Arrow Right Top Bg

7 Agosto, 2021

Chateau Roubine – Templar wine …modernized by women

Between Estérel and Sainte-Baume, between olive trees and lavender, between Verdon and the Mediterranean, between the Alps and Sainte-Victoire is what was once one of the Templars’ mansions and today is an extraordinary site and superb vineyard, composed of well thirteen vines and equipped with a natural drainage, ideally east / west orientation with clayey-calcareous soil thus having favorable conditions for the production of high quality wines. Today the property extends over 130 hectares, of which 72 hectares of vineyards, as well as the Mas, a charming rural farmhouse consisting of a family apartment, two studios and a reception room that can accommodate up to 50 people, surrounded by a Mediterranean garden and a Roman basin, welcomes guests all year round for a perfect return to nature in a unique and exceptional setting. The history of Château Roubine has always been linked to the one of Provence. Already in ancient times, the Roman road called Julienne ran at this point, crossing the current vineyard. Known since the beginning of the 14th century, Château Roubine was owned by the Order of the Templars and even today the Templar coat of arms traces the history of the estate: the Dragon, the symbolic animal of Draguignan and the Lion, the symbolic animal of Lorgues protected from the rays of the Provencal sun. The ownership changes over the centuries until it was purchased in 1994 by Valérie Rousselle, native of St Tropez, who brought the estate to a new page in its history. In 1955 Château Roubine was one of the 23 wineries recognized by decree as “Cru Classé” of the Côtes de Provence and in the constant concern for harmony with nature, sustainable agriculture is at the heart of this winery. The vines of Château Roubine are: Mourvèdre: One of the oldest cultivated in Provençal land since the 16th century. It emanates fruity aromas characterized by berries (blackberries) or red fruits (strawberries, raspberries). Rich in tannin, it gives a racy wine with notes of pepper and spices. Syrah: One of the oldest in the world, it comes from Persia (Shiraz). Developing purple tones, its originality makes it one of the qualitative grape varieties. It can develop aromas of violets, spices and garrigue. Cinsault: Considered one of the old vines of the Midi, it is generous, low in acidity and low in alcohol. Processed at low yield, it offers a fine wine and often forms the basis of Provençal rosé wines. Clairette: An ancient Provençal vine produces little but its oblong grains give aromatic and fragrant wines. Cabernet Sauvignon and Semillon Over the seasons, Château Roubine hosts several visits to see and experience the cycle of the vine, to discover the essential gestures and climatic contrasts that offer the qualities of a true terroir. The visits and tastings are possible by booking at info@chateauroubine.com and each event will see the history, the vines and the particularities of Château Roubine as protagonists that will be presented from the terrace of the cellar with a panoramic view of all 72 hectares of vineyards in a one piece. It will then be possible to be immersed in the world of production by crossing the private doors of the cellar and discover the secrets of the processing of Classés Crus following the path of the grapes, from reception to vinification, up to bottling. Finally, a commented tasting of our Crus Classés, AOC Côtes de Provence. A stop not to be missed for those who even just transit between the French Riviera and Provence A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi
Arrow Right Top Bg

