che traguarda al di là delle logiche di servilismo e clientelismo che spesso hanno tenuti nascosti gioielli enologici e realtà vitivinicole poco avvezze a piegarsi agli interessi, più o meno nascosti, del sistema vino consolidato. E’ un approccio che va oltre la consuetudine, già da noi definita poco utile in un passato editoriale, di dare voti e giudizi quantificabili, o addirittura di stilare classifiche. Una rivoluzione insomma: rivoluzione che in tanti aspettavamo. Sospendere il giudizio non si può e non si deve. Ognuno di noi ha i suoi gusti e come tali vanno rispettati. Ma l’universo vino è così vasto e ampio che è in grado di soddisfare ragionevolmente ogni palato, ogni pulsione, ogni umore, ogni portafoglio. Giudicare con giudizio allora, fuori da schemi desueti e consunti, per dare nuova linfa vitale ad un mondo che racchiude in sé un’infinita serie di approcci alla realtà e al mondo che ci circonda, approcci capaci di dare molte risposte alle necessità contemporanee. Giudicare con senno significa giudicare secondo coscienza e avendo presente le conoscenze necessarie per farlo, ma farlo anche con animo leggero e cuore felice perché, diciamocelo, spenta la sete (e non è questo certo il problema) in fondo si beve per piacere e per gioia. Torneremo sull’argomento con un decalogo dei giudizi inopportuni da lanciare senza criterio contro bottiglie ed etichette, ma in primis ricordiamoci, al di là dei 7 “dannati irrazionali secondi”  che servono per farsi la prima impressione di ogni cosa, che un giudizio costruttivo rende sempre tutti, chi lo fa così come chi lo accoglie, più ricchi e più consapevoli. Francesca Pagnoncelli Folceri 
Leggi
Arrow Right Top Bg

1 Aprile, 2022

Be Brave Be Human

Be Brave Be Human Non passa giorno senza che le nubi di questo presente così assurdo e incerto non turbino la serenità di un cielo che poche volte è stato a lungo così sereno e povero di cumuli piovosi. L’aridità della terra sembra rispecchiare, in toto, l’aridità di questi tempi. Servirebbe silenzio e riflessione, invece le voci che si levano a giudicare, commentare, analizzare, sono così forti e gracchianti che danno noia, disturbano orecchie e mente, creano disordine, sgomento, paura. Servirebbe rispetto, invece pare che ogni importante conquista sociale, umana, libertaria, sia costantemente minacciata, verbalmente e nei fatti quotidiani… Fantascienza, non scienza. Siamo protagonisti di un’unica terribile mondiale pellicola cinematografica in cui la trama è un insieme rutilante, delirante, caotico dei più terribili immaginari fantascientifici degli ultimi decenni… Ci si rivede in matrix, in strange days, in alien…prima o poi la farsa umana si concluderà nello stile “Il Pianeta della Scimmie” se così fosse non ci si dovrebbe stupire più che tanto. Nonostante ciò il mondo sembra continuare per le strade che conosce, quelle relazionali, comunicative, pubblicitarie. Nell’universo vino riprendono le tradizionali kermesse, che si vogliono presentare al meglio del loro meglio e che si pubblicizzano con slogan altisonanti, toni che si avvicinano allo stile da propaganda tipico della prima metà del secolo scorso. Il mondo è cambiato. Non tornerà quello di prima. Noi siamo cambiati, o dovremo necessariamente cambiare, non torneremo quelli di prima. Le vicende avvicendatesi sono decisamente troppe per pensare che non abbiano lasciato il segno. Non pioveranno rane, forse. Non si scateneranno le cavallette, forse. Ma illudersi che il sogno capitalista degli anni ‘80 possa ri-materializzarsi è pura illusione. Prendere nota di ciò che è già cambiato, adattarsi, scegliere la fluidità – tanto ironicamente raccomandata da Enrico Lucci ultimamente – potrebbe essere una via. Be brave: essere coraggiosi, il meglio o peggio di noi emerge in situazioni di instabilità, di incertezza, di insicurezza. E di incertezze, soprattutto emotive, ne abbiamo accumulate, ne stiamo vivendo, ci dovremo convivere a lungo, forse. Be Human: unico modo per non soccombere al nulla che avanza. Anche in questo caso la cinematografia ci aiuta. Il bene e il male, il lato oscuro, le tenebre, mr. hyde, hulk, tutto dentro di noi, tutto da affrontare, da combattere per uscire dalla caverna migliori.  Non ci sono più alibi, non ci si può più nascondere. In sostanza credo che ognuno di noi abbia un unico grande dovere: cercare l’uomo (per par conditio anche la donna). Proprio come Diogene di Sinope ( basta leggere la sua storia per capire che era una mente modernissima), che secondo il mito si chiuse in una botte – e questo lo lega al mondo del vino di cui amiamo tanto trattare – con una lanterna accesa alla ricerca della vera essenza della propria natura e di quella umana in generale. Ripartire da qui è necessario, forse non sufficiente. Francesca Pagnoncelli Folceri 
Leggi
Arrow Right Top Bg