6 Agosto, 2021

Il Vino, il Web e le sue leggi non scritte

Come accennato nel precedente intervento, il settore enologico e quello del commercio del vino sono sicuramente i comparti che, per tipologia di prodotto, facilità di adeguamento ai vari modelli di handling, capacità di essere scelto e valutato anche da remoto, hanno saputo ben sfruttare le potenzialità del web, trovandosi in una posizione di indiscusso vantaggio all’indomani del sorgere della pandemia COVID19 rispetto ad altri articoli di altrettante categorie merceologiche. La situazione che il virus ha generato su scala mondiale non sembra ancora oggi di facile e soprattutto di pronta soluzione, tanto che le misure atte a contenerlo (sarebbe auspicabile anche a debellarlo) sono ancora in continua evoluzione e pertanto direi che viene imposto all’imprenditore una pronta reazione a questo stato di incertezza, consiglio valido anche per le aziende vitivinicole, che occupano un posto di rilievo nel panorama economico non solo nazionale. Passerà del tempo prima di tornare alla cd. “normalità”, intesa come modalità di fare affari muovendosi da un Paese ad un altro, incontrando nuovi e vecchi clienti e fornitori, confrontandosi con il mercato e la concorrenza, partecipando a fiere, vendite promozionali … insomma tutti quei comportamenti, che hanno da sempre caratterizzato il rapporto e il confronto, come oggi si dice, “in presenza”. Nell’ambito di questo lockdown, il mercato ha immediatamente reagito mettendo in campo soluzioni e risorse affinché i legami commerciali e i flussi di merci e fatturati non subissero troppi contraccolpi e si arginassero anche quegli effetti pregiudizievoli che, in ogni caso, la pandemia ha generato, quanto meno nel primo periodo dal suo insorgere e diffondersi. Il viaggio non c’è più e allora ….compro digitale! Questo è in sintesi il rimedio adottato o maggiormente utilizzato a cui anche la distribuzione del vino non si è sottratto, a condizione che le aziende del settore si siano in tal senso organizzate. Tra le reazioni e le soluzioni al quadro appena illustrato, quello dell’e-commerce, cioè la possibilità di poter vendere e collocare beni e servizi a distanza attraverso l’utilizzo di Internet a cui il compratore e il distributore si affidano per conoscere, acquisire e pagare quel prodotto presentato su apposite piattaforme o, nelle soluzioni meno strutturate, nelle vetrine virtuali di siti aziendali, appare indiscutibilmente la soluzione più efficace e riuscita, seppur strumento non scevro da insidie e controindicazioni, che pure vedremo. Se la soluzione dunque di operazioni di e-commerce si colloca tra le più adeguate ed immediate per supplire agli ostacoli frapposti dalla pandemia e mantenere quindi i canali di vendita e di profitto vivi e vivaci, proporla poi per qualche specifico mercato costituisce senza dubbio l’occasione per conseguire una maggiore soddisfazione, oltre che, direi, quasi scelta obbligata per quelle imprese, anche medio-piccole, che intendono spingersi verso traguardi commerciali diversamente non facili da raggiungere, non solo per ragioni geografiche, piuttosto che politiche e strategiche. In altre parole la pandemia ha spinto gli imprenditori a rinnovarsi e rivedere le strategie di business e di marchio con maggiore sveltezza e determinazione. Anche il mercato del vino non è sfuggito a questa reazione  e meglio di altri prodotti, si è adeguato alle regole del marketing emozionale, a quello del marketplace e del social commerce, forme e pratiche messe in campo grazie alle vendite online, le quali, in assenza di una promozione sul web mediante canali comunicativi digitali e che andremo, con curiosità e stupore, a raccontare, non sarebbe ipotizzabile alcun successo di penetrazione commerciale o di vendita emozionale. Ma tante e originali sono le formule che la fantasia dei web designer e le potenzialità della rete, riescono ad immaginare e realizzare. Gli incrementi di fatturati di vendite di vino conseguiti grazie anche all’impiego di nuovi strumenti di comunicazione e promozione presuppongono anche un adeguato prodotto oggetto della vendita.  Non a caso si parla della cosiddetta “doc economy”, quella che qualifica il prodotto stabilizzato nei sapori e colori, dalla provenienza certificata e dalle fasi di sua lavorazione esplicitate e facili da verificare, elementi per i quali il consumatore ormai accorto e consapevole, lo ricerca e lo acquista, in favore di altre tipologie di vini non competitivi per qualità, territorialità, storia e garanzia dell’intera filiera. In chiusura di questo intervento, mi sento di dire che il settore vinicolo, laddove il prodotto presenta quegli elementi sopra tratteggiati, ha dimostrato, come oggi si afferma, una sorprendente resilienza all’emergenza Covid, registrando con quelle tecniche di marketing a cui abbiamo accennato, una soddisfacente crescita di consumo e fatturati. Scenderemo in alcuni dei dettagli più interessanti di queste operazioni, prendendo a riferimento il mercato cinese, che più di ogni altro rappresenta l’esperienza migliore per comprendere lo “stato dell’arte” del mercato del vino. Avv. Paolo Spacchetti
Leggi
Arrow Right Top Bg

3 Agosto, 2021

Roeno – L’autoctonicità della Val d’Adige

Sulle sponde del fiume Adige, sotto lo sguardo del Monte Baldo, si distende la Terradeiforti, avamposto storico di confine tra l’Italia, il mediterraneo e le terre aspre austriache, dove la natura disegna un territorio dal fascino antico e senza tempo. La famiglia Fugatti rappresenta una somma di sentimenti che la memoria ha tramandato, oltre il legame del sangue. Un albero i cui tanti rami hanno indicato la strada da seguire, in cui rispetto e umiltà rappresentano i valori da non dimenticare. Alla cantina Roeno la storia costituisce un’ideale somma delle esperienze da cui trarre valore e conoscenza. Così come i preziosi insegnamenti della tradizione tracciano la strada da cui prendere spunto per le nuove traiettorie. I vini ne sono il primo esempio, con tre linee di prodotti diverse ed allo stesso tempo complementari: Le Firme: rappresentano e contraddistinguono i vini della famiglia Fugatti per cui abbiamo dedicato una lunga storia di passioni, sperimentazioni; vini dal forte legame con le persone e la terra a cui appartengono. Tra questi mi permetto di citare l’Enantio Riserva, un fantastico vino autoctono espressione più antica del territorio ed il Cristina, delicato e per me unico, non foss’altro per il nome come il mio. Le Selezioni: dedicata a vini che rappresentano la nostra continua ricerca come il Roeno “Il Vino del Fondatore”, il Riesling Renano “Praecipuus”, il Solaris varietà PIWI “Solaris e l’Enantio. I Vigneti: tradizionale e dedicata a vini classici come il Pinot Grigio, lo Chardonnay, il Müller Thurgau, il Gewürztraminer il Marzemino e il Teroldego. Oltre all’eccellenza dei vini e nella tradizione di luogo centenaria, visitare Roeno è un’esperienza unica anche grazie alla Locanda, un luogo caldo e accogliente che vi farà sentire a casa. La struttura consta del Ristorante, aperto nel 1989 il menù proposto è il punto di riferimento per chi vuole gustare i sapori autentici della tradizione trentina e veneta con piatti perfettamente abbinati ai vini grazie alla selezione delle materie prime migliori della zona. Il coniglio della nonna Giuliana e la pasta fresca fatta in casa tutti i giorni, mi permetto di consigliarli a tutti. La Location si compone di due sale interne, una splendida terrazza ed un parcheggio ampio per ospitare anche autobus in caso di eventi. Inoltre per coloro che cercano uno stile di vita fatto di natura e relax l’Agriturismo consente di pernottare per trascorrere una vacanza di assoluto relax a contatto con la natura, circondati da vigneti e montagne. Per informazioni e prenotazioni di dettaglio consiglio di chiamare direttamente in cantina al numero +39 045 7230110. Il riassunto dell’evoluzione di Cantina Roeno è quindi il non fermarsi, sperimentare e osare. Rinnovare senza perdere il filo dei ricordi, sfidando il futuro attraverso la ricerca di nuovi stimoli e nuovi traguardi da raggiungere. In questo contesto si integrano perfettamente gli eventi che la cantina realizza con costanza e varietà e sempre aggiornati sul sito Roeno che perfettamente si integrano con le degustazioni sempre possibili, dei veri e propri percorsi esperienziali a seconda dei gusti e che portano l’ospite ad andare e ritornare. Cantina Roeno è quindi un posto dove chiunque può trovare l’eccellenza che cerca e davvero consiglio una visita in questa terra dietro il Lago di Garda. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi
Arrow Right Top Bg

29 Luglio, 2021

Stefania Turato, una sommelier per amica

Ho conosciuto Stefania diversi anni fa, direi sicuramente prima del 2009, durante uno dei pochi Vinitaly a cui, con il Consorzio di appartenenza della mia azienda vitivinicola, ho partecipato. Ricordo di lei la bella presenza, il modo di presentarsi impeccabile in tenuta da sommelier e con tanto di spilletta che subito consente di riconoscere chi della cultura del vino si è innamorato al punto da farne un abito, una carta d’identità. All’epoca lavorava in Rinascente. E’ stato un incontro abbastanza formale, ma io non amo la formalità e, fortuna o sfortuna, mi piace provare subito a mettere ogni rapporto sul piano strettamente umano. Bhe, in questo caso mi è andata bene…e non a caso. Il cognome Turato nasce come abbreviazione del cognome “Bonaventura”. Bonaventura indicava ed augurava buona fortuna, e a sua volta deriva dal latino “venturus” (da “venio”, arrivare o colui che arriva, come Stefania è arrivata da me…). Più diffuso Turati, ma la O finale è tipica della zona da Padova e oltre, verso i nostri confini orientali. Stefania Turato è, nella realtà, Wine Coach, Formatrice, Sommelier e, come lei stessa racconta, si è appassiona fin da bambina ai profumi, agli odori. Dopo studi economici e linguistici, incontra il mondo del vino nel 1992 e vi si immerge completamente, viaggiando alla ricerca del gusto perfetto, dell’abbinamento esaltante, delle emozioni che solo i tesori in bottiglia possono regalare, e che racconta nei suoi reports sul vino .   Mi è andata bene, benissimo dicevo, perchè se nei primi anni ci siamo viste in poche occasioni, ad ognuna di esse il nostro rapporto diventava sempre più umano, sempre più morbido, sciolto, spontaneo…una delle foto dell’articolo ci ritrae durante un evento da me organizzato a Milano presso la Scuola di Cucina Teatro 7. Felici insieme. Ogni occasione di incontro ci ha avvicinate, facendoci scoprire affinità emotive e intellettuali che ci hanno fatto sognare e progettare e partecipare insieme ad alcuni progetti. Immaginate il mio stupore e la mia gioia quando nel 2019 Stefania mi ha annunciato che avrebbe aperto la sezione Fisar di Bergamo. In primis, le ho regalato una cassetta della posta e l’indirizzo di casa mia per poter dare un riferimento fisso alla sua nuova avventura. Ecco come Stefania racconta la sua mission sul territorio: “La Delegazione Fisar di Bergamo nasce con l’impegno a diffondere il vino come strumento di conoscenza. Il vino per noi è una bevanda portatrice di valori come la sostenibilità, che accompagna passato e futuro della nostra associazione e dei nostri luoghi. La Delegazione Fisar di Bergamo riflette l’autenticità del territorio in cui nasce e dei suoi abitanti; possiamo affermare che rappresenta un’ulteriore strumento per riconoscere e riconnettersi la meravigliosa realtà bergamasca.” Eravamo pronte, ci siamo preparate insieme per dare vita al primo corso di sommellerie bergamasco di Fisar con tanto di comunicazione, e Stefania aveva già raccolto adesioni. Peccato che è arrivato C19, e tutto si è bloccato. Noi no però, non la nostra ormai amicizia e voglia di fare insieme, di confrontarci, di costruire la cultura del vino partendo dalle emozioni che è in grado di suscitare in tutti noi. La grande fortuna di avere un’amica sommelier, soprattutto simpatica, intelligente, profonda, è che parlare di vino non diventa mai un lavoro, una declamazione spinta da ansia di prestazione, con uso di terminologia tecnica al fine di stupire. Si parla di vino per il piacere che dà, ridendo, scherzando, brindando, dicendo tutto ciò che ci pare e piace senza alcun timore di essere giudicata. Appena possibile Stefania ha pertanto ripreso con le sue attività, e finalmente, vista la sua frequente presenza in bergamasca, ci si vede più spesso. Ora aspetto solo che si trasferisca a vivere a due passi da me. A cura di Francesca Pagnoncelli Folceri 
Leggi
Arrow Right Top Bg