28 Febbraio, 2022

Mettete del vino nei vostri cannoni

Un mese è passato dal primo editoriale dell’anno, e tutto è cambiato, sconvolto, stravolto. Mettete del vino nei vostri cannoni è il nostro invito ottimistico perché, si sa, il vino aiuta. In pochi giorni siamo stati risucchiati in un buco nero che ci riporta al passato più angosciante della recente storia europea. Il silenzio è d’obbligo per non banalizzare a parole una situazione che lacera l’anima. Non possiamo voltarci da nessuna parte questa volta: il conflitto è qui, è nostro, è dentro il nostro mondo, la nostra cultura, il nostro credo. Riporta in auge decenni di storia recente terribili che si pensava non tornassero mai più. Ma l’uomo è fallace, l’uomo dimentica, “l’evoluzione inciampa” come dice Gabbani. Sono i valori e i sentimenti sbagliati coltivati per decenni che ci riportano qui, indietro, improvvisamente e ineluttabilmente. Sono l’individualismo, la filosofia del mors tua vita mea, il coltivare il proprio orto, i principi che hanno dominato anche nella nostra sfera, ad aver segnato il loro tempo e a dimostrarsi esauriti, consumati, morti. Nell’universo vino in molti abbiamo sofferto di questa incapacità di agire insieme per un bene comune. La chiusura mentale, il vedere avversari e concorrenti ovunque, si è rivelata assolutamente inefficace in questi due anni di pandemia durante i quali solo chi ha osato, creato, reinventato, mettendosi in dubbio, mettendosi in rete con altri, aprendosi a nuove idee e al confronto, si è salvato anche la salute mentale. Questo progetto editoriale è nato davvero dalla necessità di far arrivare il vino a tutti ed ha unito persone intorno alla passione del vino. Tutto è partito con lunghe e chiacchierate su Clubhouse, e la reciproca conoscenza si è costruita nei mesi parlando, discutendo di temi di comune interesse, confrontando posizioni in modo intenso, vivace, costruttivo e rispettoso degli altri. Siamo nati sapendo poco gli uni degli altri, senza mai incontrarci fisicamente, uniti dallo stesso amore per il vino e per la verità nel mondo del vino. E nonostante Clubhouse sia lentamente svuotato le relazioni costruite su quella piattaforma sono ancora vive e attive e si sono trasformate, in diversi modi, in reali collaborazioni prima umane che lavorative. E’ nata una nuova rubrica a totale appannaggio dei wineblogger Così cosa è successo nel mese scorso? Con un articolo uscito a firma di Stefano Franzoni, noto wineblogger – anche sommelier AIS per inciso- che coraggiosamente si è prestato alla realizzazione di questo ponte tra due mondi, abbiamo deciso di aprire il mondo della scrittura e del nostro magazine anche a loro, a questa categoria di comunicatori. Avremo quindi uno spazio dedicato alle loro riflessioni e scoperte, al loro modo di approcciare e comunicare il nostro mondo enoico. I blogger, in generale, sono stati aspramente criticati e guardati dall’alto in basso dal consolidato mondo del giornalismo tradizionale, dei classici strumenti di comunicazione su carta. Li si è accusati di superficialità, di inettitudine, di non reale conoscenza dei temi di cui si fanno portavoce. Al contrario, i blogger sono portatori di aria fresca, di nuovi approcci e punti di vista, e sono capaci di fare arrivare un messaggio, un contenuto, ovunque nel mondo in pochissimo tempo. Come in ogni settore, mondo, ambiente, c’è chi ci marcia, che chi ci lavora così seriamente da riuscire ad influenzare intere categorie di appassionati – orrendo il termine consumatori –  o forse semplicemente ad informarle, quindi renderle più coscienti e conoscenti relativamente all’universo vino. Hanno fatto cultura quindi. Lo hanno fatto forse in modo più immediato, sicuramente in modo poco condizionato da dinamiche di servilismo tipiche invece del consolidato sistema comunicativo tradizionale. Da ora in poi pertanto su Wine Tales magazine troverete la rubrica “the Voice of blogger”, uno spazio dedicato alla messa per iscritto delle mille ispirazioni, visite, conoscenze, approfondimenti che i bloggers, per passione o per professione, riescono a raccogliere. Essere blogger per davvero richiede tempo, preparazione, conoscenza, capacità di comunicazione, dote di sintesi, anche qualche dimestichezza con l’improvvisazione, la recitazione. Spesso i post sono collage di video, dietro ai quali sta una mini regia, una strategia di comunicazione, una cifra stilistica. Ecco una cifra stilistica. Sbagliato sottovalutare il potere di tutto ciò. E noi non cadiamo in questo errore. Anche perchè l’altro nostro credo è la collaborazione, il lavoro di gruppo, il rispetto di ogni individualità, delle ricchezze che chi è sulla nostra lunghezza d’onda può portare. Nessun giudizio aprioristico. Nessuna malata idea che l’altro rovina, danneggia, impoverisce il nostro giardino. Non sono parole scontate, e se trasformate il tema centrale di questo editoriale spostando il soggetto del discorso dal vino alle persone, riuscite ad intuire come vorremmo che fosse il mondo di oggi, dopo due anni di pandemia. Mettete del vino – buono – nei vostri cannoni. Francesca Pagnoncelli Folceri 
Leggi
Arrow Right Top Bg