27 Luglio, 2021

Il Palagio – Tra vino e Musica

Nelle dolci colline della lussureggiante campagna toscana a sud di Firenze, sopra la pittoresca cittadina toscana di Figline Valdarno, si trova la tenuta di Villa Il Palagio, casa privata di Sting e sua moglie Trudie Styler e rifugio preferito per i loro amici e la famiglia. Questa straordinaria tenuta del XVI secolo immersa tra i vigneti della regione del Chianti è ora disponibile come sede di eventi di lusso e destinazione di vacanza su misura, oltre che Cantina ed azienda agricola ricca di prodotti unici che oltre al vino offre anche olio e miele di prim’ordine, grazie al lavoro svolto da Sting e Trudie negli ultimi due decenni. “Il Palagio è come entrare in un quadro. E uno dei miei posti preferiti sulla Terra. Spero che te ne innamori tanto quanto me.”   Sting Trudie e Sting condividono entrambi la passione per l’ambiente. Per questo, oltre a restaurare amorevolmente Il Palagio, lo hanno riportato alle sue radici di fattoria funzionante. Uno in cui metodi e prodotti sostenibili e biologici hanno portato a una tale generosità che Sting e Trudie hanno aperto un negozio di fattoria che vende tutto ciò che è prodotto o coltivato nella tenuta, in particolare il Vino. Dalla metà del 1500 Il Palagio ha raccolto, fermentato e imbottigliato i propri vini. Sting e Trudie hanno fatto di tutto per mantenere viva la tradizione. Utilizzando metodi di agricoltura biologica, dal 2000 hanno reimpiantato 11 ettari di vigneti. Il risultato sono quattro bellissimi rossi vini Chianti e IGT Toscana: Message in a Bottle, Casino delle Vie, Sister Moon e When We Dance. Passando all’ospitalità, il Palagio offre un ospitalità esclusiva, dove il lusso è nella ricercatezza e non negli orpelli. In particolare i giardini di Il Palagio offrono molteplici servizi e svaghi sui 350 ettari della tenuta, gran parte adibiti a bosco e che vanta, tra le sue innumerevoli meraviglie naturali, alcuni laghi davvero mozzafiato. Tra le diverse attività che si possono fare ricordiamo: Il Tennis, Il fresco e ombreggiato campo de Il Palagio è nascosto tra i boschi terrazzati appena sotto lo Chalet; lo Yoga praticato sulle colline toscane dove il canto degli uccelli filtra attraverso le vedove aperte e la luce morbida e naturale riempie la stanza. Il Palagio offre poi i Giardini di Meditazione ovvero acri di spazio per trovare pace e quiete e tranquillità. Qui lo zen incontra il calore e la semplicità della vecchia Italia per creare qualcosa di diverso da qualsiasi cosa tu abbia mai sperimentato prima. E qualcosa che non dimenticherai mai. Invece per chi desidera qualcosa di più artistico le proiezioni di cinema all’aperto sono una splendida alternativa, magari abbinata alla degustazione di uno dei vini d’autore de Il Palagio Altre amenità da considerare sicuramente l’Equitazione. Trudie è l’appassionata di equitazione della famiglia. Il Palagio ospita scuderie e alcuni cavalli semplicemente meravigliosi che vivevano nella loro casa di campagna inglese. Nelle vicinanze il maneggio Vecchio Texas può offrire agli ospiti passeggiate in campagna, anche attraverso la terra de Il Palagio. Per quanto riguarda il Cibo, ci sono pochi posti al mondo dove il buon cibo e il vino sono più venerati, rispettati e importanti che in Toscana. E Il Palagio non fa eccezione. Prodotti locali, in gran parte provenienti dalla tenuta stessa, e piatti e prelibatezze sapientemente preparati per soddisfare anche i palati più esigenti, il tutto volendo preparato da rinomati Chef che a richiesta realizzeranno piatti vegani, biologici, senza glutine, oppure della tradizione; in ogni caso, garantiamo un’esperienza culinaria trascendente. Con tre case più piccole separate all’interno del parco della villa principale de Il Palagio e altre due grandi ville nelle vicinanze, la tenuta e le proprietà sono ora disponibili per l’affitto per matrimoni, eventi aziendali e affitti per le vacanze. All’interno della tenuta sono presenti diverse location ideali per feste, al coperto oa bordo piscina, in cantina o in loggia, in terrazza o in cortile. Gli eventi possono essere da un minimo di 18 a un massimo di 400 ospiti. È possibile organizzare il parcheggio in loco o il trasporto. Le sei case in totale possono ospitare 49 persone. I servizi includono pulizie, cucine, wifi, un centro computer, piscine, campo da tennis, parco giochi, servizi di portineria e altro ancora. Le tariffe per l’affitto di guesthouse e siti per matrimoni variano in base al numero di ospiti e alle esigenze personali. Per informazioni qui. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi
Arrow Right Top Bg

26 Luglio, 2021

Notti magiche inseguendo un calice...

Mettici una serata di mezza estate, stranamente fresca, un europeo appena vinto e la conseguente voglia di brindare, una cornice capitolina mozzafiato come quella del giardino delle cascate del laghetto dell’Eur, una coppia di talentuosi chef, una ventina di vignaioli virtuosi, una dozzina di prodotti di tipici di estrema qualità ed ecco dipinto il quadro perfetto. Quel meraviglioso quadro che rappresenta la nostra Italia nella sua voglia di ripartire, nella sua forza enogastronomica, nella sua capacità di stringere i denti e poi mostrare i muscoli…quei muscoli capaci di far andare al tappeto qualsiasi gigante, compresa la regina d’Inghilterra con i suoi sudditi. Dopo questo lungo incipit eccoci qui a raccontarvi Vino per Roma edizione 2021, un evento organizzato da Excellence Italia per la prima volta, una manifestazione che si pone un grande obiettivo: far incontrare i grandi chef di Roma con il vino sostenibile. Questo si legge nel claim della manifestazione, ma questo si percepisce anche all’interno dell’evento in ogni suo spazio espositivo…del resto sono questi i temi da affrontare per portare il vino di qualità sulle tavole di tutti, soprattutto delle nuove generazione da quella dei millennials in poi quel pubblico che crede sempre di più in un consumo responsabile e di qualità, nell’importanza della sostenibilità ambientale per realizzare qualsiasi prodotto e nella bellezza estetica come arma di seduzione culinaria e non… L’evento appena concluso è andato in scena dal 13 al 17 luglio con un ottima affluenza di pubblico (in pieno rispetto delle regole covid ) cinque giorni con un programma denso di appuntamenti e sei diverse aree : MARKET Una “strada” dedicata alle aziende espositrici per incontrare il pubblico e far apprezzare e degustare i prodotti. BIBENDA TASTING AREA Uno spazio riservato alle degustazioni con l’obiettivo di introdurre i giovani alla cultura del vino ed un programma di lezioni pensate per avvicinare le persone alla scoperta del patrimonio ampelografico italiano. COOKING SHOW Un’area dove gli chef più celebri della ristorazione romana si sono cimentati in abbinamenti cibo/vino estrosi e dissacranti. WINE X ABILITY Massimo D’addezio talentuoso barman di «DRINKABLE – Berebeneovunque» ha eseguito una serie di show con l’intento di sancire il matrimonio tra il vino e il mondo. della miscelazione. RISTORANTI E TERRITORIO I migliori chef di Roma hanno presentato i loro piatti di punta cercando di esaltare la cucina del territorio con innovazione e creatività. GREEN AREA No non ci voleva solo il “green pass” per entrare, ma semplicemente un’area suggestivamente verde nel cuore di Roma con la cornice scenografica delle cascate, per un ricco palinsesto di talk che sono stati animati da professionisti del settore. Ma adesso parliamo di Vino e di quello che abbiamo trovato all’interno della manifestazione. Una selezione accurata di produttori, soprattutto territoriali, con una forte attenzione per la qualità, brilla in particolare la potenza del vitigno più prestigioso del Lazio ovvero il Cesanese rappresentato ampiamente da tante cantine presenti in diverse e personali interpretazioni, ci ha colpito in particolare quello dell’Avventura che già nel loro logo esprimono tutto “produttori di felicità” una storia romantica, come tante nel mondo del vino, quella di Stefano e Gabriella che hanno lasciato la loro carriera aziendale per coltivare il loro sogno. Da non perdere i loro Cesanesi superiori “Picchiatello” e “Amor” vini con una grande personalità, che si abbinano in modo perfetto ai piatti tradizionali della cucina laziale. Vini dal bel rosso rubino con riflessi violacei, complessi al naso ed eleganti in bocca con tannini fini, sempre parlando di Cesanese interessante la proposta della Azienda Agricola Le Rose un appezzamento nella campagna di Velletri, una piccola tenuta di fronte al mare, situata tra le colline dei Castelli Romani, guidati da enologo coraggioso come Luca D’Attoma. “Emma” con la sua etichetta colorata, è un cesanese con uve vendemmiate a mano, diraspatura soffice, macerazione per circa dieci giorni ed affinamento in tini di cemento e in parte in botti di legno. Dopo circa un anno, il vino viene assemblato e imbottigliato e lasciato affinare ancora per un altro anno. Una visione moderna che spazia dalla malvasia puntinata al verdicchio, rappresentata dai muscoli di Benedetta Gracci che ci ha raccontato le qualità organolettiche dei vini di questa cantina. Menzione speciale per La Salceta, incontrato tante volte oramai dal “Buongiorno in Vigna” di Clubhouse a cura di Clara Maria Iachini alla realtà, un grande produttore ed un eccellente oratore, se ti capita di parlare con Ettore Ciancico non smetteresti mai di ascoltarlo, riesce a rendere tutto romantico e al contempo semplice e pratico, i suoi vini lo rappresentano in pieno tutti rigorosamente biologici, Ettore non smette ma di Osare, proprio come il nome del suo rosato, nato per valorizzare in modo significativo il Cabernet Franc,  vendemmiato manualmente, con una cernita in campo, in anticipo rispetto all’ottima maturazione, per ottenere un buon grado di acidità. Merita indubbiamente una visita in cantina in Toscana lungo la via dei Setteponti, tra il torrente Agna, vicino al borgo di San Giustino, e l’antica strada etrusca e romana CassiaVetus. Non possiamo non dedicare l’ultima dell’articolo ad un trend sempre più in crescita quello del vino naturale, rappresentato in questo evento da “La cattiva” ci trasferiamo in puglia in una meravigliosa masseria, questa cantina nasce da un gruppo di amici (ed ex-birrai) accomunati dalla passione verso il mondo delle fermentazioni ed il vino naturale. Loro sperimentano, creano ed hanno coraggio ed intraprendenza che non possiamo non incoraggiare per il vino ha bisogno di storia ma anche di innovazione e di coraggio imprenditoriale, un look giovane e molto rock perché il vino alla fine è per tutti e di tutti. In conclusione prendete nota di questo nome Serena Scarpel, questa ragazza ha talento e grinta da vendere, ha contribuito all’organizzazione di questa manifestazione…ma fidatevi di noi… ne sentiremo parlare molto, good job! Scorrendo in basso troverete l’intervista che gli abbiamo fatto al termine della serata con il contributo della giornalista Silvia Tocci che ringraziamo. A Cura della redazione di WinetalesMagazine 
Leggi
Arrow Right Top Bg