7 Febbraio, 2022

Anno Nuovo Vita Nuova

Anno nuovo, vita nuova Vale anche per Wine Tales che dopo qualche mese di assestamento, parte di slancio, con nuovi progetti e tantissimi buoni propositi – nonostante tutto –  verso questo 2022. Così, per necessità di chiarezza, riassumiamo in breve le due leve che ci muovono, i pilastri del nostro fare e narrare, i credo che ci hanno riunito attorno alle pagine virtuale di questo Magazine. Per noi, che ci siamo immersi in quest’avventura, il vino è vita ed è di tutti. Il vino è vita Da produttrice sostengo che per fare un vino serve prima sentirselo dentro, una necessità che diventa un fuoco sacro, un’attività che richiede continue scelte consapevoli e capacità di cambi di rotta anche all’ultimo momento. E’ necessaria la consapevolezza che tanto LEI, la Natura, madre e matrigna, è sempre e comunque più forte. Il vino è un’interpretazione della natura, e come tale si confonde facilmente con una filosofia di vita; può essere fatto in molti modi, può essere vestito in molti modi…per noi la cosa fondamentale è che sia buono. Il vino non è scienza, se non in parte, ma è magia, sapienza, azzardo, rischio, passione, tenacia. Il vino, al contrario del mondo in cui ci troviamo quotidianamente immersi, è lento. Il vino è pazienza. Il vino è di tutti per questo cercheremo di renderlo democratico anche nelle nostre descrizioni, nei nostri racconti. Non esistono, nel nostro immaginario, vini di seria A o B, vitigni blasonati e vitigni poveri, bottiglie di lusso contro vini da tavola. Si giudica la qualità, il resto è estetica e comunicazione. Ci interessano anche questi ambiti, ovviamente reali e necessari, ma il nostro focus è sul nettare che finisce nel bicchiere. Cercheremo di trasmettere più brividi che nozioni. Queste due premesse, questo nostro sentire, ci guiderà negli excursus culturali, territoriali, professionali, che proporremo attraverso le pagine web di Wine Tales Magazine. L’approccio è disincantato, certo, e al contempo appassionato. E’ a nostro avviso utile, per affrontare il nuovo che verrà, prendere atto che i cambiamenti sono, negli ultimi due anni, all’ordine del giorno, che le trasformazioni hanno inserito il turbo. Si rende necessario pertanto un coraggioso e totale abbandono dell’approccio al mondo, e al mondo del vino, avuto sino ad ora. Necessitiamo di nuove forme di pensiero, di socializzazione, di consumo, di conoscenza. Dobbiamo abbandonare i termini, le formule, le soluzioni, già conosciute ed evidentemente stanche perché incapaci di cogliere la necessità di diverso coinvolgimento del pubblico, del consumatore, dell’appassionato. Le strade percorse sino ad ora sono fin troppo conosciute ed esplorate, tracciamone di nuove. Chi siamo Siamo un collettivo eterogeneo (per età, provenienza, professionalità ecc.) accomunato da un’insana passione per il vino. Aspettatevi collaborazioni e punti di vista eterogenei, stili narrativi diversi, differenti modalità di comunicazione. Ogni persona è un universo, ogni vino è un mondo, inoltre de gustibus non disputandum est. Il vino che, per ognuno di noi, più o meno preparato sull’argomento, richiama alla mente colori, profumi, sapori, luoghi, cibi, amici, è esperienza personale e piacere collettivo. Il vino accompagna sempre momenti conviviali o di gioia solitaria!Soffermiamoci su questo allora, sul vino come godimento e accompagnamento necessario, per chi condivide questa passione, a rendere la vita più piacevole. E per farlo la cosa più importante è che sia molto buono. Buona lettura a tutti Winelovers e non… Francesca Pagnoncelli Folceri 
Leggi