24 Luglio, 2021

eWINE….E ALTRO ANCORA

Ormai non sorprende come un tempo, la presenza sempre più invadente del suffisso “e” che sta per “electronic” accanto a sostantivi e verbi che intuitivamente indicano che si tratta di attività o funzioni che corrono sulla rete, quella di Internet. E allora e mail, e learning, e commerce, e book, e procurament e così via….cioè l’invio di posta, l’attività di apprendimento, la realizzazione di un commercio, l’edizione di un libro, l’approvvigionamento di beni e servizi ….. tutto per il tramite e con l’utilizzo della rete, del web, di Internet. Da poco (ma poi non più di tanto) si sente parlare anche di “e wine”, cioè la comunicazione e la vendita on line del vino e di quanto ad esso correlato. In altre parole, il mondo dell’informatica e del web hanno raggiunto anche il mondo del vino, ma così non poteva non essere da quando questo prodotto della natura costituisce da tempo una risorsa non solo nutrizionale e di piacere sempre più diffuso e richiesto, ma anche una voce di crescente interesse nei bilanci d’esercizio di cantine e commercianti, di ristoranti ed enoteche ed anche di PIL nazionale. E allora se la versatilità della rete è anche quella di facilitare ed aumentare la diffusione di messaggi e concetti, oltre che di prodotti e servizi, il vino e la sua economia che la avvolge non poteva sottrarsi a questa seduzione che ormai e da tempo influenza enologhi e sommelier, così come ristoratori e soprattutto i consumatori. Per i valori in gioco che debbono essere salvaguardati anche l’e wine non si sottrae a precise regole e direi, per quello che vedremo anche nei nostri prossimi appuntamenti sull’argomento, che il comparto è riuscito a creare una normativa tutta al vino e dintorni dedicata, che non si limita poi al solo prodotto, ma coinvolge necessariamente anche altri momenti e dinamiche imprescindibili per l’affermazione commerciale e dei consumi di vino. Anche questo prodotto dunque non è sfuggito all’attrattiva di una distribuzione realizzata attraverso la Rete, la quale, come per altre iniziative e comparti, facilita l’accesso in favore dei consumatori locali ed internazionali, ma ha anche imposto, per un migliore e crescente successo, l’avvio di una politica di marketing e comunicazione senza la quale la conoscenza, l’apprezzamento e il consumo crescente di vino in questo canale non avrebbe raggiunto i numeri che oggi si contano (e sono dati in aumento). Con il web e le varie discipline nazionali, europee, internazionali ed anche quelle di natura pattizia considerata la natura stessa del prodotto per il quale sono richiesti interventi con strumenti giuridici adeguati, l’attività di e commerce ha prospettato agli operatori del settore grandi opportunità di maggiore penetrazione di mercati, talvolta difficili da raggiungere (ma anche da mantenere) che si sono invece rivelati di inaspettata soddisfazione. L’approccio all’ e commerce, proprio per le potenzialità di espansione che è in grado di offrire e che la recente pandemia ha evidenziato, impone in ogni caso all’operatore di dover entrare in una particolare forma mentis che va al di là dei principi e delle regole così dette “analogiche” che governano il diritto del vino, le quali sono sempre comunque rimaste operative, ma devono ora essere coniugate maggiormente con le regole della comunicazione digitale (QR, solo per fare un esempio), della corretta qualificazione di una denominazione anziché di una altra, della consapevolezza del valore del marchio e del segno (asset oggi valorizzabile nell’ambito del patrimonio aziendale), così come anche della corretta e convincente promozione del brand e delle sue peculiarietà in relazione con il mercato di riferimento verso il quale si intende proporre il proprio vino. Ai grandi vantaggi della vendita online non vanno comunque sottovalutate le criticità, se non vere e proprie insidie che per essere evitate e gestite è imprescindibile un’adeguata formazione per l’operatore del settore, facilitato in questo con importanti  stanziamenti agevolati e a fondo perduto destinati a trasformare la propria cantina, i vigneti, la coltivazione e le pratiche di vinificazione, nonché lo stoccaggio, l’imbottigliamento, la rete vendita, gli addetti ai vari comparti in una vera e propria industria …4.0! Avv. Paolo Spacchetti
Leggi
Arrow Right Top Bg

22 Luglio, 2021

Le alchimie in bottiglia di Karim Rashid

Design di bottiglie, bottiglie di design. Un ambito molto difficile in cui esprimere creatività e stravaganza perché certi oggetti ci appaiono codificati, necessariamente confinati dentro una forma che la lunga, lunghissima tradizione fa coincidere, anche se declinata in molte varianti, con una funzione. Il mondo del vino, come da tempo ripetiamo, fatica a prendere le distanze da un immaginario e da stereotipi che il tempo ha contribuito a fissare, rendendo stalattitico un universo di forme e di codici di comunicazione che, oggi ancora più di prima, è necessario aggiornare. Questo non per puro gusto di rivoluzione, ma semplicemente per seguire l’onda del tempo, per non restare indietro. A dare una vera e propria scossa è stato, anche in questo ambito, un designer che nel nostro settore tutti conoscono, perché ha fatto dell’eccentricità, intesa come distanza dal centro, dal dato di fatto, dallo scontato, il suo credo creativo. Non tocca a me presentarne la luminosa carriera e il ricco operato, sta a me parlarvi delle SUE creazioni legate al mondo vino. Ne ha disegnate diverse negli ultimi anni: la bottiglia di Vodka Anestasia del 2012; la bottiglia per l’azienda vitivinicola canadese Stratus, che contiene un Cabernet Francy del 2014; le incredibili Single Serve Wine Bottles per un concorso del 2018. Ha progettato anche accessori per il mondo vino: bicchieri, caraffe. Si è spinto oltre nel dare forma nuova alla sciabola da champagne, realizzata con un unico pezzo di acciaio inossidabile lucido e che assomiglia più ad un’elegante e moderna clava, per il brand scandinavo MENU. Per Veuve Cliquot nel 2006 ha disegnato Globalight un porta champagne refrigerato per rendere ancora più preziosa la bottiglia dell’iconico champagne. Fu prodotto in tiratura limitata di soli 500 pezzi, prometteva 4 ore di refrigerazione, e di illuminazione con una luce led d’atmosfera. Per la maison poi Rashid ha progettato anche un meraviglioso divano per la degustazione di coppia: Loveseat, un nome che è tutto un programma (in fondo il video) Karim Rashid porta la sua cifra progettuale a tutti i livelli, ha un marchio di fabbrica. Nella sua Wine Collection è passato dalle forme frammentate o destrutturate, da bottiglie come esplose e poi ricomposte, a bicchieri dalle curve morbide o nette, forme e colori cangianti e capaci di catturare l’attenzione…sono oggetti che ci parlano, che ci invitano ad avvicinarci e toccare, a conservarli, a farli entrare nel nostro mondo. Oggetti del desiderio al di là del contenuto, molti dei quali ormai difficili da reperire sul mercato, quindi anche rari. Le bottiglie oggetto di questo articolo sono però realizzate per una realtà italiana, per una mente imprenditoriale fuori da ogni schema, di cui parleremo in un altro articolo perché merita tutta la nostra e la vostra attenzione. Due bottiglie uniche, create per Athanor, Creative Brand (https://athanor.it/) nelle sapienti mani di Enrico Sorrentino, italiano dallo spirito e dalla vita internazionale, che approccia e interpreta il vino come prodotto alchemico. Voglio svelare il meno possibile, ma con le parole del committente raccontiamo questo incontro. “Il progetto nasce dalla volontà di legare in modo più stretto due mondi apparentemente lontani ovvero vino e design, nonché di stravolgere il concetto-forma bottiglia, fossilizzato da secoli. Il vino-bottiglia inteso come nuova sintesi tra contenuto e contenente, riproposto in un legame nuovo ed originale, distaccato finalmente dal passato e anzi proiettato verso il futuro, riproposto in chiave appunto futuristica nella visione di uno dei più noti design del mondo. Questo, in sintesi, il progetto che stiamo realizzando con Karim Rashid, un azzardo cosciente nel mondo del vino, un mondo stagnante di bottiglie e di etichette dove la collezione Karim Wine sembra appunto presentare un cambiamento di scenario, quindi una svolta forse epocale. Un progetto quindi originale, un atto di coraggio forse, che certamente non sarà capito dai più.” Il mondo del vino italiano è in effetti un po’ ingessato, eppur si muove grazie a slanci coraggiosi come questo. Coraggiosi si, perché anche da un punto di vista economico ogni percorso creativo ha costi aggiuntivi che le soluzioni standard non presentano. Coraggioso perché il mondo del vino italiano è normato da regole che, nei disciplinari di produzione, stabiliscono anche la forma e i volumi massimi delle bottiglie. Facile quindi che si storcano i nasi, che si alzino gli occhi al cielo, che ci si chieda il perché di due bottiglie così originali. Basterebbe una semplice risposta: perché no? Perché non deliziarsi doppiamente con il portare in casa un oggetto contenitore che ci piaccia guardare e mostrare e il cui contenuto possa deliziare una serata speciale? Si chiamano Man & Women, le bottiglie, dal nome di per sé conturbante e riassuntivo di tanti concetti e parole, (e che quindi invitano alla filosofia del più fatti e meno parole) e conterranno rispettivamente un Chardonnay e un Pinot Noir entrambi organici. Due forme che, nel nostro immaginario disneyano, potrebbero animarsi e iniziare a danzare insieme. Men, la bottiglia-uomo con la forma più rigida, l’abito scuro, ma con la capsula fucsia, alla Rashid, come segno di distinzione necessario per un dandy del terzo millennio. Woman, in abito giallo tenue, impeccabile ma con una silhouette che facilita la presa, con capsula tra arancio melone e il rosa salmone. Bottiglie e bicchieri di servizio studiati insieme, ed anche questo aspetto ha un sapore di eleganze di altri tempi, di servizi coordinati ed elegantissimi, di gusto e attenzione per i piccoli dettagli capaci da soli di creare la giusta atmosfera per approcciarsi al vino… Alchimia è una strana via, affascinante e intrigante per menti curiose. Approfondiremo…intanto non ci resta che attendere per degustare. Tutto il resto ci ha già conquistato, perché Karim Rashid, con la sua creatività ci ha già spinto a guardare all’oggetto bottiglia con occhi diversi, più gioiosi, leggeri, fanciulleschi. A cura di Francesca Pagnoncelli Folceri
Leggi
Arrow Right Top Bg

20 Luglio, 2021

Ca’ del Baio – 100 anni di Barbaresco

Era il 1870 quando Giuseppe Grasso, il bisnonno di Giulio Grasso, attuale titolare, si trasferisce con i suoi quattro figli da Calosso (AT) a Treiso di Barbaresco, dove acquista casa e terreni della Cascina Vallegranda. Trascorrono circa 50 anni e nel 1921, Luigi Grasso, conosciuto come “Vigin”, – il maggiore dei figli di Giuseppe – d’accordo con la moglie Maria Teresa, mette a dimora nei suoi poderi di Treiso le prime barbatelle di vite. Tre anni dopo, avrebbe raccolto i primi grappoli, li avrebbe vinificati e ne avrebbe fatto un po’ di vino per la sua famiglia e per la vendita in loco. 100 anni dopo Ca’ del Baio resta un affare di famiglia, come è tradizione nelle Langhe. Di generazione in generazione i Grasso hanno custodito i loro vigneti, quasi un corpo unico che circonda la cascina, integrati nel tempo con matrimoni e acquisizioni. Semplicità, senso del sacrificio e attaccamento alla propria terra costituiscono per la famiglia Grasso i presupposti indispensabili di garanzia qualitativa nei vini. Oggi sono Giulio e Luciana, insieme alle figlie Paola, Valentina e Federica, a gestire con passione e competenza i diversi settori aziendali, dalla cura agronomica alla vinificazione delle uve, dall’accoglienza in cantina alla commercializzazione dei vini. Ca’ del Baio dispone di 28 ettari di proprietà vitata, divisi tra Barbaresco e Treiso, paesi compresi entrambi nella zona di produzione del Barbaresco. Per creare i suoi vini, tutti ottenuti da uve proprie, dispone di vitigni di grande valore, alcuni tipici di territorio, altri di origine internazionale: tra i bianchi Moscato, Chardonnay e Riesling, tra i neri Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Quasi tutti i vini provengono da monovitigno. I filari più prestigiosi in produzione, quelli dei Nebbioli da Barbaresco, hanno età d’impianto variabile tra i 25 e i 40 anni e costituiscono i cru aziendali di Asili, Pora (comune di Barbaresco), Vallegrande e Marcarini (comune di Treiso). La Filosofia produttiva di Ca’ del Baio si è sviluppata nella ricerca di produrre nel modo più attento a salvaguardare un territorio, le Langhe, con attenzione alla salute dei consumatori, ed anche a quella di tutti coloro che operano in campagna e in cantina. Anzitutto la prossimità dei vigneti alla cantina consente di velocizzare i lavori nei filari, risparmiare acqua e inquinare meno. Sono stati aboliti i concimi chimici e i diserbanti di sintesi, applicando regolarmente il sovescio tra i filari, secondo l’antica tradizione locale. In cantina si utilizzano lieviti autoctoni nelle fermentazioni, per favorire l’espressione autentica di ogni vino e l’impiego di anidride solforosa è limitato al minimo indispensabile per garantire alle nostre bottiglie il corretto percorso di longevità. Questo ha portato Ca’ del Baio ad aderire al disciplinare The Green Experience per praticare una viticultura green, ripensata e sostenibile. The Green Experience nasce sulle colline patrimonio dell’Unesco per conservare le risorse naturali del suolo e la biodiversità, per valorizzare la distintività dei metodi di produzione piemontesi, e per prendersi cura del paesaggio di Langhe, Roero e Monferrato. L’ospitalità a Ca’ del Baio è anch’essa estremamente curata e le degustazioni, da prenotare rigorosamente scrivendo a cadelbaio@cadelbaio.com, sono realizzate al fine di esaltare il protagonista indiscusso, il vino, di cui il Barbaresco ne è il re. A cura di Cristina Mascanzoni Kaiser
Leggi